Sono stati oltre 27 i milioni di euro di merce falsa sequestrata in Sardegna dal 2008 alla fine dello scorso anno.
Le operazioni effettuate per la confisca dei prodotti sono state 2.342 (1milione 470mila pezzi) vedono più colpiti i settori della cosmesi (9 milioni di euro), delle apparecchiature elettriche (6 milioni circa), dell’abbigliamento (3,5 milioni) e della gioielleria-orologeria (3,2 milioni). Nel 2013 le merci sequestrate hanno ammontato a 2,4 milioni di euro; il picco si è registrato nel 2009 con 11,1 milioni di euro mentre il minimo si registrò nel 2011 con soli 300mila euro.
A rivelare le dimensioni del fenomeno della contraffazione in Sardegna è un rapporto elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che ha analizzato i dati del MISE e di Unioncamere dal 2008 al 2013.
Nei primi 6 mesi del 2014, il mercato del falso ha danneggiato, direttamente o indirettamente, circa 930 imprese artigiane sarde con 904 addetti, ovvero una l’11,4% sul totale delle imprese manifatturiere isolane.
I settori più colpiti sono quelli dell’oreficeria-orologeria (323 imprese), dell’abbigliamento (290 aziende), e del tessile (173).
Nelle province, le imprese artigiane “interessate” dal fenomeno della contraffazione a Cagliari sono state 388 (il 12,4% del manifatturiero), a Sassari 331 (11.6%), a Nuoro 1.640 (10,7%) e a Oristano 726 (7,7%).
«La contraffazione – sottolinea Maria Carmela Folchetti, VicePresidente di Confartigianato Imprese Sardegna – è un business colossale e globalizzato che gira a pieno regime ed è tra le cause della crisi delle piccole imprese manifatturiere in tutta Italia e anche in Sardegna.»
«Le norme sul “made in” – aggiunge la Folchetti – sono le sole che potrebbero consentire di difendere il diritto dei consumatori a una corretta informazione sull’origine dei beni acquistati, combattere il fenomeno della contraffazione, valorizzare il patrimonio manifatturiero anche della Sardegna.»
«Questo fenomeno criminale è di dimensioni globali – avverte la vicepresidente – e va combattuto con armi globali. Serve un’azione congiunta a tutti i livelli di Governo, in Italia, in Europa e a livello internazionale. L’azione repressiva, la collaborazione tra le Forze dell’Ordine di tutti i Paesi, devono essere accompagnate da attività di prevenzione e da iniziative legislative a tutela dell’origine e della qualità dei prodotti, a cominciare dall’approvazione di una regolamentazione europea, come quella sul “made in”, che obblighi a indicare l’origine dei prodotti e garantirne la piena tracciabilità.»
Per Maria Carmela Folchetti è necessario, soprattutto, «intensificare le attività di formazione e informazione alle imprese a ai consumatori sui danni provocati dalla contraffazione, sulla difesa della proprietà intellettuale e industriale, sulla tutela del made in Italy e made in Sardegna».
«Confartigianato – conclude – si batte da sempre per una chiara e inequivocabile identificazione dell’origine dei prodotti e delle lavorazioni, perché il mondo cerca i prodotti fatti in Italia e in Sardegna, i consumatori sono disposti a pagare un “premium price” pur di avere un prodotto fatto a regola d’arte.»