L’economia del mare produce lavoro e ricchezza, soprattutto in Sardegna.
Lo dimostrano i 1.633 milioni di euro di valore aggiunto generati nel 2013 dalle 8.968 imprese sarde che hanno dato occupazione a oltre 38mila addetti, impegnati nell’alloggio e ristorazione, nella filiera ittica, nelle attività sportive e ricreative, della cantieristica, nella movimentazione di merci e passeggeri via mare, nella ricerca e tutela ambientale e nelle estrazioni marine.
Sono questi i dati sulla nostra isola, emersi dal Rapporto Unioncamere sull’Economia del mare, presentato pochi giorni fa.
«La maggior parte di queste realtà produttive sono micro-piccole aziende artigiane – sottolinea il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Luca Murgianu – che sono cresciute, nell’ultimo anno, di circa il 2%”. “Un risultato in assoluta controtendenza, se teniamo conto della crisi e delle problematiche legate ai trasporti, soprattutto per chi lavora con il turismo.»
Analizzando il valore aggiunto, a livello nazionale, l’Isola, occupa la 10a posizione; infatti primo è il Lazio, con 6,4miliardi di euro, seguito dalla Liguria con 4,7miliardi di euro.
«Sono regioni che, ovviamente, non hanno l’estensione costiera che abbiamo noi – riprende Murgianu – parametro utile per conoscere la potenzialità ma che poi deve trovare sfogo in un mercato ancora tutto da creare. Questo deve far riflettere su quanto ancora ci sia da lavorare e da investire in questo settore.»
«Abbiamo un patrimonio tutto da scoprire che, se sfruttato a dovere, genererebbe circa 2,8 miliardi di euro di ulteriore valore aggiunto – conclude il presidente di Confartigianato – ovvero un totale di quasi 4,5 miliardi di euro sulla nostra Sardegna, che andrebbe a incidere per il 14,9% sul totale dell’economia isolana.»
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