22 November, 2024
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Lunedì 9 giugno al Palazzo Regio di Cagliari si terrà un seminario su due assemblea costituente e nuovo statuto.

Palazzo Regio Cagliari 1

La Sardegna non può rimanere ai margini del programma di riforme istituzionali che sta animando la politica italiana. Per sollecitare un maggiore interesse e un impegno più concreto delle forze politiche isolane, la Fondazione Sardinia e l’associazione “Carta di Zuri” organizzano per il lunedì 9 giugno un seminario su due temi fondamentali: l’assemblea costituente e il nuovo statuto. Appuntamento a partire dalle 16.00 nella sala del Palazzo Regio, in piazza Palazzo, a Cagliari.

L’obiettivo è quello di risvegliare l’interesse del mondo politico e culturale verso un assetto istituzionale che difenda i diritti dei sardi e che valorizzi la partecipazione attiva e consapevole del nostro popolo, che invoca  un ruolo decisivo nel progettare ed attuare la propria storia.

Verranno assemblati e offerti ai partecipanti tutti i progetti di statuto presentati nell’ultimo trentennio per poter riflettere su un materiale interessante da cui può scaturire, alla luce delle esigenze attuali, un possibile modello statutario almeno nella formulazione delle sue linee principali. Verranno inoltre analizzati sette punti fondamentali, ciascuno esposto ed approfondito da un relatore e arricchito da proposte di vari interventi.

Da almeno tre decenni, ogni legislatura regionale ha introdotto i propri lavori proponendosi l’essenziale impegno di riscrittura dello statuto, ma ragioni di varia natura hanno finora impedito quell’indispensabile percorso.

Da tempo, però, la società sarda chiede alla classe dirigente di adeguare le proprie istituzioni alle sue nuove esigenze, seguendo l’evolversi della coscienza collettiva nella direzione dei diritti e delle responsabilità. La stesura del nuovo statuto di autonomia – che altri hanno denominato anche “Costituzione della Sardegna” e pure “Noa carta de Logu de sa Natzione Sarda” – rappresenta il punto più alto dell’elaborazione istituzionale di quelle esigenze, con la proclamazione dei diritti di autodeterminazione del popolo sardo, in vista delle responsabilità che è necessario assumere nella condizione del tempo presente.

Ma se in queste settimane il parlamento italiano avvia le sue riforme istituzionali, la Sardegna appare, invece, bloccata in una propria preoccupante afasia istituzionale e muta di osservazioni sulle altrui proposte.

Eppure questi decenni non sono passati invano. Molte persone – uomini politici e di cultura, partiti, associazioni, movimenti, comitati – si sono impegnati nel leggere la situazione ed individuarne le risposte, e i recenti referendum hanno approvato alcuni obiettivi e nuovi strumenti di partecipazione popolare in vista della riforma delle istituzioni sarde.

La Sardegna non può rimanere ai margini del programma di riforme istituzionali che sta animando la politica italiana: ciò significherebbe prendere atto e, dunque,accettare le definizioni conclusive delle decisioni romane, magari seguita dalla solita lamentela che rivendica qualche spicchio di specialità.

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