Confartigianato Imprese Sardegna dice no alla “patente a punti” in edilizia.
La misura, secondo quanto annunciato dal Governo, servirebbe a gestire la qualificazione delle imprese di costruzioni ai fini della loro partecipazione ad appalti e per accedere a finanziamenti pubblici.
Per l’Associazione Artigiana sarda, è invece l’ennesimo balzello burocratico, che duplica oneri economici e adempimenti amministrativi rispetto a quelli già esistenti e che penalizza le piccole imprese rispetto alle grandi aziende. Tutto ciò senza garantire maggiore efficienza nella gestione della sicurezza sul lavoro.
Secondo Filippo Spanu, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna «l’introduzione di un simile dispositivo è quanto di più lontano possa esserci dal concetto di semplificazione e non è difficile capire come potranno presto essere moltiplicati oneri economici e adempimenti amministrativi».
«La nostra contrarietà – continua il Segretario – è data dal fatto che vi è il forte rischio che questa “patente edile” possa trasformarsi in un nuovo Sistri, vale a dire in un sistema costoso e complesso per le imprese ma inefficace rispetto all’obiettivo che si prefigge e che costerebbe, a livello nazionale, oltre 300 milioni di euro, ricadenti interamente sulle spalle delle imprese.»
Confartigianato Imprese Sardegna ricorda i dati dell’occupazione in edilizia nell’isola: dal 1° gennaio 2008 al 1° luglio di quest’anno, è stato perso il 38% della forza lavoro, quindi circa 26mila addetti sono stati licenziati, ovvero una differenza 2013 sul 2012 del -9,3%. Per l’Associazione Artigiana è stata una “decimazione”.
Per l’Associazione artigiana, la nuova “patente”, segnerebbe in modo negativo anche l’allungamento dei tempi per l’ottenimento dei permessi edilizi. Infatti, secondo il Rapporto Doing Business 2013, la media OCSE per le concessioni è di 143 giorni, contro una media del comune di Cagliari che si aggira sui 252 giorni, determinando un gap di mancato fatturato di circa 73,9 milioni di euro solo nel capoluogo sardo.
«La sicurezza sul lavoro non si tutela con la carta, il tempo perso, e ogni tipo di burocrazia – conclude Spanu – ma con regole più chiare, controlli e responsabilità da entrambi i fronti. Il provvedimento pare invece essere finalizzato a ‘fare cassa’ sulle spalle delle imprese. Ricordiamo che perché il Testo Unico sulla sicurezza del lavoro contiene già le norme per garantire la sicurezza e per punire le violazioni. La tanto annunciata semplificazione, che fine ha fatto?»