24 November, 2024
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Si è conclusa sabato sera, sul palco del Palanuraghe di Sant’Anna Arresi, la XXIX edizione del Festival Internazionale “Ai confini tra Sardegna e Jazz”, organizzato dall’Associazione Culturale Punta Giara con il patrocinio di Regione Sardegna, assessorati al Turismo e Pubblica Istruzione, Ministero dei Beni Culturali, Gestione Commissariale dell’ex provincia di Carbonia Iglesias, della Fondazione del Banco di Sardegna, delle amministrazioni comunali di Sant’Anna Arresi e San Giovanni Suergiu e la sponsorizzazione di Cantina Mesa di Sant’Anna Arresi e Cooperativa Pescatori di Arborea.

 

La rassegna, iniziata il 18 dicembre e proseguita fino al 21, per poi ripartire il 27 ed andare avanti ininterrottamente fino all’altra sera, nell’ultima serata ha proposto due spettacolari band jazz, devote all’improvvisazione e alla sperimentazione. Il duo composto da Louis Moholo-Moholo e Alexander Hawkins si è cimentato in uno scambio culturale, una performance dedicata all’improvvisazione sospesa tra gli energici slanci del piano di Hawkins e la straordinaria gamma dinamica delle percussioni di Moholo-Moholo. Nonostante rappresentino due distinte generazioni di musicisti – Moholo-Moholo, maestro affermato e veterano di innumerevoli registrazioni fondamentali e band passate alla storia della musica; Hawkins, membro di una generazione molto più giovane ma la cui audacia e visione musicale lungimirante hanno contraddistinto come una delle forze maggiori della scena odierna – il duo ha sviluppato un rapporto speciale durante gli ultimi anni, che lo rende un interessante anello di giunzione tra il trascorso del jazz e le avanguardie odierne.

A chiudere il festival, in esclusiva per l’Italia, è stata l’ElectroAcoustic Septet di Evan Parker, un ensemble molto speciale, composto da Evan Parker al sassofono, Peter Evans alla tromba, Walter Prati al computer, Marco Vecchi alle proiezioni audio, Paul Obermayer e Richard Barrett alle elettroniche live e Steve Noble alla batteria. ElectroAcoustic è un progetto iniziato nel 1990 con lo scopo di esplorare in tempo reale i limiti dell’elaborazione dei segnali, nell’ambito dell’improvvisazione musicale. L’obiettivo di Parker è approfondire l’attuale percezione dell’arte dei suoni, in un discorso aperto tra strumenti classici ed elaborazioni digitali. Il settetto sottopone strumenti e computer a test di creatività in tempo reale, mettendo alla prova le capacità di libera improvvisazione del digitale contro l’umano. All’evolversi della tecnologia digitale gli ElectroAcoustic rispondono cercano nuovi metodi e possibilità per sfruttarne le sonorità ancora non considerate o esplorate a pieno.

La XXIX edizione del festival va in archivio e l’associazione culturale Punta Giara già pensa alla prossima che sarà quella del trentennale. C’è già una certezza rappresentata dal ritorno alla programmazione estiva. Dopo questo esperimento forzato, dettato da ragioni organizzative e dal ritardo nella definizione della programmazione dei contributi regionali, il festival ritroverà la sua naturale e storica collocazione a cavallo tra i mesi di agosto e settembre.

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Cresce il numero degli studenti universitari beneficiari di borsa di studio. Sarà colmato in buona parte l’attuale dislivello degli universitari che, pur essendo, per requisiti, idonei a ricevere la borsa di studio, non rientrano nella graduatoria dei beneficiari per insufficienza di fondi.
Dopo l’incremento sul bilancio 2014 di 2 milioni di euro per ampliare i fondi disponibili per ulteriori borse di studio, gli universitari sardi potranno contare su una cifra all’incirca equivalente per nuove 600 borse di studio.
L’aumento è risultato anche dall’adeguamento agli obblighi della normativa nazionale in materia di diritto allo studio. Il decreto legislativo n. 68 del 29.03.2012 infatti, prevede l’importo minimo della tassa regionale per il diritto allo studio universitario nella cifra di 140 euro annuali, con destinazione vincolata per il finanziamento delle borse di studio ERSU.
La Sardegna, che mantiene le tasse universitarie più basse d’Italia, è ultima regione italiana ad adeguarsi alla norma del 2012. Un atto dovuto per il quale sono comunque numerosi gli esoneri che riguardano: tutti gli studenti beneficiari e idonei non beneficiari di borsa di studio (circa 5.200 iscritti), gli studenti con disabilità e quelli costretti a interrompere gli studi a causa di infermità gravi e prolungate (debitamente certificate). La Regione Sardegna, inoltre, concede un ulteriore esonero per gli studenti il cui reddito complessivo lordo non supera i 25.000 euro (circa 6mila studenti) anche se non risultano idonei nelle graduatorie di borsa di studio.
Ulteriori misure che tutelino maggiormente il diritto allo studio saranno messe in campo successivamente, nel momento in cui si predisporrà il testo della Legge Finanziaria.

 

Sono stati rispettati i tempi di accreditamento delle strutture del sistema trasfusionale regionale in possesso dei requisiti organizzativi, come previsti dall’Accordo Stato Regioni del 2010 tra Governo, Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. La giunta regionale, nell’ultima riunione, ha approvato una delibera, la n. 53/3 proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, che certifica l’accreditamento del sistema nel suo complesso.

Il dispositivo prevede, inoltre, una serie di percorsi di miglioramento della qualità strutturale di alcune unità del sistema trasfusionale della Sardegna al fine di renderle sempre più aderenti alle necessità dei donatori e dei pazienti.

«Il percorso fin qui seguito – sottolinea l’assessore della Sanità – non deve considerarsi un punto di arrivo ma una importante tappa di un più articolato cammino che vede la sanità pubblica e il volontariato camminare fianco a fianco per garantire il miglior servizio possibile ai sardi, in un settore delicato e strategico per il nostro sistema sanitario. Si può affermare con soddisfazione che l’impegnativo obiettivo posto dall’Accordo Stato Regioni è stato raggiunto nei tempi previsti e che – conclude l’assessore Arru – oltre a quelle attualmente accreditate, sarà possibile inserire nuove strutture nel sistema, ovvero regolarizzare la posizione di alcune di esse.»

Spetterà ora ai commissari delle Aziende sanitarie e alle associazioni di volontariato, che garantiscono un prezioso e insostituibile apporto, riorganizzare la programmazione della raccolta del sangue, anche con l’ausilio delle autoemoteche. L’Assessorato svolgerà una funzione di controllo delle programmazioni e di verifica dei percorsi di regolarizzazione e di qualità del servizio.

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«Con uno sprint al fotofinish abbiamo evitato, nell’anno appena concluso, il disimpegno delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea per l’agricoltura sarda e il rischio quindi di rimandarle a Bruxelles». Lo ha detto l’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, commentando le dichiarazioni del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, sul report pubblicato dal MIPAAF per le risorse erogate dall’Italia nei Programmi di sviluppo rurale (Psr 2007-2013).

«Si tratta di un grande risultato, portato a casa in poco più di sette mesi – ha spiegato l’esponente della Giunta Pigliaru – che si è raggiunto grazie all’enorme lavoro di squadra tra le strutture dell’assessorato, guidate dal direttore generale Sebastiano Piredda, e le Agenzie regionali per l’agricoltura, in particolare Argea e il suo direttore generale, Gianni Ibba.» 

Le risorse in questione sono quelle del Psr 2007-2013, su cui l’Ue ha previsto la formula N+2 (due anni in più oltre la scadenza del 2013 per completare la spesa dei fondi, pena la restituzione). «Si partiva da un lascito della scorsa amministrazione preoccupante, che ci imponeva un impegno doppio rispetto a quello classico – ha osservato Falchi –, ciononostante siamo riusciti a spendere quasi 190 milioni di euro per l’annualità 2014».
Molto soddisfatto anche il direttore generale di Via Pessagno, Sebastiano Piredda: «Tanto lavoro per un’impresa molto positiva per il futuro dell’agricoltura sarda, per le strutture dell’assessorato e delle Agenzie».

Il raggiungimento dell’obiettivo finale è fissato al 31 dicembre 2015, quando si concluderà l’N+2 e tutte le risorse messe sul piatto da Bruxelles dovranno essere spese. «L’esperienza maturata nel 2014 ci ha permesso di collaudare la squadra e – ha aggiunto l’assessore dell’Agricoltura – sono certa che ci impegneremo ancora di più per mettere a disposizione delle nostre imprese le risorse inviate dall’Unione europea, perché tanto rimane ancora da fare».

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Cresce la preoccupazione in Sardegna dopo l’annuncio della consegna della proposta di Sogin ad Ispra sulle aree Potenzialmente Idonee ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico.
L’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, ha dichiarato che «la Regione osserva da vicino e con attenzione l’iter relativo alla Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico». «Vigiliamo con grande attenzione su ciò che avviene a proposito del sito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi – ha aggiunto l’assessore dell’Ambiente -. Come più volte ribadito, anche in questo caso faremo valere l’Autonomia della Sardegna, affermando il nostro potere decisionale sul territorio sardo e tenendo conto della volontà delle comunità. La tutela dell’ambiente e della salute pubblica è infatti considerazione prioritaria, per la quale non ammettiamo eccezioni. La Sardegna è già gravemente penalizzata dall’onere eccessivo delle servitù Militari».
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«Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ascolti il “Comitato cittadini del Sulcis”, da tempo in attesa di un incontro per parlare degli interventi necessari a uscire dalle secche della crisi che imperversa in Sardegna e in particolare nella Provincia di Carbonia Iglesias, “eletta”, ancora una volta, territorio più povero d’Italia.»

Lo dice Ignazio Locci, consigliere regionale del grippo Forza Italia Sardegna.

«Partendo dalla convinzione che la Sardegna paga il prezzo dei problemi di natura strutturale e storica che stanno alla base dell’eterno stato di difficoltà economica dell’isola – aggiunge Locci – , il comitato (composto da centinaia di piccoli imprenditori della produzione e dei servizi, professionisti e semplici cittadini) chiede interventi mirati volti ad attenuare le condizioni di svantaggio e a incrementare le produzioni. L’obiettivo dell’aggregazione spontanea di cittadini è creare un’economia diffusa, multisettoriale e integrata.»

«Di questo, in particolare, i cittadini del Sulcis vorrebbero parlare con il presidente della Regione (il Governatore, benché invitato, non ha presenziato all’ultima assemblea generale organizzata dal comitato, che ha visto la partecipazione di circa 600 persone, tra imprenditori, professionisti, sindaci e consiglieri regionali). L’auspicio è che Francesco Pigliaru si mostri disponibile – conclude Ignazio Locci – e conceda udienza, senza farsi attendere troppo a lungo.»

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I consiglieri comunali Salvatore Mascia e Fabio Usai, del gruppo consiliare Impegno, hanno presentato una mozione urgente sulle problematiche legate al pagamento dell’Imu e della Tari.

«Preso atto che nel sito istituzionale del comune di Carbonia – scrivono Mascia e Usai – nella sezione IMU, è stato inserito un programma per il calcolo degli importi dovuti per il 2014 e che, in tale programma per ciò che concerne “altre abitazioni, cat. A (tranne A1)” e “Cat. C/1 – Negozi e botteghe” ed “aree fabbricabili” viene determinata automaticamente un’aliquota pari a 9,60 per mille anziché l’aliquota pari al  8,60 per mille come deliberato dal Consiglio comunale in data 2/04/2014; con la reale possibilità quindi di trarre in inganno l’utente; considerato inoltre che coloro che hanno utilizzato tale programma (singoli cittadini, patronati, c.a.f. commercialisti, professionisti, etc.) per il calcolo della prima e della seconda rata hanno determinato e versato lo 0,1 per mille in più del dovuto cioè l’11,63 % in più dell’imposta realmente dovuta», la mozione, qualora venisse approvata dal Consiglio comunale, «consentirebbe ai cittadini contribuenti di portare in detrazione gli eventuali importi versati in più nella prima e seconda rata dell’IMU-TASI del 2014, nel versamento della prima rata IMU-TASI del 16 giugno 2015» e «di inserire nel regolamento IMU e TASI uno specifico articolo che preveda la possibilità di compensazione di eventuali importi versati erroneamente in più, senza la necessità di altre comunicazioni e/o adempimenti».

Gli uffici competenti, infine, darebbero comunicazione ai cittadini contribuenti, come accade per gli importi versati in meno, degli importi versati in più, addebitando ai cittadini le sole spese di spedizione.

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«I danni provocati dai vandali al Bastione di Saint Remy rappresentano un oltraggio alla città capoluogo. E’ inaccettabile che il monumento più importante di Cagliari, preso d’assalto quotidianamente da centinaia di turisti, sia lasciato nel degrado e abbandono più assoluto.» 

Il consigliere regionale e comunale di minoranza Edoardo Tocco parte da questo concetto, con una condanna senza mezzi termini ai teppisti che la notte di Capodanno hanno rovinato panchine e lampioni, con la rimozione di alcune lastre di marmo che corrono sul parapetto del monumento. L’istantanea del day after è desolante anche per l’esercito di vacanzieri.

«Si tratta di un grandissimo danno d’immagine per Cagliari – aggiunge Edoardo Tocco – con un’aggravante per gli episodi di vandalismo che vanno avanti da ormai troppo tempo. Le scritte che deturpano il bastione fanno da contorno alle fotografie dei turisti. E’ da mesi che la vernice spray è comparsa nel monumento. Nessuno che ripulisca questo disastro. Gli ultimi atti della notte di San Silvestro sono solo l’ultima pagina dello sconcio, con i cocci di bottiglie spaccate e i lampioni rovinati dai vandali. E’ necessario un piano per tutelare e salvaguardare i siti culturali ed architettonici della città con l’assegnazione del controllo e monitoraggio dei monumenti ad una cooperativa di vigilantes. E’ impensabile assistere ancora al degrado degli spazi più frequentati dai turisti che arrivano in Sardegna. L’assunzione dei vigilantes per il controllo dei monumenti più importanti comporterebbe vantaggi anche dal punto di vista dell’occupazione giovanile.»

«Con gli episodi di teppismo che sono ormai all’ordine del giorno in città e nei dintorni di Cagliari – conclude Tocco – appare chiaro che nella finanziaria regionale, che sarà in discussione sin dai prossimi giorni nell’aula di via Roma, occorra prevedere risorse adeguate per garantire la necessaria tutela e sicurezza dei siti di importanza culturale e storica della città e dell’area vasta.»

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Gran finale, questa sera, per la ventinovesima edizione del festival internazionale “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, organizzato dall’Associazione Culturale Punta Giara con il patrocinio di Regione Sardegna, assessorati al Turismo e Pubblica Istruzione, Ministero dei Beni Culturali, Gestione Commissariale ex-provincia di Carbonia Iglesias, comune di Sant’Anna Arresi e della Fondazione Banco di Sardegna.

A chiudere la storica rassegna jazz di Sant’Anna Arresi saranno altre due spettacolari band jazz, devote all’improvvisazione e alla sperimentazione. I concerti inizieranno come di consueto alle ore 21:00 all’interno del Palanuraghe, situato accanto al comune di Sant’Anna Arresi. Il duo Louis Moholo-Moholo e Alexander Hawkins si cimenterà in uno scambio culturale, una performance dedicata all’improvvisazione sospesa tra gli energici slanci del piano di Hawkins e la straordinaria gamma dinamica delle percussioni di Moholo-Moholo. Nonostante rappresentino due distinte generazioni di musicisti – Moholo-Moholo, maestro affermato e veterano di innumerevoli registrazioni fondamentali e band passate alla storia della musica; Hawkins, membro di una generazione molto più giovane ma la cui audacia e visione musicale lungimirante hanno contraddistinto come una delle forze maggiori della scena odierna- il duo ha sviluppato un rapporto speciale durante gli ultimi anni, che lo rende un interessante anello di giunzione tra il trascorso del jazz e le avanguardie odierne.

A chiudere il festival, in esclusiva per l’Italia, l’ElectroAcoustic Septet di Evan Parker, un ensemble molto speciale, composto da Parker al sassofono, Peter Evans alla tromba, Walter Prati al computer, Marco Vecchi alle proiezioni audio, Paul Obermayer e Richard Barrett alle elettroniche live e Steve Noble alla batteria. ElectroAcoustic è un progetto iniziato nel 1990 con lo scopo di esplorare in tempo reale i limiti dell’elaborazione dei segnali, nell’ambito dell’improvvisazione musicale. L’obiettivo di Parker è approfondire l’attuale percezione dell’arte dei suoni, in un discorso aperto tra strumenti classici ed elaborazioni digitali. Il settetto sottopone strumenti e computer a test di creatività in tempo reale, mettendo alla prova le capacità di libera improvvisazione del digitale contro l’umano. All’evolversi della tecnologia digitale gli ElectroAcoustic rispondono cercano nuovi metodi e possibilità per sfruttarne le sonorità ancora non considerate o esplorate a pieno.

Louis Moholo-Moholo, Alexander Hawkins, Evan Parker, Peter Evans, grandi nomi del jazz per una serata conclusiva in grande stile, un’altra pietra miliare nel lungo curriculum del festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”.

“Ai confini tra Sardegna e Jazz” è organizzato dall’Associazione Culturale Punta Giara con il patrocinio di Regione Sardegna, assessorati al Turismo e Pubblica Istruzione, Ministero dei Beni Culturali, Gestione Commissariale ex-provincia di Carbonia Iglesias, Fondazione Banco di Sardegna, amministrazioni di Sant’Anna Arresi e San Giovanni Suergiu e la sponsorizzazione di Cantina Mesa di Sant’Anna Arresi e Cooperativa Pescatori di Arborea.

Ieri, 2 gennaio 2015, Sogin, la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare, un’attività svolta  per garantire la sicurezza dei cittadini, salvaguardare l’ambiente e tutelare le generazioni future, ha consegnato ad ISPRA la proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, rispettando i tempi previsti dal D.Lgs. 31/2010, ossia entro 7 mesi dalla pubblicazione della Guida Tecnica n. 29 di ISPRA, avvenuta il 4 giugno 2014.

Per elaborare la CNAPI, Sogin ha applicato i Criteri di localizzazione stabiliti dall’ISPRA con la Guida Tecnica n. 29 e indicati dall’IAEA con la Safety Guide n. 29.

Dopo la consegna della CNAPI, ISPRA ha due mesi di tempo per verificare la corretta applicazione dei Criteri da parte di Sogin e validare la Carta. Al termine di tale lavoro, è previsto che entro un mese il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente comunichino il loro nulla osta affinché Sogin pubblichi la CNAPI.
La pubblicazione della Carta e quella contestuale del Progetto Preliminare apriranno una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminerà in un Seminario Nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati.
Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. La sua realizzazione consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.
La collaborazione con enti di ricerca, università e operatori industriali, sia nazionali che esteri, permetterà al Parco Tecnologico di integrarsi con il sistema economico e di ricerca e di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del territorio che lo vorrà ospitare.
Il Deposito è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15mila metri cubi di rifiuti ad alta attività.
Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro.
Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura garantirà sia la totale sicurezza per i cittadini e l’ambiente sia il rispetto delle direttive europee, allineando l’Italia ai Paesi che da tempo hanno in esercizio sul loro territorio depositi analoghi.
La notizia pubblicata da Sogin sul suo sito internet, riportata integralmente, ha fatto scattare nuovamente l’allarme in Sardegna, dove è forte il timore che possa essere proprio la nostra Isola l’area prescelta. In presenza dell’enorme concentrazione di aree destinate alla Difesa e di innumerevoli siti degradati che attendono da anni adeguati interventi di bonifica, una decisione in tal senso rappresenterebbe un colpo mortale alle legittime ambizioni dei sardi di puntare su uno nuovo modello di sviluppo, incentrato prevalentemente sul turismo.

Il coordinatore regionale dei Riformatori Sardi, Michele Cossa, in una breve nota sollecita «massima vigilanza sulla questione scorie. Non accetteremo mai che la Sardegna diventi deposito. Abbiamo già troppe servitù e lo Stato con la Sardegna è fin troppo in debito».