Ignazio Locci: «Scaduti i commissariamenti, da ieri i 5 Consorzi di bonifica della Sardegna sono di fatto senza amministrazione».
«Dopo la scadenza dei commissariamenti e delle relative proroghe, da ieri i 5 Consorzi di bonifica della Sardegna sono di fatto senza amministrazione.»
Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.
«È inaccettabile che l’assessorato regionale all’Agricoltura – aggiunge Locci – lasci gli enti di bonifica, già alle prese con una situazione economica disastrosa e con esposizioni bancarie da mettere i brividi, senza una guida. In assenza di una cabina di comando, i Consorzi non sono in grado di assolvere alla loro principale funzione, quella di garantire l’irrigazione ai campi agricoli.»
«Le difficoltà economiche in cui versano gli enti – sottolinea ancora Locci – si ripercuotono su due categorie: i dipendenti, in attesa del pagamento delle mensilità arretrate (per i lavoratori del Basso Sulcis gli stipendi non corrisposti sono cinque); e gli agricoltori, che potrebbero pagare un conto salatissimo: non ricevere l’acqua in maniera puntuale per l’irrigazione dei campi, mettendo a rischio le diverse colture.»
«È determinante – scrive Ignazio Locci – che l’assessore regionale all’Agricoltura non si limiti ai soli aspetti burocratici che riguardano i Consorzi, ma intervenga garantendo risorse straordinarie per assicurare la stagione irrigua e ridisegnando l’organizzazione degli stessi enti. Lo scopo è fornire tempi certi affinché gli agricoltori possano autodeterminarsi e individuare al loro interno i futuri rappresentanti dei Consorzi. È dunque arrivato il momento – conclude il consigliere regionale di Forza Italia – che la Giunta regionale metta mano alla riorganizzazione delle politiche dei Consorzi di bonifica, operando, se necessario, una ridefinizione degli ambiti territoriali, che siano corrispondenti alle esigenze degli agricoltori e non a quelle dei cacicchi della burocrazia regionale o di qualche notabile politico che ha semplicemente la necessità di conservare il proprio orto politico piuttosto che gli orti degli agricoltori.»
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