Inizia domani a Carbonia, la tournée nell’Isola de “La fondazione” di Raffaello Baldini, con un istrionico e convincente Ivano Marescotti, protagonista di un avvincente, ironico, tenero e commovente one man show sulle umane debolezze, e l’impossibile desiderio di fermare il tempo e fissare i ricordi (per la regia di Valerio Binasco).
Lo spettacolo (prodotto da ERT/ Emilia Romagna Teatro Fondazione) – sarà in scena alle 21.00 al Teatro Centrale, poi mercoledì 26 marzo sempre alle 21.00 al Teatro Garau di Oristano, giovedì 27 marzo alle 21.00 al Teatro Eliseo di Nuoro e, infine, venerdì 28 marzo alle 21.00 al Teatro Civico di Alghero.
Iperbole poetica sul consumismo e l’attaccamento alla roba, “La fondazione” di Raffaello Baldini, nel cartellone della Stagione di Prosa 2013-14 del CeDAC nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo, racconta la strana storia di un uomo incapace di separarsi da alcunché, tanto da riempire la propria casa di oggetti inutili, muti testimoni del suo passato, e quindi custodi dei suoi ricordi più preziosi. Protagonista sulla scena un eclettico attore di cinema e teatro come Ivano Marescotti, che si trasforma con la regia di Valerio Binasco nell’eccentrico individuo prigioniero di un’ossessione, tanto da rinunciare al presente e al futuro pur di non perdere neppure un frammento del proprio vissuto, che verrebbe gettato via insieme ai rifiuti.
La pièce che trasporta in italiano le suggestioni e la metrica della lingua immaginifica di Baldini dà corpo e voce all’invenzione surreale del poeta romagnolo, in cui l’innocente mania di conservare i biglietti dell’autobus o le note della spesa è spinta all’estremo, diventa vizio e prigione, indizio di un segreto male di vivere, di una paura di confrontarsi con gli altri, e di immergersi e lasciarsi trascinare dal fluire del tempo, per accogliere l’incertezza del divenire. La miriade di foglietti, appunti, oggetti inservibili rappresentano una traccia concreta, tangibile di ciò che è stato ma anche una barriera invisibile e invalicabile e forse una difesa contro il dolore e la perdita, la fine di un amore e l’abbandono della moglie, unica compagna – almeno per una parte del cammino – in quella desolata, ma pure invocata solitudine.
“La fondazione” – produzione ERT/ Emilia Romagna Teatro Fondazione – sarà in scena martedì 25 marzo alle 21.00 al Teatro Centrale di Carbonia, poi mercoledì 26 marzo sempre alle 21 al Teatro Garau di Oristano, giovedì 27 marzo alle 21.00 al Teatro Eliseo di Nuoro e infine venerdì 28 marzo alle 21 al Teatro Civico di Alghero.
Lo spettacolo restituisce con dolceamara ironia la dimensione claustrofobica di un’esistenza “sublimata” nel suo riflesso, frazionata in istanti e in qualche modo idealmente impressa sulle cose: un ritratto crudele, tra follia e disincanto, di un essere fragile, smarrito sui sentieri della memoria, che è in fondo proiezione di un impulso presente in ognuno, quel desiderio di acquisire una sorta di immortalità attraverso le azioni, di rivivere eternamente il brivido di una scoperta, di conservare l’eco delle emozioni.
Quella realtà rarefatta e come “congelata” in una fotografia sottrae spazio e tempo al presente: nello strenuo tentativo di salvaguardare il passato il personaggio si isola in se stesso, diventa pure lui parte di quella sorta di museo, insofferente alle critiche e ai consigli, rinuncia a essere pur di continuare a ricordare.
La battaglia è però già persa in anticipo: non si può fermare il tempo, e neppure l’illusione di scendere a una qualche stazione arresterà la corsa del treno, così come non basta chiudere gli occhi per rendersi invisibili. La vita fuori dalle quattro mura di una stanza continuerà secondo i consueti ritmi; e le regole del mondo e della società finiranno per riconquistare pezzo a pezzo anche quell’ambiente segregato, nell’aperta condanna della stravaganza e dell’assurdo di un comportamento a dir poco inusuale.
Il sogno del personaggio, la sua piccola utopia, resta come scintilla di ribellione alla consuetudine, come istanza originale e surreale: “La fondazione” di Raffaello Baldini propone un viaggio negli intricati labirinti della mente e del cuore, un ragionamento sulla labilità dei sentimenti e la fragilità di tutto ciò che è umano, fin troppo umano.
Il risultato, anche in virtù del talento di Ivano Marescotti, che costruisce un’originale maschera moderna, è uno spettacolo comico, ma solo «perché spesso e fortunatamente riusciamo anche a ridere di noi stessi, perché come diceva Leo Longanesi “i difetti degli altri somigliano troppo ai nostri”».