“Socialismo Diritti Riforme”: «Il carcere di Uta è privo di un’adeguata assistenza sanitaria».
Nuova denuncia di Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” che “ancora una volta richiama l’attenzione sulle gravi carenze nella fruizione del diritto costituzionale alla salute dei cittadini”.
«Oltre 340 detenuti ristretti nel nuovo carcere di Cagliari-Uta, nonché gli Agenti della Polizia Penitenziaria, gli impiegati e gli operatori – dive Maria Grazia Caligaris – non possono contare su un’adeguata assistenza sanitaria. Solo due medici effettuano il servizio 24 ore, manca l’archivio delle cartelle cliniche, sono assenti i telefoni e i computer mentre per accedere al Centro clinico, dove peraltro sono custoditi i farmaci salvavita, i Sanitari devono ogni volta chiedere all’area della sicurezza di aprire i varchi. In caso di emergenza non è possibile intervenire tempestivamente.»
«La realtà del Villaggio pnitenziario di Uta è cosa ben diversa da quella di Buoncammino, in numero di pazienti e in estensione di fabbricati. La presenza di due sezioni distinte per il maschile e il femminile, distanti tra loro diverse centinaia di metri, e di un Centro clinico collegato alla sezione maschile ma isolato da cancelli non possono – sottolinea Maria Grazia Caligaris – essere gestiti da due soli medici nell’arco di 24 ore, soprattutto quando all’interno delle sezioni ci sono persone anziane, con gravi problemi cardiaci e/o con disturbi psichici che portano a gesti di autolesionismo non sempre leggeri. Senza contare gli edifici dedicati ai detenuti semiliberi e tra breve a quelli soggetti al regime del 41 bis. A ciò si aggiunga il fatto che non ci sono neppure i collegamenti telefonici diretti per eventuali richieste di aiuto o per comunicare con la Magistratura di sorveglianza.»
«Appare evidente che in queste condizioni si moltiplicano i rischi e l’intervento del medico o dell’infermiere può avvenire solo quando la situazione è diventata molto pericolosa. Basti pensare che per raggiungere le sezioni sono necessari non meno di 10/15 minuti, un tempo – sottolinea la presidente di SDR – in cui tutto può accadere. Risulta poi assurdo che nonostante siano state fatte esplicite richieste per adeguare il sistema alle nuove necessità derivanti da una struttura dimensionata per un migliaio di persone, l’Azienda sanitaria non abbia ancora provveduto a creare le precondizioni di agibilità. Sembra quasi che non sia stato del tutto compreso che il diritto alla salute è di rango costituzionale e che le ASL hanno ereditato la responsabilità sulla vita delle persone soprattutto quelle detenute.»
«Purtroppo, come più volte l’associazione ha segnalato, il trasferimento a Uta è avvenuto senza che prima sia stato testato l’intero sistema. Quello sanitario in particolare desta preoccupazione anche perché nel frattempo non si è provveduto neppure al trasloco delle scrivanie. Le visite mediche avvengono in modo approssimativo per l’assenza delle indispensabili attrezzature e diventa impossibile garantire anche le garze. E’ auspicabile un immediato intervento della Direzione Sanitaria ma anche dell’Assessorato regionale della Salute affinché si dispongano gli improrogabili interventi a partire dalla disponibilità di un’ambulanza anche in considerazione – conclude Maria Grazia Caligaris – dei 18 chilometri di percorrenza per raggiungere Cagliari in una strada per molti versi impraticabile.»
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