19 July, 2024
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Le zone franche copertina

Verrà presentato venerdì 11 luglio, a partire dalle ore 17.30, nella sala conferenze della #Grande Miniera di Serbariu, il libro “Le Zone Franche“, di Aldo Berlinguer e Tore Cherchi, G. Giappichelli editore.

Nel pieno della crisi, lobiettivo della #Zona franca è ritornato di grande attualità. Prevale una visione conflittuale e rivendicativa: da un lato la Zona franca è presentata come la soluzione dei problemi dello sviluppo, dallaltro è liquidata come un vecchio e superato arnese. Si è tentato di chiarire se ci sia evidenza dellattualità e utilità di una Zona franca estesa allintera isola o limitata a porzioni del suo territorio. Le risposte  non possono prescindere dallavvertenza preliminare che le Zone franche sono uno strumento molto sofisticato, fatto non soltanto di fisco favorevole, ma anche e sempre più di servizi, burocrazia ed infrastrutture ottimali, contesti lavorativi favorevoli, progetti definiti, forte motivazione politica e managers allaltezza del compito.

Il dibattito, coordinato dal giornalista Sandro Mantega, verrà aperto da Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia.

Sono previsti gli interventi degli autori e dei deputati Emanuele Cani e Francesco Sanna; dei consiglieri regionali Luca Pizzuto, Ignazio Locci e Pietro Cocco; del sindaco di Portoscuso Giorgio Alimonda; di Mariano Lo Piccolo del Comitato Zona franca.

Luigi Lotto

La #commissione Attività produttive, presieduta da Luigi Lotto (Pd), questo pomeriggio ha in programma l’audizione delle associazioni di categoria sul Testo unificato della proposta di legge di iniziativa popolare n. 3 – PL 13 – PL 14 – PL 16 – PL 22 – PL 49. I testi in esame riguardano le norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale, in particolare agrobiodiversità, marchio collettivo e distretti.

I lavori proseguiranno con l’esame del #Testo unico del settore agroalimentare. A seguire la Commissione si occuperà del parere n. 7  sulla legge regionale 6/2008, art. 18, comma 4 – Proposta di aggiornamento comprensorio Consorzio di Bonifica della Sardegna centrale e della proposta di legge 67 sull’abrogazione di leggi regionali in materia di agricoltura. I lavori della Commissione proseguiranno domani, 9 luglio, alle 10.00, compatibilmente con i lavori del Consiglio regionale.

Mario Floris 4 copia

«La #Giunta regionale deve mettere a disposizione del Consiglio il piano dettagliato degli interventi per l’edilizia scolastica». Lo chiede il leader dell’Uds Mario Floris che, questa mattina, ha presentato un’interpellanza in #Consiglio regionale.

«La presentazione dei documenti all’Aula – afferma Floris – si rende oggi ancora più urgente alla luce del Piano nazionale per l’edilizia scolastica che mette a disposizione della Sardegna un finanziamento di 43 milioni di euro. Risorse che vanno ad aggiungersi ai 93 milioni di euro recentemente stanziati dalla Giunta regionale per il prossimo biennio.»

«Mentre il Governo Renzi ha indicato l’elenco delle scuole interessate dagli interventi (circa 807 edifici distribuiti in 213 comuni) – prosegue l’esponente della minoranza –  la #Regione sarda non ha ancora reso noto il suo piano d’azione. Chiediamo una verifica puntuale della destinazione delle risorse».

Per Floris, anche il Piano nazionale non è chiaro: nell’elenco diffuso da #Palazzo Chigi figurano infatti ben 807 edifici scolastici da ristrutturare, 345 dei quali concentrati in 19 comuni sardi. Un dato inverosimile, secondo Mario Floris, tenuto conto che il Piano regionale per l’edilizia scolastica, come dichiarato dall’assessore alla pubblica istruzione, non è sovrapponibile a quello nazionale.

«E’ necessario – conclude il leader dell’Uds – che tutte le risorse finanziarie vengano destinate esclusivamente ad edifici scolastici realmente utilizzati come tali e non invece destinati ad altri usi, anche facendo riferimento ai dati revisionali della popolazione scolastica secondo le proiezioni demografiche ufficiali.»

«Il #Centro Clinico del Villaggio Penitenziario di Uta sarà completato entro il 15 settembre prossimo. L’impegno è stato assunto dai vertici della Azienda Sanitaria Locale n. 8 nel corso di un vertice svoltosi in Prefettura a Cagliari». Ne dà comunicazione Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando «l’importanza dell’iniziativa assunta dal Prefetto di Cagliari per delineare il futuro del servizio sanitario della mega struttura in fase di realizzazione nel territorio di Uta». All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, il Direttore generale della ASL 8, Emilio Simeone, il Procuratore Generale della Repubblica, Ettore Angioni, il Direttore della Casa circondariale di Cagliari Gianfranco Pala e il coordinatore sanitario del presidio medico di Buoncammino Antonio Piras.

«Un atto concreto, in attesa della conclusione dei lavori e nella prospettiva dell’inaugurazione dei tre plessi all’inizio dell’autunno, per garantire – osserva Caligaris – un efficiente sistema di prevenzione e cura per detenuti, agenti della Polizia penitenziaria, amministrativi. Una realtà corrispondente a un paese con presenze quotidiane di oltre un migliaio di persone.»

Nel Villaggio Penitenziario, oltre al Centro clinico, con 22 posti effettivi per degenti, sono infatti previsti defibrillatori semiautomatici in ogni piano per il primo soccorso e altri due per la rianimazione cardio-polmonare in punti strategici. Nei progetti della #ASL 8 anche una Tac il cui bando è in fase di predisposizione e un apposito corso di formazione per l’uso dei defibrillatori riservato agli agenti in servizio.

«E’ stata invece esclusa – rileva la presidente di SDR – la presenza di un’ambulanza dentro le mura della struttura penitenziaria di Uta. Si ritiene infatti sufficiente, in caso di necessità, far intervenire quella del Dipartimento di Emergenza di Sarroch, al centro del paese. Il vertice insomma ha messo l’accento sulle questioni organizzative del nuovo corso della sanità penitenziaria a Uta resta il problema però di sapere quando la mega struttura diverrà operativa. Troppi anni di attesa rischiano di trasformare i primi edifici in vecchie costruzione necessarie di ristrutturazioni.»

 

Modesto Fenu copia

Il capogruppo regionale del Gruppo Sardegna Modesto Fenu, consigliere del #Movimento Zona Franca, sollecita un’accelerata sul recepimento della modifica dell’articolo 10 dello Statuto sardo, divenuto ormai una realtà attraverso la legge 147 del 2013, che darebbe enormi opportunità all’Isola, con la convocazione urgente dell’assemblea di via Roma.

«Non c’è più tempo da perdere – spiega il consigliere regionale in una mozione – appare ormai indispensabile un intervento di sostegno al sistema sardo delle imprese, considerando la modifica dello Statuto grazie alla nuova legge, attraverso agevolazioni fiscali, esenzioni, detrazioni di imposta per le aziende. Si tratta di uno strumento politico necessario per attuare finalmente una fiscalità di compensazione rispetto agli oggettivi svantaggi in cui l’Isola versa. Chiediamo l’attuazione di un tavolo tecnico di confronto per utilizzare in modo positivo i benefici della modifica statutaria.»

Il leader di #Zona Franca Sardegna chiede una riunione immediata del Consiglio regionale, per recepire immediatamente la modifica alla carta statutaria, indicando così la strada maestra per il rilancio economico. Non basta. «Perché – continua Fenu – il riconoscimento delle innovazioni apportate allo statuto sardo potrebbe essere da prologo all’apertura definitiva della zona franca nell’isola, riconoscendo così ai sardi un diritto troppo a lungo negato». La richiesta di convocazione straordinaria – sollecitata da tutta l’opposizione – del #Consiglio regionale è poi passo obbligato in seguito agli ultimi dati economici elaborati dalla #Banca D’Italia.

«Un rapporto – evidenzia il numero uno di Zona Franca, primo firmatario della mozione – che fotografa la situazione generale in cui si trova la Sardegna, con connotati di forte crisi che sono confermati dai principali indicatori socio-economici. Un dossier che ci mette come fanalino di coda sia nel sistema Italia che nella galassia Europea. Purtroppo questi tratti caratteristici sembrano essere sottovalutati dalla classe politica e dalle istituzioni». Un quadro davvero catastrofico, insomma. «Le difficoltà – aggiunge l’esponente di #Zona Fanca Sardegna – coinvolgono imprese grandi e piccole di ogni settore, a partire da quelli tradizionali, non risparmiando altresì cittadini e famiglie, come dimostrano il considerevole calo quantitativo e qualitativo dei consumi soprattutto nel comparto agroalimentare. Le imprese e le famiglie sono ormai allo stremo delle forze. Senza dimenticare le notizie di fallimenti e pignoramenti di beni a imprese e famiglie, con conseguenti ed estremi atti di suicidio». Un disastro.

«Una situazione – conclude Fenu – che è senz’altro dovuta ad un’elevata pressione fiscale su famiglie ed imprese, fortemente aggravata per la Sardegna da una condizione di oggettivi svantaggi competitivi naturali dovuti all’insularità, alla perifericità ed alle annose carenze strutturali mai colmate in passato ed accumulate nel tempo rispetto agli altri sistemi. Da qui la necessità di un’accelerata decisa sulla revisione dello Statuto, riconosciuta dalla legge nazionale per un rilancio dell’economia.»

Europa 2014 manifesto Solanas

#Dottrina sociale della Chiesa e formazione socio-politica “Una speranza per l’Europa”: esperti di fama internazionale a confronto in una #Summer school di tre giorni che si terrà a Solanas, dal 29 luglio al 1° agosto.L’appuntamento sarà presentato la settimana prossima alla stampa, nella sede della Curia arcivescovile di Cagliari.

L’organizzazione è curata da Adriano Picciau, presidente della #Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e Federico Ibba, presidente della scuola di formazione politica “Pro Libera Civitate” con il coordinamento scientifico del salesiano di origini cagliaritane dell’Università di Roma Tre, don Alessandro Fadda.

Roberto Frongia copia

E’ pronta una causa legale contro il governo e il #ministero della Difesa per le mancate bonifiche nelle aree soggette a servitù miliare. Lo annuncia Roberto Frongia, coordinatore di Sardegna Obiettivo 6, che ha anche inviato, al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, una lettera-diffida firmata da altri 20 avvocati tra cui Rodolfo Meloni, Francesca Curreli, Barbara Amat Gentilini, Marco Sannais, Pasquale Dessì, Francesco Licciardi, Tiziana Congiu, Alessandra Ferrara, Giuseppina Lorenzoni.

«Il 60% del demanio militare italiano è concentrato in Sardegna ed il carico di inquinamento è oramai insopportabile. Sono 35mila gli ettari che l’Isola ha sacrificato al vincolo delle servitù – scrive Roberto Frongia –  la Sardegna sostiene e subisce, da un lato, l’occupazione militare di aree pregiate sul piano ambientale e paesaggistico (Teulada, Salto di Quirra, Capo Frasca, senza considerare altre aree minori ma di grande pregio), dall’altro, patisce la devastazione ed il degrado delle aree industriali e minerarie dismesse. I disoccupati sono 117mila, il 17,5 per cento della popolazione, per non parlare poi delle migliaia di persone che sopravvivono solo grazie agli ammortizzatori sociali. Tutto ciò è intollerabile. Per queste ragioni chiediamo che lo Stato risponda agli obblighi di legge: innanzitutto il rispetto del principio chi inquina paga e del principio di precauzione, l’equa ripartizione dei gravami militari nel territorio nazionale secondo la legge 898/1976 e la legge 2 maggio 1990, n. 104 (in Gazz. Uff., 8 maggio, n. 105 – Modifiche ed integrazioni alla legge 24 dicembre 1976, n. 898, concernente nuova regolamentazione delle servitù militari) in cui si conferma il principio del riequilibrio.»

Roberto Frongia spiega che il principio comunitario “chi inquina paga” rappresenta uno dei pilastri fondamentali sul quale si sono sviluppate le politiche ambientali delle comunità europee a partire dall’inizio degli anni ’70. Con l’#Atto Unico Europeo del 1986 sono stati  introdotti all’interno del Trattato CE (ora Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) una serie di principi, norme e poteri specificamente indirizzati alla tutela dell’ambiente”.

«Il contenuto stesso del danno ambientale – prosegue Frongia – viene a coincidere con la nozione di danno provocato per cui il risarcimento dovuto deve essere configurato con la lesione in sè di quell’interesse ampio e diffuso alla salvaguardia ambientale, secondo contenuti e dimensioni fissati da norme e provvedimenti. Altrettanto ampio è il concetto di salubrità ambientale, emerso nella giurisprudenza della Suprema Corte quale diritto fondato sugli artt. 2 e 32 Cost., il cui risarcimento non può essere limitato alle conseguenze che incidono sull’attitudine a produrre reddito, ma deve autonomamente comprendere anche il cosiddetto danno biologico, inteso come la menomazione dell’integrità psico-fisica della persona in se e per se considerata, in quanto incidente sul valore uomo in tutta la sua concreta dimensione».

Insomma, dice ancora il coordinatore di Sardegna Obiettivo 6, «appare evidente che i comportamenti posti in essere dallo Stato, dal ministero della Difesa, hanno direttamente e indirettamente provocato gravi danni all’ambiente, provocando, conseguentemente danni alla salubrità della specie umana e delle specie animali. Essi devono essere pertanto risarciti. Per questo  chiediamo al Governo e al Parlamento di dichiarare l’incompatibilità tra la situazione di grave crisi socio economica della Sardegna, le politiche di sviluppo e di tutela dell’ambiente e del patrimonio storico-culturale-identitario con le attività militari. Chiediamo, inoltre, la sospensione immediata di tutte le esercitazioni militari nel territorio della Sardegna e lo smantellamento delle installazioni che attentano alla salubrità ambientale e/o potrebbero nuocere alla salute umana o alla qualità dell’ambiente, causare il deterioramento di beni materiali, oppure danni o perturbazioni a valori ricreativi dell’ambiente o ad altri suoi legittimi usi. Chiediamo, infine, il risarcimento dei danni ambientali, il risarcimento dei danni alle vittime e alle famiglie delle vittime, indagini epidemiologiche delle popolazioni residenti in prossimità delle zone interessate da attività militari terrestri, aeree e navali, indagini scientifiche indipendenti che verifichino la contaminazione ambientale, l’estensione delle norme precauzionali alle comunità coinvolte dalle strutture e attività militari, attivazione dell’osservatorio ambientale e sanitario permanente gestito dalle autorità civili ed in grado di fornire senza soluzione di continuità dati trasparenti e accessibili».

29 giugno 2014 - Foto di Pier Paolo Atzori.

29 giugno 2014 – Foto di Pier Paolo Atzori.

4 luglio 2014 - Foto di Federico Marini

4 luglio 2014 – Foto di Federico Marini.

Che succede se una delle zone più belle della Sardegna viene resa quasi inaccessibile per colpa della burocrazia? Cosa accade se per delle piccole imprese stagionali la richiesta di una concessione pubblica si trasforma in un calvario dove a rimetterci sono titolari e dipendenti? E cosa capita se un terreno è, in pratica, una sperduta enclave di un Comune nel territorio confinante, tra l’altro in bilico fra due province?

Gli ingredienti per una storia di “cattivo turismo” ci sono tutti: c’è una spiaggia, quella bellissima di Porto Pino (Sant’Anna Arresi); ci sono le dune, che però sono nel territorio, e poligono militare, di Teulada; c’è un suolo privato, in località Corru Mancinu, completamente avulso dal comune teuladino, che d’estate viene trasformato in parcheggio per migliaia di macchine e turisti; e c’è un ponticello “fantasma”, che viene montato all’inizio dell’estate e smontato al termine della stagione, utilizzato per passare dal posteggio, attraverso lo stagno, e arrivare alla spiaggia e agli “ombreggi”.

Ma se l’autorizzazione per piazzare la passerella provvisoria tarda ad arrivare? Ci si arrangia per non far scappare i turisti, non licenziare una ventina di addetti e tentare di lavorare al meglio nei tre mesi della stagione balneare. Quindi, ecco spuntare prima un pattìno, per andare da una parte all’altra tramite l’uso di una corda, poi i pattìni a fungere da ponte mobile, come nelle guerre. Come si dice: aiutati che il ciel t’aiuta.

Federico Marini

Giovanni Pau copia

Dopo i 100 Giovanni Pau (Sulcis Atletica Carbonia) ha vinto anche i 200 nei #Campionati italiani Master SM35 conclusisi ieri a Modena, con il tempo di 23″ netti. Un’altra atleta sarda, Nicoletta Dessì (Amsicora), ha conquistato tre medaglie d’oro, nel salto in lungo SF45 (4,42 metri), il salto triplo (10,06 metri) e il lancio del giavellotto (20,62 metri).

Sono saliti sul secondo gradino del podio ieri mattina Monica Dessì (Futura Cagliari Soloatletica), 29″50 nei 200 metri SF50, Silvana Vecchiattini (Ichnos Sassari), nel lancio del martello con maniglia corta (11,13 metri), e Walter Molino (Atletica Olbia), 2’02″25 negli 800 metri SM40. Bronzo per Piero Congia (Atl. Selargius), 31.19 metri nei 200 metri SM70, e Francesca Mariani (Delogu Nuoro), 8,32 metri nel salto triplo SF45.

25° posto per Roberto Boi (Sulcis Atletica Carbonia) nella gara SM45 800 piani in 2’31″68.

Giovanni Pau, campione mondiale in carica, dovrebbe partecipare ai prossimi campionati europei ma la sua partenza per la Turchia è in forse, per problemi economici e sta cercando il sostegno di uno o più sponsor.

Attendati Alcoa 3 copia

Nessuna novità concreta per il futuro dello stabilimento Alcoa di Portovesme è emersa dal vertice svoltosi oggi al ministero dello Sviluppo economico, tra lo stesso Mise, i vertici di Alcoa e la Giunta regionale. Restano aperte, come ha spiegato il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, le trattative con due soggetti, Glencore e Klesch ma gli ostacoli da superare sono ancora tanti ed una trattativa vera e propria non è stata ancora avviata.

Il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha chiesto un impegno straordinario del Governo «per rendere più rapide e proficue le interlocuzioni e le verifiche connesse». «Alcoa – ha spiegato Marco Bentivogli – ci ha comunicato di non essere stata ancora contattata da Glencore. Per quanto riguarda Klesh, quest’ultima ha incontrato Alcoa il 2 luglio a Ginevra e dall’incontro è emerso che Klesh ha la necessità di una nuova lettera del Governo per riaprire l’interlocuzione ed è bene che resti in partita chi rappresenta un interesse autentico per lo stabilimento ex Alcoa di Portovesme ed il suo riavvio. I lavoratori sono al sessantaduesimo giorno di presidio davanti allo stabilimento giorno e notte. Bisogna riaccendere i riflettori sulla vertenza, interrompendo il silenzio della politica e di gran parte dei media su una vertenza che sconta tutta il vuoto di coordinamento e di iniziativa politica nazionale e locale di oltre 30 anni».

Il confronto riprenderà nel corso di un incontro convocato per il 23 luglio.