Proseguono le audizioni degli assessori della Giunta Pigliaru nella commissione Bilancio del Consiglio regionale. Questa mattina è stato sentito l’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, che si è soffermato sulla situazione finanziaria e gestionale di Abbanoa e sulla contrazione di un mutuo da 600 milioni di euro da parte della Regione.
Sul primo punto, l’assessore Maninchedda ha chiarito che la Regione verserà, quest’anno, l’ultima tranche di 20 milioni di euro per la ricapitalizzazione di Abbanoa, iniziata nel 2011 e costata complessivamente 152 milioni di euro. Il costo sale a 188 milioni di euro con i 36 milioni accantonati nel Fondo di garanzia autorizzato dall’Unione Europea. L’iniezione di nuove risorse nei bilanci della società che gestisce il servizio idrico della Sardegna sarà preceduta dalla verifica della situazione finanziaria, affidata alla Sfirs, e dai pareri dell’Ato e dell’avvocatura dello Stato.
Abbanoa ha attualmente un debito di circa 250 milioni di euro (100 verso le banche, 150 verso terzi). Le risorse del Fondo di garanzia (36 milioni di euro) serviranno per il consolidamento del debito bancario. «C’è però un’importante novità per il 2015 – ha annunciato Maninchedda – il consolidamento del debito sarà fondato sul Piano economico e finanziario della società. Nelle prossime settimane ci sarà un incontro con le banche per valutare il Pef di Abbanoa, certificato dalla KBMG».
L’assessore ai Lavori Pubblici ha sottolineato il netto miglioramento della situazione patrimoniale di Abbanoa dal 2013 a oggi, in termini di efficienza e di cassa. «Se le banche valuteranno positivamente il suo piano economico e finanziario, le risorse del fondo di garanzia potranno essere destinate ad altro. Si pensa al ripianamento del debito della società Enas nei confronti dei Consorzi di bonifica (circa 26 milioni di euro)».
In Commissione si è inoltre affrontato il tema del contenzioso Regione-Enel sui bacini idroelettrici. «Si sta studiando l’opportunità di costituire una new-co che ci consenta di partecipare agli utili derivanti dalla produzione di energia elettrica – ha affermato Maninchedda – anche in questo caso sarà nominato un advisor. Nel frattempo il contenzioso davanti al Tribunale delle acque andrà avanti».
L’assessore ha poi risposto alle domande del presidente e dei componenti della commissione Bilancio sulla destinazione delle risorse derivanti dalla contrazione di un mutuo da 600 milioni di euro.
«Gran parte delle risorse saranno finalizzate alla realizzazione di infrastrutture e opere strategiche – ha spiegato Maninchedda – l’intenzione della Regione è quella di affidare ai Comuni la progettazione e gestione delle opere “minori”». L’esponente dell’esecutivo ha poi chiarito che le linee di intervento saranno quelle individuate dal Piano regionale di sviluppo: dissesto idrogeologico, rete idrica, dighe e sistema viario.
«Per mettere in sicurezza il territorio sardo servirebbe un miliardo di euro – ha rimarcato Maninchedda – l’idea è quella di inserirci nella piattaforma Rendis che potrebbe consentire alla Regione di accedere ai fondi nazionali e di cofinanziare le opere. In questo modo la quota del mutuo regionale farà da moltiplicatore».
Non più rimandabili, secondo l’assessore, nemmeno gli interventi sulla rete idrica: «Attualmente si perde il 50% dell’acqua immessa nelle condotte. Questo ha un inevitabile ripercussione negativa sulla potabilità e sulle tariffe. Altra emergenza da affrontare e quella del sistema fognario per impedire sversamenti nei fiumi e nei laghi».
Ci sono poi da considerare gli interventi urgenti per le dighe, in particolare a Orgosolo, per il bacino di Cumbidanovu, e a Posada, per il Maccheronis, entrambi devastati dall’alluvione dello scorso anno. Per il sistema viario infine, la Regione pensa al finanziamento delle opere inserite nel PSR: «La valutazione finale – ha detto Maninchedda – sarà fatta insieme al Consiglio».
La Commissione ha infine affrontato il tema del definanziamento delle opere in carico ai Comuni e ferme da anni. «Sarà un definanziamento soft e riguarderà gli impegni assunti prima del 2008 – ha chiarito Maninchedda – solo le amministrazioni che non abbiano dato notizie da un anno o che non lo facciano entro 90 giorni dall’approvazione della legge saranno penalizzate».
L’assessore Maninchedda, infine, si è detto disponibile a concordare alcuni emendamenti con la Commissione su fattispecie particolari che escludono la responsabilità dei Comuni.