22 November, 2024
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La Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna critica la proroga del Piano Casa approvata dal Consiglio regionale.

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Una dura critica alla proroga del Piano Casa fino al 30 giugno 2019 approvata nei giorni scorsi dal Consiglio regionale, arriva oggi dalla Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna.

«La proroga fino al 30 giugno del 2019 è un tempo lunghissimo nel quale sarà possibile l’incremento delle volumetrie del 30%, con l’esclusione dei soli centri storici, notizia data con grande soddisfazione dalla Regione e accolta più che favorevolmente dal settore edilizio che potrà così agevolmente programmare i lavori di futura compromissione del territorio – attacca la Consulta in una nota -. In questo lasso temporale s’inserisce anche la proposta di legge, o disegno, sul governo del territorio, approvata dalla Giunta regionale lo scorso marzo, e che ha suscitato non poche critiche ben circostanziate dalla Consulta, che ha posto in evidenza, nei diversi comunicati stampa e iniziative pubbliche, i limiti di una norma che rasenta l’incostituzionalità, che va respinta al mittente. Gli articoli del testo di legge più avversati e dibattuti pubblicamente, gli Artt., 30, 31, 43 e A4 che espongono i beni ambientali e paesaggistici a un inevitabile declino, nonostante, ricordiamolo, tali beni siano tutelati anche dall’art.9 della Costituzione, dal Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R. 2006), redatto e varato in attuazione al Codice Urbani, d. lgs. n. 42 del 2004, norme sovraordinate non scardinabili o by-passabili neanche attraverso la Specialità della Regione Sardegna in materia urbanistica (di fatto solitamente poco esercitata, e per di più male, come nel caso in oggetto e addirittura contrapposta ai vicoli indicati dal Codice), restando in capo allo Stato la materia paesaggistica.»

«In questo frangente si rilancia il Piano casa, nato nel lontano 2009 sotto il governo Berlusconi e poi rilanciato di volta in volta in successivi aggiornamenti ed estensioni temporali, l’ultima è la L.R. n. 8 del 2015 – aggiunge la Consulta -; da rilevare l’astensione del centro-destra dal voto nella seduta consiliare per mancata estensione della norma ai centri storici, con tutta evidenza ritenuto troppo restrittivo.»

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