23 November, 2024
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Ieri l’incontro con il vice ministro dello Sviluppo economico, oggi una serie di incontri con i parlamentari sardi: la “missione” di 52 lavoratori #Alcoa nella Capitale si è conclusa così con la proroga dell’attività di manutenzione dello stabilimento di Portovesme che avrebbe dovuto concludersi il 30 giugno, e l’impegno del ministero del Lavoro ad erogare alle Regioni i fondi per il pagamento degli arretrati della cassa integrazione in deroga. I lavoratori rientreranno a casa con la speranza che il prossimo incontro in programma il 24 giugno possa realmente portare delle novità nella lunga e difficile trattativa per la cessione dello stabilimento di #Portovesme sono ancora in alto mare. Ieri il viceministro Claudio De Vincenti aveva confermato anche che sono all’esame gli interventi necessari per una soluzione strutturale dell’approvvigionamento energetico a condizioni concorrenziali – condizione necessaria e indispensabile per l’avvio di qualsiasi trattativa di cessione dello stabilimento.

«Alcuni importanti risultati sono stati ottenuti, ma non ci possiamo accontentare – ha dichiarato oggi Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia e presidente del Consiglio delle Autonomie locali -. Il nostro sostegno ai lavoratori dell’Alcoa proseguirà sino a quando non si avranno certezze sulla riapertura dello stabilimento e sulla garanzia della salvaguardia di ogni singolo posto di lavoro. Chiediamo al Governo, di cui comunque apprezziamo la disponibilità, e a tutti gli altri soggetti coinvolti, di porre fine all’interminabile vertenza sul futuro dello stabilimento industriale di Portovesme. Il nostro territorio non può più andare avanti convivendo quotidianamente con l’incertezza, con il dubbio e con la disperazione. È finito il tempo dei forse e dei però. La popolazione e noi con tutti i cittadini – ha concluso Giuseppe Casti – chiediamo certezze e stabilità e la possibilità di riacquistare la giusta e dovuta dignità che, negli ultimi anni, troppe volte è stata ingiustamente calpestata.»

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Il nuovo #allarme ambientale determinatosi a Portoscuso negli ultimi mesi per il superamento dei limiti di contaminazione per metalli pesanti nel latte ovicaprino e dei valori di attenzione e/o dei valori limite per #diossine e PCB diossinosimili nel latte ovicaprino, sarà affrontato domani mattina al ministero dell’Ambiente, nel corso di un vertice al quale parteciperà una delegazione del comune di Portoscuso guidata dal sindaco Giorgio Alimonda. La situazione venutasi a determinare, oltre ai problemi ambientali, ha creato enormi difficoltà alle aziende interessate che rivendicano giustamente attenzione, interventi immediati per compensare il danno subito e interventi strutturali per quello che continueranno a subire fino a quando non sarà stata superata l’emergenza e potranno riprendere serenamente la loro attività.

I controlli vanno avanti senza interruzione ed al fine di «assicurare una più puntuale e continua verifica dello stato dei luoghi e dell’impatto sulla catena alimentare, anche il relazione a possibili variazioni del quadro correlate a interventi puntuali di bonifica, a revisioni nelle modalità di conduzione delle tecniche agricole e di allevamento ovvero ai cicli stagionali e/o fisiologici nelle produzioni agroalimentari, il #Dipartimento di prevenzione, di concerto con il comune di Portoscuso e con #ARPAS – come scrivono il direttore del Dipartimento di prevenzione, Antonio Onnis, e il direttore generale della #Asl 7 di Carbonia, Maurizio Calamida, al presidente dell’associazione ecologista Gruppo di intervento giuridico, Stefano Deliperi, in risposta alla richiesta di informazioni ambientali e all’adozione di provvedimenti riguardo il monitoraggio prodotto a uso alimentare nel comune di Portoscuso (nota trasmessa per conoscenza al ministro per la Salute; al presidente della regione Sardegna; all’assessore regionale della Sanità; al direttore del Dipartimento del Sulcis dell’ARPAS; al sindaco di Portoscuso; al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Cagliari; e, infine, alla Commissione europea) – stanno procedendo all’analisi delle migliori ipotesi per la creazione di un sistema di monitoraggio permanente che consenta i più solleciti interventi a tutela della salute. Ciò nelle more di una più definitiva assunzione di decisioni rispetto alle scelte sull’uso del territorio, sulle quali i competenti organismi del governo regionale hanno assicurato il rispettivo interessamento».

L’assessorato regionale della Sanità ha autorizzato il pagamento dei fondi a favore dei comuni della #Sardegna e delle Asl. quale anticipazione per il 2014 per: 

– l’erogazione di sussidi per le persone affette da neoplasia maligna; 
– la concessione di sussidi ai talassemici, agli emofilici e ai linfopatici maligni; 
– il pagamento delle rette di ricovero per le persone con disturbo mentale; 
– il pagamento delle rette di ricovero per l’assistenza residenziale a persone disabili; 
– il rimborso delle spese per il trasporto di persone disabili. 

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Iglesias e Carbonia in festa per tre giorni per l’arrivo della #reliquia di San Giovanni Paolo II (un frammento della maglia personale intrisa di sangue dopo l’attentato subito il 13 maggio 1981), giunta in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente su iniziativa della Sezione Sarda dell’Unitalsi (#Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali). La reliquia è stata accolta a Iglesias martedì mattina, alle 9.00, con la celebrazione comunitaria dell’Ora Terza. Alle 12.00 e alle 15.00, altre due celebrazioni dell’Ora Sesta e dell’Ora Nona comunitaria. Alle 16.00 l’accoglienza degli ammalati e la recita del rosario; alle 17.00 la Messa solenne presieduta dal vescovo, Giovanni Paolo Zedda e alle 21.30, infine, la fiaccolata e la Via Lucis.

Mercoledì mattina, alle 9.00, la reliquia è giunta alla parrocchia della Beata Vergine Addolorata, nel quartiere di Rosmarino, a Carbonia, accolta da diverse centinaia di fedeli e dai volontari dell’Unitalsi. Alle 9,30 è stata celebrata una Messa, alle 12.00 si è svolta la recita dell’Angelus, alle 16,30 la Messa per gli anziani e gli ammalati, alle 19.00 un’altra Messa, alla quale, dalle 22.00, è seguita una veglia di preghiera comunitaria sul messaggio di San Giovanni Paolo II.

Oggi la reliquia è stata trasferita nella chiesa dell’ospedale Sirai, per alcune cerimonie rivolte ai malati ricoverati.

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Un’interpellanza sulla possibile chiusura del Cto di Iglesias nei mesi estivi è stata presentata oggi dai consiglieri del Centro Democratico, Roberto Desini e Anna Maria Busia. Nel testo i due esponenti della maggioranza hanno chiesto all’assessore della Sanità di riferire se è «a conoscenza della situazione e quale possa essere l’interesse che  spinge a considerare più opportuna la chiusura di un presidio ospedaliero sebbene per i mesi estivi piuttosto che agire nell’interesse dei cittadini”. Desini e Busia hanno chiesto inoltre all’assessore “in relazione ad una razionalizzazione dello stesso sistema sanitario si trovino soluzioni alternative alla chiusura di un ospedale strategico per l’intero territorio».

La preoccupazione dei due interpellanti è nata dalle recenti dichiarazioni apparse sulla stampa in cui «il manager della Asl di Iglesias Maurizio Calamida annuncia che nel giro di un anno e mezzo l’ospedale Santa Barbara di Iglesias sarà chiuso e il CTO sarà l’unico presidio ospedaliero cittadino». I consiglieri hanno ricordato nel testo che «l’anno scorso, nonostante le rassicurazioni da parte del manager Calamida, il CTO è rimasto chiuso per due mesi nel periodo estivo e che da notizie trapelate e peraltro non smentite dai vertici dell’ospedale è intenzione anche quest’anno di chiudere temporaneamente il CTO per il periodo estivo».

Secondo i consiglieri Desini e Busia «il piano di razionalizzazione del sistema ospedaliero non deve gravare sui cittadini e la chiusura temporanea di un ospedale di eccellenza crea problemi all’intera comunità influenzando peraltro negativamente l’operatività delle altre strutture sanitarie limitrofe, in particolare in un periodo critico in cui già la insufficienza di anestesisti rende il funzionamento dell’ospedale più complesso». 

 

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Stamane, in Consiglio regionale, si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente della Regione #sulle servitù militari, dopo la recente audizione in Parlamento.

In apertura del suo intervento, Pigliaru ha ribadito il rispetto della Giunta per le Forze Armate e l’importanza delle servitù militari per la sicurezza nazionale. «Ciò che però la Sardegna non può non ricordare è la sproporzione del contributo pagato dall’Isola all’esigenza di difesa. La Sardegna – ha ricordato il presidente – cede 30mila ettari del suo territorio al demanio militare, i  poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa. Serve un riequilibrio interregionale».

Il governatore ha invocato più “trasparenza e conoscenza nei poligoni sardi”. Per il presidente della Regione è urgente avviare attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree soggette a servitù militari. Da definire anche l’istituzione di osservatori permanenti l’ambiente e la salute dei cittadini. «Si tratta di una richiesta non negoziabile, è un’esigenza non solo per i cittadini ma anche per le imprese. Senza certezze non c’è futuro per il turismo e per l’agroalimentare».

Secondo Francesco Pigliaru, è arrivato il momento di rivedere tutta la questione. «Per lo Stato – ha detto – avere una servitù di seimila o tredicimila ettari non fa differenza. Il risultato è che quando si parla di spending review si prende in considerazione la riduzione di aerei, carri armati etc. C’è solo una voce di costo che non si riduce: la dimensione delle servitù militari: Il numero di ettari soggetto a servitù rimane costane. La Regione – ha annunciato Pigliaru – proporrà uno studio internazionale sulle servitù militari basato su standard riconosciuti a livello globale».

Il governatore ha ricordato in Aula le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e la disponibilità dello Stato «a restituire alla Sardegna le aree militari considerate non strategiche per le Forze Armate». La Regione lavorerà per recuperare i territori e metterli a disposizione dei sardi. Francesco Pigliaru, al termine del suo intervento, ha informato il Consiglio della richiesta avanzata al Ministero: sospensione di tutte le attività militari nel periodo 1 giugno-30 settembre. «Su questo punto il Governo ha mostrato disponibilità – ha detto il presidente – per noi si tratta di un passo importante che produrrebbe immediati benefici per il settore turistico». 

Il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente del Consiglio, una sospensione di 10 minuti per coordinare gli interventi dell’opposizione. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver comunicato che il tempo a disposizione di ciascun consigliere nello spazio riservato al dibattito, è di cinque minuti per intervento, ha concesso la parola al primo degli iscritti a parlare, Stefano Tunis.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha espresso apprezzamento per la discussione in Aula di un tema strategico e importante ma che – a giudizio dell’esponente della minoranza – merita approfondimenti «soprattutto da parte della giunta». L’onorevole Tunis ha definito, infatti, «imprecisi e incompleti» i dati illustrati dal presidente della Regione nel corso delle dichiarazioni rese all’assemblea. Per Stefano Tunis, il presidente Pigliaru non ha tenuto nella dovuta considerazione che i poligoni per i quali si ipotizza la restituzione sono di proprietà del demanio e, dunque, ha aggiunto Tunis, il presidente della Regione, sulle servitù militari, si confronta con i proprietari legittimi di quelle aree.

L’ulteriore sottolineatura critica ha riguardato il fatto che il presidente della giunta non abbia tenuto nella dovuta considerazione l’importanza che riveste il poligono di Capo Teulada per l’addestramento della Brigata Sassari. Il consigliere Tunis ha sottolineato l’importanza di Teulada e Quirra per la Difesa nazionale ed ha auspicato maggiore approfondimenti da parte della Giunta sul tema. In particolare, il consigliere di Fi, ha chiesto una valutazione delle conseguenza economiche che ne deriverebbero nei territori qualora ci fossero le dismissioni delle aree utilizzate per le esercitazioni. «Ha calcolato – ha domandato Tunis al presidente della giunta – quali ricadute ci sarebbero per le popolazioni del Sulcis, visto che la Difesa ha in corso investimenti per cinquanta milioni di euro proprio a capo Teulada?». L’esponente della minoranza ha concluso manifestando perplessità sulla possibilità di un ordine del giorno unitario in Consiglio regionale sull’argomento.

Il consigliere del Partito Democratico, Roberto Deriu, ha espresso favore per il metodo con cui il presidente Pigliaru ha deciso di affrontare un tema definito «davvero serio». A giudizio del consigliere Deriu il metodo individuato dal presidente della giunta è fondamentale per condurre con successo un negoziato e ha definito dunque «corretta» l’impostazione della giunta. «E’ corretto – ha affermato Deriu – individuare i contorni del problema e correttamente intavolare una trattativa che conduca al giusto riconoscimento dei nostri interessi». «La Sardegna – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha bisogno di affrontare i grandi temi irrisolti con la Repubblica e di condurli in porto con successo». Il consigliere Deriu ha concluso esprimendo favore per l’azione del presidente Pigliaru e consenso per il metodo utilizzato nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari e ha affermato che «le soluzioni dovranno soddisfare l’una e l’altra parte».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato in apertura del suo intervento che «sulle servitù militari non serve il ping-pong tra maggioranza e opposizione» e non è utile «ricercare responsabilità del passato». «Il tema – ha aggiunto il consigliere della minoranza – è vecchio di sessanta anni ed è evidente a tutti la sproporzione nel contributo che la Sardegna dà alla Difesa con le servitù militari». Il consigliere Carta ha dichiarato di condividere le affermazioni del presidente Pigliaru in riferimento al “riequilibrio” e ai riconoscimenti in termini economici per la Regione.

Il consigliere del Psd’Az ha proseguito ricordando ciò che di poco positivo – a suo giudizio – è accaduto nei territori dove le servitù e i poligoni sono stati dismessi. Carta ha tuttavia ribadito la sua contrarietà al gravame militare e alle esercitazioni ma ha auspicato «un approccio pacato» e una serie di passaggi graduali. L’esponente dell’opposizione ha auspicato una positiva evoluzione del confronto Stato-Regione nella prossima riunione della conferenza nazionale sulle servitù e ha concluso il suo intervento con la seguente dichiarazione: «Sono contro le servitù militari ma dobbiamo sapere cosa accade senza le servitù militari».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gavino Sale (Misto – Irs): «Questo tema merita una forza imponente, anche perché come indipendentista non posso accettare che anche un solo metro quadro della Sardegna sia servitù di altri Stati». Sale ha ricordato ai colleghi che si tratta di un problema annoso che ha origini lontane, però «in questo cambio di tattica del presidente Pigliaru si intravede una metodologia nuova, visto che la vecchia non ha dato alcun risultato». Il consigliere di maggioranza ha proposto al Consiglio regionale e al presidente Pigliaru di avviare, attraverso l’Arpas, indagini serie e non pilotate. «Dobbiamo chiedere alle agenzie internazionali – ha concluso Sale – la valutazione vera di quanto è stato il mancato sviluppo».

Critico nei confronti della maggioranza il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci: «Oltre alle buone parole viene fuori solamente l’antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra». Un attacco chiaro, secondo Locci, a Capo Teulada e alle forze armate. Il consigliere di opposizione ha ricordato che lo Stato ha pagato quel territorio e compensa con indennizzi alla popolazione i disagi causati dalla presenza delle servitù militari: «Non dimentichiamo che non si tratta di una chiusura totale ma esistono una serie di protocolli d’intesa tra il ministero e le comunità locali». Tra questi gli indennizzi per 440 armatori della pesca e agli allevatori, oltre a consentire l’utilizzo delle spiagge dal 20 di luglio a 30 settembre. «Non possiamo consentire – ha concluso Locci – un attacco diretto alle nostre forze armate», avvisando che con il taglio della spesa del ministero della Difesa potrebbero rischiare di dover lasciare la Sardegna circa 700 militari. Per Locci si andrà verso le esercitazioni della guerra elettronica e, presto,  non ci saranno più lanci di missili.

Piero Comandini (Pd) si è opposto alla visione di un centrosinistra contro i militari: «Conosco il valore della brigata Sassari e il valore di tutti i nostri militari, ma non stiamo parlando di questo, piuttosto del diritto dei sardi». Per Comandini il dato certo è che la Sardegna è  gravata eccessivamente dalle servitù, il 65 per cento di quelle presenti nel territorio nazionale, ed è giusto che vengano suddivise equamente con le altre regioni «si parla, infatti, di esercito italiano ed europeo, non sardo». «Sono d’accordo – ha affermato – con cambio di passo del presidente Pigliaru sull’argomento. Ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione in Senato nella scorsa legislatura, un voto trasversale che aveva segnato la via: chiudiamo Capo Teulada e Capo Frasca e lasciamo Quirra, puntando sulla ricerca».

Emilio Usula capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha sottolineato l’esigenza di portare avanti una trattativa con lo Stato “a schiena dritta”, senza distinguo e cedimenti. «Un’esigenza ancora più stringente – ha aggiunto Usula – alla luce di quanto sta avvenendo a livello nazionale. «La Sardegna è sotto attacco su diversi fronti – ha detto il consigliere sovranista – spetta a noi respingerli, a partire dal tentativo di svilire la specialità sarda attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione». Usula ha poi parlato della possibilità che l’Isola venga inserita nell’elenco delle regioni idonee ad ospitare depositi per le scorie nucleari, un’ipotesi da respingere “senza se e senza ma”. Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha poi espresso apprezzamento  per l’azione portata avanti dalla Giunta sul tema delle servitù militari. «Adesso – ha detto Usula – è arrivato il momento di porre rimedio alla sproporzione tra sacrifici e benefici. Il compito è gravoso, la crisi economica ci rende ricattabili, per questo serve ancora più fermezza nel difendere le nostre posizioni e proteggere ogni millimetro della nostra sovranità». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «i poligoni militari non devono costituire un problema ma una risorsa». L’esponente della minoranza ha evidenziato «il peso determinante delle basi militari per l’economia sarda, fatte salve le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente». Rubiu ha poi lamentato la mancanza di dati e documenti su cui ragionare («avremmo gradito ricevere informazioni dettagliate dalla Giunta») e si è detto contrario ad una «riduzione drastica della presenza militare, pensando ai danni provocati a La Maddalena dalla chiusura della base americana»«L’Udc – ha aggiunto il capogruppo – è invece favorevole all’apertura di un tavolo sulle servitù militari con le amministrazioni locali e le associazioni». Da Rubiu, infine, un suggerimento alla Giunta: «Pigliaru chieda al Ministero della Difesa che le basi vengano allontanate almeno a due km dal mare per rendere gli spazi liberi durante il periodo estivo». Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato, in apertura del suo intervento, la vocazione antimilitarista del suo partito e il rispetto assoluto per le disposizioni dell’articolo 11 della Costituzione. Cocco ha poi apprezzato la posizione assunta dalla Giunta nel confronto con lo Stato sulle servitù militari. «Cediamo una parte importante del nostro territorio e pretendiamo un riequilibrio – ha detto l’esponente di Sel – ma le compensazioni per la ricerca, invocate dal presidente, devono essere indirizzate in ambito civile e non militare. Ben vengano gli studi internazionali sugli effetti provocati in Sardegna dalle Forze Armate – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ci sono dati certi su quanto accaduto in passato. Le compensazioni sono elemosine rispetto al costo pagato dall’Isola». Cocco ha poi chiesto di rivedere la composizione del tavolo tecnico nel quale si affronta la questione delle servitù allargandolo ai parlamentari sardi. Il capogruppo di Sel ha infine espresso contrarietà all’ipotesi di un ordine del giorno unitario, «meglio – ha detto – trovare uno strumento forte che consenta al presidente Pigliaru di rappresentare la Sardegna intera  nel confronto con lo Stato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato «con franchezza» che il presidente «ha fatto bene a riferire al Consiglio, ma sarebbe stato meglio considerare questo dibattito un momento preparatorio per definire bene le fasi successive». «Nessuno è guerrafondaio – ha detto Dedoni – però il mondo non è governato solo dai pacifisti, ci sono aree di forti crisi che richiedono la presenza della forza armata ed è vero che non tutto deve continuare ad essere in Sardegna, senza un minimo di ristoro». Renato Soru sembrava dovesse cacciare gli americani risolvendo ogni problema, ha ricordato il capogruppo dei Riformatori, «e spero che l’onestà intellettuale del presidente Pigliaru non ci faccia ricadere in situazioni analoghe». Sull’ipotesi di arrivare ad un ordine del giorno unitario, Dedoni ha manifestato scetticismo: «Vuol dire che ci sono differenze profonde all’interno del centro sinistra, non vorrei che si fosse già deciso a quali esperti e a quali società internazionali affidare lo studio di cui si è parlato». E’ molto più utile, per Dedoni, «sapere cosa hanno fatto i rappresentanti della Sardegna nel Comitato paritetico sulle servitù e soprattutto sapere qual è la posizione del governo». Cerchiamo di orientarci sulle cose concrete, ha esortato l’esponente dei Riformatori, «fermiamoci un attimo per definire dettagliatamente la proposta della Regione, altrimenti stiamo illudendo il popolo sardo». Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del presidente Pigliaru, «che ha messo in campo una strategia efficace soprattutto perché molto propositiva: è vero che non esistono governi amici o nemici ma governi che rispettano le regole ed è anche vero che i dati fornitici dal presidente parlano chiaro e sono inequivocabili». E’ possibile, ha proseguito Desini, «che lo Stato paghi gli indennizzi dilazionati in 5 anni e che negli ultimi vent’anni siano addirittura diminuiti?» Il problema va affrontato a 360 gradi, ad avviso di Desini, «cominciando dalla conoscenza e dalla trasparenza, non serve quindi un ordine del giorno ma serve proseguire nella linea tracciata dal presidente». Il capogruppo del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, ha ricordato che, sul problema delle servitù militari, i sardisti hanno molto da dire per la loro storia. Ci vogliono cedibilità e competenza, ha osservato Solinas, «ma senza una adeguata istruttoria non si può arrivare ad un documento del Consiglio, unitario o meno». Solinas ha poi invitato il Consiglio a guardare le cose al di là della superficie, inquadrando il complesso problema delle servitù nel più ampio contesto del negoziato fra Regione e Stato. «Sul patto di stabilità il governo non ci ha ancora detto nulla», ha lamentato il consigliere sardista, «mentre ci sono anche le servitù industriali come quella di Porto Torres dove lo Stato è andato via lasciando le macerie della sua presenza; insomma si stanno giocando sulla Sardegna una serie di partite che devono la nostra Regione in una funzione sacerdotale, di chi prende atto di decisioni prese a Roma mentre occorre una lettura unitaria dei principali fatti che stanno accadendo ed una sintesi virtuosa è possibile anche se servono uno o due giorni in più»«Ci interessa molto –  ha continuato Solinas – il tema delle compensazioni posto dal presidente e vorremmo capire perché lo stato che ha firmato i contratti per l’acquisto dei bombardieri F35 i quali sicuramente si eserciteranno in Italia e soprattutto in Sardegna, prevedendo un grande polo produttivo a Novara: nei tavoli con lo Stato si deve parlare anche di queste cose, quantificare il passato e progettare alternative».

Il capoguppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come ormai da anni, il tema delle servitù militari sia al centro del dibattito politico in Sardegna ma come non siano stati registrati risultati adeguati. Cocco ha fatto riferimento ai «termini rivendicativi» utilizzati nel passato, per segnare la differenza con il metodo inaugurato dal presidente Pigliaru. «Un metodo condivisibile», così lo ha definito il capogruppo della maggioranza che ha proseguito con l’elencazione dei dati forniti dal capo dell’esecutivo regionale nel corso delle sue dichiarazioni in Aula. «Serve un riequilibrio e servono compensazioni – ha affermato Pietro Cocco, in linea con la proposta di lavoro indicata dal presidente Pigliaru. Il capogruppo dei democratici ha quindi schematizzato le posizioni emerse nel corso del dibattito: «Il centrosinistra – ha detto il consigliere Pd – vuole un riequilibrio della presenza delle servitù e vuole dare forza alle posizioni del presidente della Regione con un pronunciamento del Consiglio. Il centrodestra, invece, ha difeso i poligoni ad incominciare da quelli del Sulcis e di Teulada in particolare. Il Psd’Az – ha detto Cocco – per bocca del suo capogruppo si è espresso contro le servitù ma ha anche dichiarato che non si può procedere con uno smantellamento immediato. Il capogruppo Cocco ha affermato il suo favore per l’apertura di un percorso praticabile per riconoscere i diritti dei sardi e ha ricordato la necessità degli interventi di bonifica e la sproporzionata estensione dei poligoni di Teulada e Quirra. Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento preannunciando la presentazione di un ordine del giorno da sottoporre all’approvazione del Consiglio «per dare forza al presidente Pigliaru nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari in Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto «sorpreso» dalla conclusioni formulate dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco e ha dichiarato di non condividere lo schema delle posizioni emerse nel corso dal dibattito, così come sono state formulate il capogruppo dei democratici. «Il presidente della giunta – ha spiegato Pietro Pittalis – ha fatto intendere con chiarezza che vuole sedersi al tavolo della trattativa con il governo, con il sostegno dell’intera assemblea legislativa sarda ma ci dispiace prendere atto che la maggioranza che lo sostiene procede in senso opposto». Il capogruppo Fi ha dunque invitato ad una maggiore serenità nell’affrontare la delicata questione delle servitù militari e ha affermato che non è in discussione il ruolo e la funzione delle forze armate ma serve discutere senza tabù di un riequilibrio delle presenze dei militari in Sardegna. «Fermiamoci un attimo per riflettere e mettiamo da parte la fretta», ha concluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accordato la sospensione dei lavori dell’Aula.

Al rientro in Aula, il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha chiesto di sospendere la discussione sulle servitù militari perché è in corso la predisposizione di un ordine del giorno da proporre nella prossima seduta del Consiglio. Cocco ha proposto, nel frattempo, di proseguire con l’esame della mozione 26 (Cappellacci e più ) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”. Il presidente ha sottoposto la richiesta del capogruppo del Pd all’Aula che si è detta d’accordo. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capo dell’esecutivo regionale. Pigliaru ha rilevato che la discussione è stata chiara con posizioni nette e differenziate, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ci sono dei dati di fatto, secondo il presidente Pigliaru, su cui è possibile trovare una convergenza. Il primo è sulla sproporzione della quantità di servitù militari tra la Sardegna e le altre regioni italiane, il secondo è sugli aspetti di conoscenza e trasparenza «ora inaccettabili». E’ necessario, ha continuato, avere più elementi di valutazione sulla situazione sanitaria ed economica dei territori e di come devono essere eseguite le bonifiche. Il terzo punto è sulla necessità di avere stime più precise che riguardano i costi nascosti delle servitù militari, ossia sugli sviluppi alternativi che ci sarebbero potuti essere in quei territori se non ci fossero state le servitù militari. Il presidente Pigliaru ha auspicato che l’Aula arrivi a votare un ordine del giorno unitario, in vista della riunione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, in programma a Roma il prossimo 18 giugno. L’intesa proposta dal governo, finora, ha concluso Pigliaru, non è accettabile e non è firmabile, ma la conferenza del 18 sarà un passaggio importante per mettere sul tavolo i punti su cui basare il percorso futuro.

Mario Medas

Quarto appuntamento con #Teatro Popolare 2014, la rassegna di teatro in lingua sarda organizzata dall’associazione Figli d’Arte Medas e dedicata quest’anno alla lingua madre. Per giovedì 12 giugno, il cartellone della manifestazione prevede una giornata celebrativa dedicata a Rachele Piras, capostipite della famiglia d’arte più conosciuta in Sardegna, i Medas. L’evento è realizzato con il contributo della L.R. 14/2006 per le manifestazioni celebrative di figure di protagonisti della storia e della cultura della Sardegna.

Due gli eventi in programma al Teatro Fratelli Medas di Guasila: alle ore 19.00 la tavola rotonda dal titolo Rachele Piras – Una Donna e una Madre d’Arte con gli interventi di Guido Cadoni, esperto di lingua sarda, Giulio Angioni, scrittore e antropologo, Vito Biolchini, giornalista e blogger, e Gianluca Medas, direttore artistico della compagnia Figli d’Arte Medas.

Alle ore 21.00 la rappresentazione Tzia Arrachella di Gianluca Medas, narrazione con musiche e canti interpretata da Noemi Medas con l’accompagnamento musicale della chitarra classica di Andrea Congia e gli strumenti tradizionali sardi di Mauro Spiga. Il biglietto d’ingresso è di 1 euro.

Le vicende dell’attrice, pioniera e musa degli albori del Teatro in Sardegna si combinano e si intersecano ai canti della tradizione, alle filastrocche, ai mutetus delle campagne e delle chiese che mostrano la donna e la madre. La vita avventurosa e piena di Rachele Piras si dispiega, tra parola e musica, nell’intimo narrare della nipote Noemi Medas, accompagnata dalle avvolgenti note del chitarrista e compositore Andrea Congia e dalle dolci melodie del suonatore di sulitus Mauro Spiga.

Noemi Medas 2014-06-01 Guasila Teatro Popolare Locandina

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Dal 14 al 18 luglio, presso il Centro Ricerche Sotacarbo di Carbonia, si terrà la seconda edizione della #Sulcis Summer School sulle CCS. Il successo riscosso dall’edizione inaugurale e la partecipazione dell’#International Energy Agency (IEA) Clean Coal Centre contribuiscono ad accrescere visibilità e profilo internazionale di un’iniziativa che suscita sempre più interesse anche all’estero. Verranno ammessi alla frequenza, tra chi farà richiesta attraverso il modulo presente sul sito della Scuola (alla pagina http://www.sulcisccssummerschool.it/it/iscrizione), i primi 40 candidati in possesso dei titoli richiesti.

L’interessamento verso la Sulcis Summer School è connesso alla crescente attenzione nel mondo per le tecnologie di separazione e confinamento dell’anidride carbonica (le cosiddette CCS – “Carbon Capture and Storage”). Tecnologie in grado di essere applicate a impianti di produzione elettrica da più fonti energetiche e di contribuire così a ridurre le emissioni di CO2. Capacità che assicurano loro un ruolo strategico fondamentale in tutti gli scenari futuri di politica energetica, condizionati sempre più dal fenomeno del riscaldamento globale del pianeta.

Nella Scuola particolare risalto sarà dato alle tecniche di confinamento geologico della CO2, per le quali il Sulcis rappresenta il laboratorio ideale di sperimentazione: uno dei pochi al mondo potenzialmente capace di accogliere, con rischi ambientali pressoché nulli, grosse quantità di anidride carbonica, grazie alla presenza sia di strati profondi di carbone (non coltivabili ai fini estrattivi e adatti allo stoccaggio permanente di grosse quantità di CO2 per via delle particolari caratteristiche geologiche), sia di un acquifero sottostante il bacino carbonifero.

Questi e altri temi connessi verranno approfonditi nella Scuola organizzata da Sotacarbo, Enea e Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e materiali dell’Università di Cagliari, grazie all’apporto di alcuni docenti stranieri e di altri provenienti dalle principali università e enti di ricerca italiani: #Università di Cagliari, #Politecnico di Milano, #Università di Roma La Sapienza, #Istituto di Oceanografia e Geofisica Sperimentale ed #Enea.

La #Sulcis Summer School sulle CCS fornirà anche quest’anno l’occasione per promuovere a livello nazionale e internazionale la Sardegna e #Sotacarbo come polo di eccellenza per l’energia pulita e per lo sviluppo di tecnologie innovative per l’impiego sostenibile del carbone.

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Giuseppe Casti 10 copiaAttendati Alcoa 3 copia

«Alcuni importanti risultati sono stati ottenuti, ma non ci possiamo accontentare. Il nostro sostegno ai lavoratori dell’Alcoa proseguirà sino a quando non si avranno certezze sulla riapertura dello stabilimento e sulla garanzia della salvaguardia di ogni singolo posto di lavoro.»

Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia e presidente della #Consulta delle Autonomie locali, commenta così l’esito della giornata romana di ieri, nell’ambito della vertenza #Alcoa.

«Durante la giornata di mercoledì 11 giugno 2014 – aggiunge Casti -, mi sono recato, insieme ad altri sindaci del territorio, a Roma per sostenere gli oltre 50 dipendenti dell’Alcoa che hanno organizzato un presidio davanti alla sede del ministero per lo Sviluppo economico, per chiedere certezze sul loro futuro e sul futuro di un intero territorio. Nella tarda mattinata sì è svolto un incontro con il vice ministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, a cui hanno partecipato i rappresentanti sindacali, i sindaci e alcuni parlamentari. Al termine dell’incontro è stato garantito che l’attività di manutenzione dello stabilimento Alcoa di Portovesme non sarà interrotta il 30 giugno, come previsto da un precedente accordo. L’azienda ha dato la sua disponibilità a proseguire le attività di manutenzione. L’incontro di mercoledì è stato propedeutico alla prossima riunione, prevista per il 24 giugno, da cui dovranno emergere certezze per il futuro della fabbrica e dei suoi dipendenti. All’incontro sarà presente anche un rappresentante della presidenza del Consiglio e del #ministero del Lavoro.»

 «Chiediamo al Governo, di cui comunque apprezziamo la disponibilità, e a tutti gli altri soggetti coinvolti, di porre fine all’interminabile vertenza sul futuro dello stabilimento industriale di Portovesme. Il nostro territorio non può più andare avanti convivendo quotidianamente con l’incertezza, con il dubbio e con la disperazione. È finito il tempo dei forse e dei però. La popolazione e noi con tutti i cittadini – conclude Giuseppe Casti – chiediamo certezze e stabilità e la possibilità di riacquistare la giusta e dovuta dignità che, negli ultimi anni, troppe volte è stata ingiustamente calpestata.»

Patto d'Iglesias - Fetopatia Alcolica Pieghevole Provincia Amici 2

«Con l’approvazione in Consiglio regionale della legge sulla “Prevenzione della fetopatia alcolica”, la nostra regione si propone al mondo con il primo dispositivo che trasforma la Donna Alcolista, storicamente colpevole, in sofferente bisognosa di diagnosi e terapia e la mamma alcolista in primario obiettivo delle premure: sociali e mediche.» Lo scrive, in una nota, l’associazione #Amici della Vita Sulcis.

«La legge votata all’unanimità dei Consiglieri presenti (50) – si legge ancora nella nota – è frutto di lunghissimo ed appassionante lavoro che ha visto protagonisti il Volontariato, l’Ordine dei Medici, la Provincia Carbonia Iglesias fino all’ultimo giorno del suo mandato, i sindacati, le parrocchie, la Coop. sociale San Lorenzo ed Amministrazioni comunali del Sulcis, le Acli, la Curia, la stampa. I consiglieri regionali del Sulcis di questa legislatura (Gigi Rubiu, Luca Pizzuto, Pietro Cocco, Ignazio Locci) e della precedente (Paolo Dessì e Giorgio Locci) affiancati dagli “stranieri” Raimondo Perra e Lorenzo Cozzolino hanno avuto il merito di “contagiare” i partiti di appartenenza e motivarli a sostenere in tempi rapidissimi, “olimpionici”, una legge (premura e sensibilità ) per la vita debole che tutti desideriamo salvaguardare. Il risultato finale dimostra che quando una comunità, rimosse le casacche di appartenenza, si riunisce intorno alla solidarietà è capace di risultati straordinari e trasforma la quotidianità spesso rissosa, invidiosa, dozzinale e pettegola in leggenda.»

«Siamo orgogliosi – conclude l’associazione Amici della Vita Sulcis – di aver lavorato al vostro fianco in questa emozionante avventura. Nuovi orizzonti aspettano altrettanto impegno.»