Sono 34 i simboli presentati entro le 20.00 di ieri sera in Corte d’Appello, a Cagliari, per le elezioni regionali in programma il prossimo 16 febbraio e, come era nell’aria ormai da qualche giorno, non c’è quello del Movimento Cinque Stelle. L’assenza della lista del movimento di Beppe Grillo, pur non costituendo una sorpresa per le tormentate vicende che hanno caratterizzato gli ultimi giorni tra i circoli in tutta l’Isola, resta clamorosa. Il Movimento Cinque Stelle non più tardi di un anno fa era risultato il primo partito in Sardegna alle elezioni politiche e molti si attendevano un possibile nuovo exploit alle imminenti elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, anche se in alcune regioni nei mesi scorsi si sono registrati risultati non proprio esaltanti. In Sardegna le prime avvisaglie di un certo disagio e, soprattutto, della mancanza di coesione interna, erano emerse in occasione delle ultime elezioni amministrative al comune di Iglesias, alle quali la scorsa primavera non venne presentata la lista del Movimento Cinque Stelle, ma pochi avrebbero osato solo ipotizzare la ripetizione di quella negativa esperienza nella ben più importante ed attesa scadenza delle elezioni regionali. Alla prova dei fatti, viceversa, si è giunti alla stessa conclusione.
I contrasti interni covavano da tempo e sono esplosi fragorosamente negli ultimi giorni, a tal punto che l’estremo tentativo di riavvicinamento delle parti per giungere alla definizione di un elenco di 60 candidati condiviso per strappare il sì di Beppe Grillo alla concessione del simbolo, è risultato vano. Il Movimento Cinque Stelle non sarà della partita elettorale e questa assenza, evidentemente, spariglia notevolmente le carte, rimettendo in discussione lo stesso risultato finale, perché è difficile se non addirittura impossibile prevedere come si distribuirà il consenso che sarebbe stato concentrato sul simbolo pentastellato.
Partiti e movimenti che non hanno nelle loro liste consiglieri regionali uscenti, dovranno raccogliere le firme e le liste dovranno essere presentate da domenica 12 sino alle ore 20.00 di lunedì 13 gennaio 2014.
Il prossimo presidente della Regione sarà il candidato che otterrà il maggior numero di voti validi (art. 1 comma 4 e art. 11 comma 2). Questo significa che, in presenza di una profonda frammentazione del voto, con tre grandi schieramenti ed un forte fronte indipendentista, è concreta la possibilità che per vincere le elezioni possa essere sufficiente superare la soglia del 30% dei voti. E’ evidente che saranno decisive le alleanze ed anche le forze minoritarie, in seno ad un’alleanza, potrebbero decidere la partita.
La legge statutaria all’art. 1, comma 7, prevede due soglie di sbarramento, con l’esclusione dall’attribuzione dei seggi:
a) i gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
b) i gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 5 per cento del totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale.
Lo sbarramento al 5 per cento per i gruppi di liste non coalizzati, è evidente, costituisce un fortissimo freno alle ambizioni di chi starebbe pensando di fare corsa solitaria e quindi un’altrettanto forte spinta a stringere alleanze in seno alle coalizioni maggiori.
L’art. 13 fissa la ripartizione dei seggi ed il premio di maggioranza:
a) il 60 per cento dei seggi del Consiglio regionale se il presidente proclamato eletto ha ottenuto una percentuale di voti superiore al 40 per cento;
b) il 55 per cento dei seggi del Consiglio regionale se il presidente proclamato eletto ha ottenuto una percentuale di voti compresa tra il 25 ed il 40 per cento.
Il Palazzo del Consiglio regionale.