24 November, 2024
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Crabò 1

Il 17 di gennaio, con la festa di sant’Antonio Abate, o come si dice in numerosi luoghi della Sardegna, di sant’ Antonio de su fogu, il carnevale dell’anno 2015 è entrato in piena attività.

Sant’Antonio de su fogu perché la leggenda narra che il santo monaco, abbia donato all’uomo, che ancora non ne aveva il dominio, il fuoco, rubandolo alle braci infernali, approfittando del trambusto provocato dal maialino che era entrato nell’inferno, sfuggendo alle mani del suo protettore. Ecco spiegata la presenza del porcellino, che compare nell’iconografia tra le braccia del Santo, il quale tra le sue numerose incombenze avrebbe anche quella di protettore degli animali.

Ogni paese, anche in Sardegna, ha per il carnevale, una maschera tipica, spesso anche uguale o simile a quella di altre comunità, la cui origine si perde, per usare una frase fatta ed abusata, nella notte dei tempi.

Ecco allora che Mamoiada ha le sue maschere antichissime dal terrificante aspetto, i Mamuthones, Ottana ha i boes dalle lunghe corna, i merdules e sa filonzana, terribile parca nostrana che con un taglio netto delle sue forbici da tosatore, spezza il filo della vita, a Orotelli i Turpos, sa maschera a lenzolu di Aidomaggiore, e così di seguito con l’esercito di Maimones, Urtzus, Bardianos, Majaias, Bundus o gli inquietanti Colonganos, fino a re Jorgi, re Giorgio, il fantoccio che viene bruciato nell’ultimo giorno della festa come simbolo di morte e rinascita della natura in primavera, stagione annunciata e propiziata dalla fine del carnevale.

Carbonia è, forse, l’unica città della Sardegna a non avere alcuna maschera la cui origine si possa far risalire da una tradizione popolare antica, di quelle che i nonni tramandano ai loro nipoti e che hanno ricevuta in eredità dai loro antenati, attraversando gli anni e le generazioni.

E’ questa una condizione ovvia, dato che la nostra è, come direbbero gli inglesi che di tradizioni se ne intendono, una new town, una città nuova, contando appena 76 anni e qualche mese, un’età considerevole per un essere umano ma, ritenuta poco più che neonata, per la vita di una città.

Iglesias, di anni, ne conta almeno 758, per non parlare dalle più antiche Porto Torres, Alghero, Sassari e Cagliari o della vicina Sant’Antioco, che gli anni li conta a millenni, potendo vantare, nientedimeno che lontanissime origini fenicie, centinaia di anni prima dell’era cristiana.

Ma giovani o vecchie che siano le città, prima o poi danno vita alle loro particolari tradizioni. Ecco allora che si è cercata una maschera, che in qualche modo fosse ancorata a qualche aspetto specifico e caratterizzante della città e dei suoi abitanti.

Qual è, ci si è chiesti, l’elemento più significativo della città, che le ha addirittura dato il nome?

  • Il Carbone è ovvio –

E’ stata la naturale risposta. Poi, per creare un qualcosa  che potesse essere una maschera, le si è aggiunto, artificiosamente, un animale cornuto non legato ad alcun fatto, episodio o ricordo che, in qualche modo, lo giustificasse. E’ nato così Crabò, una sorta di chimera, un capro tutto nero, di aspetto vagamente diabolico.

Ora, tutto è lecito in carnevale, ma mi domando, non sarebbe meglio legare questa nascita ad un episodio, ad un fatto accaduto o a un personaggio realmente esistito?

Avanzo, dunque, un invito ai vecchi minatori, a coloro che parteciparono alla fondazione della città a far emergere dai propri ricordi qualche fatto o personaggio che potrebbe ispirare la maschera di Carbonia.

Poiché però, chi predica deve almeno un poco razzolare, comincio io ad offrire un primo contributo in questa ricerca.

Ecco un episodio, accaduto nei primi anni del dopo guerra: mi è stato raccontato da un vecchio minatore di Carbonia, il cui nome, come chiesto da lui, per ora non svelerò.

Erano quelli gli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale e, l’Italia tutta era cosparsa di macerie e distruzioni, e non solamente materiali.

Il nostro territorio, che aveva attraversato quella tragedia pressoché indenne dagli orrori di una occupazione militare e dalla guerra civile, era comunque economicamente in condizioni di grande povertà.

Fortunatamente la ricostruzione del Paese richiedeva l’utilizzo di ogni risorsa disponibile, quindi anche il carbone del Sulcis, pur non essendo di ottima qualità, doveva essere estratto e utilizzato per produrre calore ed energia. Le miniere erano dunque aperte e la produzione incrementata. Un lavoro in miniera era ambito e relativamente facile da ottenere, anche se gli stipendi erano modesti e aggrediti dalla svalutazione che, inevitabilmente era sopraggiunta a seguito della sconfitta.

Pastori, contadini e reduci erano stati assunti in gran numero e, chi poteva, si ingegnava con lavoretti extra ad arrotondare il magro salario.

Chi coltivava un orticello, chi integrava il cibo acquistato al mercato o allo spaccio, con verdure colte nei campi, o chi, come Pietro, allevava un piccolo branco di porci che, con il permesso della società, faceva pascolare e ingrassare nei terreni della Carbosarda, tra  tralicci metallici dei pozzi minerari e mucchi di sterile.

Il luogo preferito, da Pietro, per il pascolo dei maiali, era una porzione di terreno, oggi compresa tra i supermercati Lidl ed Eurospin.

Era quella, una zona il cui sottosuolo era tutto un intrico di gallerie per la coltivazione mineraria e, alcune di queste (gallerie), si trovavano molto vicine alla superficie, tanto vicine che la volta di una di esse, indebolita da recenti pioggie, cedette d’un tratto, coinvolgendo nel crollo il branco di porci di Pietro, momentaneamente incustodito perché, il proprietario era al lavoro. Sprofondarono dunque gli animali nel sottosuolo, insieme alla terra del crollo, per cui, non potendo più risalire alla superficie, cominciarono a vagare placidamente nelle gallerie. Fino  che, giunta ormai l’ora vicina alla fine del turno, si imbatterono in un gruppo di minatori che  si avviavano verso la gabbia per la risalita.

Supponiamo che lo stupore degli operai vedendosi davanti, nella luce fioca delle lanterne il branco grufolante, fosse maggiore di quello dei maiali che volevano continuare la loro esplorazione sotterranea. Certamente si sa, che superati i primi momenti di sorpresa cominciarono le risate e i commenti salaci, mentre già si scatenava l’inseguimento ai corpulenti visitatori.

  • Ma aundi seus, anti pigau a trabballai finzas is proccus ?
  • Labai, labai commenti d’anta a pagai? A figumorisca? Custa mi da deppu arregordai, ci funti puru is proccus minadoris.

Ecco come nacque la leggenda dei maiali minatori.

Giuseppe Mura

Angela Spocci è la candidata indicata dal Consiglio di Indirizzo del Teatro Lirico di Cagliari al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per la nomina a sovrintendente.

La decisione spetta ora al ministro Dario Franceschini ma l’accettazione dell’indicazione è pressoché scontata. Angela Spocci aveva guidato l’ente lirico da commissario dal 1993 al 1995.

Angela Spocci è stata scelta, in una lista comprendente 32 candidati (la sua risulta la prima candidatura presentata in ordine temporale, il 19 gennaio 2015, alle 9.03.28), tra i quali il sovrintendente uscente, Mauro Meli, dal Consiglio di indirizzo della Fondazione, che è così composto:

Massimo Zedda Presidente, Sindaco di Cagliari

Francesco Boggio Rappresentante della Fondazione Banco di Sardegna

Salvatore Cherchi Rappresentante del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Alessio Loi Rappresentante della Regione Autonoma della Sardegna

Mario Marchetti Rappresentante del Comune di Cagliari

Teatro Lirico di Cagliari 20

Maria Grazia Piras A copia

L’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha commentato il provvedimento della Corte Costituzionale pubblicato oggi che impedisce il passaggio del personale a tempo indeterminato di Igea nell’Agenzia Arbam.

«La sentenza della Consulta che, cassando l’articolo 13, comma 3, della legge regionale sull’istituzione dell’Arbam non ci sorprende – ha detto l’assessore dell’Industria -. Già la Giunta, nelle diverse delibere approvate nei mesi scorsi per affrontare i problemi di Igea, aveva tenuto conto della censura espressa dal Governo su alcune parti della legge, e oggi confermate dalla Corte Costituzionale. A questo punto – ha concluso l’assessore Piras – occorrerà procedere quanto prima all’abrogazione della legge istituiva dell’Arbam».

Centro intermodale 2015 1

Il riordino dei trasporti pubblici in Sardegna prevede il superamento delle sovrapposizioni. «Non ci possiamo più permettere tratte doppie coperte da treno e bus – ha detto l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana nel corso di una conferenza stampa con i vertici di Arst e Trenitalia, Carlo Poledrini e Fabio Lo Sciuto – è necessario mettere ordine e procederemo con ulteriori accorpamenti anche sulla mobilità urbana».

Il trasporto su ferro, quale asse portante del sistema di mobilità regionale, va incentivato evitando gli sprechi di risorse: questo l’obiettivo principale del titolare dei Trasporti. «Il risparmio per la Regione – ha proseguito l’assessore dei Trasporti – in seguito alla nuova impostazione delle corse messa ora in campo, è pari a 2,6 milioni di euro. Puntare sui treni significa anche contribuire alla riduzione del traffico, dell’inquinamento acustico e di quello atmosferico». I servizi di trasporto su gomma dovranno invece essere concepiti per raccordare il territorio regionale e locale alle linee ferroviarie attraverso i centri intermodali.

La razionalizzazione dei servizi è stata pensata dopo un’analisi attenta dei numeri e si basa su parametri oggettivi. L’assessorato dei Trasporti ha comparato il numero di passeggeri medi fra treno e bus nelle direttrici Cagliari-Sassari e Sassari-Olbia in andata e ritorno, e sui collegamenti tra Cagliari e Oristano e l’Aeroporto di Elmas. «L’eliminazione della sovrapposizione tra bus e treno non comporterà alcuna grave criticità per gli utenti – ha spiegato Massimo Deiana – tenuto conto inoltre che Trenitalia conferma la capacità di soddisfare l’attuale domanda di trasporto e la disponibilità ad aumentare ulteriormente l’offerta, qualora si rendesse necessario».

Sulla tratta Cagliari-Sassari il numero di passeggeri medi che usufruiscono delle corse bus non supera mai le 15/20 unità, contro le 60/80 delle corse del treno. Sulla Sassari-Cagliari il dato è il medesimo, con l’unica eccezione del venerdì pomeriggio dove i passeggeri medi salgono a 60. Questa tratta, come quelle delle 10,35 Cagliari-Sassari, delle 14,10 Sassari-Olbia e delle 23,30 Elmas-Oristano, resterà provvisoriamente operativa in attesa della definizione del nuovo orario di Trenitalia.

Tra Sassari e Olbia il bus non ospita mai più di 20 utenti, mentre il treno oscilla tra i 30 e i 70 passeggeri. Dato ancor più ridotto sui pullman tra Olbia e Sassari dove non si supera mai la media di 10 persone a bordo.

Con l’apertura del collegamento ferroviario per l’aeroporto di Elmas, il traffico sui bus è notevolmente diminuito. Mediamente su questa tratta nell’intero anno si stima una frequentazione di 3, massimo 5 passeggeri per corsa. Una parte rilevante del risparmio si concretizzerà con la cancellazione della residua coppia di collegamenti ferroviari tra Sassari e Nulvi che si svolge su una rete non più adatta ai servizi di trasporto pubblico e che sarà in questo caso completamente sostituita da autobus.

Il Governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale un aspetto marginale della legge 24 sulla riorganizzazione della Regione, mantenendo la totale validità dell’impianto generale: mobilità del personale, valutazione dei dirigenti e strumenti di riorganizzazione. Le disposizioni impugnate sono quelle che permettono di attribuire temporaneamente le funzioni dirigenziali ad un funzionario regionale che ne abbia i titoli, per garantire la copertura di una posizione momentaneamente vacante.

Le norme impugnate sono addirittura più restrittive rispetto ad altre del tutto analoghe che avevano già superato il vaglio della stessa Corte costituzionale. Inoltre l’impugnazione fa riferimento a leggi statali e non al parametro dello Statuto di specialità, che garantisce la sovranità, in questo campo, del Consiglio regionale che ha approvato la legge 24.

«La Giunta difenderà l’autonomia legislativa della Regione – afferma l’assessore degli Affari Generali e del Personale Gianmario Demuro – e, nello specifico, la legittimità delle norme impugnate. Nel frattempo diventa ancor più urgente proseguire nel percorso di riforme avviato proprio con la legge 24.»

Palazzo della Regione 1 copia

L’assessore regionale della Programmazione e del Bilancio, Raffaele Paci, al termine della seduta della terza Commissione che ha approvato il primo articolo della manovra finanziaria per il 2015, ha annunciato l’accordo in maggioranza sulla Finanziaria 2015 con una sintesi sugli emendamenti.

«Abbiamo lavorato ieri fino a tarda sera, condividendo l’impostazione generale della manovra e individuando le priorità su cui puntare per introdurre alcuni miglioramenti nel corso dell’esame in commissione. Dopo una lunga e fruttuosa riunione della maggioranza è stata fatta la sintesi sui vari emendamenti, tenendo conto anche delle richieste emerse dai dibattiti e dalle audizioni in commissione Bilancio e dai contributi delle altre commissioni consiliari».

«In particolare, durante la lunga riunione di maggioranza, sono state individuate e condivise priorità che vanno dall’Istruzione all’Università, dal Lavoro fino alla Cultura e allo Spettacolo e al Sociale – spiega il vicepresidente della Regione -. Pur nel vincolo delle risorse disponibili e tenendo conto del non facile momento economico, la Giunta insieme alla maggioranza ha condiviso una serie di interventi importanti. Voglio però sottolineare che la filosofia, l’impostazione della prima manovra di questa Giunta è stata ampiamente condivisa, apprezzata per la scelta della programmazione unitaria dei fondi regionali ed europei, per la decisione di ricorrere a un mutuo non per pagare debiti ma per fare investimenti e dunque creare le condizioni per nuovi posti di lavoro, per il ricorso a decise politiche keynesiane che ridiano slancio all’economia con l’intervento pubblico.»

L’assessore Paci sottolinea anche l’importanza di riuscire ad approvare la manovra entro febbraio senza dover ricorrere al terzo mese di esercizio provvisorio. «La Sardegna aspetta risposte e non c’è più tempo da perdere, la finanziaria dev’essere operativa il più presto possibile. Oggi sono iniziati i lavori della commissione – conclude l’esponente della Giunta Pigliaru – ed è stato condiviso un percorso che ci porterà ad approvare la manovra finanziaria nei tempi previsti, questo grazie alla riuscita condivisione delle priorità in maggioranza e all’apprezzabile spirito di collaborazione mostrato dall’opposizione pur nel rispetto delle rispettive posizioni».

Raffaele Paci 7

Il capo di Gabinetto della Presidenza della Regione, Filippo Spanu, questa mattina ha incontrato una delegazione della Fai-Cisl regionale, in occasione della Giornata di mobilitazione nazionale per la proposta di una piattaforma su foreste, agricoltura e pesca. I rappresentanti dell’organizzazione sindacale hanno illustrato le tematiche principali, tra le quali il rilancio di forestazione produttiva e sostenibile, industria alimentare, settore pesca e sistema allevatori, la riforma dell’Ente Foreste e la stabilizzazione dei lavoratori precari, oltre alla riorganizzazione dei Consorzi di bonifica e l’approvazione della Legge Quadro sulla “Rete del lavoro in agricoltura”.

Spanu ha analizzato punto su punto, a cominciare dall’Ente Foreste, «per il quale – ha sottolineato – l’assessorato dell’Ambiente ha aperto un Tavolo con il coinvolgimento delle parti sociali, a conferma della volontà di condividere con tutti i soggetti interessati la riforma complessiva dell’Ente».

Il capo di Gabinetto del presidente Pigliaru ha poi ricordato che «l’agroalimentare è una delle priorità della Giunta regionale. L’obiettivo è quello di far crescere le esportazioni delle produzioni di qualità, garantendo il benessere animale e la sicurezza alimentare. Questo processo passa per il miglioramento delle produttività e il riconoscimento delle eccellenze regionali, accompagnate da efficaci sistemi di certificazione della qualità».

Filippo Spanu 1

Consiglio comunale San Giovanni Suergiu

La Giunta comunale di San Giovanni Suergiu ha approvato una delibera che prevede un’integrazione alla concessione di un contributo per agevolazioni sul pagamento della Tari 2014, destinato alle imprese.

Il Comune, nell’ambito dei propri interventi socio-assistenziali, accorda alle famiglie residenti di anziani o che versino in condizione di disagio sociale ed economico, l’esonero totale o parziale dal pagamento del tributo. Tali agevolazioni possono essere concesse anche a particolari categorie di utenze non domestiche che si trovino in condizioni di accertata difficoltà economico-finanziaria.

La delibera di Giunta estende i contributi alle imprese, relativamente al pagamento della quarta rata con scadenza al 16.03.2014.

L’impresa potrà accedere all’agevolazione di cui sopra se ha un organico di personale alle proprie dipendenze non superiore a n° 15 (quindici) dipendenti, indipendentemente dall’ubicazione della propria sede legale;

L’impresa potrà altresì accedere all’agevolazione Tari 2014 qualora, indipendentemente dal numero dei dipendenti in pianta organica e quindi indipendentemente dalla dimensione aziendale, abbia la propria sede legale, regolarmente registrata presso la Camera di Commercio territoriale di competenza, insediata presso un domicilio all’interno del territorio comunale di San Giovanni Suergiu.

Consiglio regionale 2 copia

I gruppi del Centro democratico, di Irs, Sel, Soberania e Indipendentzia e Sardegna Vera, hanno presentato una proposta di legge per la soppressione del Crel.

L’obiettivo è eliminare gli enti inutili, costosi e che svolgono funzioni analoghe a quelle delle Commissioni consiliari permanenti. Con la sopressione del Crel si avrebbe un risparmio fino 300mila euro l’anno.

La prima firmataria del progetto di legge, Anna Maria Busia (Cd), nel corso di una conferenza stampa, ha spiegato che si tratta dell’inizio di un’azione di verifica sulla natura, l’operato, i costi prima degli enti le cui nomine sono di competenza del Consiglio regionale, poi di quelli di competenza della Giunta.

«Abbiamo deciso di intervenire ora perché il Crel è in scadenza, così da evitare inutili rinnovi, visto che l’attività dell’ente è la stessa che possono svolgere le Commissioni consiliari permanenti».

Per Roberto Desini, capogruppo del Centro democratico, quest’azione è in linea con l’attività della Giunta Pigliaru e con quanto deciso da altre regioni d’Italia. Tra l’altro hanno spiegato i relatori, tra cui anche Raimondo Perra (Sardegna Vera), è all’esame della Commissione Affari costituzionali della Camera il disegno di legge che prevede l’abolizione del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel). Gavino Sale (Irs) ha ribadito l’importanza di quest’azione di risparmio e semplificazione della macchina regionale. I relatori hanno, infatti, assicurato che questa sarà soltanto la prima di una serie di proposte di legge per la soppressione degli enti inutili, ma allo stesso tempo saranno salvaguardati quelli che svolgono un’attività fondamentale per la Regione.

Nel testo i proponenti hanno spiegato la storia dell’ente, nato nel 2000, «con il compito di concorrere alla programmazione regionale e agli indirizzi di sviluppo economico-sociale e culturale, attraverso la formulazione di pareri, proposte anche ai fini della predisposizione di iniziative legislative e di atti concernenti materie economiche, sociali e finanziarie. Le finalità cui il legislatore mirava, tuttavia, non sono state mai pienamente raggiunte; l’ente, composto da 27 componenti, si riunisce sporadicamente e si registra una tendenza a saltare la sua mediazione. Di fatto, appare trascurabile la sua influenza sull’organo decisionale tenuto anche conto che i pareri non sono vincolanti. Da un esame degli atti presenti sul sito istituzionale della Regione, si può rilevare come la sua attività sia sostanzialmente ferma al 2009 per quanto concerne seminari, audizioni e pubblicazioni di Quaderni; l’attività di proposta e di pareri, pur esercitata anche nell’anno in corso, è comunque molto bassa». Secondo i relatori, infatti, l’ente avrebbe fatto appena quattro lavori di ricerca e approfondimento dalla sua costituzione.

Anna Maria Busia ha poi proseguito spiegando che con questa proposta non si vuole rinunciare alle prerogative di ascolto delle parti sociali, «infatti, i Consiglieri hanno altri strumenti per approfondire tematiche sociali ed economiche unitamente agli attori principali del tessuto economico e sociale dell’isola. Le Commissioni permanenti, infatti, possono sempre disporre indagini conoscitive intese ad acquisire notizie, informazioni e documentazione, possono sentire componenti della Giunta regionale, convocare funzionari, amministratori o dirigenti di enti pubblici e di aziende private, rappresentanti di sindacati, di categorie economiche, di interessi diffusi e di gruppi sociali, esperti ovvero richiedere pareri di organi estranei alla Regione – articoli 42, 43, 44 del regolamento consiliare». «Ci auguriamo che la proposta di legge – ha concluso il consigliere Busia – venga discussa e approvata in Consiglio entro la scadenza del rinnovo del Crel».

I consiglieri regionali di Sel, Centro Democratico e Partito dei Sardi hanno presentato un emendamento all’articolo 28 della legge finanziaria 2015 che prevede lo stanziamento di un milione e mezzo di euro in tre anni per promuovere l’educazione alimentare e ambientale nelle scuole e sostenere il consumo di prodotti di qualità nelle mense scolastiche.

L’iniziativa punta ad estendere a tutto il territorio regionale una buona pratica sperimentata e attuata negli ultimi tre anni nel Medio Campidano con il progetto “Satu po imparai”. In quel contesto si è riusciti, partendo da un’attività di educazione alimentare, ambientale e sulla cultura rurale rivolta alle scuole e messa in pratica attraverso laboratori realizzate nelle fattorie didattiche, a costruire una rete territoriale.

«La sinergia tra mondo agricolo, scolastico, soggetti  pubblici (comuni, Laore, ASL , provincia) e privati (produttori agricoli, gestori mense, fornitori mense scolastiche) ha consentito di  migliorare il livello dei servizi di ristorazione scolastica, favorendo l’impiego di prodotti regionali di qualità certificata (DOP, IGP, Biologici) a filiera corta – afferma Eugenio Lai, primo firmatario dell’emendamento – il risultato è che nelle mense scolastiche del Medio Campidano il 76% dei prodotti è di provenienza regionale e il 50% da filiera corta».

In Sardegna, ogni anno, si erogano circa 11 milioni di pasti nelle mense scolastiche, universitarie e ospedaliere. «Se la nostra proposta venisse approvata – prosegue Lai – si avrebbe una ricaduta economica pari a circa 15 -18 milioni di euro all’anno». Il progetto, se accolto, sarà realizzato con il concorso degli assessorati regionali dell’agricoltura, della pubblica istruzione,  dell’ambiente e della sanità. Il coordinamento sarà invece affidato all’agenzia Laore.