18 July, 2024
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Luca Sarriu

Il coordinatore provinciale del Partito dei Sardi, Luca Sarriu, interviene nel dibattito sulla realizzazione nel Sulcis del progetto Biofuel.

«Il recente dibattito intorno all’opportunità di investire fondi pubblici nella costruzione di una centrale per la produzione di Biofuel testimonia la vitalità del territorio nel volersi porre come protagonista delle scelte che andranno ad incidere sul futuro del Sulcis – scrive Sarriu in una nota -. Il Partito dei Sardi, nell’ottica della politica sovranista che propone, prende atto positivamente dell’esistenza di questo dibattito, riconoscendo in essa la testimonianza della necessità, sempre più evidente, di una maggiore compartecipazione nelle scelte e di una più consapevole autodeterminazione dei Sardi.»

«Nel merito del progetto – aggiunge il coordinatore provinciale Luca Sarriu -, il Partito dei Sardi esprime forti perplessità, legate non tanto alla singola proposta quanto alla visione che la rende plausibile e, per alcuni, auspicabile. Ancora una volta, si propongono soluzioni economiche e produttive del tutto sganciate dalle vocazioni del territorio. Le passate scelte industriali, se hanno garantito reddito ed occupazione per gli operai assunti e per il limitato numero di imprese d’appalto coinvolte nella manutenzione e nei servizi alle aziende più grosse, non hanno previsto, accanto al comparto industriale, lo sviluppo di altri settori produttivi, la cui presenza avrebbe potuto rendere meno difficile l’eventuale tracollo del settore metallurgico, cosa poi puntualmente verificatasi. Piccola e media impresa, commercio, servizi e terziario, pesca e agricoltura hanno sempre visto le loro sorti legate indissolubilmente alla presenza, sul territorio, delle buste paga assicurate dall’industria ma, una volta diminuite drasticamente queste ultime, sono cadute nella morsa di una crisi di dimensioni impensabili, vedendo completamente azzerato il loro parco clienti.»

«Riproporre il modello della grande avventura industriale che traina l’economia del territorio – sottolinea ancora Sarriu – significa avere una visione vecchia, non consapevole delle lezioni della storia e, soprattutto, sorda alle esigenze dei tanti comparti produttivi in agonia sul territorio. Investire in un’impresa così limitata, e i cui contorni paiono pericolosamente sfumati a causa della poca chiarezza sui numeri degli occupati e sulla effettiva possibilità di produrre sul territorio la materia prima occorrente al processo produttivo, potrebbe riportarci, tra pochi anni, nella condizione attuale.

Mettere il territorio, e ancor di più la terra, nelle mani di centri di interesse lontani dai Sardi e dalla Sardegna è un’operazione che andrebbe ben ponderata, e le risorse finanziarie pubbliche andrebbero, con coraggio e lungimiranza, impiegate per aiutare il tessuto produttivo sulcitano, invitando gli investitori ad impiegare, per questo tipo di operazione, esclusivamente i propri capitali, se ritengono la loro attività veramente redditizia. La necessità dei capitali pubblici, in tutta l’operazione – conclude Luca Sarriu -, introduce un elemento di dubbio che il Partito dei Sardi si impegna, a tutti i livelli, ad approfondire.»

La segretaria cittadina del PD, Cinzia Grussu, replica all’on. Ignazio Locci sulle vicende Carbosulcis.

«L’on. Locci  bacchetta i dirigenti di Partito e deresponsabilizza se stesso e il suo partito e il suo ex Governatore – ascrive in una nota Cinzia Grussu -. Come possiamo tutti notare non un parola di preoccupazione per le sorti del nostro territorio, non un riferimento ad una qualsiasi forma di autocritica sulle azioni compiute o le omissioni, che possa lasciare un seppur minimo dubbio circa l’aver studiato o perlomeno pensato  opzioni differenti per la vita aziendale. E invece nessun dubbio li ha colti a proposito delle conseguenze della procedura ormai avviata di dismissione se non l’accettazione dell’ineluttabile fine. Il tema dal nostro punto di osservazione è precisamente questo, vale a dire essere arrivati alla pianificazione della dismissione dell’azienda e non aver tentato l’impossibile per evitarlo. Non ci siamo proprio. Pensiamo che persone diverse avrebbero portato a risultati differenti, certo di ciò non c’è contezza ma non vi è per contro alcun dubbio dell’esistente, delle situazioni vissute e che si vivranno, frutto di precise quanto identificate scelte politiche e questi sono fatti.»

«Come è un dato di fatto che il mandato degli attuali amministratori nominati dal centrodestra è scaduto il 31/12/2014 e che fatti salvi gli adempimenti di bilancio comunque terminano il loro mandato. È un fatto che sugli amministratori pende una mozione di sfiducia deliberata dal Consiglio regionale precedente e totalmente disattesa. E ancora è un fatto che il piano di dismissione non è stato approvato dalle OO.SS. a nessun livello, come confermano i diretti interessati e come è evidente dall’assenza di un progetto condiviso di riconversione industriale o di alternativa a quella realtà di elevata rilevanza economica e sociale per il territorio. E, infine, vi sono indagini e provvedimenti giudiziali in corso. Sarebbe stato un gesto di elevata etica politica rimettere il mandato in occasione del cambio del Governo, o ancora meglio in occasione della sfiducia del parlamento regionale ma così non è stato. Tutt’altro, oggi si irride chi per correttezza istituzionale, e certamente non per debolezza politica, ha atteso anche troppo tempo per la sostituzione dei dirigenti.

E dunque sì, la nostra è esattamente una critica strumentale, che utilizza appunto lo strumento della critica per sostenere una posizione politica precisa – conclude Cinzia Grussu -, vale a dire di far valere interessi differenti dalla parte politica che rappresenta il consigliere.»

Cinzia Grussu 1

Ignazio CirronisFrancesco Pigliaru 4

Il presidente di Copagri Sardegna, Ignazio Cirronis, ha inviato una lettera aperta al Governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru.

Questo il testo integrale.

Caro Presidente,

io ho preso sul serio quanto ha detto negli incontri a cui ho partecipato che hanno preceduto le elezioni regionali della Sardegna quando, da economista, ha sostenuto che la rinascita della Sardegna passava per una nuova politica economica. In particolare per l’agricoltura, ha affermato che si doveva puntare sui comparti produttivi e sulle aziende capaci di aggregare le produzioni perché solo così si potevano valorizzare le eccellenze agroalimentari sarde anche sui mercati esteri.

Io sono stato contento di sentire quelle parole dal futuro Presidente della Giunta Regionale. Ancora più felice sono stato quando ha nominato Elisabetta Falchi assessore dell’agricoltura: donna capace e professionalmente preparata per disegnare e cercare di attuare le strategie agricole di cui ha bisogno la Sardegna.

Poi però succede qualcosa che non mi convince: al comparto agricolo non vengono lasciati nel bilancio regionale neppure le briciole e se non fosse per il PSR, si potrebbero mettere in cassa integrazione non solo i 119 funzionari dell’Assessorato, ma anche i 1.341 dipendenti delle diverse Agenzie Regionali e quelli delle Associazioni Allevatori.

E poi arriva la doccia fredda del taglio dei programmi operativi per le OP, le Organizzazioni di Produttori, che in questi giorni hanno ricevuto il taglio o il rigetto delle proposte per il 2015. Tra l’altro la scure non ha interessato tutte allo stesso modo, creando una grave discriminazione tra chi aveva un programma in corso e chi lo stava rinnovando! La Giunta Cappellacci non era arrivata a tanto: tutte le OP avevano avuto il supporto promesso, potendo continuare nel loro impegno che ha accresciuto ogni giorno reddito e occupazione.

Ora, invece, si prevedono tempi durissimi per le 30 OP della Sardegna con oltre 7.000 produttori associati e un fatturato complessivo di quasi 230 milioni di euro. Riferendomi alle OP non parlo di “assistenza”, ma di cooperative che oltre a rispettare le norme generali della cooperazione (per esempio non dividono utili) rappresentano, a detta della Unione Europea, la strada privilegiata per lasciare alla produzione il maggior valore aggiunto dei prodotti agricoli giacché trasformano e commercializzano direttamente, o con il minor numero di intermediazioni, i prodotti dei soci.

Le OP preparano e attuano programmi di attività che supportano la commercializzazione, spesso sui mercati esteri, dei prodotti alimentari sardi. Con questi programmi l’occupazione nelle OP sarde è cresciuta costantemente negli anni. A maggior ragione non è tollerabile una interruzione di queste politiche. Nel bilancio 2015 manca un milione di euro  per salvaguardare centinaia di posti di lavoro produttivi e per permettere uno sviluppo dell’occupazione nelle zone rurali, quelle dove non c’è l’alternativa del pubblico impiego e dove l’industria non è più nemmeno un miraggio.

Caro Presidente, se non vogliamo che altri dicano che questa Giunta non mantiene gli impegni presi per il rilancio dell’economia isolana, occorre certo puntare su ambiente e istruzione, ma che ce ne facciamo di persone istruite se poi esportiamo non i nostri prodotti alimentari, bensì i nostri migliori cervelli?

Lungi da me aprire una guerra tra poveri, ma se è possibile trovare 600 milioni per realizzare nuove infrastrutture, se ne trovi uno per finanziare tutti i programmi di attività ed i piani di avviamento delle Organizzazioni di Produttori Agricoli, eliminando le discriminazioni tra diverse OP già dai piani 2015.

E come è possibile che l’assessorato dell’Industria abbia messo a bando 800.000 euro per supportare le imprese artigianali che vogliono esporre i propri prodotti all’Expo (magari con materie prime non sarde) e non ci sia in bilancio un solo euro per le aziende e cooperative agricole per la stessa finalità?

Sono abituato a giudicare i governi sulla base delle loro azioni. Su queste due emergenze, e più in generale sulla strategia per l’agricoltura sarda, mi piacerebbe che gli impegni presi vengano rispettati: noi la nostra parte la facciamo comunque.

Cagliari, 20 gennaio 2014

Cordiali saluti

Ignazio Cirronis

Presidente Copagri Sardegna

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

I rappresentanti del sistema dei beni culturali hanno inaugurato oggi il fitto calendario di audizioni programmate dalla II commissione dl Consiglio regionale sulla manovra finanziaria 2015. Nel corso dell’incontro, hanno segnalato l’inadeguatezza dei fondi previsti in Finanziaria a copertura della legge n. 14 del 2006 ( “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura”) e chiesto un inversione di rotta alla politica sarda.

Giuliana Altea, della Fondazione Nivola, ha illustrato la difficile situazione in cui si trova l’ente a cui è affidata la gestione del museo “Costantino Nivola” di Orani. «I tagli operati sul bilancio della Fondazione impediscono di programmare eventi e attività per la promozione del museo – ha detto Altea – attualmente i 200mila euro previsti in finanziaria consentono di coprire solo le spese di gestione e di tenere aperta la struttura». Altea ha segnalato i risparmi ottenuti grazie alla nuova gestione della Fondazione, circa 43mila euro, e il lavoro a titolo gratuito assicurato dagli attuali componenti della Fondazione. «Tutto ciò però non basta serve, un’attenzione più forte per un museo situato in una zona svantaggiata della Sardegna che, con il suo forte potenziale identitario, può giocare un ruolo importante nello scenario internazionale». La rappresentante della Fondazione ha infine illustrato i progetti di autofinanziamento della struttura (book shop, caffetteria e parcheggio a pagamento) che per essere messi in atto hanno però bisogno di un supporto regionale.

Paolo Sirena, direttore del Museo del Consorzio “Sa Corona Arrubia”,  ha invece illustrato la paradossale situazione in cui si trova la struttura da lui diretta, tra le poche in Italia ad aver ottenuto la certificazione nazionale per la qualità gestionale ma oggi non più in grado di programmare eventi per carenza di risorse.

«Il museo – ha detto Sirena – può contare su professionalità di alto livello che negli anni scorsi hanno gestito eventi da 70/80mila visitatori (mostre sui dinosauri e sull’antico Egitto), personale oggi quasi fermo. Lo scorso anno sono stati organizzati 52 piccoli appuntamenti culturali solo grazie alla disponibilità a lavorare gratis di artisti e scrittori.»

Dante Olianas (Fondazione S’Iscandula) ha sottolineato gli effetti devastanti dei tagli alla dotazione finanziaria della legge n. 14/2006. «Noi abbiamo completato il programma del 2014 – ha detto Olianas – solo il 9 gennaio scorso siamo venuti a conoscenza che i fondi stanziati non c’erano più. Chi ci rimborsa le spese sostenute?» Olianas, che con la sua Fondazione ha riportato in Sardegna il materiale raccolto negli anni ‘60 dall’etnomusicologo danese Andreas Bentzon, ha chiesto più attenzione da parte della politica alla tutela del patrimonio culturale dell’Isola. «Oggi ci sono studiosi stranieri che lo stanno utilizzando spacciandolo per un prodotto di altre culture – ha riferito Olianas alla Commissione – in Scozia un personaggio presenta le launeddas come strumento di origine gaelica, tenendo conferenze finanziate con i fondi europei, senza che nessuno muova un dito».

Salvatore Cubeddu, direttore della Fondazione Sardinia, ha rimarcato la necessità di pensare alla cultura come motore di un nuovo modello di sviluppo.

«Solo così il popolo sardo potrà uscire da una situazione di subalternità ed aspettare gli investimenti delle multinazionali – ha rimarcato Cubeddu – sarebbe grave accettare che la crisi porti ad una chiusura delle associazioni culturali». Cubeddu, dopo aver ricordato le numerose iniziative della Fondazione per la tutela della lingua e sull’identità sarda, gli studi e le ricerche sulla storia autonomistica della Sardegna, i convegni su scuola e spopolamento, ha manifestato il profondo disagio degli operatori costretti, ogni anno, a elemosinare un contributo in denaro per poter fare cultura. «Se non si capisce che la cultura è la base della nostra rinascita non si va da nessuna parte – ha concluso il direttore della Fondazione Sardinia – serve un’inversione di rotta. Grave il fatto che per Sa Die de sa Sardigna non sia stato previsto in finanziaria nemmeno un euro».

Vannina Mulas, presidente del “Consorzio per la pubblica lettura – Biblioteca Satta”, ha  evidenziato le difficoltà del Consorzio costretto, a causa dei tagli, a rivisitare l’offerta dei servizi e i progetti di innovazione. «Dal 2011 al 2014 – ha detto Mulas – il capitolo di bilancio a noi destinato ha subito una decurtazione di 332mila euro. A questo si aggiunge la confusione sul reperimento delle risorse prima garantite dalla Comunità Montana. Senza un ripristino dei fondi sarà difficile assicurare l’assistenza di secondo livello garantita dal Consorzio a 30 biblioteche sparse nel territorio del Nuorese».

Alberto Pusceddu, portavoce del comitato “Nessuno a casa”, organismo che raccoglie numerosi lavoratori del sistema dei beni culturali, ha manifestato forte preoccupazione per la situazione del settore. «Serve una legge organica – ha detto Pusceddu – finora si è andati di proroga in proroga. Il comparto potrebbe rappresentare il vero valore aggiunto dell’economia isolana ma serve una razionalizzazione e una gestione unitaria del comparto».

Sono circa 800 i lavoratori impiegati nelle società e cooperative che gestiscono musei e biblioteche della Sardegna, 150 i progetti finanziati dalla Regione. «E’ una partita da 31 milioni di euro – ha proseguito Pusceddu – risparmiare è possibile ma serve un impianto normativo sicuro per slegare il settore dall’improvvisazione».

Concetto condiviso da Sergio Cardia, presidente della sezione sarda dell’Associazione Generale Cooperative Italiane. «Anche quest’anno i lavoratori del settore vivranno nell’incertezza, l’ultima proroga scadrà il prossimo 31 dicembre, è urgente una norma che metta in sicurezza i siti e il personale».

Cardia ha quindi chiesto il ripristino dei fondi del 2014 (31 milioni di euro per la gestione di siti archeologici, musei e biblioteche). «I tagli previsti dalla manovra finanziaria ammontano a 11 milioni di euro, circa un terzo in meno rispetto al bilancio dello scorso anno – ha detto il presidente dell’Agci – se confermati produrranno una situazione ingestibile».

Il presidente, Gavino Manca, ha assicurato il massimo impegno da parte della Commissione per il recupero di risorse che vadano a coprire i capitoli di spesa. «Il settore della cultura è obiettivamente penalizzato – ha detto Manca – siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie della Regione ma, allo stesso tempo, siamo decisi a portare avanti il nostro programma elettorale che assegna alla cultura un ruolo fondamentale per lo sviluppo della Sardegna».

Manca ha poi condiviso la necessità di procedere alla rivisitazione della legge 14/2006 e al varo di una nuova norma che metta finalmente mano al settore dei beni culturali. «Bisogna dare certezze ai lavoratori – ha affermato il presidente della Commissione – quanto accaduto a Castelsardo, con l’esclusione dalla gestione del Museo dell’Intreccio dei lavoratori che per oltre due decenni hanno assicurato il funzionamento della struttura, è un fatto grave che non deve più succedere. Servono regole certe e chiare per evitare interpretazioni a danno dei lavoratori».

Conclusi gli interventi di sistemazione, sono nuovamente accessibili i locali temporaneamente chiusi della scuola secondaria di I grado “Don Milani”. È stata revocata, infatti,  l’ordinanza che disponeva la chiusura della sala mensa, dell’aula colloqui, di un tratto del corridoio di servizio alle due aule, dell’aula utilizzata come archivio, dell’archivio a servizio dell’ufficio segreteria e la sospensione del servizio mensa.

Il servizio mensa è nuovamente attivo da oggi, martedì 20 gennaio.

Cristiano Erriu 07

Una distribuzione equilibrata tra competenze regionali e competenze degli enti locali, il passaggio delle funzioni ai Comuni, la mobilità dei dipendenti, i tempi per il riordino degli Enti locali e il Bilancio 2015, il rafforzamento delle Unioni di Comuni e il confronto con i territori. Sono stati questi i temi principali trattati oggi ad Abbasanta dall’assessore degli Enti locali e Urbanistica, Cristiano Erriu, alla riunione con l’Anci e le Autonomie locali, durante la quale ha rassicurato i presenti: «Per la riorganizzazione dei poteri locali in Sardegna è necessario un percorso di discussione e di scelte condivise tra Regione e Comuni. Dobbiamo giungere a una distribuzione equilibrata di poteri, risorse e competenze per la gestione delle politiche di sviluppo oltreché dei servizi e delle funzioni fondamentali, evitando di avere cittadini di serie A e altri di serie B. Questa è la vera rivoluzione da portare a compimento con il riordino degli Enti locali, attraverso un utilizzo intelligente degli strumenti normativi e organizzativi che la nostra Autonomia regionale ci mette a disposizione».

«L’obiettivo principale è quello di contrastare la tentazione di un rafforzamento del centralismo regionale, a beneficio di una nuova sussidiarietà capace di valorizzare al massimo le competenze e il ruolo dei Comuni in varie materie – ha detto l’assessore Erriu – in maniera tale che i sindaci siano in grado di gestire i servizi e governare le politiche facendo fronte alle necessità del territorio. Non possiamo pensare di delegare ruolo e competenze ai Comuni senza che questi siano messi nelle condizioni di adempiere alle nuove funzioni unendo sussidiarietà e adeguatezza.»

Per ottenere questo risultato, ha sottolineato l’assessore Erriu, è necessario rafforzare il ruolo delle Unioni di Comuni per gestire le politiche di sviluppo e le politiche di servizio e di welfare.

«Il riordino degli Enti locali deve essere realizzato nei tempi giusti – ha spiegato l’esponente dell’Esecutivo regionale – esistono due tavoli ufficiali nei quali è possibile discutere: l’osservatorio degli enti locali istituito con delibera di Giunta e un tavolo tecnico di lavoro in cui Regione, Anci e Upi sono chiamati ad un confronto sui vari e complessi aperti dalla riforma: dal dimensionamento delle regioni storiche dell’Isola alla tema della riallocazione delle funzioni.»

L’assessore degli Enti locali ha ribadito la piena disponibilità da parte della Regione, nonché il preciso impegno a recarsi nei territori per comprendere le esigenze e superare le criticità. «Siamo partiti da griglie definite, come il numero massimo di Comuni che deve fare parte delle Unioni e la definizione del numero degli abitanti, ma siamo aperti al dibattito per calarci dal generale al particolare. Questo processo deve essere portato avanti con spirito di leale collaborazione e per questo convocherò già nei prossimi giorni i tavoli tecnici e politici di lavoro».

Un secondo disegno di legge previsto e altrettanto importante, come ha messo in luce l’assessore Erriu, sarà quello sul riordino delle funzioni e sulla diversa eventuale allocazione delle funzioni. «Non sarà un’operazione semplice per questo riteniamo necessario condividere percorsi e scelte operative con rappresentanze istituzionali degli enti locali e stakeholders anche al fine di valorizzare al massimo le risorse ed evitare future sovrapposizioni e duplicazioni di funzioni e competenze».

L’assessore degli Enti locali, infine, ha manifestato la volontà di attivare quanto prima procedure condivise di programmazione dei fondi europei per le politiche urbane e periurbane inserite nel piano regionale di sviluppo, che serviranno per riavviare una nuova stagione di pianificazione di opere pubbliche attraverso le quali ripensare i centri abitati della Sardegna, le città e le loro periferie.

 

Giovedì 12 febbraio 2015 presso il Centro congressi – sala convegni “Tola sulis” in piazza Efisio Puddu della fiera internazionale della Sardegna, si terrà l’evento “Road show per l’internazionalizzazione Italia per le Imprese, con le Pmi verso i mercati esteri”.

Pianificato dalla cabina di regia per l’Italia internazionale, il Road show per l’internazionalizzazione delle imprese è patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri ed è promosso e sostenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico. Oltre all’ICE ai partner per le imprese Sace e a Simest, l’iniziativa si avvale dell’intervento della Camera di Commercio di Cagliari, Regione Autonoma della Sardegna e le Associazioni Cooperative: AGCI, Confcooperative e Legacoop, oltre alla partecipazione di altri organismi che operano a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese.

L’evento prevede una sessione plenaria dalle 9.45 alle 11.30, che vedrà l’intervento di ospiti di rilievo del mondo istituzionale e finanziario ed esperti nel settore dell’internazionalizzazione, che illustreranno opportunità e strumenti per accedere ai mercati esteri.

A seguire, dalle 12.30 alle 18.00, gli imprenditori, in base a un calendario prestabilito, potranno incontrare nella sessione business-to-business(B2B), gli esperti dell’ICE che analizzeranno l’attività dell’impresa per elaborare una strategia di mercato personalizzata.

Le richieste di incontro con gli esperti di internazionalizzazione saranno evase fino ad esaurimento dei tempi a disposizione previsti nella sessione pomeridiana.

«La Sardegna, per la sua posizione, è al centro di un dialogo possibile tra la sponda nord e quella sud del Mediterraneo e si candida ad essere il luogo in cui questo dialogo si intensifica e porta nuovi frutti»: è uno dei passaggi dell’intervento con il quale il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha aperto il convegno “La nuova cooperazione internazionale”, organizzato dal Coordinamento della cooperazione internazionale della Sardegna e dalla Regione nei locali della Fondazione del Banco di Sardegna a Cagliari.
«La cooperazione internazionale è un tema cruciale in questa fase storica – ha spiegato il presidente -. L’apertura dei mercati favorisce l’aumento della ricchezza ma non si occupa certamente della sua distribuzione: la cooperazione internazionale serve per garantire il governo di questi meccanismi e il ruolo della politica è quello di lavorare per includere, integrare, distribuire. Questo – ha continuato Pigliaru – era, dopo la guerra, il senso del Piano Marshall: non vincitori né vinti, ma tutti partecipi del proprio futuro. Lo sviluppo è partecipazione consapevole e questo che affrontiamo oggi è un grande tema sul quale non possiamo permetterci di balbettare.»

Il capo dell’esecutivo regionale ha sottolineato l’importanza dell’approvazione, nell’agosto scorso, di una nuova legge che ha portato a compimento un dibattito sulla cooperazione internazionale durato vent’anni. Secondo il presidente Pigliaru, la nuova legge è caratterizzata dal rispetto dei criteri di efficienza, trasparenza e economicità, attraverso una gestione delle risorse fondata sul coordinamento di tutti gli attori coinvolti nel quadro della cooperazione. Inoltre, l’istituzione di nuovi organismi, come il Comitato interministeriale, il Consiglio Nazionale per la cooperazione allo sviluppo, l’Agenzia, hanno la finalità di garantire la programmazione, il coordinamento e l’efficienza operativa degli interventi. Tuttavia, ha sottolineato il capo della giunta, ora che si è entrati nella fase di elaborazione dei decreti attuativi del testo, è opportuno limare alcuni aspetti, come ad esempio un coinvolgimento maggiore delle Regioni.

«In qualità di coordinatore delle Regioni per la materia della cooperazione allo sviluppo – ha detto il presidente Pigliaru – ho di recente scritto al ministro Gentiloni, chiedendogli di assicurare un’adeguata partecipazione delle Regioni nei tavoli di lavoro per la predisposizione dei provvedimenti attuativi.» 

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Oltre 300 persone hanno partecipato alla presentazione del progetto Rural Trainer, che si è tenuta questa mattina nell’istituto agrario Duca degli Abruzzi di Elmas.
«Una sala gremita da tanti giovani, soprattutto under 40, ma anche da numerosi adulti che raccontano un interesse sempre più crescente verso il mondo delle campagne, in cui la Sardegna fa la sua parte come le altre regioni del paese», ha detto l’assessore dell’Agricoltura e della riforma agropastorale, Elisabetta Falchi, commentando la prima presentazione sul territorio del nuovo progetto ideato già in passato dall’assessorato e realizzato da Bic Sardegna in collaborazione con l’agenzia agricola Laore.

Obiettivo del Rural Trainer è quello di sostenere le nuove aziende agricole dell’isola favorendo in modo particolare, ma non solo, il ricambio generazionale.

«Tornare a lavorare in campagna non deve essere visto come una sconfitta – ha osservato l’assessore Falchi – piuttosto come un modo più sicuro di altri dove costruire il proprio futuro lavorativo. Nonostante la crisi economica che ha colpito l’Italia e in particolare la nostra regione negli ultimi anni, tutti i dati danno in crescita il settore agricolo e le analisi sui prossimi decenni confermano il trend positivo per tutta la galassia agroalimentare.»
Nel progetto Rural Trainer, Bic Sardegna e Laore si occuperanno dell’assistenza tecnica, con un supporto ad hoc fornito per la stesura del piano di impresa e con servizi di informazione e orientamento sulle opportunità di finanziamento disposte nel Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014 – 2020, dedicate agli operatori già presenti e a quelli che inizieranno le attività.

«I bandi da soli o addirittura interi Psr, se non accompagnati con progetti di tutoraggio – ha osservato ancora Elisabetta Falchi – rischiano di perdere per strada energie importanti. Ecco perché l’assessorato ha deciso di investire già da tempo sul Rural Trainer per la creazione e lo sviluppo d’impresa con figure che vanno oltre le classiche competenze tecniche e che puntano sui nuovi settori del marketing aziendale». Su tale supporto imprenditoriale, via Pessagno ha investito circa 345mila euro.

«Si tratta di un progetto pilota inserito in un ventaglio di interventi di più ampio respiro, che partiranno nei prossimi mesi verso tutto il mondo agricolo isolano – ha spiegato Elisabetta Falchi – il Rural Trainer servirà perciò a testare, e quindi migliorare, gli interventi dell’assessorato per la promozione e crescita delle aziende già esistenti e per la nascita di quelle nuove».

Rispetto al passato, l’assessore intende modificare l’approccio, individuando una forma diversa di assistenza tecnica che deve diventare un accompagnamento qualificato e duraturo nel tempo: dalla nascita delle imprese al suo stabile consolidamento. Così ripensato, il sistema delle agenzie agricole riuscirà a trasferire reale valore aggiunto al mondo delle campagne isolano. Il prossimo 21 gennaio, al Centro servizi Losa di Abbasanta (OR), il progetto Rural Trainer terrà la sua seconda tappa di orientamento sul territorio per i cittadini. Per maggiori informazioni si può consultare il sito internet www.ruraltrainer.it o la pagina Facebook Rural Trainer.
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Il segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu, ha inviato una lettera aperta al governatore della Regione, Francesco Pigliaru, sollecitando l’attivazione di un tavolo di confronto sul progetto Biofuel.

«Sulla questione della possibile realizzazione dell’Impianto Biofuel, nel territorio e non solo – scrive Roberto Puddu -, sta montando un dibattito che, a nostro parere, vede contrapposte ragioni derivanti da opzioni di carattere di posizionamento e opportunismo politico, oltre che da pregiudiziali contrarietà dovute soprattutto alla scarsa e/o strumentale informazione, e infine dalla non condivisione delle responsabilità nei processi.

Tale situazione, se lasciata e se stessa – evidenzia l’esponente sindacale -, rischia di pregiudicare l’opportunità di realizzare, fra l’altro, l’insediamento di un impianto di innovazione tecnologica che può e deve rispondere ai processi Europei, in materia di carburanti biologici e di filiera produttiva (per la quale occorre un’accorta e ben definita perimetrazione della possibilità di utilizzo dei terreni per la coltivazione della comune canna), e soprattutto ad una nuova fase di ripresa di investimenti nel settore industriale, economico, occupazionale.

Non sto qui a ricordare la drammatica situazione in cui vive il Sulcis Iglesiente – sottolinea Puddu -. Mi limito a dire che sta esponenzialmente aumentando la povertà, la perdita di qualsiasi ammortizzatore sociale e la casistica dei furti di beni alimentari.

Anche per questo, dunque, ci permettiamo di sollecitare l’attivazione di un tavolo che comprenda le opportune rappresentanze istituzionali e sociali, nel quale, siamo certi – conclude il segretario generale della CGIL -, potrà determinarsi un percorso chiaro e maggiormente condiviso per non perdere tale opportunità.»

Roberto Puddu 4 copiaFrancesco Pigliaru 3