I lavoratori della Portovesme srl difendono la loro fabbrica che produce con “le migliori tecnologie presenti al mondo”.
Il tema della compatibilità tra le attività dell’apparato industriale di Portovesme e le esigenze di salvaguardia dell’ambiente, è spesso al centro del dibattito nei mass media e tra le popolazioni del territorio. I lavoratori della Portovesme srl hanno preso posizione con un comunicato stampa molto polemico.
«Dal tenore di certi articoli e servizi – si legge nella nota, sottoscritta da centinaia di lavoratori – viene data in pasto all’opinione pubblica la visione di una realtà industriale nella quale i dipendenti sarebbero dei dannati avvelenatori di terra, acqua e aria, ricattati per un tozzo di pane, con quoziente di intelligenza prossimo allo zero, sadici e masochisti al contempo, che pur di portare a casa lo stipendio, sacrificano se stessi, la loro famiglia (in quanto tutti vivono nel territorio) e, contemporaneamente, l’intera popolazione. Mai viene data loro voce, ma le interviste fioccano per quei meravigliosi eroi, dei quali molto spesso non si conosce né censo, né attività sociale e, soprattutto, formazione scientifica. Tali signori snocciolano dati con ostentata sicurezza, emettono sentenze, urlano e sbraitano contro un sistema produttivo delinquenziale.»
«Gli ultimi attacchi, mirati, per l’ennesima volta, a presentare i “fumi di acciaieria” come il male assoluto, ci hanno veramente disgustato. A nulla sono servite le spiegazioni, si continua a fare trapelare ad arte che la discarica di Genna Luas accoglie i fumi di acciaieria, che gli stessi sono radioattivi e che il loro trattamento è altamente dannoso per la salute. E allora noi ribattiamo con forza a queste fandonie, ricordando per l’ennesima volta che i fumi di acciaieria non sono altro che un “prodotto” che noi utilizziamo per la produzione dello zinco. Sappiamo bene che essi sono classificati come un rifiuto. Così prevede la legge, ma ciò in virtù del fatto che chi li produce non ha le tecnologie per utilizzarli.»
«Ma noi sì, quelle tecnologie le abbiamo – si legge ancora nella nota dei lavoratori della Portovesme srl – le migliori al mondo. E così, come negli auspici della più evoluta legislazione ambientalista, li trattiamo, producendo metallo d’utilità comune che, altrimenti, sarebbe andato perduto per sempre. Abbiamo valutato per bene ogni cosa e abbiamo messo in campo tutte le migliori tecnologie che ci consentissero di rispettare ogni limite prefissato dalla legge per quanto riguarda ogni tipologia di emissione, in terra, acqua e aria. Abbiamo anche voluto un portale radiometrico in ingresso per i fumi di acciaieria, che segnalasse ogni possibile superamento del fondo radiogeno naturale (episodio accaduto in passato per l’errore di avere fuso insieme ai metalli da recuperare sorgenti di macchine per radiografia o parafulmini). Abbiamo avuto dimostrazione che le nostre procedure hanno funzionato. Si è impedito l’ingresso di alcuni camion che erano potenzialmente radio contaminati»