Il presidente della Regione critica il ministro dei Beni culturali per la posizione assunta sul Piano paesaggistico regionale.
“Ci troviamo dinanzi ad un ostruzionismo e a una indebita ingerenza di gravità inaudita”. Lo ha dichiarato il presidente Cappellacci, denunciando la condotta tenuta dal ministero dei Beni Culturali con riferimento all’iter del Piano Paesaggistico della Sardegna.
“L’accordo siglato con il Ministero prevedeva un percorso il cui termine era di 210 giorni e affidava ad un comitato tecnico la realizzazione dei lavori. Tale organo è stato insediato il 12 marzo e fino al 28 maggio si è riunito numerose volte, stilando congiuntamente 8 verbali delle riunioni. Nei successivi cinque mesi, cioè sino ad oggi, è stato prodotto un solo verbale, nonostante siano state realizzate altre numerose riunioni. Per queste ultime, non solo il Ministero ha omesso di firmare i verbali, ma è capitato che per l’assenza dei componenti ministeriali, alcune siano andate deserte senza preavviso, nonostante si fosse in fase conclusiva del periodo temporale assegnato per i lavori. Poiché tale inversione di rotta coincide con la fine del mandato del precedente ministro e l’insediamento del ministro Bray, risulta evidente che sussistono motivazioni di carattere politico. Tale sensazione è stata alimentata dall’appello lanciato su un quotidiano nazionale del mio predecessore, che suonava così: “Bray fermi il progetto di Cappellacci”. Oggi quello che poteva essere un sospetto fondato trova una conferma nelle parole della direttrice regionale del Ministero, dottoressa Lorrai, secondo la quale il verbale non può essere firmato se non vi è accordo. Ricordo che la verbalizzazione è solo il resoconto di ciò che si è detto nel corso della riunione. Poi la dottoressa Lorrai afferma che sarà il ministro Bray ad entrare nello specifico. Si ammette che la questione viene rimandata ad una valutazione del ministro, che non ha alcuna competenza sugli aspetti tecnici. Se questo significa che non si va avanti perché manca il via libera di un politico, ritengo che tale affermazione sia di inaudita gravità. Mi auguro che la parte politica si disinteressi delle questioni tecniche e lasci agli organi tecnici le valutazioni di loro competenza. Noi abbiamo fatto il nostro dovere, esercitando la nostra competenza, confermata dal Codice Urbani e dalle sentenze della Corte Costituzionale. Vogliamo che ciascuno rispetti la legge e che ognuno svolga il suo compito. Forse al Ministro non piace che con quello che lui definisce un atto unilaterale; noi ci siamo ribellati all’ingerenza indebita di un organo politico”.