La battaglia delle accise arriva al Quirinale: il deputato Pierpaolo Vargiu (Riformatori sardi) chiede udienza al presidente Giorgio Napolitano.
«La grave azione omissiva del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna rischia di impedire, per motivi meramente formali, la possibilità della comunità sarda di difendere il profilo giuridico dei propri diritti davanti all’Alta Corte». Lo scrive il deputato dei Riformatori sardi, Pierpaolo Vargiu, nella lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. presentata questa mattina in una conferenza stampa. Lettera nella quale il deputato e presidente della commissione Sanità della Camera, chiede un incontro urgente al Capo dello Stato per illustrate la questione delle accise e del taglio del costo della benzina, dopo la decisione della Giunta regionale di non opporsi al ricorso del governo davanti alla Corte Costituzionale contro la norma inserita in Finanziaria.
Una lettera-appello, quella di Vargiu, nella quale viene spiegato il caso accise sotto il profilo giuridico. «La vicenda complessiva della quantizzazione delle entrate di spettanza della Regione autonoma della Sardegna – si legge nella missiva – si inserisce, secondo alcuni, nell’ambito di un quadro normativo nazionale non sempre lineare e proprio per questo suscettibile di diverse interpretazioni. Tuttavia va ribadito come, a nostro avviso, tali elementi di dubbio non abbiano ragione d’essere nel caso di specie, in considerazione della chiarezza del secondo comma dell’art. 8, di cui viene di seguito ribadito il dettato».
Nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della Regione».
«Le deduzioni sin qui esposte – prosegue Vargiu nella lettera – appaiono dunque assolutamente esaustive a dimostrare l’infondatezza di tutti i motivi del ricorso proposto dal Governo – nonché la loro profonda ingiustizia – perché ciascuno di essi omette di seguire corretti criteri di interpretazione, sia delle norme costituzionali di cui si sostiene la violazione, sia delle stesse norme statutarie che sono state espressamente adottate per dare piena e coerente attuazione a quelle norme costituzionali.»
Insieme alle valutazioni di carattere squisitamente giuridico, scrive ancora il deputato dei Riformatori, «vanno sicuramente tenute nel debito conto anche quelle relative al legittimo diritto di indennizzo del popolo sardo che, qualora venisse ingiustamente negato, rischia di potenziare le spinte populiste, antinazionali che percorrono e scuotono il tessuto dolente della società sarda».
E’ per questi motivi che, rilegge ancora nella lettera, di fronte all’incomprensibile ricorso proposto dal Governo contro il comma 1 dell’articolo 1 della legge regionale 7/2014, l’intera società sarda ha richiesto a gran voce la difesa strenua dei propri diritti da parte delle istituzioni regionali, per ottenere giustizia davanti all’Alta Corte, nella difesa della norma approvata all’unanimità’ dal Consiglio Regionale e immotivatamente impugnata dal Governo.
«A fronte di tale situazione di potenziale, grave lesione dei diritti del popolo sardo, – dice Vargiu a Napolitano – forse per rispettare equilibri politici incomprensibili alla comunità sarda, il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, rendendone comunicazione di merito nel corso della seduta del Consiglio regionale del 23.04.2014, ha dolosamente deciso di non costituirsi in giudizio di fronte alla Corte Costituzionale, causando un danno incalcolabile agli interessi del popolo sardo. Purtroppo, come è noto, la procedura relativa ai procedimenti contestativi di impugnativa da parte del Governo di fronte alla Corte Costituzionale prevede che la potestà di costituzione per resistenza sia riservata esclusivamente al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna. Pertanto la grave azione omissiva del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna rischia di impedire, per motivi meramente formali, la possibilità della comunità sarda di difendere il profilo giuridico dei propri diritti davanti all’Alta Corte.»
Tale situazione, afferma Pino Caria per l’associazione degli enti locali, «è dolorosa e intollerabile per l’intera comunità regionale, che vedrebbe così conculcato il proprio diritto a difendere presso la suprema Corte di Giustizia italiana il contenuto di una norma che è stata condivisa e approvata dall’intero Consiglio regionale sardo».
E proprio, conclude la lettera,«per scongiurare tale evenienza, che rischierebbe di avere conseguenze significative nello stesso rapporto fiduciario tra la comunità regionale sarda e le istituzioni dello Stato, il sottoscritto Pierpaolo Vargiu, deputato alla Camera, eletto in Sardegna, chiede un incontro urgente con la S.V, per poter illustrare alla più alta carica dello Stato le motivazioni sostanziali che fondano il diritto dei sardi a difendere davanti all’Alta Corte i profili giuridici di legittimità della norma di legge adottata dal Consiglio regionale sardo con il comma 1 dell’articolo 1 della legge regionale 7/2014».
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