E’ polemica sul nuovo piano di dimensionamento provinciale delle istituzioni scolastiche. Critiche sia da destra sia da sinistra.
E’ polemica sul nuovo piano di dimensionamento provinciale delle istituzioni scolastiche.
«La mannaia dei tagli si abbatte anche sulle scuole del Sulcis Iglesiente, tra accorpamenti e istituti cancellati dopo un secolo di vita – attacca Ignazio Locci – consigliere regionale di Forza Italia -. Il Piano di dimensionamento provinciale delle istituzioni scolastiche e ridefinizione della rete scolastica e dell’offerta formativa per l’anno 2015-2016 approvato dalla Conferenza provinciale dei servizi, ridisegna la geografia delle scuole del territorio, proponendo alcuni discutibili accorpamenti: Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri Enrico Fermi con l’Istituto Minerario Asproni, entrambi di Iglesias; e l’Istituto Comprensivo Marconi di San Giovanni Suergiu con il San Domenico Savio di Giba. Nell’ambito di quest’ultimo accorpamento si segnala anche la chiusura di due scuole primarie storiche: Tratalias e Piscinas, attive da oltre cento anni. E se per la “politica dei tagli” accorpare istituti e chiudere scuole significa risparmiare, per le comunità locali e per le famiglie equivale invece a disagi e maggiori costi. Ma non solo, perché tali operazioni comportano anche la riduzione di personale, tra precari della scuola e impiegati stabili, che di conseguenza rischiano il proprio posto di lavoro. E di questi aspetti la politica pare disinteressarsi.»
«Guardando all’accorpamento dei due istituti di Iglesias – aggiunge Locci -, viene da chiedersi come mai si sia optato per l’unione delle due scuole, se la situazione odierna è la stessa di due anni fa: il numero degli studenti, infatti, in linea di massima è rimasto invariato. Ma se si concretizzerà l’accorpamento si perderanno circa sei posti di lavoro. E mi chiedo se in questo particolare momento storico possiamo realmente permettercelo. Stesso discorso vale per le realtà di San Giovanni Suergiu e Giba: anche in questo caso ci sarà qualcuno che perderà la propria occupazione o, nella migliore delle ipotesi, che verrà trasferito chissà dove. Ma ciò che maggiormente preoccupa è la probabile chiusura delle primarie di Tratalias e Piscinas. Per le famiglie e le amministrazioni comunali, considerato che per ora non è giunta alcuna rassicurazione, sarà dura doversi sobbarcare i costi di viaggio per i piccoli alunni costretti ad andare a studiare in un altro paese.»
«L’auspicio è – conclude Ignazio Locci – che, nell’ipotesi in cui non si riesca a salvare le scuole in questione, vengano salvaguardati i posti di lavoro e garantite risorse aggiuntive per le comunità locali che dovranno fare i conti con i costi di trasporto dei ragazzi.»
Durissima anche la presa di posizione della segreteria regionale del Partito della Rifondazione Comunista, componente della maggioranza che sostiene la Giunta Pigliaru.
«Le linee guida per il dimensionamento della rete scolastica per l’anno 2015-2016 proposte dalla Giunta regionale, ci lasciano profondamente delusi – si legge in una nota della segreteria del PRC -. La proposta di investire nella scuola, di smetterla con tagli lineari e razionalizzazione delle spese, era uno degli elementi che aveva convinto Rifondazione Comunista e la Sinistra Sarda a far parte della coalizione di Centrosinistra e sovranista. Dopo un anno di legislatura regionale, nel merito, i risultati sono estremamente negativi: nessun programma innovativo, nessuna proposta adeguata alla situazione catastrofica della scuola e dell’Università e, queste linee guida, rendono ulteriormente sconfortante il quadro generale della scuola sarda. Il paradosso di queste linee guida sta nel fatto che si fa correttamente un’analisi dettagliata e veritiera della situazione attraverso considerazioni generali, percentuali sui vari aspetti della formazione e dell’istruzione in Sardegna, ma,nonostante questi impietosi numeri la Giunta regionale accetta le stesse ricette del Governo Renzi. Riassumiamo questo in un quadro allarmante: tasse universitarie in aumento, dispersione scolastica ai massimi storici, diritto allo studio dimenticato, mentre in finanziaria regionale si continua a dare fondi alle scuole private. A parte qualche annuncio di principio non si intravede nessun particolare intervento innovativo. Siamo una Regione Autonoma con Statuto Speciale – aggiunge la nota del PRC – eppure si accettano supinamente i vari decreti ministeriali, che impongono una strutturazione della rete scolastica basata su parametri incompatibili con la realtà sarda e, soprattutto, con le particolarità dei comuni dell’interno e dei piccoli comuni. Non cambia nulla dai precedenti interventi, che non hanno attenuato il fenomeno dello spopolamento delle zone interne, anzi lo hanno accentuato. Per elaborare e proporre una reale possibilità di modificare l’organizzazione scolastica in Sardegna – conclude la segreteria regionale del PRC – è necessario un intervento straordinario con solide e consistenti risorse economiche, un Piano Straordinario per la Scuola.»
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