La miniera di Nuraxi Figus.
Nella riunione di giovedì 3 ottobre all’assessorato all’industria, la Regione ha definitivamente sancito il proprio fallimento sul progetto integrato e sulla Carbosulcis.
L’ha fatto nel peggiore dei modi possibili: cioè tentando di scaricare alla rappresentanza dei lavoratori le proprie responsabilità e inefficienze. L’ha fatto chiedendo al sindacato la condivisione e la partecipazione al processo di chiusura della Carbosulcis, proponendo di definirla con un percorso da scrivere insieme, in sede tecnica, per la quale si renderebbero disponibili a fornire un canovaccio come base di discussione.Il tutto accompagnato dalla “minaccia/ricatto”‘ che tale condivisione e la “pace sociale” sono condizioni necessarie da spendere verso la Commissione Europea, per avere una possibilità di superare positivamente la Procedura d’infrazione, e così ottenere la concessione dei finanziamenti per accompagnare la chiusura secondo le norme Europee per il superamento delle attività estrattive non competitive. L’Assessore ha poi tenuto a rimarcare che in mancanza di questa assunzione di corresponsabilità e stante la situazione politica, la chiusura della miniera, senza alcuna prospettiva per i suoi lavoratori, è sostanzialmente fissata al prossimo mese di Dicembre.
Ovviamente tale tentativo è stato rispedito al mittente dal sindacato che, mettendo in fila il percorso ed i fatti che nel tempo si sono susseguiti, ha evidenziato innanzitutto che non si può condividere l’assunto dell’ineluttabilità della chiusura dell’esperienza mineraria. Ciò che le regole europee, e anche il buon senso, impongono è la gestione industriale sostenibile e senza aiuti di Stato incompatibili con il regime della concorrenza.
Da anni il sindacato prova a farsi ascoltare denunciando le inefficienze programmatorie, le miopie industriali, la gestione clientelare e politica dell’unità produttiva; ma anche rivendicando scelte e avanzando proposte ben definite che richiedevano e richiedono lungimiranza, credibilità e volontà istituzionale. Le risposte sono sempre state tese ad affermare rassicurazioni rispetto ai percorsi ed ai mirabolanti piani d’investimento; alla sicumera rispetto alle procedure per garantire la realizzazione del Progetto Integrato, che però nel tempo veniva sempre più slegato dall’utilizzo e valorizzazione del nostro Carbone e unica risorsa energetica del Paese.
I nodi, si sa, prima o poi vengono al pettine e ora, per noi, è assolutamente paradossale che anche davanti all’evidenza del fallimento, i responsabili non prendano atto dello stesso, liberando tutti della loro presenza. Dovrebbe essere chiaro, soprattutto all’Azionista e al Governo nazionale, che la fase di recupero, per noi ancora possibile, o anche quella deprecata della chiusura/riconversione, non possa essere gestita dai protagonisti dell’acclarato fallimento.
Al termine della riunione, l’assessore Liori “ha preso atto” della “comprensibile e giusta indisponibilità del sindacato di assumere responsabilità che stanno totalmente in capo all’azionista e alle sue emanazioni” ed ha rimandato ad un’ulteriore riunione che comprenda gli altri livelli istituzionali interessati, cioè la presidenza della Giunta e il MISE.
Infine. si è poi verificato un fatto che mi sembra il caso di segnalare, poiché si tratta di offese personali e addirittura minacce di passaggio alle vie di fatto da parte di un dirigente aziendale di nomina politica. Minacce che vanno ben oltre la più accesa dialettica, che certamente evidenziano e qualificano la persona, confermano il “clima” che da tempo si vive nell’unità produttiva e che vanno denunciati anche, ma non solo, per tentare di prevenire ulteriori derive.
Alla Regione resta in capo la responsabilità delle decisioni e delle scelte: quelle che interessano il futuro delle centinaia di lavoratrici e lavoratori; della storica attività mineraria e del suo patrimonio di cultura e competenza; del suo impatto nell’economia del territorio e non ultimo anche da chi e come vuole farsi rappresentare.
Roberto Puddu
Segretario generale CGIL
Roberto Puddu.