Ennesima modifica al SISTRI: un decreto ministeriale prevede l’obbligo di adesione al sistema di tracciabilità dei rifiuti solo per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi, con più di 10 dipendenti.
Ennesima modifica al SISTRI: un decreto ministeriale prevede l’obbligo di adesione al sistema di tracciabilità dei rifiuti solo per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi, con più di 10 dipendenti.
«E’ una notizia che aspettavamo – commenta il presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna, e vicepresidente nazionale, Giovanni Mellino – perché abbiamo ottenuto il risultato del lavoro fatto in questi mesi con il Ministero. In ogni caso, questa del SISTRI, soprattutto per gli autotrasportatori, è ormai una “storia infinita” che cambia di giorno in giorno ormai da 5 anni.»
Il decreto firmato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, infatti, cancella l’assurda equiparazione negli adempimenti sui rifiuti tra un piccolo artigiano o commerciante e un’impresa di maggiori dimensioni.
«Finalmente il Governo ha compreso il danno che il SISTRI stava provocando alle piccole e piccolissime imprese – continua Mellino – adesso, però, occorre proseguire verso il superamento dell’attuale sistema di tracciabilità, che complica inutilmente l’attività delle imprese, in particolar modo quelle del trasporto e della gestione dei rifiuti.»
In ogni caso, il giudizio di Confartigianato Imprese Sardegna relativo alle attuali disposizioni sul SISTRI rimane profondamente negativo. Il sistema, soprattutto nei confronti delle imprese dell’autotrasporto, è scarsamente trasparente, ed è causa di pesanti e onerosi adempimenti per le imprese.
«Abbiamo chiesto un immediato incontro con il ministro Galletti – continua Mellino – per affrontare una volta per tutte la questione Sistri nella sua interezza, a cominciare dall’esclusione anche per i piccoli trasportatori e i piccoli gestori.»
«Ora serve coraggio – conclude Mellino – perché è necessario “rottamare” definitivamente il Sistri che, in questi anni, in Sardegna è costato a 15 mila aziende (il 60% delle quali artigiane) tra produttrici di rifiuti e gestori (trasporto e smaltimento), quasi 6 milioni di euro per iscriversi, acquistare oltre 15mila chiavette usb e quasi 3mila black box a fronte di un sistema che non ha mai funzionato. E non solo, oggi costa quasi 20mila euro all’anno alle aziende di trasporto coinvolte.»
NO COMMENTS