Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sulla vertenza entrate.
Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno sulla proroga del #Piano Casa, il Consiglio regionale ha affrontato la discussione sull’ordine del giorno con l’esame congiunto delle mozioni n. 70 (Cossa e più) “sull’accordo Regione-Governo sul patto di stabilità e la certezza delle entrate” e n. 75 (Zedda e più) “sui ricorsi per la vertenza entrate e il patto di stabilità”.
Michele Cossa (Riformatori sardi) ha illustrato il primo documento chiarendo da subito il senso dell’iniziativa parlamentare. «La mozione – ha detto Cossa – nasce dall’accordo Stato-Regione sul patto di stabilità firmato il 21 luglio scorso. L’obiettivo era ottenere una maggiore capacità di spendita entro il 2014 (un miliardo e duecento milioni di euro). Sappiamo invece come è andata: la Sardegna, nonostante le dichiarazioni trionfalistiche della Giunta, avrà a disposizione 320 milioni in meno». Il primo firmatario della mozione ha poi parlato di aspetti poco chiari nell’accordo Stato-Regione («non si capisce quali entrate spettino alla Sardegna e quali siano le reali intenzioni della Giunta sul ritiro dei ricorsi pendenti davanti alla Corte Costituzionale»).
Cossa ha quindi definito “un flop” l’intesa di luglio sottoscritta dalla Regione con il Governo per poi rivolgere alcune domande all’assessore al bilancio Raffaele Paci. «E’ necessario fugare tutti i dubbi – ha affermato Cossa – l’assessore chiarisca se nel 2014 sono disponibili 320 milioni in meno, se i ricorsi saranno ritirati, se il Fondo Unico per i comuni rimarrà fuori dal Patto di Stabilità, se confermerà i ricorsi sugli accantonamenti dello Stato (circa 577 milioni di euro)».
Da Cossa, infine, una richiesta di chiarimento anche sulla quota delle entrate sui giochi spettante alla Regione e sulla “sbandierata” proposta di istituzione dell’Agenzia Sarda delle Entrate: «In realtà – ha sottolineato Cossa – nell’accordo di luglio la Giunta si impegna a recepire le norme sulla omogeneizzazione delle entrate. Questa clausola rimette alla Ragioneria generale dello Stato la potestà unilaterale di determinare gli introiti della la Regione. Quello che la Giunta sta ottenendo è rinunciare alla trattativa minima sulle entrate erariali».
Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola alla consigliere di Forza Italia per l’illustrazione della mozione n.75 in materia di entrate e patto di stabilità. L’ex guida dell’assessorato della Programmazione nella precedente Giunta regionale, ha lamentato la scarsa attenzione dell’Aula, certificata dalla scarsa presenza di consiglieri, davanti ad un tema di grande rilevanza. Alessandra Zedda ha ricordato le diverse fasi che hanno caratterizzato la vertenza entrate ed ha dichiarato che “la Regione sarda non ha ancora introitato tutte le somme che le spettano”. La consigliere della minoranza ha quindi evidenziato come lo stesso assessore del Bilancio, Raffaele Paci, abbia quantificato in oltre 600 milioni di euro le somme che ancora devono essere trasferite nelle casse dell’Isola. Zedda ha quindi rivolto un nuovo appello al presidente della Giunta e all’assessore della Programmazione perché non siano ritirati i ricorsi presentati dalla Regione sarda contro lo Stato in materia di finanza pubblica.
L’esponente della minoranza ha ricordato, a questo proposito, i recenti “comportamenti assai poco leali” dello Stato nei confronti della Sardegna, anche dopo la sottoscrizione dell’accordo dello scorso luglio sul patto di stabilità e il pareggio di bilancio. A giudizio di Alessandra Zedda, tra i comportamenti in danno dell’Isola vanno evidenziati quelli riferiti al decreto sulle riserve erariali e le norme contenute nel decreto “Sblocca Italia”.
«Fino a quando non ci saranno certezze sulle somme da trasferire alla Sardegna e prove di lealtà dello Stato verso la Regione – è questo l’invito formulato da Alessandra Zedda – non ritirate i ricorsi tutt’ora pendenti». L’esponente di Fi ha inoltre invitato l’esecutivo – qualora le trattative con il governo non portino a risultati soddisfacenti – a procedere con l’impugnazione, non soltanto del decreto le ministero delle Finanze del 16 settembre 2014, n.215 ma anche del decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014, il cosiddetto “Sblocca Italia”.
Il presidente Ganau ha dato la parola a Salvatore Demontis (Pd). Il consigliere della maggioranza ha affermato che il risultato ottenuto dal presidente Pigliaru sull’eliminazione dei vincoli del Patto di stabilità è importantissimo e non elimina in automatico i contenziosi con lo Stato. Per Demontis è molto più utile però avere forse meno risorse, ma la possibilità di programmare con continuità e non avere maggiori risorse ma senza avere la possibilità di impegnarle. «Questa è la valenza del nuovo patto sottoscritto con lo Stato: è un nuovo modo di amministrare». Per il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «l’opposizione ha un ruolo perché aiuta ad aprire gli occhi a una maggioranza che crede di avere la certezza che tutto quello che fa è buono». Dedoni ha spiegato che non c’è alcuna contrapposizione personale con l’assessore Paci, ma si tratta di un atteggiamento dovuto al fatto che lo Stato non è mai stato affidabile nei confronti della Sardegna. Per Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia) «il dato certo che la Sardegna adotterà il pareggio di bilancio, ed è l’unica Regione che si è assunta questa responsabilità». Per Cherchi è pacifico che il governo italiano debba rispettare i suoi impegni presi con una Sardegna che prova a camminare da sola. L’esponente della maggioranza ha anche sollevato l’esigenza di sapere quali siano le entrate e avere la certezza dell’esigibilità delle risorse.
All’inizio del suo intervento, l’assessore della Programmazione ha sottolineato che l’azione della Giunta ha collocato al primo posto il Patto di stabilità, «dialogando su questi temi con il governo nuovo su 3 punti: situazione del 2013, determinazioni sull’anno in corso, definizione dei percorsi futuri a regime». Riassumendo i termini principali della vicenda, Paci ha ricordato che, «per il 2013 c’era stato uno sforamento del Patto perché la Regione non aveva calcolato i 281 milioni che nel 2011 erano stati dati agli Enti Locali, anche se va riconosciuto che la precedente amministrazione quei soldi non se li aveva messi in tasca ma immessi nel sistema economico; c’era però il rischio concreto di una procedura di infrazione».
Per il 2014, ha proseguito l’assessore, «l’accordo bisognava farlo perché altrimenti saremmo stati bloccati sul 2013, dato che la nostra cassa è frutto dei trasferimenti dalla ragioneria dello Stato, volenti o nolenti: risolvere questi problemi a regime significa fare accordi che hanno un loro equilibrio e, in termini reali, abbiamo ottenuto 374 milioni, che sono comunque più dei 219 milioni oggetto dello sforamento di allora». I punti dell’accordo, tombale per il 2013, con 364 milioni in più per il 2014 e col superamento definitivo del Patto per il 2015, «non contengono né trucchi né imbrogli, ha assicurato Paci: siamo l’unica Regione che lo ha ottenuto e proprio in questo momento tutte le Regioni a statuto ordinario stanno premendo per avere lo stesso trattamento».
Sul problema dei ricorsi, l’assessore della Programmazione ha confermato l’intenzione di ritirarli, ma solo quelli che riguardano il Patto e gli accantonamenti ferma restando la contribuzione della Sardegna all’abbattimento del debito, «ma non quelli sulle riserve erariali». Poi, ha continuato, «è successo l’incidente del Decreto 215 di settembre che impone alla Sardegna le riserve erariali: sul punto abbiamo avviato subito un durissimo contenzioso ed il Governo ha riconosciuto che i patti con la Sardegna erano altri, c’è un problema tecnico cui si sta rimediando e la settimana prossima tutto sarà messo per iscritto nel rispetto della sentenza della Corte Costituzionale».
Ultima questione affrontata dall’assessore Paci, le entrate. Le compartecipazioni, ha dichiarato l’Assessore, «arrivano regolarmente per un ammontare di circa 5.7 miliardi anche senza norme di attuazione e solo sulla base delle previsioni dell’art. 8 dello Statuto». Mancano alcune piccole voci, ha proseguito Paci, «per le quali stiamo definendo il metodo di calcolo, l’Ires per le aziende con sede legale fuori dalla Sardegna ma con stabilimenti nell’Isola, è ormai assodato che ci devono essere anche quelle, oltre ai proventi di alcuni giochi (non tutti, il Lotto ma non il Superenalotto, ad esempio) e le cosiddette riserve matematiche, una strana cosa legata alle assicurazioni e disciplinata da una imposta specifica».
Facendo una somma di tutte queste voci e considerando il periodo che va dal 2010 al 2013, ha concluso l’assessore della Programmazione, «si arriva a 604 milioni, mentre il flusso annuale è di 130 milioni circa ed, infine, contando il 2014, arriviamo a 750 milioni, tutte somme di cui abbiamo ottenuto il riconoscimento: lo Stato ce le deve dare e ce le darà, poi tratteremo sul come ma direi che, se facciamo questo, abbiamo risolto i problemi della finanza pubblica in Sardegna pur esercitando sempre la massima attenzione, nella consapevolezza che non esistono governi amici o nemici».
In sede di replica, il primo firmatario della mozione n. 70 Michele Cossa ha espresso apprezzamento per alcuni chiarimenti forniti dall’assessore ma ha ribadito il concetto di fondo espresso nel suo precedente intervento: l’incertezza sulle entrate erariali spettanti alla Regione. «Il nodo è questo – ha detto Cossa – tra le somme indicate dalla Ragioneria generale dello Stato e quelle individuate dagli uffici della Regione c’è sempre un gap quantificabile in circa un miliardo di euro. Il problema oggi è risolto: l’accordo affida, sic et simpliciter, alla Ragioneria dello Stato la determinazione degli introiti».
Cossa ha poi espresso preoccupazione per la situazione della finanza pubblica regionale: «Le parole dell’assessore non hanno fugato i dubbi – ha concluso l’esponente dei Riformatori sardi – il rischio è che con l’introduzione del sistema del vincolo di bilancio la Sardegna, a partire dal 2015, potrà spendere meno soldi di quelli che spendeva con il Patto di stabilità in vigore».
Si è quindi proceduto con le dichiarazioni di replica della prima firmataria della mozione n. 75, la consigliere di Fi, Alessandra Zedda. L’esponente della minoranza ha evidenziato la difficoltà e la complessità dell’argomento ed ha ribadito i timori espressi dal consigliere Michele Cossa sulla quantificazione delle entrate a partire dal bilancio 2015. Zedda ha inoltre dichiarato la disponibilità a ragionare unitariamente sulle restanti partite aperte con lo Stato ad incominciare da quella delle riserve erariali. Alessandra Zedda ha quindi citato come esempi di contrasto tra Regione e Governo le numerose impugnative di leggi approvate dal Consiglio regionale, ad incominciare dalla legge sul marchio per le produzioni e l’agroalimentare sardo.
Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, per dichiarazioni di voto. L’esponente della maggioranza ha annunciato il suo voto favorevole, ma ha anche chiesto all’assessore, del quale ha apprezzato il ragionamento, di pretendere dallo Stato un atto di legge che elimini l’incidente avvenuto con il decreto n. 215 di settembre. Il consigliere dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha chiesto una sospensione dei lavori di 2 minuti, accordata dal presidente Ganau. Alla ripresa dei lavori il presidente ha annunciato all’Aula che era pervenuto un ordine del giorno in sostituzione delle mozioni. Il testo, sottoscritto da maggioranza è opposizione, «impegna il presidente 1) a continuare il confronto con il Governo al fine di assicurare che le riserve erariali previste col Decreto del Direttore generale delle Finanze e del Ragioniere generale dello Stato (Mef) 16 settembre 2014 n. 215 non si applichino alla Regione Sardegna; 2) nelle more e in caso di esito negativo della trattativa di cui al punto precedente, a non ritirare i ricorsi, così come previsto dall’accordo col Governo del 21 luglio 2014; 3) a proseguire con la vertenza col Governo per ottenere il pieno riconoscimento delle entrate erariali ancora dovute e in particolare quelle relative all’Ires, giochi e riserve matematiche; 4) a promuovere ancora, in caso di esito negativo, della stessa trattativa di cui al punto 2 il ricorso per illegittimità del decreto Mef 16 settembre 2014, n. 2015».
Il presidente ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi) per dichiarazione di voto, il quale ha confermato la bontà di questo ordine del giorno perché dà forza alla Giunta per risolvere il problema del Decreto 215, ma ha confermato che sull’accordo di luglio resta negativo.
Il presidente ha Giunta ha chiesto il parere della Giunta che è stato favorevole. E’ poi intervenuta Alessandra Zedda (FI), la quale ha «dato atto alla sensibilità e la capacità di questo Consiglio di arrivare a una decisione unanime a difesa dei diritti dei sardi». Con questo ordine del giorno, ha continuato Zedda, si vuol dare più forza all’azione del presidente Pigliaru e della Giunta, ma ha confermato che la minoranza continuerà a vigilare perché i ricorsi sono «l’ultimo baluardo in difesa degli sgambetti del governo centrale nei confronti della Sardegna».
Anche il consigliere Efisio Arbau (La Base – Sardegna Vera) ha annunciato il suo voto favorevole. Critico nei confronti dell’opposizione ha ricordato all’Aula che il centrosinistra non parla, ma porta fatti e che a oggi la Giunta Pigliaru ha chiuso la partita sul Patto di stabilità. Il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità.
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