24 November, 2024
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Approda nuovamente nell’Aula del Consiglio regionale la discussione sul calendario venatorio. Un momento molto atteso dai 40mila cacciatori sardi che si sentono fortemente penalizzati – in modo ingiusto ed ingiustificato – rispetto ad altre regioni italiane e, soprattutto, alla vicina Corsica. Il primo firmatario della mozione Modesto Fenu – esponente di Sardegna Zona Franca – non mostra dubbi: «Appare assurdo – dice – che ancora oggi per futili contrapposizioni ideologiche non si voglia affrontare in modo razionale, scientifico e produttivo per l’ambiente, il tema dell’attività venatoria e, soprattutto, si voglia rinunciare ad una straordinaria risorsa come i cacciatori, protagonisti nel governo del territorio e custodia dell’ambiente».
Il capogruppo del movimento Sardegna Zona Franca spiega i motivi della mozione. «E’ ora di voltare pagina – aggiunge – e trovare soluzioni affinché il mondo venatorio possa essere valorizzato, così come in altre realtà europee, salvaguardando e creando nuovi posti di lavoro, aprendo così un dialogo costante con gli assessorati regionali all’ambiente e all’agricoltura e con le altre istituzioni regionali, per far sì che ci sia un approccio a tale tema razionale e confortato da studi scientifici certi, non suggerito da un approccio ideologico salottiero e irrazionale. Prendiamo atto dell’atteggiamento propositivo dimostrato dall’assessore all’ambiente Spano sul tema in questione. Abbiamo apprezzato che abbia convocato di sua spontanea volontà, così come promesso nell’ultima riunione del Comitato Faunistico, la riunione del nuovo organismo, mantenendo così fermi gli impegni assunti con associazioni venatorie».
Spiragli di ottimismo, dunque, sull’assemblea del Consiglio regionale: «Rimaniamo fiduciosi – prosegue il consigliere di Sardegna Zona Franca – sugli esiti della discussione della mozione nell’aula di via Roma. Riteniamo possibile che la mozione possa essere ritirata in virtù delle dichiarazioni e delle posizioni che l’assessore all’ambiente e la giunta assumeranno in consiglio».
«Come segnale di totale collaborazione e disponibilità – rimarca ancora Fenu – apprendo con piacere che le associazioni venatorie, al fine collaborare ulteriormente con la Regione Sardegna, per il controllo ed il monitoraggio contro la diffusione della peste suina, hanno dato la disponibilità ad attivarsi (al fine di contenere l’invasione ed il proliferare dannoso dei cinghiali) per la caccia a tale specie per altre quattro giornate e continuare nella lotta ai selvatici nocivi (come le cornacchie) che tanti danni stanno creando agli allevamenti ed alle aziende agricole della Sardegna, facendo così risparmiare alla Regione i soldi per il risarcimento. A seguito degli esiti della riunione di stasera e del Comitato faunistico convocato per domani, si prevede una conferenza stampa congiunta con le associazioni venatorie.» 
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu: «Occorre ascoltare le istanze provenienti dal mondo venatorio, anche per ridare dignità all’esercito dei cacciatori rendendoli protagonisti dell’ambiente».

Venerdì 9 gennaio, dalle 9.00 alle 14.00, l’aula 6 e il laboratorio Turing – facoltà di Studi umanistici, Sa Duchessa, piazza d’Armi – ospitano il workshop “Open data e data journalism”. I lavori rientrano nella attività di formazione e aggiornamento curate dal corso di laurea in Scienze della comunicazione (dipartimento di Pedagogia, psicologia e filosofia).

Il work shop – coordinato dalla responsabile del corso di laurea, Elisabetta Gola –  prevede gli interventi di Sandro Usai, Andrea Zedda, Vito Biolchini e Martino di Martino. Al centro dei lavori, “Fonti, basi dati, qualificazione del dato, costruzione dell’infografica, titolo e racconto della notizia”.

Sabato 17 gennaio, a Mamoiada, si accenderanno i fuochi di Sant’Antonio Abate; il paese si raccoglierà intorno ai falò per un antichissimo rito tra il sacro e profano, in onore del Santo patrono che «rubò il fuoco dall’inferno per portarlo agli uomini».

Per questa occasione, ANCOS Confartigianato e il CRAL Mereu di Cagliari, organizzano il servizio bus per raggiungere il centro barbaricino conosciuto per le sue maschere e la lavorazione del legno.

Il programma della manifestazione prevede l’arrivo in paese nella prima mattinata con la visita libera al “Museo delle maschere del Mediterraneo” e al centro storico.

Dalle 14.30, presso la sede Pro Loco, si potrà assistere al rito della vestizione dei Mamuthones e Issohadores, le tipiche e arcaiche maschere bianche e nere mamoiadine che, al suono cupo dei campanacci, danzeranno in processione che si snoderà presso tutti i rioni dove vi sia un fuoco, catturando con una sacra fune le giovani donne.

Le iscrizioni scadono improrogabilmente giovedì 15 gennaio alle ore 12.00.

L’escursione avverrà in giornata con partenza principale alle 9.30 da Cagliari in piazza Giovanni XXIII con possibilità di partenza anche da vari punti sulla S.S. 131 (Sestu, Sardara e Santa Giusta).

Per informazioni e prenotazioni contattare la Mereu Autoservizi al telefono 070494345 o alla mail info@autoservizi.com oppure recarsi in Piazza Giovanni XXIII, 38 a Cagliari.

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Il tema dell’individuazione dei siti sui quali costruire i depositi per lo stoccaggio dei rifiuti e scorie radioattive che riguarderebbe anche la Sardegna sta scatenando la reazione preventiva del mondo politico isolano, sia di maggioranza sia di opposizione.

«A nome mio e del Gruppo del Partito Democratico che rappresento in Consiglio regionale – denuncia il consigliere regionale Pietro Cocco – esprimo la più netta contrarietà ad accoglierle. Vigileremo ed intraprenderemo tutte le azioni possibili per evitarlo, facendo valere le decisioni dei territori e difendendo i nostri diritti, come già dichiarato dal presidente Francesco Pigliaru e dal segretario regionale del PD Renato Soru.»

«La battaglia a difesa dell’isola dall’insediamento militare – aggiunge il capogruppo del Partito Democratico – è un prerogativa storica della sinistra sarda, ci sono ragioni importanti a sostegno della nostra contrarietà, dimostrate anche recentemente con le richieste al Governo Nazionale per la graduale dismissione dei poligoni militari ed il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale e con la richiesta forte che si ritrovi un riequilibrio con le altre Regioni italiane. Vanno bene le dichiarazioni di tutti coloro che esprimono contrarietà, anche quelle dei convertiti dell’ultima ora (che oggi abbracciano le spinte autonomiste e negli anni in cui hanno governato l’isola hanno amministrato appiattiti sulle posizioni del governo “amico”), a patto che evitino di lasciarsi andare ad affermazioni avventate e fuori luogo.»

«Ognuno di noi ha la sua storia e personalmente posso rivendicare con forza di avere sempre combattuto su questo tema anche quando da sindaco del comune di Gonnesa nel novembre del 2008, manifestai la netta contrarietà e indisponibilità ad eventuali decisioni sfavorevoli del Governo nazionale, approvando col Consiglio comunale, all’unanimità, un ordine del giorno che rifiutava categoricamente qualsiasi possibilità che venissero costruite nell’ambito territoriale di propria competenza e nel sottosuolo centrali elettriche con reattori nucleari o che gallerie di miniera potessero ospitare scorie di altri impianti», dichiarando pertanto Gonnesa comune denuclearizzatoNon pensino gli estensori del bando nazionale per l’individuazione del sito unico di stoccaggio – sottolinea ancora Pietro Cocco -, di incantarci con le sirene dei centri di ricerca e dei posti di lavoro perché non cederemo su nulla. Faremo fino in fondo la nostra parte coi Sardi e in difesa dei Sardi – conclude Pietro Cocco – perché vogliamo e dobbiamo essere noi gli artefici della linea di sviluppo per la Sardegna.»

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«Il mancato rinnovo del contratto tra il Ministero della Difesa e l’agenzia della Nato Namsa, per le attività che i dipendenti di Vitrociset assicurano all’interno del Poligono Interforze di capo San Lorenzo, deve trovare una soluzione positiva a livello nazionale, intraprendendo un’azione di riconversione e ripresa delle attività all’interno del poligono, scongiurando così la perdita di posti di lavoro in un territorio già colpito da una difficile crisi economica e sociale.» Lo scrivono in una nota diffusa questa sera, Piero Comandini e Franco Sabatini, consiglieri regionali del gruppo del Partito Democratico.

«Le attività dei tecnici della Vitrociset sono altamente specializzate e garantiscono, oltre alla manutenzione ordinaria degli impianti anche l’assistenza ai radar, come abbiamo potuto constatare in una recente visita da parte di una delegazione di parlamentari e consiglieri regionali del PD. Non vorremmo – aggiungono Comandini e Sabatini – che, in una fase così delicata che negli ultimi anni ha visto il Poligono al centro di indagini da parte della Magistratura di cui è necessario porre la parola fine e conoscere una volta per tutte la verità, si giocassero partite romane che in un breve tempo potrebbero portare allo smantellamento progressivo di tutte le attività presenti nel PISQ con gravi conseguenze occupazionali per i territori dell’Ogliastra e Sarrabus-Gerrei. Questo, alla luce anche di quanto sta capitando in altre regioni d’Italia, quali l’Umbria e soprattutto la Puglia, dove si sta realizzando un importante distretto aerospaziale in cui Finmeccanica ha già trasferito attività che prima venivano svolte a Quirra, o in Piemonte dove verrà realizzato un centro europeo di manutenzione, revisione e riparazione di tutti gli  F35 in forza alla Nato, e che vede quindi la Sardegna fuori da ogni ragionamento in questo settore.»

«Noi riteniamo invece che, all’interno di una graduale dismissione delle servitù militari, con le bonifiche necessarie per la salvaguardia dell’ambiente e della salute, si debba puntare con decisione a difendere tutte le professionalità e competenze che in questi anni sono maturate e, con esse gli investimenti e le infrastrutture realizzate, con il mantenimento del Poligono Interforze di Quirra, attraverso attività compatibili con la ricerca civile e militare, realizzando un Polo aerospaziale dove tutte le maestranze della Vitrociset troverebbero la loro naturale collocazione, così come altre piccole e medie imprese del settore metalmeccanico. Perché, altrimenti – concludono Piero Comandini e Franco Sabatini – si rischia che oltre il danno ci sia anche la beffa, dopo anni in cui la Sardegna ha pagato un prezzo altissimo in termini di servitù militari oggi, in una nuova frontiera di ricerca aerospaziale civile e militare, con notevoli investimenti europei in questo settore, si possa essere superati da altre regioni più attente e lungimiranti, pur avendo nel Poligono strutture e professionalità acquisite nel corso degli anni.»

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L’assessore regionale dei Beni culturali, Claudia Firino, è intervenuta oggi in relazione alla decisione del comune di Castelsardo di chiudere il Museo dell’Intreccio e indire una gara d’appalto per la gestione.

«Il comune di Castelsardo – ha spiegato Claudia Firino – ha piena titolarità a chiudere il Museo dell’Intreccio nel Castello dei Doria, come accaduto nei giorni scorsi, e di procedere a nuovi appalti. Deve essere però chiaro che non si tratta di scelta dettata dalla mancanza degli stanziamenti regionali relativi ai costi del personale che saranno previsti, come ogni anno, nella Legge Finanziaria, e che anzi la Regione si era già espressa, lo scorso novembre, auspicando la prosecuzione dei servizi e la tutela degli attuali lavoratori delle cooperative che gestiscono i Beni Culturali.  Nell’attesa di attivare l’importante processo di riqualificazione, modernizzazione e sviluppo del sistema culturale e identitario della Sardegna, a cui stiamo lavorando – ha aggiunto l’assessore dei Beni culturali questo assessorato, infatti, ha inoltrato l’invito a confermare e mantenere attivi i progetti in essere fino a tutto il 2015, specificando “l’esigenza e l’auspicio che gli enti locali beneficiari dei finanziamenti regionali provvedano alla gestione dei servizi, ove possibile, con le modalità previste per la gestione dei servizi pubblici locali privi di rilevanza economica, in modo comunque da utilizzare i soggetti esecutori fin qui impegnati nei progetti.»

«Se la Giunta di Castelsardo ha deciso diversamente, deve assumersene per intero la responsabilità. Altri comuni, infatti – ha concluso Claudia Firino -, hanno optato per la proroga dell’affidamento del servizio alle cooperative già impegnate, come bene esemplificato dal caso dell’Antiquarium Arborense di Oristano.»

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Il consigliere regionale Ignazio Locci, del gruppo Forza Italia Sardegna, giudica positivamente la richiesta di istituzione di una Commissione d’inchiesta consiliare sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi, avanzata dall’onorevole Roberto Deriu, consigliere del Partito Democratico.

«Ben venga la richiesta – sottolinea Locci – ma a patto che il centrosinistra si liberi dai pregiudizi in merito al tema della sanità (richiesta particolarmente ardita, ne sono consapevole) e che a guidarla sia un componente dell’opposizione di centrodestra, al fine di garantire il bilanciamento democratico. Soltanto rispettando questi due requisiti fondamentali la commissione potrà rappresentare un’occasione concreta di confronto tra le diverse forze politiche e il mondo della sanità e non il pretesto per fare propaganda.»

L’organismo – secondo Locci – potrebbe realmente diventare uno strumento di ausilio all’introduzione e all’applicazione dei sistemi di programmazione della spesa sanitaria (veri sistemi di controllo, non meri specchietti per le allodole), alla corretta gestione delle aziende e all’attivazione della struttura dei costi standard, così come previsto dalla legge di riforma varata dal centrosinistra che ha consentito i commissariamenti delle diverse Asl isolane.

«Tuttavia, se l’idea dell’onorevole Deriu di istituire una commissione d’inchiesta significa “commissariare” l’assessore regionale alla Sanità, allora possiamo volentieri farne a meno. Ma se vuole invece rappresentare un tavolo di discussione tra le molteplici forze politiche e gli esponenti del sistema sanitario, allora siamo pronti al confronto, dando all’organismo il sostegno che merita. La Sardegna ha bisogno di una sanità che sappia essere vicina alle esigenze del cittadino e che sia capace di spendere al meglio le sempre più risicate risorse a disposizione. E non è certo commissariando le aziende sanitarie – conclude Ignazio Locci – che si riducono i costi e si migliorano le prestazioni mediche.»

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Il Consiglio regionale si riunirà mercoledì, 7 gennaio, alle 16.00. All’ordine del giorno il disegno di legge n. 98/A “Soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione” e la proposta di legge 76/A (Gavino Manca e più) “Norme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda”, la Commissione d’Inchiesta n. 1 sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei costi, il disegno di legge n. 134 “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna ai sensi dell’articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 e del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Qualora perfezionato)”.

All’ordine del giorno della prima seduta del 2015 figura anche la mozione n. 106 (Dedoni e più) «sulla mancata erogazione dei contributi regionali alle famiglie numerose (bonus famiglia)” e la mozione n. 58 (Fenu e più) “sulla richiesta di una moratoria internazionale sull’attività venatoria verso i turdidi maggiori (Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Storno, Merlo e Cesena) e sulla ridefinizione della normativa regionale in materia venatoria e di governo del territorio».

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