22 December, 2024
HomePoliticaPatto di stabilitàIl presidente della Regione ha firmato una nuova diffida allo Stato per la revisione del patto di stabilità.

Il presidente della Regione ha firmato una nuova diffida allo Stato per la revisione del patto di stabilità.

Il Palazzo del Consiglio regionale.

Il Palazzo del Consiglio regionale.

Il presidente della Giunta regionale, Ugo Cappellacci ha firmato ieri una nuova diffida e messa in mora nei confronti dello Stato per la revisione del patto di stabilità. Lo ha dichiarato intervenendo all’assemblea generale 2013 di Confindustria. «Una legge, sostenuta dai parlamentari sardi – ha spiegato Cappellacci – aveva fissato un termine di 120 giorni durante i quali lo Stato avrebbe dovuto concordare la revisione dei vincoli del patto di stabilità. Tale legge ha seguito le sentenze della Corte Costituzionale che hanno riconosciuto le nostre ragioni circa le necessità di un adeguamento dei vincoli. Infatti quelli attuali sono ancora legati alla vecchia disciplina in materia di entrate. E’ paradossale – ha aggiunto il presidente – che lo Stato esiga il rispetto delle regole dai cittadini, ma nello stesso tempo si comporti come un debitore insolvente. Inizialmente non voleva dare seguito alle nuove norme sulle compartecipazioni erariali. Per ottenere un risultato abbiamo dovuto presentare ricorso alla Corte Costituzionale, ma di fronte all’inerzia prolungata dell’esecutivo nazionale, siamo stati costretti a mandare l’ufficiale giudiziario per ottenere quanto dovuto. Dopo aver finalmente iscritto nel bilancio le entrate dovute alla Sardegna, resta aperta la ferita del patto di stabilità: lo Stato da un lato ci ha dato le risorse, ma allo stesso tempo ci impedisce di spenderle e di attuare in pieno le azioni a favore delle famiglie, dei territori e delle imprese. Le mancate risposte sul patto di stabilità, rischiano di rendere monca la vittoria sulle entrate. La Sardegna non può attendere e per questo abbiamo inviato una nuova diffida al Governo. La stabilità non è un valore in sé – ha concluso il presidente – ma solo quando dal Governo arrivano risposte.»
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