Socialismo Diritti Riforme: «Inizia la stagione di Uta con tanti gravi problemi irrisolti».
E’ stato completato ieri il trasferimento dei detenuti di Buoncammino nel nuovo carcere di Uta.
«Non è stato facile garantire nell’arco di sette ore il trasferimento di oltre 300 detenuti da viale Buoncammino, nel cuore della città di Cagliari, in una landa desertica e insalubre dell’area industriale di Macchiareddu-Uta, a 18 chilometri dal capoluogo regionale. Restano irrisolti però i problemi nella nuova sede detentiva non ancora del tutto completata. Saranno quindi necessari diversi mesi prima che il Villaggio Penitenziario possa entrare a regime.»
Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento «al passaggio epocale che ha portato alla chiusura dell’Istituto detentivo cagliaritano e all’inaugurazione della nuova mega struttura ubicata nell’area industriale di Macchiareddu».
«La realtà della nuova sede penitenziaria di Cagliari-Uta, nonostante abbia impresso una svolta nella storia detentiva in Sardegna dopo poco meno di 150 anni, non può essere considerata – sottolinea Caligaris – soddisfacente e desta preoccupazioni. La mega struttura, articolata in sezioni separate l’una dall’altra e strutturata su cinque livelli, con una capienza regolamentare di quasi 600 detenuti, risulta difficilmente raggiungibile in quanto a tutt’oggi è assente una segnaletica in grado di indicare l’esatta ubicazione del carcere in una zona peraltro destinata a iniziative industriali.»
«I familiari dei cittadini privati della libertà – evidenzia la presidenza di SdR – dovranno percorrere una strada privata, extra urbana, a tratti dissestata, con una scarsa segnaletica orizzontale e verticale, gravata da un traffico di mezzi pesanti e totalmente priva di illuminazione che ne accentua la pericolosità soprattutto nelle buie ore serali. Le difficoltà si moltiplicheranno per chi proviene da altre regioni a causa dei collegamenti con i mezzi pubblici scarsi e inadeguati. E’, infatti, del tutto assente una linea diretta al carcere. Basti pensare che non è indicata alcuna fermata di autobus lungo tutto il percorso.»
«L’allontanamento delle sezioni detentive dal centro urbano del capoluogo sardo – osserva ancora Maria Grazia Caligaris – limiterà inoltre l’accesso alla struttura dei volontari. Rischia intanto di essere cancellato almeno in parte il contributo della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia che, peraltro, con un camper attrezzato ha garantito negli ultimi 20 anni accoglienza e sostegno ai familiari dei detenuti facilitando le prenotazioni e l’accesso ai colloqui con i parenti ristretti. La nuova struttura infatti utilizzerà un Centro Unico di Prenotazione per consentire la regolarità degli incontri tra ristretti e familiari. La distanza dal centro urbano avrà negative conseguenze anche sulla presenza dei Magistrati di Sorveglianza e graverà sulle spese del Ministero.»
«Problemi anche per garantire il trasferimento e il piantonamento dei detenuti che necessitano di ricoveri negli ospedali, senza contare le difficoltà per poter usufruire, in caso di urgenza, dell’ambulanza. Detenuti, familiari, agenti di Polizia Penitenziaria e amministrativi insomma vivranno ai margini della società e sarà sempre più difficile – conclude Maria Grazia Caligaris – coinvolgere i cittadini di Cagliari e hinterland in attività di solidarietà e in azioni di sensibilizzazione, laddove le distanze e i tempi per raggiungere la nuova struttura ne condizioneranno la partecipazione. Sarà poi necessario verificare, aldilà delle buone intenzioni della Direzione e della Sicurezza affidate rispettivamente a Gianfranco Pala e Alessandra Uscidda, le reali condizioni quotidiane di vita dei cittadini privati della libertà.»