Questa mattina La 2ª commissione del Consiglio regionale (Lavoro, Pubblica Istruzione) ha sentito in audizione i rappresentanti degli studenti nei cda degli #Ersu di Cagliari e Sassari sulle problematiche del diritto sllo studio e delle borse di studio universitarie.
«E’necessario invertire subito la tendenza al de-finanziamento del diritto allo studio – ha dichiarato Antonio Puddu, rappresentante degli studenti nel Cd dell’Ersu di Sassari – per evitare che, in base alla graduatorie provvisorie e con le attuali disponibilità finanziarie, la maggioranza degli studenti sardi capaci, meritevoli e a basso reddito, resti del tutto priva di sostegno.»
Antonio Puddu, riferendosi alla situazione dell’ateneo sassarese, ha ricordato che rispetto all’anno accademico 2011/2012 in cui era stato finanziato il 100% delle domande (anche perchè l’Ersu poteva integrare i fondi statali e regionali con risorse proprie), si è passati alla drammatica situazione attuale che consentirà ad appena il 36% degli aventi diritto di usufruire delle risorse pubbliche destinate al diritto allo studio. «Ed occorre fare presto – ha proseguito Puddu rivolgendo un appello alla Commissione ed al Consiglio regionale – perché le graduatorie saranno definite entro il prossimo mese di ottobre, mentre i contributi dovranno essere erogati entro la fine dell’anno».
Altrettanto preoccupante la situazione degli studenti universitari di Cagliari, su cui si è soffermato Francesco Pittirra, rappresentante degli studenti nel Cda dell’Ersu. «Secondo le nostre graduatorie provvisorie – ha detto Pittirra – il 53% degli studenti non avrà nulla e la percentuale salirà ancora considerando le matricole che, in base alla legge, sono collocate in una sorta di seconda fascia per l’accesso ai contributi. Questo significa che l’Università non è più un luogo di istruzione e di formazione per tutti ma solo per chi se lo può permettere».
«Peraltro le borse di studio assegnate agli studenti sardi – ha aggiunto Pittirra – hanno un massimale di 3000 euro, di gran lunga inferiore agli standard minimi del Ministero, che sono di 5000 euro, ed è vero solo in parte che questo scostamento può essere spiegato con la differenza del costo della vita perchè, ad esempio, Cagliari ha il costo della vita più alto di tutto in Mezzogiorno.»
Marco Pilo, infine, rappresentante degli studenti nel Cda dell’Università di Sassari, ha messo l’accento sul meccanismo perverso che fatalmente sarà innescato dal taglio dei fondi per il diritto allo studio. «Gli studenti più tenaci che saranno esclusi, e ce ne sono tantissimi, saranno costretti a lavorare (spesso in nero) per non gravare ulteriormente sulle famiglie e, togliendo tempo allo studio, rischieranno di finire fuori corso perdendo per sempre ogni opportunità di sostegno mentre i meno tenaci lasceranno addirittura l’Università. Se pensiamo che si va delineando a livello nazionale una riforma in cui i fondi pubblici saranno assegnati agli atenei non in base alla spesa storica ma al numero degli iscritti, dobbiamo renderci conto che stiamo andando incontro ad una tempesta.»
«Occorre quindi intervenire nel breve termine – ha concluso – ma anche guardare oltre, inquadrando la prospettiva dei prossimi 3/5 anni; il Governo regionale ha detto di voler puntare sull’istruzione, noi ci contiamo».
Dopo la relazione degli studenti hanno preso la parola i consiglieri regionali Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia), Francesco Agus (Sel), Alberto Randazzo (Forza Italia), Piero Comandini, Rossella Pinna e Gianmario Tendas (Pd) che, con accenti diversi, hanno espresso il loro convinto sostegno alle richieste avanzate dagli studenti.
Il presidente della Commissione Gavino Manca, in conclusione, ha assicurato il massimo impegno, sia in sede di assestamento di bilancio che di legge finanziaria, per individuare le risorse necessarie a garantire il diritto allo studio per tutti gli universitari sardi capaci, meritevoli e a basso reddito: si tratterebbe di 15 milioni circa (Per Cagliari e Sassari), dato che sostanzialmente coincide sia con le cifre fornite dagli studenti che con quanto risulta agli uffici. «Credo che ci sia una consapevolezza sempre più diffusa del ruolo strategico dell’istruzione in ogni processo di sviluppo e di crescita della società», ha dichiarato il presidente Manca, annunciando che, oltre al problema contingente, la Commissione ha l’obiettivo di «arrivare ad una riforma complessiva della legge 31/84 sul diritto allo studio ormai vecchia di 30 anni – riforma che faremo anche con gli studenti – e, in secondo luogo, di rivedere il sistema delle graduatorie, perché in un quadro di risorse limitato è necessario essere particolarmente selettivi e rigorosi nell’individuazione delle priorità».