22 November, 2024
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Continua la moria di posti di lavoro a Portovesme, ora sono a rischio le 8 addette della mensa consortile.

Industrie Portovesme 3

Un’altra attività chiude ed altri posti di lavoro vengono cancellati, nel devastato polo industriale di Portovesme. Fanno sicuramente meno rumore dei numeri che coinvolgono le grandi aziende, ma portano con sé gli stessi drammi.

La galassia delle medie, piccole e piccolissime imprese d’appalto e di servizi che gravitavano intorno ad Eurallumina, Alcoa ed ex Ila, che hanno parzialmente o totalmente cessato la loro attività, poeta con sé un lungo triste elenco di nomi, con i lavoratori che hanno subito il peso maggiore della crisi, collocati in regime di cassa integrazione e mobilità in deroga, che da oltre un anno non percepiscono le modeste indennità ed ormai senza nessuna copertura, perché quegli strumenti di sostegno sono stati  cancellati, lasciando senza nessuna tutela i lavoratori  coinvolti .

Ultima in ordine di tempo, in procinto di abbassare le serrande, la “mensa consortile  di Portovesme”. Si tratta di un  servizio operativo dal 1994, che in questi 20 anni ha fornito un servizio indispensabile ai lavoratori delle ditte esterne agli stabilimenti più importanti. La struttura è sita all’interno del Consorzio Industriale di Portovesme, lo stesso ente ha affidato in gestione il centro cottura e distribuzione pasti alle varie società che si sono alternate nella titolarità del servizio in questi due decenni. Con la contrazione degli addetti alle manutenzioni degli impianti del polo industriale, già a partire dal 2006, i dipendenti della mensa sono stati collocati in mobilità, per poi, sia pur parzialmente, rientrare in servizio, per l’ingesso nella struttura della società che confezionava i pasti per gli ospedali della Provincia, ma una volta trasferitisi presso il centro sito all’interno dell’Enap di Carbonia, la crisi per le dipendenti della mensa consortile si è nuovamente acuita.

La ditta che ha il contratto di gestione, la #Gemeaz Elior, con sede in via Benedetto Croce 2, a Roma, una delle più grosse aziende attiva sul mercato nazionale, con una forte ramificazione anche in Sardegna, ha ritenuto che i pasti erogati nel centro di Portovesme, non fossero più sufficienti a garantire un guadagno congruo.

Ad oggi, a utilizzare il servizio, erano alcuni lavoratori dell’Eurallumina impegnati nelle rotazioni manutentive (altri utilizzano il ticket fornito dall’azienda per consumare il pasto in altri locali privati di Portoscuso e Portovesme) ed alcuni delle rimanenti sparute ditte superstiti nel nucleo industriale ed alcune decine di pasti per la #Casa dell’Anziano di Carbonia.

La #Gemeaz Elior, il 15 settembre 2014 ha inviato un telegramma alle restanti 8 dipendenti (tutte donne, alcune operanti in quel servizio dalla sua apertura, appunto 20 anni), indicando in termini perentori il loro trasferimento presso la sede di Sassari, a partire dal 1 ottobre 2014, con la chiusura contestuale del centro di Portovesme.

Una proposta quanto meno irricevibile, per lavoratrici, che dimostrando, oltre alla certificata professionalità, spirito di sacrificio per salvaguardare il posto di lavoro, riducendosi le già poche ore di lavoro, che in alcuni casi non superano le 10/15 ore settimanali, lavorando nei festivi, dando piena disponibilità in qualsiasi orario, senza nessuna indennità, ed un minimo di rimborso carburante per le addette al servizio che risiedono fuori Portoscuso.

Con stipendi che non arrivano ai 400 euro mensili, è palese che un trasferimento a Sassari, ad una così grande distanza dalla propria residenza (tutte con famiglia da accudire), e con l’impossibilità di potersi mantenere (pensare a pagare un affitto con quelle retribuzioni è assurdo), sia un pretesto per sentirsi rispondere con un rifiuto, e perseguire la strada del licenziamento.

A questo punto, appare urgente l’intervento dei sindacati di categoria che seguono il settore mense e, se necessario, dei livelli superiori, che devono trovare la strada in grado di garantire il massimo della tutela alle 8 lavoratrici, contestando il provvedimento di trasferimento, e concordando il percorso di sostegno qualora l’azienda non volesse recedere dal suo progetto di cessazione dell’attività, con gli strumenti  stabiliti in questi casi .

Di pari passo anche della proprietà delle mura, il Consorzio Industriale, che per impedire la chiusura del servizio, possa rivedere, visto il momento di acclarata difficoltà, anche temporaneamente il canone d’affitto e, di concerto con le organizzazioni sindacali, svolgere un operazione di scouting, invitando la #Gemeaz Elior a temporeggiare, e, per verificare, se altre aziende operanti nel territorio (mense ospedaliere e scolastiche) possano essere interessate a rilevare il servizio, che nel passato ha garantito importanti guadagni e occupazione  e che, potenzialmente, in previsione della ripresa di vecchie e nuove realtà produttive, possa investire in questa prospettiva. Ruolo fondamentale recita la politica, dal comune di Portoscuso a quelli limitrofi, dell’ex #Provincia Carbonia Iglesias, che debbono spingere affinché, quanto potenzialmente realizzabile per il settore industriale inserito nel #Piano Sulcis, dalla ripartenza di #Eurallumina, la cessione dello stabilimento #Ex Alcoa, riavvio della #Portal, costruzione impianto Bio Carburante, dragaggio del porto ed altre iniziative di gestione diretta del consorzio industriale (raddoppio impianto trattamento acque, completamento  strada consortile) possano entro il 2015 essere cantierate, richiamando al lavoro alcune migliaia di lavoratori, che non potrebbero fare a meno di un luogo idoneo e attrezzato per la consumazione dei pasti. Intanto, occorre trovare una soluzione al problema di 8 lavoratrici, che non può essere trascurato e fatto passare nel silenzio, perché la loro voce è troppo debole.

Questo documento porta le firme delle 8 lavoratrici: Rosanna Pabis, Giovannina Garau, Rosalina Aresu, Carla Chighine, Giovanna Zurruliu, Loredana Corda, Paola Marcellino, Elisabetta Bernardi.

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