La protesta dei lavoratori Igea si fa drammatica. Occupati il pozzo della miniera di Lula e gli uffici della Regione a Iglesias.
La protesta dei lavoratori dell’Igea si fa drammatica. Questa mattina sette dei 25 dipendenti dell’Igea, si trovano asserragliati in un pozzo a 80 metri di profondità, nella miniera di Sos Enattos a Lula, in provincia di Nuoro. Il loro intento è quello di richiamare l’attenzione sulla loro condizione che li vede da cinque mesi senza stipendio e senza alcuna certezza per il loro futuro lavorativo e per quello della società.
Il sindaco di Lula, Mario Calia, anch’egli dipendente dell’Igea, ha annunciato che dopo mesi di estenuanti trattative senza risposte, sette colleghi minatori sono scesi nei pozzi pronti a tutto pur di ricevere qualche risposta: stipendi che non arrivano e prospettive che non ci sono. «Ci avevano assicurato che avremmo lavorato alle bonifiche del sito minerario – ha aggiunto Calia – ma la Regione l’ultimo giorno utile del governo Cappellacci ha affidato i lavori a una società privata. Non sappiamo di che morte dobbiamo morire».
I minatori prima di calarsi nei pozzi hanno detto: «Siamo pronti a lasciarci morire se nessuno ci risponde: e se proprio dobbiamo farlo vogliamo morire in miniera, cosa cambia rispetto alla morte per inedia?».
«Cosa vogliono fare i governanti? Vogliono chiudere o salvarci? – ha aggiunto il sindaco -. Noi crediamo ci siano le condizioni per andare avanti. Aspettiamo risposte e appena le avremo decideremo il da farsi.»
Da ieri è iniziata nei vari siti minerari dell’Igea, da Iglesias a Furte e Lula, la protesta per i lavoratori che hanno proclamato lo sciopero generale. Stamane è stato messo in atto anche un blitz, a Iglesias, negli uffici della Regione che si occupano del settore minerario. L’assessorato regionale dell’Industria ha convocato un incontro sulla vertenza per il prossimo 7 novembre.
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