E’ piccolo, sempre troppo piccolo l’export delle micro e piccole imprese della Sardegna. Nel 2013 il volume d’affari di queste non ha superato i 200milioni di euro (per la precisione 198,8milioni), incidendo solo per il 5% sul totale delle esportazioni generato dall’isola.
E’ l’analisi effettuata dall’Ufficio Studi Nazionale di Confartigianato Imprese, che ha rielaborato i dati dell’ISTAT sulle esportazioni di 8 settori delle piccolissime aziende manifatturiere, dei primi 9 mesi del 2013 confrontandoli con quelli dell’analogo periodo del 2012.
Questi i settori analizzati: alimentazione, abbigliamento, lavorazione pelli, legno e sughero, stampa e supporti registrati, fabbricazione prodotti in metallo, fabbricazione mobili, e microsettori vari.
Il totale dell’export sardo, sempre nei primi 9 mesi del 2013, ha superato i 4 miliardi di euro (4.004,4) con calo del 13,4% rispetto al 2012; il giro d’affari di quello delle micro-piccole imprese manifatturiere, come detto, è stato di 198,8 milioni, che ha inciso solo per il 5% sul volume totale, identica percentuale rilevata nel 2012.
«Un export, quello delle piccolissime aziende, “boicottato” dal problema dei trasporti, dalla scarsa predisposizione a unirsi per affrontare i mercati esteri ma anche da fiscalità interna e burocrazia – si legge in una nota di Confartigianato Sardegna – una combinazione di fattori negativi che costringe il sistema imprenditoriale a pagare uno scotto che è sotto gli occhi di tutti. Le cifre delle nostre imprese sono “residuali”, insignificanti se teniamo conto che queste vanno a incidere solo per lo 0,3% rispetto a tutto l’export delle piccole-micro italiane, che ha superato i 72miliardi, tra l’altro in crescita del 4% rispetto al 2012, ci rendiamo conto di quanto spazio ci sia da conquistare.»
Il settore che esporta maggiormente è quello degli alimentari con 105,05 milioni di euro, seguito dai prodotti in metallo con 62,4 e il legno e sughero con 18,4. Osservando la dinamica provinciale, la parte del leone spetta sempre a Cagliari (80,2 milioni) seguita da Sassari (59,8) e Nuoro (20,9) anche se, in percentuale, il risultato migliore è quello del Medio Campidano (+176% rispetto al 2012) anche se si tratta di cifre veramente piccole.
«Aver mantenuto lo stesso volume d’affari dello scorso anno, non è un gran traguardo – si legge ancora nella nota – questa è la dimostrazione di come non sia più sufficiente fermarsi al mercato interno o nazionale, o avere ottime produzioni, ma di come sia necessario cercare e trovare gli acquirenti attraverso nuove iniziative o tramite i canali informatici e telematici, come le vendite on line.»
Per il futuro le aziende dovranno proseguire il lavoro di formazione, di marketing e della ricerca di nuovi mercati, perché gli spazi, soprattutto in questo momento di crisi, ci sono.