Con l’incendio di sabato 10 maggio, è andato distrutto uno straordinario patrimonio dell’archivio storico della vecchia centrale termoelettrica di Santa Caterina.
Con l’incendio di sabato scorso, scaturito presumibilmente da cause accidentali, è andato distrutto uno straordinario patrimonio dell’archivio storico della vecchia centrale termoelettrica di Santa Caterina. Montagne di documenti che si trovavano in stato di completo abbandono, come documentano due delle quattro fotografie pubblicate in questa pagina, scattate appena tre giorni prima, sono andate completamente distrutte, cancellando in breve tempo una storia lunga decenni.
La Centrale Termoelettrica di Santa Caterina, il primo importante “impianto a polverizzato Sulcis”, della potenza di 40.320 kw, fu inaugurata il 28 ottobre del 1939 da Alfredo de Marsanick, sottosegretario di Stato alle Comunicazioni. L’impianto fu realizzato in un territorio di 12 ettari nel comune di Palmas Suergiu, attuale San Giovanni Suergiu; un imponente fabbricato, costruito in cemento armato e pannelli in muratura, in riva al mare, da cui prelevava l’acqua necessaria al suo funzionamento.
La centrale cessò il servizio nel 1963, chiudendo definitivamente nel 1965, quando iniziò la produzione la supercentrale di Portovesme. La struttura e l’intera area, di proprietà dell’Enel, vennero acquisite in epoca recente dal comune di San Giovanni Suergiu che intendeva realizzarvi un moderno centro termale, con il coinvolgimento di imprenditori del settore, ma quel progetto non è mai decollato.
Poco più di due anni fa, l’Auser di San Giovanni Suergiu ha pubblicato il libro “Centrale Santa Caterina – Non solo macchine. Storie di uomini, donne e bambini”, curato da Ornella Cogotti, quale contribuito al recupero di pagine importanti, inedite, di storia vissuta da questi uomini e dalle loro famiglie che sarebbero andate altrimenti perdute e prezioso recupero di testimonianze di vita vissuta dai giovani di allora, testimoni e protagonisti del loro tempo, che con i loro racconti ci hanno restituito un’affascinante ricostruzione della vita quotidiana di Santa Caterina, tra gli anni quaranta e metà degli anni sessanta.
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