22 December, 2024
HomeCulturaSi è conclusa sabato sera, sul palco del Palanuraghe di Sant’Anna Arresi, la XXIX edizione del Festival Internazionale “Ai confini tra Sardegna e Jazz”.

Si è conclusa sabato sera, sul palco del Palanuraghe di Sant’Anna Arresi, la XXIX edizione del Festival Internazionale “Ai confini tra Sardegna e Jazz”.

Si è conclusa sabato sera, sul palco del Palanuraghe di Sant’Anna Arresi, la XXIX edizione del Festival Internazionale “Ai confini tra Sardegna e Jazz”, organizzato dall’Associazione Culturale Punta Giara con il patrocinio di Regione Sardegna, assessorati al Turismo e Pubblica Istruzione, Ministero dei Beni Culturali, Gestione Commissariale dell’ex provincia di Carbonia Iglesias, della Fondazione del Banco di Sardegna, delle amministrazioni comunali di Sant’Anna Arresi e San Giovanni Suergiu e la sponsorizzazione di Cantina Mesa di Sant’Anna Arresi e Cooperativa Pescatori di Arborea.

 

La rassegna, iniziata il 18 dicembre e proseguita fino al 21, per poi ripartire il 27 ed andare avanti ininterrottamente fino all’altra sera, nell’ultima serata ha proposto due spettacolari band jazz, devote all’improvvisazione e alla sperimentazione. Il duo composto da Louis Moholo-Moholo e Alexander Hawkins si è cimentato in uno scambio culturale, una performance dedicata all’improvvisazione sospesa tra gli energici slanci del piano di Hawkins e la straordinaria gamma dinamica delle percussioni di Moholo-Moholo. Nonostante rappresentino due distinte generazioni di musicisti – Moholo-Moholo, maestro affermato e veterano di innumerevoli registrazioni fondamentali e band passate alla storia della musica; Hawkins, membro di una generazione molto più giovane ma la cui audacia e visione musicale lungimirante hanno contraddistinto come una delle forze maggiori della scena odierna – il duo ha sviluppato un rapporto speciale durante gli ultimi anni, che lo rende un interessante anello di giunzione tra il trascorso del jazz e le avanguardie odierne.

A chiudere il festival, in esclusiva per l’Italia, è stata l’ElectroAcoustic Septet di Evan Parker, un ensemble molto speciale, composto da Evan Parker al sassofono, Peter Evans alla tromba, Walter Prati al computer, Marco Vecchi alle proiezioni audio, Paul Obermayer e Richard Barrett alle elettroniche live e Steve Noble alla batteria. ElectroAcoustic è un progetto iniziato nel 1990 con lo scopo di esplorare in tempo reale i limiti dell’elaborazione dei segnali, nell’ambito dell’improvvisazione musicale. L’obiettivo di Parker è approfondire l’attuale percezione dell’arte dei suoni, in un discorso aperto tra strumenti classici ed elaborazioni digitali. Il settetto sottopone strumenti e computer a test di creatività in tempo reale, mettendo alla prova le capacità di libera improvvisazione del digitale contro l’umano. All’evolversi della tecnologia digitale gli ElectroAcoustic rispondono cercano nuovi metodi e possibilità per sfruttarne le sonorità ancora non considerate o esplorate a pieno.

La XXIX edizione del festival va in archivio e l’associazione culturale Punta Giara già pensa alla prossima che sarà quella del trentennale. C’è già una certezza rappresentata dal ritorno alla programmazione estiva. Dopo questo esperimento forzato, dettato da ragioni organizzative e dal ritardo nella definizione della programmazione dei contributi regionali, il festival ritroverà la sua naturale e storica collocazione a cavallo tra i mesi di agosto e settembre.

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giampaolo.cirronis@gmail.com

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