Ogni sardo paga, in media, ben 6.358 euro di tasse l’anno. I contribuenti isolani si attestano al 15esimo posto in tutta Italia.
Ogni sardo paga, in media, ben 6.358 euro di tasse l’anno. I contribuenti isolani si attestano al 15esimo posto in tutta Italia; primi i lombardi con oltre 11mila euro, ultimi i siciliani con poco più di 5.500 euro con una media nazionale di 8.824 euro. L’80,7% di quanto versato finisce nelle tasche dello Stato, il 10,2% va alle Regioni e solo il 9% a Comuni e Province.
I dati sono stati diffusi dal centro studi della CGIA di Mestre che ha elaborato i dati del Ministero dello Sviluppo Economico e Istat del 2012 (ultimo anno disponibile).
«Nonostante siamo quasi 2.500 euro sotto la media nazionale – afferma Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato – ciò non significa essere fortunati. La quota di contributi è sempre maggiore rispetto alla situazione economica generale e dei servizi.»
Nella ricerca effettuata dalla CGIA ha preso in esame tutti i lavoratori dipendenti, gli autonomi, le imprese e i pensionati, contemplando ben 22 tributi: sono stati infatti inseriti 8 tributi nazionali (dall’Irpef fino alle imposte ipotecarie), 6 tributi regionali (dall’IRAP alla tassa per il diritto di studio universitario), 3 tributi provinciali (dall’RC auto al tributo per la tutela dell’ambiente) e ben 5 tributi comunali (dalla famigerata IMU fino alla Tari).
«Una cosa è parlare di tassazione dove il reddito medio è di circa 40mila euro, come nella provincia di Bolzano – aggiunge Mameli – un’altra è parlare di zone che sopravvivono con 12mila euro, come accade nel Medio Campidano. E ovviamente è diverso parlare di territori che hanno ogni tipo di servizio contro chi non ha, per esempio, strade, treni, sviluppo e occupazione.»
«Nei prossimi anni – auspica il segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – che a brevissimo anche la nostra Isola possa contribuire come la Lombardia e il Lazio: vorrà dire avere imprese sane e competitive, disoccupazione ai minimi e un PIL florido.»
«Ricordiamo che questi dati si riferiscono alle dichiarazioni 2012 – conclude Stefano Mameli – e che per il 2015 e 2016 la tassazione non promette nulla di buono: quest’anno la pressione fiscale dovrebbe attestarsi al 43,2% mentre per il prossimo si potrebbe toccare il 43,7%.»