Tore Cherchi, ex presidente della Provincia di Carbonia Iglesias.
La sede della Provincia, in via Mazzini a Carbonia.
A distanza di poco più di due mesi dal commissariamento deliberato lo scorso 30 giugno dal Consiglio regionale, l’ex presidente Tore Cherchi interviene sulle conseguenze prodotte della soppressione della Provincia, con un intervento che ricalca quello fatto sul n° 260 del “La Provincia del Sulcis Iglesiente” del 25 luglio 2013 e che riportiamo integralmente.
«I mesi di luglio e agosto sono trascorsi senza che il Consiglio regionale, responsabile la maggioranza di centrodestra, abbia deliberato la riforma degli enti locali sardi. Altri mesi trascorsi invano cosi come l’intero precedente anno. I fatti confermano che il Commissariamento non è funzionale alla riforma ma all’occupazione di istituzioni contro il voto popolare.
Diradato il polverone delle polemiche sulle poltrone, è bene che i cittadini abbiano chiare le conseguenze della soppressione della Provincia. Questa era innanzitutto un ente che produceva ed erogava servizi ai cittadini e investiva nel territorio, nelle materie di competenza (programmi di sviluppo , ambiente,protezione civile, trasporti, istruzione, servizi per il lavoro, cultura etc).
Con la soppressione della nostra Provincia, il territorio ritornerà come prima, un luogo di consumo di servizi prodotti altrove, a Cagliari verosimilmente. L’impatto sull’occupazione diretta, indiretta e indotta è stimabile in non meno di 400 unità di lavoro. L’effetto del bilancio provinciale sull’economia locale, considerando i normali moltiplicatori, è stimabile in non meno di 80 milioni euro /anno. Non basta: i servizi consumati nel Sulcis ma prodotti altrove, saranno pagati con le tasse dei cittadini del Sulcis; per esempio le tasse sull’autotrasporto e sulle assicurazioni non resteranno più nel territorio ma finiranno nelle casse cagliaritane o romane.
Questi sono gli effetti diretti più facilmente misurabili. Ma c’è qualcosa di più complesso da misurare di maggiore valore. Mi riferisco al ruolo di rappresentanza politica. In una situazione di grave emergenza sociale, la Provincia non è stata solo a fianco del mondo del lavoro ma ha proposto e presentato nei modi dovuti un Piano di sviluppo che è diventato la base per il Piano Sulcis, finanziato con 575 milioni di euro di risorse pubbliche che muoveranno altre risorse per investimenti privati. Il Piano Sulcis non è merito esclusivo della Provincia ma questa ha svolto il ruolo cruciale di programmazione e di iniziativa politica.
Si dice che i costi della politica sono elevati e che bisogna tagliare. Questo è giusto ma ristabiliamo la verità. Secondo la Corte dei Conti, la nostra Provincia ha avuto i costi più bassi in Sardegna per la gestione degli organi (costi onnicomprensivi della politica). L’ultimo anno certificato (2011) dalla Corte dei Conti, indica per il totale dei costi, questa situazione: Sulcis Iglesiente, 618.653 euro; Ogliastra, 778.953 euro; Medio Campidano, 878.713 euro; Nuoro, 874.666 euro; Gallura 1.161.234 euro; Oristano,1.910.554 euro; Sassari, 1.784.968 euro; Cagliari, 2.781.879 euro. Se questi costi a fronte dei benefici per il territorio, fossero ritenuti eccessivi, esisteva il modo per azzerarli lasciando in piedi la Provincia. Bastava adottare il modello spagnolo, dove il Consiglio provinciale è formato da Sindaci dei Comuni. Attenzione la Provincia è cosa diversa da un’Unione comunale che gestisce in forma associata funzioni e servizi comunali. Parliamo dunque di Provincia e non di Unione comunale.
Quando vi dicono che le Province saranno tutte soppresse, vi raccontano una cosa non vera. Le Province sono, infatti, in Costituzione. Per sopprimerle tutte non basterà cambiare lo Statuto sardo. Bisognerà cambiare la Costituzione. Ammesso che nel tempo minimo di un anno, si cambi la Costituzione, al posto delle Province si inventerà un altro Ente poiché non sono sopprimibili i bisogni, i servizi e i piani alla scala di area vasta. Non è un caso che le Province esistano in tutti gli Stati europei, tranne in quelli di piccola dimensione. In Spagna si chiamano Province; in Francia, Dipartimenti; in Gran Bretagna, Contee; in Germania, Landkreis. Ma sempre di Province si tratta.
La conclusione di questo processo sarà l’accentramento su Cagliari.
Attenzione, l’accentramento su Cagliari non riguarderà solo i servizi provinciali. La soppressione delle Province faciliterà la smobilitazione di altri servizi. Così è per i Tribunali e i Giudici di Pace. I Servizi sanitari sono già depotenziati e si annuncia la soppressione della Asl. Si inizia a discutere anche della riduzione dei servizi di sicurezza. Si perde di ruolo. Sarà mica un caso se la proposta di candidatura a Capitale europea della cultura dal Sulcis Iglesiente è finita a Cagliari?
Il territorio e i cittadini sono penalizzati due volte: la prima perché si perdono aziende di servizi importanti (economia e lavoro) e la seconda perché dovranno sostenere maggiori costi per recarsi a Cagliari.
Da Sindaco di Carbonia con tutta l’Amministrazione, ci siamo battuti perché nascesse la Provincia. Con Olbia siamo stati in prima fila. Oggi si ritorna indietro per rappresentanza istituzionale e servizi e investimenti prodotti nel territorio. Non sono un pentito di quelle battaglie. Bisogna non disperderne il senso più profondo anche nella situazione presente.
In concreto significa che il nuovo ordine istituzionale che dovrà nascere, dovrebbe potenziare e non ridurre i servizi nel territorio e organizzare la rappresentanza istituzionale in modo tale che la specificità del Sulcis Iglesiente non sia cancellata.
Spetta innanzitutto a chi ha voluto questa situazione, dimostrare che dalla cancellazione di rappresentanza provinciale e di servizi, derivi un concreto e misurabile beneficio ai cittadini. Spetta innanzitutto al centro-destra che governa la Regione, produce Commissari e non riforme, spreca risorse e mortifica territori. Ma spetta anche al Centrosinistra (a dire il vero piuttosto confuso sulla materia, almeno a livello regionale) inchiodare il Consiglio regionale sulle contraddizioni della maggioranza , imponendo un‘agenda di lavoro che porti alla riforma senza ulteriori indugi. Almeno questo è dovuto al territorio.»
Tore Cherchi
2/09/2013