Franco Meloni (Riformatori): «Roma continua a depredare la Sardegna e la Giunta subisce senza dire nulla».
«Apprendiamo oggi dalla Giunta regionale che il Governo deve alla Sardegna la bellezza di 6-700 milioni e inoltre che con la Legge di Stabilità per il 2015 ci sta per portare via altri 97 milioni. Questi ultimi non concordati in alcun modo, giusto sottratti d’autorità, e in aggiunta ai 570 milioni già previsti come partecipazione dell’isola al ripianamento dei debiti dello Stato e ad ulteriori 68 come gentile contributo dei sardi ai famosi bonus da 80 euro». Lo dice Franco Meloni, coordinatore del Centro Studi dei Riformatori.
«Insomma – aggiunge Meloni – Renzi distribuisce gli 80 euro sì cittadini facendo la bella figura lui ma lo fa utilizzando i soldi delle Regioni, inclusa la Sardegna. Di fronte a tutto questo una Giunta regionale immobile e supina reagisce con flebili lamentele, quasi inaudibili, scusandosi di essere costretta a disturbare il manovratore mentre costui continua imperterrito a frugarci letteralmente nelle tasche.»
«Si tratta – dice ancora l’esponente dei Riformatori sardi – lo diciamo perché non lo si dimentichi, della stessa Giunta che ha rinunciato a costituirsi davanti alla Corte Costituzionale nella causa che vede il Governo chiedere l’annullamento della previsione di incasso di 1 miliardo di euro legato alla cosiddetta “vertenza accise”, che aveva visto la precedente maggioranza regionale inserire giustamente la posta nella Finanziaria regionale per il 2014. Cioè, una Giunta che ha deliberatamente scelto di non difendere gli interessi dei sardi e questo con l’appoggio di una maggioranza in cui non si contano le moltitudini di partiti che si definiscono sardisti, autonomisti, sovranisti e alcuni addirittura indipendentisti.»
Sempre la stessa Giunta, è il pensiero di Franco Meloni, «che a luglio aveva trionfalmente annunciato uno storico accordo con il Governo che avrebbe dovuto chiudere ogni vertenza in maniera tombale. Successivamente l’assessore Paci ha dovuto confessare pubblicamente ai sardi che la chiusura non era poi così tombale, insomma che restava in piedi un contenzioso e che quindi non avrebbe ritirato i ricorsi ancora pendenti davanti alla Corte Costituzionale su diversi aspetti della questione. E infatti, non li ha affatto ritirati né entro il 15 settembre scorso (come si era ufficialmente impegnato a fare) né lo ha fatto più tardi.»
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