5 November, 2024
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L’Agenzia regionale per il lavoro ha pubblicato oggi il periodico “Congiuntura lavoro Sardegna”.

Stefano Tunis.

Stefano Tunis.

L’Agenzia regionale per il lavoro ha pubblicato oggi “Congiuntura Lavoro Sardegna”, il periodico di analisi dei dati sull’occupazione che elabora, da un lato, quelli assoluti del SIL (il sistema informativo del lavoro della Regione) e, dall’altro, quelli statistici forniti dall’Istat. Nel periodo di riferimento, vale a dire il secondo trimestre del 2013, Congiuntura Lavoro Sardegna registra nell’isola un saldo positivo fra ingressi ed uscite dal mercato del lavoro di circa 27mila unità. In questo sistema telematico e informatizzato sono presenti tutti i contratti stipulati in Sardegna fra un datore di lavoro e il dipendente; rimane escluso dalla banca dati SIL il lavoro autonomo, che pertanto non viene conteggiato. 

«Sempre nello stesso lasso di tempo – precisa Congiuntura Lavoro Sardegna – l’Istituto Nazionale di Statistica rileva invece una stabilità del numero di occupati, considerando soltanto quelli “alle dipendenze”, universo in un certo qual modo confrontabile con quello SIL: 411mila erano quelli stimati nel primo trimestre e 411mila sono quelli rilevati nel secondo trimestre. Queste discrepanze fra le due fonti sono da ricondurre fondamentalmente alla diversa metodologia utilizzata. L’ISTAT, infatti, conduce un’indagine campionaria che intercetta e misura il cosiddetto “stock di occupati”, vale a dire l’ammontare complessivo di coloro che, nel periodo di riferimento dell’indagine, dichiarano di essere occupati; il SIL, invece, si basa sull’analisi dei flussi occupazionali, misurando realmente in un dato momento gli ingressi e le uscite dal mercato dei cittadini che transitano nel sistema. 

La tecnica adottata dall’ISTAT è, per sua natura, più suscettibile di errori statistici, del tutto fisiologici nelle indagini campionarie; in questo caso, per stime nell’ordine delle 400-500mila unità, il margine è del 2%. Questo errore – spiega il periodico – si traduce in circa 10mila unità. Pertanto, scostamenti anche di una certa importanza, in più o in meno rispetto al valore stimato, sono legati appunto all’errore “fisiologico”». 

Differenza sottolineata dal direttore dell’Agenzia regionale per il lavoro, Stefano Tunis, che cita altri due esempi concreti: «Le discrepanze numeriche sono evidenti nei comparti manifatturiero e in quello di alberghi e ristoranti. Infatti, stando a quanto fotografato dall’ISTAT, nel secondo trimestre dell’anno, nel settore manifatturiero l’occupazione “alle dipendenze” sarebbe cresciuta di 14mila unità e addirittura diminuita di mille in quello degli alberghi e ristoranti. Variazioni che sono, apparentemente, del tutto inspiegabili. L’industria resta il comparto a maggior sofferenza della Sardegna e, coerentemente con questa rilevazione, si registra un numero di percettori di ammortizzatori sociali in deroga fra i più alti d’Italia; dall’altro, il periodo considerato ai fini statistici (aprile-maggio-giugno) anche per alberghi e ristoranti è proprio quello in cui si concentrano le maggiori assunzioni, legate alla stagione turistica. Proprio in riferimento a quest’ultimo settore – conclude Tunis – il SIL registra un saldo attivo di ben 17.227 unità lavorative, in linea con le 17.757 censite l’anno scorso». 

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