Maria Grazia Caligaris: «I familiari dei detenuti del carcere di Uta in attesa dei colloqui senza riparo».
«I familiari dei detenuti in attesa di poter effettuare i colloqui o dell’autobus per fare rientro a casa non hanno alcun riparo all’esterno del nuovo carcere di Cagliari Uta. Sono costretti a sostare al freddo e sotto la pioggia talvolta per ore». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo ricevuto segnalazioni dai parenti delle persone private della libertà attualmente nel Villaggio Penitenziario ubicato nell’area industriale di Cagliari.
«Chi ha progettato la struttura – sottolinea Maria Grazia Caligaris – ha individuato solo un locale di identificazione e transito per i familiari, tralasciando di considerare che anche quando i turni sono a regime esistono tempi morti per gli effettivi accessi. Ciò ha determinato nei giorni scorsi gravi disagi, soprattutto per i bambini a causa della pioggia e del freddo. Il buon senso degli Agenti della Polizia Penitenziaria ha consentito di ridurre le difficoltà ma occorre risolvere il problema al più presto realizzando all’esterno un gazebo per accogliere le persone.»
«Nel piazzale antistante in Villaggio Penitenziario – ricorda la presidente di SDR – non è stata neppure realizzata una pensilina in prossimità della fermata dell’autobus del CTM, peraltro neppure delimitata da precise indicazioni ma solo con un cartello arancione. Permane inoltre la difficoltà di raggiungere il sito per la totale assenza di indicazioni stradali. Il servizio pubblico inoltre non è garantito durante i giorni festivi con la conseguenza che anche gli Agenti senza mezzi propri devono farsi accompagnare al lavoro o chiedere ferie.»
«E’ necessario inoltre considerare che quando i detenuti hanno terminato di scontare la pena o accedono a misure alternative, specialmente se sono stranieri e/o senza familiari in grado di accudirli, non possono essere lasciati fuori dal cancello della mega struttura senza alcuna indicazione sui mezzi di trasporto e/o i servizi. Appare insomma assurdo che avendo speso 94 milioni di euro sia stato del tutto ignorato il ruolo dei parenti e la funzione degli affetti familiari per il reintegro sociale e per limitare gli atti di autolesionismo dei ristretti. Occorre quindi che gli amministratori locali e la Regione unitamente al CTM, al Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria e alla direzione della Casa circondariale – conclude Maria Grazia Caligaris – affrontino unitariamente la questione per una soluzione rapida.»
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