Il presidente Ganau ha pronunciato il suo discorso di insediamento, auspicando una legislatura che veda il superamento delle appartenenze politiche per raggiungere importanti obiettivi.
Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha pronunciato il suo discorso di insediamento, auspicando una legislatura che veda il superamento delle appartenenze politiche per raggiungere importanti obiettivi: azioni di contrasto alla crisi e sostegno alle famiglie e alle imprese, apertura di una stagione Costituente che passi dalle parole ai fatti, riscrittura della Legge Statutaria e della legge elettorale, «che ha evidenziato carenze nella tutela della rappresentanza di genere e territoriale». Tra i punti prioritari del suo discorso anche la definizione dei rapporti tra Stato e Regione con un confronto serrato “a schiena dritta” con il Governo, ma anche la necessità di raggiungere il risultato che la Sardegna sia rappresentata in Europa, e il confronto costante e produttivo tra Regione ed Enti locali. Fondamentale per il Presidente Ganau anche la semplificazione legislativa per semplificare la vita dei cittadini e delle imprese, oltre ad un miglior ed equilibrato rapporto tra Giunta e Consiglio.
Il presidente del Consiglio ha rivolto il suo pensiero alle vittime dell’alluvione che ha colpito la Sardegna. L’on. Ganau ha evidenziato come siano state disattese le promesse fatte dallo Stato alla Sardegna e come sia fondamentale intervenire sulla prevenzione con una nuova Legge Urbanistica in armonia con il Ppr.
Il presidente Ganau ha evidenziato come la stagione Costituente, più volte annunciata, sia stata finora improduttiva e come questo atteggiamento abbia contribuito ad allontanare i cittadini dal Palazzo. Un rapporto che deve essere recuperato attraverso una maggiore sinergia tra il Consiglio, la Regione e gli Enri locali, che rappresentano le Istituzioni più vicini ai cittadini.
Lavoro e dignità per tutti i cittadini sardi. Il presidente Ganau ha richiamato l’appello rivolto da Papa Francesco alle Istituzioni nella sua recente visita in Sardegna. Il presidente ha evidenziato come ci siano troppi disoccupati e troppe persone senza lavoro, per questo l’obiettivo della XV legislatura deve essere volto a ridare dignità a queste persone attraverso il lavoro. Il presidente ha ricordato la terribile crisi che sta investendo la Sardegna e, in particolare, i territori di Porto Torres, Sulcis e Villacidro
L’intervento integrale dell’on. Gianfranco Ganau.
Presidente Pigliaru, On. Consigliere e consiglieri, Assessori,
in apertura di questa seduta di insediamento della Presidenza della XV legislatura, vorrei prima di tutto rivolgere un caloroso saluto a tutta l’Assemblea, alle troppo poche colleghe e a tutti i colleghi consiglieri, che si apprestano ad entrare nel pieno dell’impegno cui siamo chiamati, in un momento di fondamentale importanza per il futuro della nostra isola.
Consentitemi un saluto e un ringraziamento, al di là delle valutazioni politiche di ciascuno al Presidente, alla Giunta e al Consiglio uscenti per l’impegno ed il lavoro svolto.
La gravissima crisi economica e sociale che stiamo attraversando, unitamente alle gravissime criticità vecchie e nuove che affliggono la nostra isola, ci obbligano ad un compito gravoso per dare risposta alle tante attese ed al momento di difficoltà di tanti Sardi.
Un primo pensiero va alle tante vertenze e alle gravi crisi del nostro sistema industriale a Porto Torres, nel Sulcis, a Ottana, a Villacidro… e a tutti coloro che lottano per la difesa del posto di lavoro, ai tanti, troppi cassaintegrati, ai tanti, troppi disoccupati, alle sempre maggiori situazioni di disagio sociale, alle tante famiglie in gravissima difficoltà. Ecco credo che il riferimento a loro debba essere sempre presente in ogni atto e in ogni decisione di questo Consiglio e che ogni atto e scelta debbano essere, in primo luogo, finalizzati al miglioramento di queste condizioni e che il richiamo di Papa Francesco, in un bellissimo discorso su dignità e lavoro, fatto proprio a Cagliari davanti a tanti lavoratori, disoccupati e semplici cittadini, diventi il vero obiettivo di questa legislatura. Dobbiamo dare speranza e dignità al Popolo Sardo e non c’è dignità senza il lavoro.
L’onore che mi avete concesso con l’elezione alla Presidenza di questo Consiglio è pari al senso di responsabilità che sento di dover avere per il lavoro che ci attende.
L’ho detto al momento della elezione e lo voglio ripetere con grande fermezza: è mia intenzione svolgere un ruolo di garanzia e di tutela a favore di tutto il Consiglio. Sono convinto che solo dal rispetto reciproco e da quello delle regole che ci siamo dati, sia possibile nell’ambito dei rispettivi ruoli di maggioranza e minoranza, realizzare quelle condizioni e quel corretto clima di dialettica democratica che porta alla concretizzazione di quegli obiettivi di contrasto alla crisi e di sviluppo e benessere del nostro popolo che sono, come ho detto i veri obiettivi.
È proprio nella consapevolezza di queste difficoltà che son certo del senso di responsabilità di tutti e della vostra collaborazione perchè il mio ruolo risponda non solo ai mie buoni propositi ma alle vostre aspettative e soprattutto agli interessi dei Sardi.
La crisi della politica che coinvolge anche la credibilità delle assemblee elettive ha origini lontane e multiple e viene ulteriormente accentuata da un fenomeno in progressiva crescita negli ultimi anni, che è caratterizzato da una massiccia migrazione dei poteri verso gli organi esecutivi con una espropriazione delle funzioni legislative a favore di altri livelli di governo, nazionale ed europeo, con una progressiva difficoltà a dare risposte adeguate e puntuali a livello locale, che rispondano alle specifiche esigenze dei territori e delle popolazioni.
Il modello di organizzazione dello Stato definito negli anni ‘70 con la nascita delle Regioni ordinarie, integrato dalla elezione diretta del Presidente della Regione e dalla modifica del Titolo Quinto della Costituzione, era basato sull’idea del decentramento dei poteri, declinato poi alla fine degli anni novanta in una disorganica forma di federalismo che a distanza di poco più di un decennio evidenzia molti limiti.
Oltre alle problematiche legate ai sempre maggiori vincoli derivanti dalla esigenza di porre sotto controllo i bilanci e dall’altra la scarsa prova di sé offerta da molte regioni nell’ottimale utilizzo delle risorse pubbliche, hanno fatto regredire il dibattito sul regionalismo e sull’assetto dello Stato facendo emergere non tanto posizioni ponderate e rivolte a una revisione delle criticità e dei punti di debolezza del sistema, quanto, piuttosto, al prevalere di posizioni estreme: da un lato l’abolizione delle Regioni, dall’altro le spinte disgregatrici del separatismo attraverso referendum popolari.
Ciascuna di queste posizioni si alimenta del profondo malessere derivante dalle difficoltà delle persone e della incapacità della politica e delle istituzioni a dare risposte corrette e anzi, rappresentando spesso il peggio di sé.
Le stesse motivazioni travolgono le ragioni della specialità costituzionale delle Regioni Autonome e fra esse della stessa Sardegna.
Tante volte in quest’Aula e fuori si è evocata una nuova stagione costituente che riscrivesse, aggiornandolo, il nostro Statuto e disegnasse un nuovo rapporto con lo Stato.
Da almeno quindici anni il dibattito ha riguardato più le forme con cui conseguire questo risultato, che la sostanza. Il Consiglio regionale si è attardato spesso, producendo anche dei testi legislativi, su assemblee costituenti, consulte, assemblee statutarie: un dibattito interessante e a tratti appassionante, ma assolutamente inutile e improduttivo.
Nei fatti questa Assemblea non ha prodotto nessun testo legislativo condiviso, unitario e organico da sottoporre all’attenzione del Popolo Sardo e da proporre al Parlamento Nazionale.
Penso che anche questa inazione, la differenza tra i proclami e i fatti, il vociare confuso su materie così delicate possa determinare la crescita della distanza fra il “palazzo” e il popolo.
Ed è proprio alla luce del grave pericolo che il nostro istituto autonomistico corre, in relazione alla diminuita sensibilità dell’opinione pubblica nazionale, della distrazione dei Sardi e delle pulsioni non proprio positive presenti nel Parlamento, che mi sento di rivolgere un appello a tutte le forze presenti in questa Assemblea, di maggioranza e di minoranza, stataliste, autonomiste e sovraniste, perché non sprechiamo questa legislatura e avviamo un confronto serrato al nostro interno e con le rappresentanze popolari che porti alla definizione organica di una proposta di revisione dello Statuto che faccia salva l’Autonomia della nostra Istituzione e ridefinisca il rapporto con lo Stato costruendo con il Parlamento le necessarie convergenze.
Autonomia è prima di tutto capacità di autogoverno, dare prova di essere all’altezza delle funzioni che esercitiamo, essere alla testa dei processi di ammodernamento delle nostre amministrazioni pubbliche, fare del buon governo, della trasparenza e dell’uso appropriato delle risorse, la cifra della nostra specialità.
L’impegno che chiederò a me stesso, al Presidente della Regione e a tutti noi sarà quello di passare dalle parole ai fatti, di tenere un alto profilo riformatore, di avviare con lo Stato e con il Parlamento un confronto serrato, a schiena dritta, sulle materie di loro competenza, dalle entrate alle materie concorrenti a quelle esclusive, dalla rappresentanza dell’interesse dei Sardi che rappresentiamo alla pretesa di essere rappresentati in Europa che è un indiscutibile diritto.
Non mi sfugge e non vi sfugga che per essere pienamente credibili, dobbiamo essere inflessibili nel cambiamento interno, nel rapporto con gli Enti Locali, nell’uso ordinato e non discrezionale delle risorse, nei processi di partecipazione.
Non possiamo parlare di riforma dello Statuto senza esercitare pienamente, compiutamente e organicamente la nostra esclusiva competenza nella scrittura della Legge Statutaria che deve riguardare la forma di Governo, il rapporto con gli Enti Locali, la definizione delle incompatibilità e della ineleggibilità ed altro ancora.
Non possiamo permetterci di affrontare queste materie senza una visione d’insieme: Statuto, statutaria, legge elettorale, legge delle Autonomie Locali sono facce diverse di una medaglia unica di cui tutti devono vedere la trama e i collegamenti.
A questo siamo chiamati a dare risposta con convinzione, unità ed autorevolezza.
Solo con una forte coesione e con piena consapevolezza potremo rispondere ad una crisi di legittimazione che è testimoniata dalla progressiva disaffezione del corpo elettorale al voto, e dal crescere di fenomeni di protesta politica verso movimenti che raccolgono consenso con l’obiettivo dichiarato non di voler riformare e costruire ma con quello di distruggere le istituzioni.
Un quadro delicato che deve essere preso in seria considerazione da subito anche mediante la rivisitazione della legge elettorale regionale che ha mostrato vistosi limiti. L’attuale legge è ben lontana dal favorire il raggiungimento degli obiettivi del principio della democrazia paritaria di genere, presenti nella riforma costituzionale e nello Statuto della nostra Regione. Non appare neanche in grado di garantire una corretta rappresentanza territoriale. Cosí come non può essere licenziato con superficialità e considerata normale l’esclusione della rappresentanza di oltre il 16% dei votanti ancor più in presenza di un quadro che vede circa la metà dei Sardi non partecipare al voto. È un tema delicato che attinge direttamente al senso della rappresenzanza democratica, ed alla credibilità delle istituzioni.
Per contrastare la crisi di legittimazione va dato atto che questo Consiglio ha operato negli anni, anche in anticipazione e talvolta oltre gli indirizzi nazionali, sul delicato tema del contenimento dei costi della politica con la riduzione del numero dei Consiglieri, il taglio delle indennità, la soppressione dei contributi ai gruppi con un risparmio di oltre 35 Milioni di Euro dal 2007 ad oggi. Questa strada virtuosa, dovuta e necessitata dai tempi della crisi, deve oggi essere essere accompagnata da sempre maggiori elementi di trasparenza e dalla necessaria individuazione di strumenti sostenibili che supportino i lavori dei Consiglieri e delle Commissioni e li mettano in condizione di dare le migliori e più rapide risposte, senza peraltro sottovalutare la necessità di mantenere i collegamenti con il corpo elettorale e con i territori, che rappresentano lo strumento essenziale per individuare i temi e le priorità da sottoporre all’attività consiliare.
Non va sottaciuto che uno dei principali problemi posti dalla nascita del sistema ad elezione diretta del Presidente della Regione (e più in genrale in tutti gli istituti ad elezione diretta della funzione apicale) sta nel rapporto tra organo esecutivo e organo legislativo. Rapporto che risulta squilibrato verso l’esecutivo e che, anche a causa della crisi e dell’urgenza, sta progressivamente sottraendo ruolo e funzioni al Consiglio. Sino ad oggi non sono stati posti in essere adeguati interventi correttivi che evitino il sorgere di contrapposizioni dannose e penalizzanti.
Mi ha fatto piacere sentire e leggere dichiarazioni del Presidente Pigliaru che intende favorire momenti periodici e protocollari di incontro e confronto tra Giunta e Consiglio sulle principali scelte ma anche sull’attività corrente. È necessario recuperare piena organicità dell’indirizzo politico che animi l’attività delle istituzioni dando impulso positivo al rapporto dialettico tra esse.
Oltre al riappropriarsi con pienezza della funzione di indirizzo è necessario dotarsi quindi di strumenti di controllo sull’operato e azione di governo ma anche sull’efficacia dei singoli provvedimenti in modo da avere elementi utili per la correzione, miglioramento o estensione degli stessi in base alla rispondenza ai parametri di efficacia e di obiettivo.
In questo quadro, come detto, la definizione e il completamento dell’iter di una Legge Statutaria che definisca per esempio le tecniche e gli strumenti di valutazione ex-ante ed ex-post delle azioni. I criteri di razionalizzazione semplificazione e riduzione delle stesse e, come detto lo sviluppo delle forme di controllo, è un obiettivo da perseguire con convinzione.
Così come non può essere rinviata la discussione e definizione del modello istituzionale della Regione. Partendo da un percorso che non segua le attuali tendenze statali verso il centralismo, peraltro fortemente presente anche nell’organizzazione istituzionale attuale della Regione, ma vada incontro ad un vero decentramento delle funzioni a favore degli Enti Locali.
È questo del rapporto con gli Enti Locali un nodo cruciale che deve essere affrontato. Solo rifondando il rapporto con le Autonomie Locali, istituzioni più vicine ai cittadini, è possibile ricreare quella dialettica necessaria a riportare un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini.
A questo proposito confido nell’Assessore degli Enti Locali, già Presidente dell’Associazione dei Comuni Sardi, perchè la conferenza Regione – Enti Locali diventi vero strumento di confronto e non momento formale di ratifica delle decisioni. Maggiore attenzione deve essere posta nella fase di istruzione dei provvedimenti e son convinto che sia necessario oltre ad un maggior coinvolgimento delle rappresentanze degli EELL nel lavoro delle Commissioni consiliari, rivedere la legge regionale 1/05 istitutiva del Consiglio delle Autonomie Locali affidando maggiori poteri a questa Istituzione almeno sui temi che hanno ricadute sugli Enti Locali che non possono essere esclusi dal confronto sulle forme di riorganizzazione dell’assetto istituzionale che li riguarda direttamente. Sono convinto che l’alto numero di Consiglieri provenienti da esperienze di amministrazione locale possa facilitare il raggiungimento di questi obiettivi.
Grande attenzione e grande lavoro dovrá essere dedicato alla semplificazione legislativa. Il succedersi di norme nazionali e sovranzionali, di prevalente natura finanziaria, hanno portato ad una proliferazione di piccoli interventi modificativi, integrativi o adattivi di leggi esistenti. Tale attività, non sempre necessitata, ha accentuato la difficoltà interpretativa e in alcuni casi reso più lento il percorso burocratico-amministrativo con accentuazione delle difficoltà per Pubbliche Amministrazioni, imprese, singoli cittadini.
La riduzione del numero delle leggi, la riunificazione e la semplificazione delle norme sono una condizione indispensabile per la ripresa e debbono essere obiettivo primario di questo Consiglio.
Consentitemi di rivolgere in questa occasione un pensiero particolare alle vittime, ai loro familiari e a tutte le persone colpite dall’alluvione dello scorso mese di Novembre.
Una tragedia che non possiamo dimenticare, non solo per il dramma che abbiamo vissuto dal punto di vista umano, economico e sociale, ma anche perchè in questa recente tragedia si possono trarre degli insegnamenti che possono esserci utili. Ad iniziare dalla forza e dalla determinazione con cui rivendichiamo il mantenimento degli impegni presi con la nostra terra dal Governo nazionale, al momento incredibilmente ed in modo inaccetabile disattesi.
Ma non possiamo non cogliere l’indicazione che ci viene da tale evento e che riguarda, non tanto la pur necessaria attenzione ai problemi del post evento ma a quelli essenziali della prevenzione che passano attraverso una corretta programmazione del territorio e la salvaguardia e tutela dell’ambiente. In questo senso vanno anche le politiche di prevenzione del rischio che, senza adeguate risorse agli Enti Locali, rendono inutili i Piani di Assetto Idrogeologico e l’individuazione delle priorità di rischio.
A questo proposito negli impegni di questa legislatura non può non essere presente l’obiettivo di una nuova legge urbanistica regionale che definisca in modo chiaro le regole e che unitamente al miglioramento del Piano Paesaggistico Regionale trovi il giusto equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo urbanistico compatibile e consenta finalmente ai Comuni di dotarsi di piani urbanistici sostenibili e finalmente definiti.
In questa occasione lasciatemi ricordare l’incredibile opera di tantissimi volontari e la grandissima capacità di reazione del nostro Popolo che nelle difficoltà sa trovare la forza per unirsi e per risollevarsi. A quei volontari, alle loro Associazioni, che spesso suppliscono ad azioni e funzioni che dovrebbero essere di pubblica competenza, dobbiamo delle risposte che superino lo spontaneismo e migliorino il rapporto con l’Ente Regione con regole semplificate e certezza dei percorsi, delle risorse e dei tempi. Solo in questo modo, anche nel campo del sistema di Protezione Civile, che deve finire la propria riorganizzazione su base regionale, sarà possibile ottimizzare le risorse ed ottenere i migliori risultati.
In conclusione, i temi del contrasto alla crisi, la risoluzione delle storiche criticità che ci caratterizzano, unitamente ad una semplificazione delle norme e della burocrazia, ad una riforma istituzionale dell’Ente Regione e delle Autonomie Locali accanto ad un rigoroso controllo della spesa sono i temi gravosi su cui siamo chiamati a confrontarci.
La gravità della situazione e il gravame dei compiti richiede che la buona politica prevalga sulle appartenenze.
Mi auguro che su tutto questo ci sia una spinta propositiva e una determinazione che accomuni tutto il Consiglio.
Per questo mi sento di rivolgere un anticipato e spero ben augurante ringraziamento per il lavoro che ci attende non solo a tutti noi ma anche a tutto il personale del Consiglio che, pur in gravi condizioni di carenza di organico, ci accompagnerà in questa azione e che rappresenta quello strumento autonomo che garantisce operatività, libertà ed azione autonoma a questo organo legislativo.
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