#Riformatori sardi: «Matteo Renzi non deve mollare sulla questione #San Raffaele di Olbia».
I #Riformatori sardi hanno preso posizione sulla vicenda legata al progetto del #San Raffaele di Olbia. «Matteo Renzi non deve mollare sulla questione San Raffaele di Olbia – hanno detto questa mattina il presidente della commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu, il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il presidente del Centro Studi dei Riformatori sardi, Franco Meloni e il gruppo dei Riformatori in Consiglio regionale -. In caso contrario in Sardegna non se ne farà nulla perché i conservatori vogliono resistere all’innovazione e al cambiamento bloccando tutto.»
Pierpaolo Vargiu ha anche annunciato di aver già convocato il governo in audizione perché la partita del San Raffaele non è solo un caso sardo ma ormai è diventato di importanza nazionale.
«Riteniamo – ha detto Vargiu – che il presidente del Consiglio debba prendere in mano la questione con forza e vigore per superare le resistenze conservatrici. Sappiamo che lo sta facendo in queste ore, deve perseverare e non fermarsi». In una lettera inviata a Matteo Renzi, il presidente della commissione Sanità spiega che l’intervento di Renzi è necessario in quanto «il progetto San Raffaele nasce sotto l’autorevole garanzia della Presidenza del Consiglio e sua personale e servirà per chiarire ogni dubbio insorto alla firma del protocollo e per aiutare la Regione Sardegna a portare il suo lavoro a buon esito, evitando che possa sfumare un’opportunità che apparirebbe oggi irripetibile, sia per le sue ricadute economiche immediate, che per le potenzialità future».
«Matteo Renzi ci ha messo la faccia – concludono i Riformatori sardi – e ora gli chiediamo di mettercela sino alla scadenza del 24 giugno: non possiamo permettere che la Sardegna perda questa grande occasione. Per la nostra Isola si tratta di un’occasione di crescita importante sia sul fronte della ricerca sia sul fronte economico. Non possiamo chiuderci a riccio col rischio che ricerca e finanziamenti finiscano da altre parti d’Europa.»
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