31 July, 2024
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«Due ricoveri per accertamenti diagnostici, uno all’Ospedale “Binaghi”, l’altro nel Reparto Infettivi del SS. Trinità e tre detenuti in isolamento respiratorio all’interno della Casa Circondariale di Cagliari. Sono le misure immediatamente adottate dai Medici del Servizio di infettivologia di Buoncammino in seguito all’individuazione di un caso sospetto di tubercolosi». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando che «la tempestività dell’avvio della profilassi è l’unico modo utile per scongiurare qualunque rischio di infezione».

«La situazione – sottolinea Caligaris che ha avuto assicurazioni in tal senso dal dirigente sanitario, Antorio Piras – è sotto controllo. Ciò non toglie che si avverta una certa preoccupazione tra gli Agenti di Polizia Penitenziaria. In realtà per ridurre l’incidenza del rischio di infezioni sarebbe opportuno effettuare costantemente, sui nuovi accessi nelle strutture detentive, test di screening infettivologico rendendo obbligatori quelli per la tubercolina.»

La profilassi, avviata in seguito a una persistente tosse manifestata da uno dei detenuti, prevede un preciso iter con tempi relativamente lunghi proprio per limitare l’esposizione del paziente al contatto con altri. Questa fase preliminare viene seguita in prima persona dal direttore sanitario con particolare attenzione in attesa delle verifiche che verranno ripetute per circa un mese.

Modesto FenuPalazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il consigliere regionale Modesto Fenu (#Movimento Zona franca) e Maria Rosaria Randaccio hanno tenuto una conferenza stampa, stamane, in Consiglio regionale, sulle problematiche della #Zona franca in Sardegna

«Registriamo con soddisfazione – ha detto Modesto Fenu all’indomani del vertice istituzionale svoltosi in Prefettura a Cagliari sullo stato di attuazione dei provvedimenti legislativi che riguardano l’istituzione della zona franca o dei punti franchi in Sardegna – il parziale accoglimento delle nostre tesi da parte della maggioranza ed attendiamo di capire in concreto cosa emergerà, a partire dal dibattito sulla nostra mozione in #Consiglio regionale.»

«Il nostro invito – ha proseguito Fenu – è ad abbandonare i pregiudizi e superare gli inutili conflitti fra sardi per ottenere il miglior risultato possibile. Noi siamo convinti che il quadro normativo nazionale ed europeo vada nella direzione della zona franca integrale, cioè anche al consumo attraverso la cosiddetta fiscalità di compensazione, come fattore di riequilibrio dello svantaggio competitivo della Sardegna. Ci fa piacere che, ora, autorevoli esponenti del centro sinistra condividano queste nostre idee; da parte nostra ci dichiariamo disponibili a partecipare a tutti i tavoli tecnici che la Regione vorrà attivare, per dare il nostro contributo propositivo.»

«Vogliamo però mettere l’accento su un dato – ha concluso Fenu – quando parliamo di zona franca intendiamo una zona integrale estesa a tutto il territorio regionale mentre le zone intercluse, cioè delimitate dai confini dei porti o delle aree portuali, richiederebbero la disponibilità di risorse pubbliche ingenti che non ci sono. In altre parole significherebbe non fare nulla».

Per la dr.ssa Maria Rosaria Randaccio, leader del #Movimento Zona franca, «le zone intercluse sarebbero un grave danno per la Sardegna perché provocherebbero quello che gli esperti chiamano l’effetto ciambella, la concentrazione di consistenti flussi di popolazione ed attività economiche attorno ai punti franchi ed il progressivo spopolamento delle aree più esterne».

La Sardegna invece ha bisogno, secondo Randaccio, «dell’esatto contrario, di rimettere in moto la sua economia arginando il fenomeno dello spopolamento. La zona franca integrale, del resto, è prevista dall’art. 174 del Trattato di Lisbona, e la sua attuazione darebbe ricchezza non solo ai sardi attraverso l’esenzione da dazi, Iva ed accise, ma all’Italia ed all’Europa».

«Per le famiglie – ha aggiunto Modesto Fenu – si tratterebbe di un risparmio medio di circa 260/500 euro al mese, 3.000/5.000 euro l’anno che per la Sardegna significherebbero rilancio dell’economia, più benessere per i cittadini, più consumi interni, più opportunità di studio e lavoro per i giovani. Si può fare. Non vorremmo, invece, che le aziende sarde, già stremate dalla crisi fossero costrette a delocalizzare andando a insediarsi magari nella zona franca di Tunisi, come qualcuno ha maldestramente suggerito.»

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50 lavoratori #Alcoa e 7 sindaci sono a Roma, al #Mise, per rivendicare soluzioni alla vertenza aperta ormai da anni. I lavoratori, dopo 39 giorni di presidio davanti allo stabilimento di #Portovesme, sono partiti ieri sera in nave dal porto di Cagliari; i sindaci (Franco Porcu, sindaco di Villamassargia; Mario Corongiu, sindaco di Sant’Antioco; Angelo Deidda, sindaco di Domusnovas; Federico Palmas, sindaco di San Giovanni Suergiu; Pietro Cocco, sindaco di Gonnesa; Silvano Farris, sindaco di Buggerru; e, infine, Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia e presidente del #Consiglio delle Autonomie locali della Sardegna) sono partiti questa mattina in aereo da Elmas. I lavoratori sono determinati più che mai nella loro azione ed hanno deciso di raggiungere Roma, con un biglietto di sola andata, facendo ricorso ad un autofinanziamento. Lavoratori e sindaci manifesteranno davanti al #ministero dello Sviluppo economico (#Mise), dove chiederanno un incontro, e rientreranno in Sardegna solo dopo aver ottenuto risposte certe sulla riapertura dello stabilimento e sulla ripresa dell’attività produttiva.

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Si sposta nuovamente a Roma la protesta dei lavoratori #Alcoa che da 38 giorni manifestano davanti allo stabilimento di #Portovesme. Questa sera alcune decine di lavoratori sono partiti per la Capitale, secondo quanto deciso con votazione unanime dall’assemblea svoltasi a Portovesme qualche giorno fa. I lavoratori sono determinati più che mai nella loro azione ed hanno deciso di raggiungere Roma, con un biglietto di sola andata, facendo ricorso ad un autofinanziamento. I lavoratori manifesteranno domani davanti al #ministero dello Sviluppo economico (#Mise) e rientreranno in Sardegna solo dopo aver ottenuto risposte certe sulla riapertura dello stabilimento e sulla ripresa dell’attività produttiva.

Sede Provincia via Mazzini

Il capogruppo del #Partito democratico in #Consiglio regionale, Pietro Cocco, accoglie con stupore le dichiarazioni odierne del centrodestra che accusano a più riprese l’attuale maggioranza di non rispettare la volontà di voler sopprimere le province espressa dai cittadini sardi col referendum.

«Le accuse mosse al Partito democratico in merito ai percorsi studiati per dar seguito all’esito referendario – secondo Pietro Cocco – sono da respingere con determinazione al mittente. Sino a prova contraria, infatti, chi ha inseguito soluzioni pasticciate è stato proprio il governo di centro destra che nella passata legislatura, anziché procedere nelle forme corrette per dar corso alla volontà popolare, si è inventato la formula del commissariamento, giusto per avere qualche poltrona in più da sistemare. Ma sostanzialmente lasciando irrisolte le problematiche legate al complesso percorso per arrivare allo scioglimento gli enti provinciali.»

«Il percorso studiato dall’assessore competente e dalla Giunta, oltre che rispettoso del dettato costituzionale e della volontà referendaria – aggiunge Pietro Cocco – assicura la giusta tutela e le garanzie opportune per il lavoratori degli enti disciolti e per dotare i territori di un corretto ed equilibrato livello di rappresentanza, con enti di secondo livello eletti dai consigli comunali, senza nessun aggravio di costi. Mentre per le province di nuova istituzione è sufficiente procedere con legge regionale, infatti, le tre province storiche per essere sciolte necessitano delle procedure di revisione della costituzione con tempi e modalità che seguiranno quelle adottate dal Governo centrale.»

«Certo è che il #Partito democratico non accetta lezioni sul livello di democrazia del proprio operato da chi in questi anni – conclude il capogruppo del PD – non ha fatto altro che distruggere la Sardegna col malgoverno e promesse mai mantenute.»

Palazzo Regio Cagliari 1

Nuovo duro attacco dei Riformatori sardi al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru e dell’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, sulle #Province.

«La Giunta forse non sa che oltre ai quattro referendum abrogativi c’era pure quello che chiedeva ai sardi se volessero cancellare anche le Province storiche – denuncia il coordinamento regionale dei Riformatori sardi -. E forse non sa che il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge costituzionale che elimina dal nostro Statuto la parola “Provincia”. Un testo che ancora è fermo al Senato. Ci sembra che la Giunta non sappia troppe cose o facciano finta di non saperle. Ci auguriamo che non facciano come per le accise e alzino bandiera bianca di fronte ai loro capi sardi e romani

«Le finte riforme della Giunta Pigliaru – dicono ancora i Riformatori sardi – iniziano a svelare tutto il loro bluff. Le Province devono essere cancellate, e basta. Non possono tornare sotto nuove forme: questo hanno detto i sardi con i referendum di due anni fa. La Giunta, dunque, non prenda in giro i sardi: si muova. Vada a Roma e pretenda che la proposta di legge costituzionale sia approvata subito dalle Camere. Invece Pigliaru ed Erriu si limitano a lasciare alle Province i loro poteri e pensano di imbrogliarci con questa storia degli enti di secondo livello. I sardi non si faranno prendere in giro.»

«Non sono immaginabili – concludono i Riformatori sardi – fasi transitorie (quanto durerebbero?) che si tradurrebbero in una reviviscenza delle Province e in inutili complicazioni tra fase uno e fase due: si deve fare una riforma che vada direttamente all’obiettivo e che disegni un sistema armonico e funzionale, cioè il contrario di quello attuale. In attesa del nuovo articolo 43 le province devono essere svuotate di competenze. E non sono una soluzione le Unioni dei comuni, che in Sardegna sono state ovunque un fallimento.»

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

La Quarta Commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) ha sentito in audizione il Comitato dei sindaci, con capofila il comune di Sardara, costituitosi a sostegno della proposta di moratoria per gli impianti alimentati da energie rinnovabili (eolico, solare, fotovoltaico, termo dinamico).

Nel primo intervento, il sindaco di Sardara, Beppe Garau, ha affermato che la proposta sostenuta dagli amministratori locali è articolata in due punti. «Nel breve termine – ha spiegato Garau  – è necessaria a nostro giudizio una moratoria relativa ai grandi impianti, per sottrarre i Comuni al vero e proprio assedio cui sono sottoposti da parte di numerose società private. Nel medio periodo, inoltre, occorre che la Regione approvi il suo Piano energetico in modo da definire anche giuridicamente un preciso indirizzo sulla materia».

Soffermandosi sullo scenario di fondo, Garau ha sottolineato che, sulla base dei contenuti della bozza di Piano energetico regionale del febbraio scorso, «la Sardegna ha una produzione di energia superiore del 30% al suo fabbisogno che peraltro appare destinato a calare, di qui al 2020, di almeno il 20%. Da una parte, quindi, la nostra Regione è ampiamente autosufficiente e rispetta tutti i parametri fissati dal protocollo di Kyoto. Dall’altra, famiglie ed imprese sarde hanno una bolletta energetica mediamente più cara del 30% rispetto alle altre Regioni. E’ una situazione di grave squilibrio che va corretta al più presto così come va disciplinata una materia molto complessa, caratterizzata spesso da un groviglio di competenze e procedure, che non può essere ulteriormente lasciata solo sulle spalle dei Comuni».

Successivamente hanno preso la parola i sindaci di Gonnosfanadiga (Sisinnio Zanda), Bonorva (Gian Mario Senes), Giave (Giuseppe Deiana), Villaverde (Roberto Scema), Cossoine (Alfredo Unali), e Villacidro (Federico Solè). Tutti hanno manifestato un forte disagio per essere costretti ad operare in una situazione di incertezza, sottoposti spesso alla pressione di società multinazionali senza concreti strumenti di intervento, condizione che finisce per metterli addirittura in contrasto con le rispettive comunità. Altri elementi sui quali tutti gli amministratori hanno messo l’accento, lo stravolgimento della pianificazione territoriale, il consumo indiscriminato del territorio, gli interrogativi sui soggetti cui spetterebbero la bonifica ed il ripristino dei terreni una volta arrivati al termine dell’esercizio degli impianti. Il pericolo, in definitiva, è di sottoporre il territorio a trasformazioni tanto profonde quanto irreversibili.

Agli argomenti sottoposti all’attenzione della Commissione dagli amministratori locali si sono dimostrati particolarmente sensibili i componenti della stessa Commissione, intervenuti successivamente: Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni del Pd, Pietro Pittalis di Forza Italia, Eugenio Lai di Sel e Gavino Sale dell’Irs.

Il presidente della Commissione Antonio Solinas, in sede di conclusioni, ha espresso una certa cautela sulla proposta di moratoria. «Con tutta probabilità – ha chiarito – sarebbe impugnata dal governo nazionale provocando un problema peggiore di quello che si intendeva risolvere. Tuttavia – ha aggiunto – il Consiglio regionale può fare molto, in attesa del nuovo Piano energetico e della legge urbanistica. Si può intervenire per individuare una serie di siti idonei ad ospitare gli impianti (aree industriali non utilizzate, discariche bonificate, cave dismesse); non si bloccherebbe del tutto il proliferare dei progetti ma questi paletti costituirebbero un deterrente». «Su questo provvedimento – ha concluso il presidente Solinas – c’è un significativo consenso anche da parte della minoranza e ritengo possa essere varato dal Consiglio regionale prima dell’estate. Mi impegno anzi a sottoporlo alla vostra valutazione – ha detto infine rivolto ai Sindaci, «prima del passaggio in Aula».

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Con l’audizione dei rappresentanti del mondo delle imprese e della cooperazione si sono concluse in serata le audizioni sulle riforme programmate per questa settimana dalla #Prima commissione permanente del Consiglio regionale, presieduta da Francesco Agus.

In apertura del suo intervento, il presidente di Confindustria Sardegna, Alberto Scanu, ha espresso un giudizio positivo sulla direzione presa dalla riforma nazionale orientata verso l’abolizione del bicameralismo perfetto. Fondamentale per Scanu anche il progetto di revisione del Titolo V della Costituzione. «Nel 2001 – ha detto il rappresentante degli industriali – abbiamo assistito alla riforma federalista che non ha portato benefici alle imprese». Durissimo il giudizio sull’utilizzo della specialità in Sardegna: «Per oltre 60 anni l’autonomia è stata utilizzata in modo distorto – ha affermato Scanu – anziché favorire lo sviluppo ha garantito il sottosviluppo». Secondo il presidente di Confindustria, sarebbe un bene sopprimere la potestà legislativa concorrente su alcune materie come la sanità, l’energia e i lavori pubblici e riportare la competenza esclusiva allo Stato».

Altra riforma urgente, per Scanu, è quella della macchina amministrativa regionale. «Confindustria – ha detto il presidente – è da sempre contraria ad una proliferazione di enti. Serve una ricognizione sulle società in house e sugli enti strumentali della Regione, spesso inutili e dannosi per il sistema delle imprese». Scanu ha poi auspicato un riordino degli enti locali. «In Sardegna – ha detto – il 65% dei comuni sono sotto i cinquemila abitanti. Impensabile andare avanti senza un’aggregazione dei servizi». Ultimo cenno, infine, al metodo con cui avviare la stagione delle riforme: «Bene l’Assemblea Costituente se non si trasforma nell’ennesimo carrozzone. Pensiamo ad un organo formato dalle migliori e qualificate competenze della società civile. In ogni caso – ha concluso Scanu – i tempi per procedere alle riforme non devono superare i sei mesi».

Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria Cagliari, ha focalizzato la sua attenzione sul tema della razionalizzazione del sistema pubblico. «Spesso – ha detto – assistiamo ad una duplicazione di competenze e funzioni. Tutto questo va a danno delle imprese e di chi produce. Nel settore dell’edilizia, per esempio, sarebbe utile l’istituzione di una centrale unica per gli appalti». Secondo De Pascale, è necessaria in Sardegna «una svolta culturale che consenta all’apparato produttivo isolano di poter contare su regole e tempi certi». Il rappresentante di #Confindustria, infine, ha parlato di riordino degli Enti Locali: «Siamo favorevoli all’abrogazione delle provincie, prima però occorre capire a chi andranno le funzioni».

Il presidente di Confindustria Nuoro e Ogliastra Roberto Bornioli, pur ritenendo ineludibile il processo riformatore, ha evidenziato il rischio che le spinte accentratrici possano ulteriormente penalizzare le zone interne della Sardegna. «Il territorio del nuorese è stato smembrato con la nascita delle nuove province, adesso si pensa a una razionalizzazione che potrebbe accentrare competenze e funzioni alla Regione. Noi crediamo invece utile un decentramento amministrativo. Da tempo – ha concluso Bornioli – chiediamo di portare alcuni assessorati, come quello dell’Ambiente, a Nuoro».

Enrico Gaia, responsabile dei rapporti istituzionali di Confapi, si è detto favorevole al superamento della potestà concorrente su alcune materie riportandole nella sfera legislativa statale. Per Gaia, l’imperativo categorico è rappresentato dall’urgenza di procedere ad una semplificazione della macchina amministrativa e ad una drastica riduzione del peso della burocrazia. «La duplicazione delle competenze è deleteria per lo sviluppo – ha detto il rappresentante di Confapi – molte società in house della regione hanno prodotto molte perdite e nessun vantaggio per le imprese».

Claudio Atzori, presidente regionale di #Legacoop, ha presentato alla Commissione una richiesta formale perché nella revisione del nuovo Statuto sia riconosciuta la funzione sociale delle cooperazione così come stabilito dall’art. 45 della Costituzione. «Altre regioni lo hanno previsto nei loro Statuti – ha detto Atzori – è giusto che lo faccia anche la Sardegna». Tra le richieste, anche l’introduzione di una norma che assegni alla Regione la competenza sul procedimento di revisione per le cooperative, oggi riservato allo Stato: «Garantirebbe risorse aggiuntive al bilancio regionale e procedimenti più snelli per le imprese». Dal rappresentante di Legacoop, infine, la sollecitazione per uno snellimento della macchina amministrativa «commisurata alla popolazione a al sistema economico regionale» e la creazione di una «stazione unica per gli appalti» che assicurerebbe gare certe, regolari, trasparenti e controllate.

Sergio Cardia, presidente di #Agci Sardegna, ha sottolineato la necessità di una riforma complessiva della Regione. Non solo Statuto ma anche Legge statutaria, riorganizzazione della macchina amministrativa e riordino degli Enti lLocali. «La sovrapposizione di competenze frena lo sviluppo – ha detto Cardia – per far ripartire le imprese serve oggi una semplificazione legislativa e un alleggerimento della burocrazia». Da Cardia è poi arrivata una sollecitazione per l’istituzione dell’#Agenzia regionale delle entrate, «uno strumento che ribalterebbe il rapporto finanziario con lo Stato». Giudizio positivo, infine, sull’ipotesi di istituire la #Città Metropolitana di Cagliari.

Per Carlo Tedde, presidente di #Confcooperative, occorre fare un riflessione profonda sul nuovo modello di sviluppo da proporre per la Sardegna. «In questo contesto il ruolo delle cooperative sarà sempre più importante, il mondo va verso un concetto di profitto funzionale al benessere dei territori e dei cittadini». «E’ necessario dare più valore alle imprese – ha concluso Tedde – l’azione della Regione e dello Stato deve essere di supporto e non di mero controllo. «Se non ci sarà un cambio di rotta il sistema produttivo isolano è destinato al collasso».

I lavori della Prima commissione riprenderanno martedì prossimo.

Il professor Antonio Golini, presidente dell’ISTAT, sarà a Cagliari domani, 11 giugno, alle 9.45, per inaugurare la 47ª #Riunione Scientifica della Società Italiana di Statistica. La conferenza – che si svolgerà nell’Aula A del Polo Economico Giuridico (in viale Sant’Ignazio 76) – avrà per tema “Crisi demografica e crisi economica nel Mezzogiorno d’Italia: un iceberg dal continente alla deriva?”. Introdurrà Nicola Torelli (docente Università di Trieste e Presidente della Società Italiana di Statistica).

L’importante evento – che vedrà impegnati nel capoluogo sardo circa 400 studiosi, coordinato da un comitato scientifico locale presieduto da Walter Racugno, ordinario di Statistica – si svolgerà a Cagliari dall’11 al 13 giugno. Il programma scientifico completo è consultabile nel sito www.sis2014.it

Nel programma della Riunione scientifica, domani mattina, dalle 11.30, nell’Aula Magna “Maria Lai” di via Nicolodi (parte alta di viale Sant’Ignazio) si terrà una tavola rotonda sulla didattica della statistica (nei vari ordini di scuole).

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E’ attiva la procedura per la formazione dell’#Albo telematico dei fornitori e professionisti del comune di Carbonia, finalizzato all’individuazione di operatori economici cui affidare lavori, servizi e forniture in economia, nel rispetto della normativa in materia di appalti pubblici, del vigente Regolamento comunale per gli acquisti di beni e servizi in economia e del Disciplinare di istituzione e gestione degli albi di fornitori e professionisti.

Per iscriversi, le ditte e i professionisti interessati possono accedere direttamente al portale http://carbonia.albofornitori.net/ oppure alla Sezione “Albo Fornitori” presente sulla homepage del sito internet del Comune (www.comune.carbonia.ci.it) e seguire tutte le indicazioni riportate. Le domande di iscrizione presentate in maniera difforme da quelle indicate non saranno prese in considerazione.

L’Albo telematico fornitori e professionisti è un elenco aperto. Gli interessati potranno inoltrare domanda di iscrizione in qualunque momento. La validazione dell’iscrizione, previa verifica del personale incaricato, avverrà entro 30 giorni dall’inoltro della stessa.

Per quanto attiene alle categorie merceologiche della sottosezione “Fornitori di beni e servizi” si ricorda che l’elenco riportato contiene tutti i Codici ATECO di classificazione delle attività economiche, ma le procedure di affidamento in economia potranno essere attivate soltanto per le categorie individuate nel Regolamento comunale per le acquisizioni di beni e servizi in economia.