«Per amore, solo per amore del figlio e del marito, Maria ha rinunciato a tutto. E così, tra una spruzzata di “stira e ammira” e un viaggetto al pronto soccorso, si sforza di credere che la sua vita scorra felice e senza rimpianti. Il figlio, vivendo sulla propria pelle tutta la vicenda, farà emergere “il dramma” con ironia e cruda verità.»
Così l’autore – interprete Riccardo Montanaro e le registe Monica Porcedda e Gloria Uccheddu introducono “Dopo l’inferno, forse”, performance finalista a Cagliari Teatro in Corto, che sabato 15 marzo La Cernita Teatro porterà in scena nel Centro culturale comunale di Fluminimaggiore (Via Asquer, h 18:30). Partendo dalla visione di questo lavoro si svilupperà un dibattito – riflessione sulla violenza domestica con l’autore, le registe ed al quale prenderanno parte gli amministratori ed il critico teatrale Cinzia Crobu, che si soffermerà sull’importante ruolo del teatro sociale nella società odierna.
Martina Pili, assessore alle Politiche sociali ed alla Pubblica istruzione espone la posizione dell’Amministrazione di Fluminimaggiore: «Abbiamo deciso di trattare un tema che oggi è – purtroppo – più che mai attuale, ovvero quello della violenza domestica, di cui sono vittime uomini e donne; un tipo di violenza che, oltre a lasciare segni fisici evidenti, ne lascia anche molti, più profondi a livello psicologico. Nell’autunno scorso abbiamo organizzato anche un’altra iniziativa, coinvolgendo associazioni vicine che si occupano di violenza domestica, avvocati e forze dell’ordine e cercando di analizzare tutte le sfaccettature del fenomeno. Proseguiremo il 15 marzo promuovendo, attraverso il teatro, una nuova serata di riflessione. In realtà piccole come la nostra, si presentano due facce diverse della stessa medaglia: da una parte i bassi tassi di casi di violenza ma, dall’altra, il fatto che dovendosi questi episodi misurare attraverso denunce o richieste d’aiuto, vi è maggiore difficoltà ad esporsi. Da donna e da giovane amministratrice lavorerò assiduamente per tutelare – sempre – le pari opportunità, cercando di prevenire – attraverso la continua sensibilizzazione della comunità – la violenza, a prescindere dal sesso e dall’età della vittima.»
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la violenza domestica è un fenomeno molto diffuso che riguarda ogni forma di abuso psicologico, fisico, sessuale e le varie forme di comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. Può portare gravi conseguenze nella vita psichica delle donne, degli uomini e dei bambini che la subiscono perché può far sviluppare problemi psicologici come sindromi depressive, problemi somatici come tachicardia, sintomi di ansia, tensione, sensi di colpa e vergogna, bassa autostima, disturbo post-traumatico da stress e molti altri. Le condizioni di chi subisce la violenza sono tanto più gravi quanto più la violenza si protrae nel tempo, o quanto più esiste un legame consanguineo tra l’aggressore e la vittima. Dal punto di vista fisico le violenze domestiche possono generare gravi danni permanenti e portare difficoltà del sonno o nella respirazione. Le conseguenze della violenza domestica protratta nel tempo lasciano segni anche sul piano relazionale perché le vittime che la subiscono spesso perdono il lavoro, la casa, gli amici e le risorse economiche di sostentamento.
Il fenomeno della violenza domestica risulta essere diffuso in tutti i paesi e in tutte le fasce sociali; gli aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici, senza distinzione di età, razza, etnia. Le vittime sono donne, uomini e bambini che spesso non denunciano il fatto per paura o vergogna. In una recente indagine ISTAT condotta su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni sono emersi dati allarmanti. Sono più di 6 milioni le donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito abusi fisici o sessuali nell’arco della loro vita. Sono 2 milioni le donne che hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner, mentre 5 milioni di donne hanno subito violenza fuori dalle mura domestiche. Gli autori delle violenze sono sconosciuti (15,3%), o persone conosciute superficialmente (6,3%), a volte apparentemente insospettabili come amici (3%), colleghi di lavoro (2,6%), parenti (2,1%), partner (7,2%) o ex partner (17,4%). In realtà non è possibile sapere il numero esatto delle donne che hanno subito queste terribili esperienze, perché questi dati sono relativi soltanto al numero esiguo di donne che hanno denunciato il fatto alle autorità. Si è stimato che oltre il 90% delle vittime non denuncia il fatto; precisamente si è stimato che le donne che hanno subito una violenza da un “non partner” senza denunciare il fatto sono state il 96%, mentre il 93% è la percentuale di donne che non ha denunciato la violenza subita da parte del partner. Inoltre, un omicidio su 4 in Italia avviene in famiglia, tra le mura domestiche: il 70% delle vittime sono donne e in 8 casi su 10 l’autore è un uomo. Si partirà da tali dati e, da esperienze personali che verranno esposte al termine della performance “Dopo l’inferno, forse”. Saremo, poi, lieti di riportare le riflessioni scaturite da questa serata in un prossimo articolo. Ci preme sottolineare, restando nell’ambito del comune di Fluminimaggiore, l’ottima riuscita della manifestazione “M’illumino di meno”, festa del risparmio energetico, tenutasi il 14 febbraio, cui hanno aderito numerosissimi e che ha offerto: racconti tradizionali per i bimbi, performance teatrale a lume di lampada a carburo nel centro del paese, visita a lume di candela del Museo etnografico e del mulino ad acqua del paese, con tappa nello stand per la distribuzione gratuita di pane casereccio, dolci e vino.