18 November, 2024
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La Giunta regionale ha approvato la legge di riforma degli enti locali. La Sardegna dice addio alle quattro nuove Province, le uniche cancellate in Italia.

Sede Provincia via MazziniSede Provincia Medio Campidano 1 copia

La Giunta regionale ha approvato la legge di riforma degli enti locali. La Sardegna dice addio alle quattro nuove Province, mentre nasce la città metropolitana di Cagliari, la Provincia del sud Sardegna e restano Oristano, Nuoro e Sassari: ma solo temporaneamente. Le quattro province istituite in Sardegna nel 2005, sono le uniche cancellate in Italia, perché tutte le altre, sia quelle storiche previste dalla Costituzione, sia quelle nate recentemente, anche dopo quelle sarde, restano in piedi e continuano ad operare.
«I Comuni sono i veri protagonisti del cambiamento – ha detto l’assessore degli Enti locali – i livelli amministrativi e di governo diventano essenzialmente due: la Regione e i Comuni. Prevediamo un rafforzamento dell’associazionismo comunale attraverso l’Unione di Comuni (e l’Associazione di unioni), a cui è obbligatorio aderire. I Comuni, in forma singola o associata, svolgono dunque i compiti di indirizzo, programmazione, controllo e funzioni amministrative. Sarà inoltre istituita la città metropolitana di Cagliari – prosegue l’assessore Erriu – di tipo ristretto, esteso cioè ai soli comuni limitrofi e di stretta relazione con il capoluogo.»
«Eliminate quelle che convenzionalmente chiamiamo le quattro nuove Province oltre alle Unioni dei Comuni, in Sardegna sarà istituita la città metropolitana di Cagliari alla quale saranno associati 16 Comuni limitrofi: altri potranno unirsi successivamente. Alla Provincia del Sud Sardegna farà capo tutto il Medio Campidano, il territorio di Carbonia Iglesias e i Comuni della Provincia di Cagliari che non sono compresi nella Città metropolitana. Restano Oristano, Nuoro (nel cui territorio sarà compresa anche l’Ogliastra), Sassari (che ricomprenderà l’ex Provincia di Olbia Tempio). Queste Province resteranno temporaneamente, sino all’approvazione della legge costituzionale di modifica dell’articolo 43 dello Statuto regionale.»
La riforma del sistema delle autonomie locali della Regione parte dall’esigenza di dare risposte all’esito dei referendum del 6 maggio 2012 abrogativi per le quattro nuove Province di Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia Tempio, e mira alla modernizzazione della pubblica amministrazione.
L’Unione di Comuni nasce con l’idea di migliorare l’offerta del servizio erogato e garantire lo sviluppo socio economico delle comunità locali. Il disegno di legge di riforma degli enti locali, prevede specifici incentivi alle attività e iniziative per la tutela e la valorizzazione delle vocazioni produttive dei territori. Sono chiamate Unioni di comuni anche le comunità montane.
L’Associazione di Comuni consentirà una maggiore qualità dei servizi, più economia di scala e di raggio d’azione, maggiore specializzazione del personale e semplificazione amministrativa. Gli organi dell’Unione sono l’assemblea dei sindaci, il Presidente e il Consiglio di amministrazione: le cariche saranno ricoperte gratuitamente. L’Unione dei Comuni è obbligatoria e deve essere costituita da almeno quattro comuni limitrofi con più di 10mila abitanti, hanno autonomia normativa, organizzativa e finanziaria, e funzioni attribuite dalla legge e delegate dai Comuni. «Si tratta di una delle disposizioni fondamentali della riforma – sottolinea Erriu – l’associazione si costituisce con l’istituto della convenzione, che definisce l’esercizio delle funzioni di area vasta in maniera coordinata, attribuite o delegate con legge regionale, comprese quelle già svolte dalle Province o conferite dalle Unioni che fanno parte dell’Associazione».
Lo svolgimento delle funzioni invece passerà per gli Ambiti Ottimali e gli Ambiti Territoriali Strategici, tenendo conto delle regioni storiche, della continuità territoriale dei Comuni e della coerenza con i Plus (Piani locali unitari dei servizi alla Persona). L’ambito territoriale strategico deve avere una dimensione demografica non inferiore ai 180 mila abitanti. Corrisponde all’area territoriale delle Associazioni di unioni di comuni e serve per l’esercizio coordinato delle funzioni di area vasta e lo sviluppo socio economico del territorio, funzioni attribuite o delegate dai Comuni e dalla Regione già svolte dalle Province. Ancora, l’ambito territoriale strategico funziona da riferimento per l’articolazione territoriale dei servizi della Regione, come per esempio: Ato e gestione rifiuti, servizi e funzioni, sistemi locali del lavoro SSLL.
Il disegno di legge si sofferma particolarmente sulle politiche regionali per i territori svantaggiati e prevede azioni specifiche e misure di sostegno, incentivi per le iniziative che tutelino la valorizzazione delle vocazioni produttive dei territori, il radicamento dei produttori agricoli, e soprattutto dei giovani imprenditori.
Il modello della città metropolitana di Cagliari non è coincidente con il territorio della Provincia. A farne parte sono i 16 comuni del Forum dei sindaci del piano strategico intercomunale o che hanno con la città di Cagliari rapporti di contiguità territoriale o economico-sociale. «Obiettivo della città metropolitana – precisa l’assessore Erriu – è il rilancio del sistema economico e produttivo del territorio che possa riflettersi positivamente sull’intera Regione. A questo proposito sono importantissime le Eurocities che creano proficue interazioni tra le città metropolitane di tutta Europa».
La città metropolitana avrà infatti, tra i vari compiti, quello di intrattenere relazioni istituzionali e di programmazione socio economica anche con le aree metropolitane europee. La promozione e gestione dei servizi integrati sia di infrastrutture che di reti di comunicazione, e ancora, la gestione dei servizi pubblici di strade e trasporti, e lo sviluppo strategico del territorio.
La città metropolitana sarà guidata dal sindaco metropolitano, ovvero il sindaco della città di Cagliari, dall’assemblea metropolitana composta da tutti i sindaci, e dal Consiglio di amministrazione (sindaco metropolitano e quattro componenti) che viene eletto dall’assemblea dei sindaci al suo interno.
L’Osservatorio regionale, al quale parteciperanno Comuni e Province, servirà per proporre e garantire il trasferimento delle funzioni dalle Province ai Comuni e Unioni di Comuni. Questo sarà il secondo passaggio della complessiva riforma del sistema delle autonomie locali. Ha il compito di riordinare e semplificare le funzioni amministrative. Le Regioni sono tenute a garantire un flusso costante di informazioni all’Osservatorio nazionale per il monitoraggio dell’attività organizzativa. «Gli Osservatori regionali verificano – ha detto l’assessore Erriu – la coerenza della ricognizione dei beni e delle funzioni fondamentali e non, effettuata dalle province, ne convalida i contenuti e poi trasmette all’Osservatorio nazionale la documentazione finale. Uno strumento indispensabile per ottimizzare il processo di riforma in atto a livello regionale e per la condivisione della riforma a livello nazionale». All’Osservatorio, dunque, si attribuisce il compito di coordinare l’attività di ricognizione delle funzioni amministrative provinciali, oggetto di riordino, e la loro riallocazione nel livello istituzionale più adeguato. Ancora, assicurare un flusso di informazioni costante all’Osservatorio nazionale per il monitoraggio dell’attività riorganizzativa.
A presiedere l’Osservatorio è lo stesso assessore degli Enti locali, Finanze e Urbanistica, e ne fanno parte gli assessori competenti nelle materie che sono oggetto di discussione, un rappresentante del Coordinamento delle associazioni degli Enti locali della Sardegna e un esponente dell’Ups.
«I lavori dell’Osservatorio – ha concluso Cristiano Erriu – non comportano nessun costo a carico del bilancio regionale e la parte di supporto tecnico e giuridico sarà assicurata dallo stesso assessorato.»

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