Sabato 14 settembre, alle 20.00, al centro Comunale d’Arte e Cultura “Il Ghetto” di Cagliari, La Cernita Teatro interpreterà “Frammenti di Tempus”, di Giulio Angioni.
Sabato 14 settembre 2013, alle ore 20,00, presso il Centro Comunale d’Arte e Cultura Il Ghetto, in via Santa Croce, 18, a Cagliari, la compagnia La Cernita Teatro interpreterà “Frammenti di Tempus”, ed. Cuec (2008), di Giulio Angioni, da un’idea di Roberto Serra, con Lucia Longu, Luciano Sulas, Mariella Mannai, Rita Martinelli e Rosanna Sulas. Consulente letterario Roberto Serra. Adattamento teatrale con la regia di Monica Porcedda.
Lo spettacolo è stato organizzato con il contributo finanziario dell’assessorato della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport della Regione Autonoma della Sardegna.
Le attrici e gli attori della Cernita Teatro, interpretano alcuni frammenti di Tempus, poema epico di Giulio Angioni in lingua sarda, con traduzione in lingua italiana ad opera dello stesso autore.
Medas bortas su béciu / andat in circa de su tempus / solu, càstia càstia / in logus antigus, connotus de diora, / ammesturendi insaras cun immoi.
Come sostiene lo stesso Roberto Serra, consulente letterario dell’adattamento teatrale con la regia di Monica Porcedda: «La narrazione di Tempus si svolge dentro una natura ancora abitata dai suoi cicli, il mondo del lavoro e della festa, dell’apprendere e del gioco, la bellezza delle donne e l’amore, il potere e la povertà, il tradimento e la guerra che ci è occorsa e le trasformazioni della plastica, e infine il morire. Allora tempus è tempo, il tempo che abita la mente, “perché la mente è luogo di fantasmi», di cose che sono e di cose che non sono, nel fare e disfare del tempo.
Ne risulta un testo complesso nella forma e nella densità dei contenuti, pure piacevole nella fluidità della narrazione, nei cenni d’ironia, nelle antifrasi che Angioni riprende della lingua sarda, che come afferma lo stesso Angioni «è la sola lingua in cui avrei potuto scrivere queste poesie». È allora la lingua, più profondamente, non è solo veicolo e strumento d’espressione ma si fa essa stessa soggetto del romanzo, una lingua che non è tanto parlata dall’autore e dai personaggi ma che fa parlare i personaggi.