La Commissione europea ha chiuso la procedura d’indagine sul caso Carbosulcis, sentenziando che la Miniera può usufruire ancora di un sostegno pubblico finalizzato alla sua dismissione, come previsto dalle norme europee (decisione 787/2010/UE) per accompagnare la graduale cessazione della produzione, con “tutela ambientale, ricerca e innovazione tecnologica, riqualificazione del personale”.
Ora, come nel più grottesco schema pirandelliano fioccano le dichiarazioni entusiastiche dell’A.U. (in coro con vari ex assessori e politici), il quale come il “Gengè dell’Uno, Nessuno e Centomila”, provando ad estraniarsi da se stesso, parla di “un risultato positivo per un nuovo corso”, anziché della grave responsabilità di quella classe politica, della quale egli stesso è diretta emanazione, che ha impedito la possibilità concreta di valorizzazione dell’unica risorsa energetica nazionale.
Non si illuda, quelle “maschere”, così come nel romanzo, resteranno tali. La realtà, che rimarrà nella storia, è che “Lorsignori” hanno portato la Miniera, e quello che rappresenta nel territorio, al disastro totale: da una parte per l’incapacità, la specifica incompetenza e la superficialità (certificate anche dal Consiglio regionale); e dall’altra mortificando chi ha operato nelle gallerie come nella ricerca di soluzioni tecnologiche che avrebbero permesso ben altra opportunità e sorte alla Carbosulcis.
Il tutto condito dal peggior esercizio clientelare del potere e senza alcuna remora nei riguardi del patrimonio umano, professionale, tecnologico, operativo e culturale, verso il quale è in atto anche il peggior sciacallaggio industriale. E’, infatti, di questi giorni, la notizia della decisione di Carbosulcis per la cessione, per qualche spicciolo, a Sotacarbo (della quale è presidente il D.G. della Carbosulcis), del Lavoro e dell’attività di ricerca costati impegno e circa 5 milioni di euro. Situazione, se ce ne fosse bisogno, che evidenzia ancora più chiaramente il conflitto di interessi di chi, nel tempo, avrebbe dovuto gestire le competenze tecniche e professionali della Carbosulcis, miranti ad attuare RICERCA E INNOVAZIONE a favore della miniera e della propria produzione, mentre invece ne ha eliminato attività e reparti.
Come è decisamente gattopardiano quanto dicono vada apertamente affermando l’A.U. rispetto alla sua sicurezza di restare alla guida di Carbosulcis: per la sua vicinanza all’attuale assessore dell’Industria e per il suo sostegno verso il deputato europeo e candidato alla leadership del PD sardo.
Infine, a conferma dell’assenza di gestione industriale, a favore di quella politica e clientelare, con la moltiplicazione della comunicazione interna ed esterna all’azienda, sulla disponibilità di milioni di euro per buonuscite e incentivazioni all’esodo, sui quali avrebbe ampia gestione e discrezionalità.
Noi continuiamo a pensare che sia perlomeno paradossale che i responsabili del disastro gestionale della realtà produttiva (ed emanazione del Governo regionale peggiore e deleterio della Storia dell’Autonomia della Sardegna), possano essere anche i gestori della fase, che deve accompagnare la Società alla dismissione, attraverso le linee fondamentali della ricerca, riconversione, riqualificazione e rioccupazione!
Da marzo proponiamo questo quesito alla Regione nella sua qualità di Azionista Unico, che ha sempre spostato la risposta all’esito della determinazione della Commissione europea. Ora che è arrivata vorremmo vedere l’atteso nuovo corso di gestione, di competenza, di serietà, passione e moralità per evitare che si passi dalla commedia al melodramma, e che al conclamato danno si aggiunga altra beffa!
Roberto Puddu
Segretario Generale della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente