Confartigianato Sardegna: «In caso di errore sul calcolo della pensione, per il ricorso c’è tempo fino al 6 luglio 2014».
Il calcolo della #pensione è sbagliato? Per correggere gli errori c’è tempo solo fino al 6 luglio. Chi non ricorre entro quella data, infatti, rischia di non vedersi riconosciuta l’esatta somma. Gli ex lavoratori più a rischio sono quelli con periodi di mobilità negli ultimi anni: in Sardegna se ne contano a migliaia e oltre 4 milioni in tutta Italia.
«Ci sono tempi stretti per avviare azioni giudiziarie e intervenire sulle prestazioni previdenziali liquidate parzialmente o in modo erroneo – afferma l’ANAP Sardegna, l’associazione dei pensionati di #Confartigianato Sardegna – quindi se il pensionato ritiene errato il calcolo, ma fa richiesta di rettifica all’Inps dopo 3 anni dalla prima liquidazione, non ha più diritto ai soldi.»
Lo ha stabilito il legislatore che è intervenuto in maniera “pesante” sul regime della decadenza in materia di prestazioni previdenziali liquidate parzialmente, fissando in soli 3 anni il termine entro il quale è possibile attivare il sistema giudiziario, con evidenti ricadute negative sul diritto di una pensione esatta.
L’allarme è scattato pochi giorni fa in tutta Italia, e al centro del problema c’è il ricalcolo delle pensioni aggiornato alle stime Istat, che spesso viene effettuato in modo errato o non effettuato affatto. Con la conseguenza che l’assegno risulta più basso (o più alto) di quanto dovrebbe. Il limite massimo per la contestazione contestare ciò che si riceve è luglio 2014, ma in pochi sanno cosa devono fare.
Per pensione definitiva si intende proprio l’importo, calcolato dall’Inps, dell’assegno aggiornato secondo le più recenti stime Istat (su inflazione e costo della vita, ad esempio). Quella che il neo pensionato percepisce nei primi mesi di addio al lavoro, infatti, è una pensione temporanea, il cui valore viene calcolato secondo una stima di massima effettuata dall’Istituto. Essendo temporanea, questa pensione dovrebbe poi essere ricalcolata e adeguata a quella che è la realtà del momento, stabilendo l’importo che, per legge, spetta al pensionato. Come in tutte le cose che riguardano la burocrazia, però, anche questa fase non è esente da errori, così molti si ritrovano in accredito una cifra diversa da quella che dovrebbero percepire. In negativo ma anche in positivo.
Il fatto è che davvero pochi sono in grado di capire se c’è stato un errore, o perché non conoscono le regole che guidano il calcolo della pensione o perché non hanno il tempo (o la voglia) di ricostruire tutta la propria “carriera” previdenziale per scoprire se e dove si trova l’inghippo.
La legge italiana prevede che i controlli previdenziali vengano effettuati solo su esplicita richiesta del pensionato diretto interessato, il che significa che se non è lui ad accorgersi del problema nessuno lo farà mai al suo posto.
Quali sono gli elementi che possono portare a un errore nel calcolo? Secondo l’ANAP Pensionati Confartigianato Sardegna, ad essere a rischio sono soprattutto coloro che, nel corso della loro vita professionale, hanno avuto a che fare con periodi anomali. Il che può significare congedo parentale ma anche periodi di mobilità.
Qui si nasconde la maggior parte degli errori di calcolo, dovuta probabilmente a una discrepanza tra quanto detta la normativa e quanto viene applicato effettivamente dall’Inps.
Confartigianato Sardegna, attraverso la sua rete di patronati INAPA in tutta l’isola, è a disposizione dei pensionati, soprattutto quelli che hanno lavorato nel privato, per verificare la propria posizione, ottenere i necessari chiarimenti e presentare eventuali richieste di rettifica.
«L’unica strada possibile per la tutela di tutti glie x lavoratori – conclude l’ANAP Sardegna, l’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati di Confartigianato – è quella di una modifica normativa, calibrata per garantire il diritto costituzionale alla giusta pensione». Ma i tempi per questa soluzione sono lunghissimi.
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