5 November, 2024
HomeAgricolturaModesto Fenu (Zona Franca Sardegna): «Sulla legge per la tutela dei prodotti isolani sono state tradite le aspettative del mondo agricolo».

Modesto Fenu (Zona Franca Sardegna): «Sulla legge per la tutela dei prodotti isolani sono state tradite le aspettative del mondo agricolo».

Modesto Fenu copia

Il colpo magico, per decidere la partita, non c’è stato. Nessun trionfalismo, dunque. E’ dura la presa di posizione del capogruppo di Zona Franca Sardegna Modesto Fenu: «Sono state tradite le aspettative e gli impegni assunti con il mondo agricolo e con le associazioni di categoria, a favore delle solite lobby dell’agroalimentare e a svantaggio del panorama rurale». Il leader del movimento utilizza una metafora sportiva. «Potevano conquistare la medaglia d’oro, facendo gli interessi dell’economia isolana, invece si sono attaccati sulla maglia una patacca di bronzo. E se ne vantano pure».

E’ forte la delusione di Fenu per l’approvazione del testo unico in materia di agricoltura e sviluppo rurale, con marchio collettivo e introduzione dei distretti: «Nonostante in extremis sia stata notevolmente migliorata in commissione, con la presentazione degli emendamenti, non risponde alle aspettative necessarie e alle attese per il rilancio dell’agricoltura in Sardegna». Solo piccole correzioni in corsa, di più forse era difficile ottenere, vista la fretta e la presunzione manifestata. Resta un fatto. Sarebbe potuta essere una rivoluzione da festeggiare anche per la maggioranza, invece il provvedimento appare una legge che non affronta il vero tema della valorizzazione dell’enorme patrimonio agroalimentare della Sardegna, lasciato in mano agli speculatori dell’importazione delle materie prime.

«Proprio così – continua il responsabile del Gruppo Sardegna, che sull’argomento ha presentato diversi emendamenti -. Abbiamo cercato con questa legge di dare un valore aggiunto alle nostre eccellenze, ai prodotti della nostra terra. Invece la maggioranza si è chiusa a riccio dietro posizioni precostituite. E’ stata sprecata un’occasione importante per l’Isola.»

Una sfida ambiziosa per la normativa. Ma il concetto è sin troppo semplice. «Si poteva fare molto di più.»

«La legge rischia di essere bocciata. Di più. Si aggravano i problemi delle campagne, soprattutto per quanto riguarda la valorizzazione dei prodotti agroalimentari – aggiunge Fenu -. La vera ricchezza per la Sardegna è riuscire a colmare l’enorme divario delle importazioni dell’agroalimentare, l’80 per cento del fabbisogno interno, che equivale a circa 2 miliardi e mezzo di euro. Solo sugli sfarinati di grano duro si parla di 400 milioni di euro annui, concentrati sulle mani di pochi anziché distribuiti sul territorio sardo. Con in più l’aggravante che importiamo materie prime che creano danni alle nostre biodiversità e gravi problemi dal punto di vista sanitario. Alcune risultano addirittura cancerogene. Il tutto, invece, andrà a vantaggio di chi specula nell’agroalimentare e nell’importazione delle materie prime. Queste sono le motivazioni per cui questa legge sarà un fallimento e, molto probabilmente, seppure non dubito della buona fede di molti che l’hanno votata, non funzionerà, produrrà danni e verrà respinta dallo Stato Italiano e dall’Unione Europea perché mal concepita. La verità è che hanno prevalso logiche conservative e accordi trasversali. Così questo provvedimento, soprattutto riguardo la valorizzazione dei prodotti sardi ed il marchio di qualità, non produrrà gli effetti sperati per l’economia sarda ed il mondo rurale». Questa sarebbe stata invece la strada maestra da seguire.

«Peccato che la maggioranza abbia preferito non ascoltare – aggiunge Fenu – perché un logo con la scritta “Prodotto in Sardegna” non è possibile negarlo a nessuno e, soprattutto se la produzione è fatta nell’Isola, sarebbe stato opportuno dotare il marchio collettivo (regolarmente registrato) di maggiori strumenti, con la possibilità di un ritiro dal mercato altri emblemi con la dicitura Sardegna. Un modo per scongiurare la confusione con altri simboli». La via d’uscita? «Un regolamento dell’Unione Europea che impone la lealtà assoluta nei confronti del consumatore, con l’obbligo di esporre il luogo d’origine della materia prima e tutte le informazioni che possano garantire la platea dei clienti».   

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