Il Consiglio regionale ha approvato la mozione di Pietro Cocco che prevede un piano di sviluppo dell’aeroporto di Elmas.
La seduta del Consiglio regionale di ieri sera è iniziata con l’esame dell’ordine del giorno a cominciare dalla proposta di legge n° 190 (Cocco Pietro, Pittalis e più) – “Disposizioni urgenti in materia di enti locali e disposizioni varie”, sottoposta all’Aula in base all’art. 102 del regolamento (Iscrizione immediata all’ordine del giorno) dopo aver ottenuto il consenso unanime della conferenza dei capigruppo. Il presidente ha quindi avviato la discussione generale sulla proposta, dando la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario del provvedimento.
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato la condivisione del provvedimento da parte di tutti i capigruppo, aggiungendo che «si tratta di un passaggio dovuto a seguito delle iniziative di riordino delle autonomie locali avviate sia dal Parlamento che dalla Regione». «Lo scopo – ha chiarito Cocco – è quello di fare in modo che le province sarde siano rinnovate tutte con lo stesso sistema; inoltre, in questo provvedimento, abbiamo inserito sia una modifica finanziaria 2015 per incrementare le risorse a favore del servizio di trasporto dei disabili per l’annualità 2014 che una proroga delle graduatorie vigenti per altri 3 anni».
Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza di «salvaguardare da una parte la continuità amministrativa e dall’altra l’occupazione sia nelle province esistenti che in quelle commissariate, in coerenza con il voto referendario espresso dai cittadini». «Ora inoltre – ha aggiunto Tocco – la Regione dovrà farsi carico di dare continuità anche ai servizi erogati alle comunità territoriali; esiste, fra i tanti, un problema di scarsità di risorse e anche per questo occorre governare con determinazione l’attuale fase di transizione, operando in modo rigoroso per redistribuire il gran numero di competenze che in passato sono state svolte dagli enti intermedi».
Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha affermato che la situazione della Sardegna è per molti aspetti particolare, «una sorta binario parallelo in cui si trovano alcune province sarde rispetto ad altre, mentre in altre parti del territorio nazionale la cosiddetta legge Delrio viene applicata». Tuttavia, ha proseguito, «anche la Sardegna dovrà tener conto della Delrio, anche perché nella nostra Regione trovano già applicazione tutte le clausole negative a cominciare da quelle finanziarie; dopo il recente maxi taglio nazionale di un miliardo, in Sardegna si è aperto un buco di circa 50 milioni, secondo le prime stime». Se non vi farà fronte a questa emergenza, ha avvertito Agus, «in Sardegna fra qualche mese saranno a rischio molti servizi essenziali e soprattutto la stabilità del personale, come sta già succedendo in molte realtà del territorio nazionale». «Il testo – ha concluso Agus – è un atto necessario che sana una parte dei problemi aperti dal referendum di due anni fa, di cui forse gli stessi promotori non erano pienamente consapevoli».
Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto di essere molto combattuto «pur non essendo un tifoso della province, perché il vero problema è quello di mettere al centro esigenze e bisogni dei cittadini e dei dipendenti di queste amministrazioni pubbliche». «La Sardegna – ha sostenuto – doveva fare una legge molto prima evitando i commissariamenti a la situazione di incertezza che ne è seguita; i commissari forse non sono la soluzione giusta perché commissariare è sempre una sconfitta, fermo restando che l’ alternativa potrebbe essere solo quella di far eleggere quattro consigli provinciali e non è detto che sarebbe una alternativa tragica, non dimentichiamo che i problemi che abbiamo di fronte non sono colpa dei cittadini ma del Consiglio regionale».
Per Salvatore Demontis (Pd), l’approvazione del provvedimento in discussione rappresenta un obbligo per il Consiglio. «Dopo il via libera alla legge “Delrio” sarebbe schizofrenico indire nuove elezioni provinciali – ha detto Demontis – per farlo, occorrerebbe inoltre ridisegnare le circoscrizioni elettorali».
L’esponente della maggioranza ha poi rimarcato la difficile situazione in cui si trovano gli enti intermedi: «Le province sono in pre-dissesto finanziario. Lo Stato, nelle more della riforma Delrio, ha ritenuto di dover prelevare dalle province importi così elevati che non consentono più la loro sopravvivenza».
Demontis ha poi sottolineato la paradossale condizione in cui si trovano le province sarde, «senza risorse ma costrette ad esercitare le loro funzioni», e l’inopportunità di continuare a drenare risorse regionali: «Si rischia un prelievo forzoso da parte dello Stato».
Demontis ha quindi evidenziato la necessità di trovare una soluzione al problema in attesa della riforma degli enti locali e del trasferimento delle funzioni alle Unioni dei Comuni. «Al momento – ha concluso il consigliere del Pd – non rimane che il commissariamento che non deve essere necessariamente affidato ai presidenti in carica».
Di grave ritardo nella discussione del provvedimento ha parlato invece Marco Tedde (Forza Italia). «La legge in discussione denota carenza di programmazione – ha affermato Tedde – l’Aula nei mesi scorsi è stata impegnata nella riforma della sanità che ha portato solo ad un aumento di costi. Il riordino delle province sarebbe dovuto arrivare entro l’8 aprile. La realtà è che oggi siamo costretti a rincorrere una “normicchia” per evitare di andare a votare per le province in scadenza».
Il consigliere azzurro ha poi rivendicato il senso di responsabilità delle opposizioni che hanno dato parere favorevole alla procedura d’urgenza (prevista dall’art. 102 del Regolamento) per la discussione del provvedimento. «Se non fosse stato così – ha concluso Tedde – ci troveremmo nel caos più totale. La legge non è perfetta ma si potrà correggere grazie ad alcuni emendamenti».
Oscar Cherchi (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per il ricorso alla procedura d’urgenza. Il consigliere di minoranza ha stigmatizzato l’atteggiamento assunto dalla Regione che, nonostante la possibilità di legiferare autonomamente in materia di enti locali, ha preferito fare riferimento alla riforma “Delrio”.
«Siamo ancora una Regione autonoma? – si è chiesto Cherchi –. Qual è la necessità di legiferare? Se dobbiamo adeguarci a una norma nazionale che bisogno c’è di arrivare con questa urgenza in Aula?». Cherchi ha quindi lanciato una provocazione alla Giunta regionale: «Presidente Pigliaru, convochi i comizi elettorali – ha detto Cherchi – così capiremo in che modo lo Stato si pone nei confronti della Sardegna».
L’esponente azzurro ha quindi ribadito la necessità di affrontare la questione relativa al personale delle province e ai servizi assicurati dagli enti intermedi. «Vista la confusione sull’argomento e vista la presentazione di alcuni emendamenti che stravolgono il testo originario – ha concluso Cherchi – è forse il caso di fermarsi per valutare attentamente che cosa portare avanti».
Di “atto di responsabilità” da parte del Consiglio ha parlato il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau. «L’ipotesi di andare alle urne per eleggere nuovi consigli provinciali non è percorribile – ha detto il consigliere di maggioranza – i sardi si sono pronunciati chiaramente per l’abolizione delle province». Secondo Arbau, l’imperativo della politica è adesso la costruzione di un breve interregno in attesa della riforma degli enti locali. «Non bisogna sprecare tempo né pensare a transumanze di personale – ha spiegato Arbau – ci sono già le strutture che devono essere messe a disposizione dei comuni».
Michele Cossa (Riformatori sardi) ha invitato il Consiglio ad approvare in tempi rapidi una riforma coraggiosa. «In attesa del riordino degli enti locali, il minimo che si può fare è commissariare gli enti per evitare la beffa delle elezioni – ha sottolineato Cossa – l’obiettivo però deve essere quello di ridisegnare il sistema delle autonomie locali». Secondo il consigliere dei Riformatori sardi, il Consiglio deve utilizzare quest’occasione per mettere in piedi un sistema moderno, capace di sperimentare e di dare risposte alle esigenze del territorio. «Occorre favorire la semplificazione degli assetti istituzionali e della vita dei cittadini – ha affermato Cossa – ai commissari deve essere dato un mandato specifico in ordine alla liquidazione delle province e in ordine alla messa a regime della riforma che verrà effettuata. Liquidazione non può significare massacro. Lo Stato ha condannato a morte per asfissia, non tanto le province, quanto i servizi che le province devono assicurare. La transizione deve essere morbida».
Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha affermato che le province nelle condizioni in cui si trovano non hanno più senso di esistere ed ha rivolto accenti polemici a le forze politiche che, a suo giudizio, con il referendum abrogativo del 2013 hanno tentato di cavalcare l’onda del malcontento e del populismo nell’Isola. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato l’assenza di un modello istituzionale alternativo a quello degli Enti intermedi ed ha auspicato che non si commettano ulteriori errori sul tema delle province. Desini ha concluso esprimendo favore al commissariamento in vista dell’attesa riforma del sistema delle autonomie locali.
Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, che ha illustrato “le buone ragioni” che stanno alla base della decisione di procedere con i commissariamenti delle province di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della legge e il 15 giugno 2015 si verifichi la scadenza naturale del mandato degli organi delle province o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali».
L’assessore ha quindi spiegato che per far coincidere le elezioni amministrative della Sardegna con quelle del resto d’Italia, che si svolgeranno presumibilmente il 31 maggio, e far sì che gli organi provinciali vengano eletti con il nuovo sistema elettorale (elezione di secondo grado), la legge di riforma del sistema delle autonomie locali della Sardegna dovrebbe entrare in vigore in tempi brevissimi, in difetto della quale l’indizione dei comizi elettorali dovrebbe riguardare anche l’elezione diretta degli organi provinciali, che produrrebbe l’effetto di rinviare sine die l’attuazione del processo riformatore in atto. Si aggiunga, ha proseguito Cristiano Erriu, che qualora si dovesse procedere con la tradizionale elezione del presidente e dei consigli provinciali, nell’Isola ci sarebbero quattro province commissariate (Gallura, Medio Campidano, Sulcis e Ogliastra) e altre quattro amministrate da organismi eletti direttamente.
In merito alla impossibilità di far sopravvivere le attuali province, l’assessore ha ricordato il taglio di circa 50 milioni di euro complessivi all’intero sistema degli enti intermedi in Sardegna ed ha rimarcato l’urgenza della riforma del sistema delle autonomie locali, anche per rassicurare i tanti lavoratori delle amministrazioni provinciali e garantire ai diritti la certezza nelle erogazione dei servizi che stanno attualmente in capo alle province.
A conclusione dell’intervento dell’assessore Erriu, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha chiesto al presidente Ganau di accordare quindici minuti di sospensione per una verifica degli emendamenti presentati al testo sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente per domandare, nel corso della eventuale sospensione dei lavori, la convocazione della conferenza dei capigruppo.
Il presidente del Consiglio ha prima posto in votazione il passaggio agli articoli della Pl. 190 che è stato approvato ed ha quindi dichiarato sospesi per quindici minuti i lavori ed ha convocato la capigruppo.
Alla ripresa dei lavori il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau (La Base), ha annunciato il ritiro dell’emendamento aggiuntivo n. 4 all’articolo 3.
Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi sospeso la seduta per consentire il riordino degli emendamenti presentati.
Ripresi i lavori, il presidente Ganau ha ricordato gli emendamenti all’articolo 1 (scadenza mandato organi provinciali e nomina commissari): il n. 9; 5; 3; 1; 8 ed ha chiesto il parere della Giunta. L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole agli emendamenti 3; 5; 8; mentre ha invitato i proponenti al ritiro dell’emendamento 9 ed ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 1.
Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 9 e il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’emendamento n. 5 (Cozzolino e più) che al comma 1 dell’articolo 1 aggiunge la seguente dicitura: «All’amministrazione straordinario sono attribuiti i poteri previsti dall’ordinamento in capo al presidente della provincia, giunta e consiglio provinciali». L’emendamento specifica inoltre che l’indennità corrisposta all’amministratore straordinario della provincia è «equivalente alla retribuzione lorda spettante al dirigente al vertice dell’Ente» e stabilisce che l’amministratore straordinario «provvede ad assicurare la continuità dell’espletamento delle funzioni già svolte dalla Province, in particolare provvede a “prorogare i servizi e i contratti per le tipologie di lavoro flessibile in essere fino al 31 dicembre 2015». L’emendamento è stato quindi approvato con 30 favorevoli e 22 contrari.
Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 3 (Cozzolino e più), sostitutivo totale dell’articolo 1 che di fatto supera la nomina dei commissari (previsto nel testo originario) con la nomina di amministratori straordinari delle Province «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della presente legge e il 15 giugno 2015, si verifichi la scadenza naturale del mandato o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali nonché la scadenza delle gestioni commissariali». L’emendamento che riscrive l’articolo 1 della proposta di legge n. 190 stabilisce che i commissari nominati ai sensi della legge 15\2013 decadono entro 30 giorni dall’approvazione della legge e la Giunta, su proposta del presidente della Regione, dispone con propria deliberazione la nomina degli amministratori straordinari delle province. L’emendamento è stato approvato con 30 voti a favore e 22 contrari.
L’Aula ha invece respinto con votazione a scrutinio segreto (18 sì e 31 no) l’emendamento n. 1 (Rubiu e più) che puntava a garantire nei Comuni al di sotto dei 3.000 abitanti la ricandidatura dei sindaci anche per il quarto mandato.
Approvato con 48 voti e favore e uno contrario l’emendamento aggiuntivo n. 8 (Daniele Cocco, Sel) che aumenta da 8 a 10 i membri del Consiglio nei Comuni con popolazione fino ai 1.000 abitanti.
Il presidente, non essendoci iscritti a parlare e non essendo stati presentati emendamenti all’articolo 2, che modifica il comma 11 dell’articolo 30 della legge finanziaria 2015, l’ha posto in votazione ed è stato approvato con 49 sì e 2 no.
Ritirati gli emendamenti n. 6, 7 e 4, il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 7 (Ruggeri e più) che all’articolo 3 (Proroga efficacia graduatorie concorsi per assunzioni di personale) aggiunge un comma che così recita: «Per le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere e le aziende ospedaliero-universitarie della Sardegna, poiché rientrano tra le amministrazioni pubbliche che hanno subito limitazioni delle assunzioni, si applica altresì l’articolo 4, comma 4 del decreto legge 31.08.2013, n. 101, convertito nella legge 30 ottobre 2013, n. 125». L’emendamento è stato approvato con 51 favorevoli e un voto contrario.
Approvato di seguito l’articolo 4 (entrata in vigore) il presidente ha aperto la votazione finale che ha avuto il seguente risultato: presenti, 53; votanti, 52; favorevoli, 33; contrari, 19.
L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 82 “Sulla mancata ratifica da parte dello Stato italiano della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie”.
Il presidente Ganau ha dato la parola al primo firmatario del documento, il consigliere dei Rossomori Paolo Zedda che, in premessa, ha ricordato il travagliato iter della Carta Europea delle lingue stipulata a Strasburgo il 5 novembre del 1992 e ancora non ratificata dal Parlamento italiano.
Nel suo lungo intervento in sardo, Zedda ha sottolineato l’importanza della Carta per la protezione e promozione delle lingue storiche regionali e di minoranza e il suo ruolo fondamentale nella conservazione e nello sviluppo delle tradizioni e del patrimonio culturale europeo.
«La Carta – ha ricordato l’esponente della maggioranza – indica gli obiettivi e i principi che gli stati si impegnano a applicare a tutte le lingue minoritarie esistenti sul loro territorio e individua una serie di misure per agevolare l’uso delle lingue regionali o di minoranza in settori cruciali della vita pubblica quali l’insegnamento, la giustizia, le autorità amministrative e i servizi pubblici, i media, le attività e le strutture culturali, la vita economica e sociale e gli scambi transfrontalieri».
Zedda ha poi ricordato il tentativo andato a vuoto nella scorsa legislatura per la ratifica della Carta da parte del Parlamento e la nuova proposta all’esame della Commissione congiunta di Camera e Senato.
«E’ necessario adesso far sentire la nostra voce perché si arrivi alla ratifica della Carta delle lingue – ha detto Zedda – ciò consentirebbe di avere strumenti più efficaci per l’attuazione delle politiche linguistiche». Zedda ha quindi auspicato l’approvazione di un ordine del giorno unitario da parte del Consiglio «Su chi domandaus innoi, impari cun totu is sardus chi dd’ant nau in manera crara – ha detto il consigliere dei Rossomori – est unu caminu lestru e chi s’arribbit a una lei de ratifica cun formas de tutela prus artas po sa lingua sarda cunfromma a cantu previdint is atras leis statalis e regionalis (Ciò che chiediamo qui, insieme a tutti i sardi che si sono espressi in modo chiaro, è un iter più veloce e che si arrivi a una legge di ratifica con forme di tutela più alte per la lingua sarda rispetto a quanto previsto dalle leggi statali e regionali)».
Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno e dato la parola al consigliere di Forza Italia Marco Tedde. «Quella in discussione è una mozione necessaria – ha affermato Tedde – la riproposizione di un’analoga mozione presentata nel 2012 dall’on. Amadu. E’ evidente che lo Stato italiano è in notevole ritardo. Attendiamo che i colleghi del Parlamento assolvano al loro compito».
Il consigliere azzurro ha poi invitato la Giunta a promuovere un’azione forte nei confronti del Governo e del Parlamento «perché si arrivi a una ratifica della Carta in tempi rapidi» e segnalato una lacuna della mozione: la mancata previsione tra le lingue da tutelare del catalano di Alghero, indicato tra le lingue da proteggere sia dalla legge nazionale 482/99 che dalla legge regionale 26/97.
Anche il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha svolto il suo intervento interamente in lingua sarda sottolineando la necessità di esprimersi e di utilizzare più frequentemente l’idioma isolano nelle sedi istituzionali. «Est bellu a intendere sos pitzinnos allegare in sardu, nois semus fachende sa cosa zusta ma in su coro tenimus abberu sa limba? Ite cherimus faghere? Unu populu chena una limba no esistit (E’ bello sentire i bambini parlare in sardo, noi stiamo facendo la cosa giusta ma nel nostro cuore teniamo davvero alla lingua? Che cosa vogliamo fare? Un popolo senza lingua non esiste)».
Carta ha quindi sollecitato l’Aula a prestare più attenzione alla questione linguistica: «La mozione è giusta, l’ordine del giorno va bene – ha concluso il consigliere sardista – stiamo però dietro la lingua, usiamola e incoraggiamo i sardi a parlarla e a insegnarla ai figli».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato i gravi ritardi accumulati sul versante della lingua sarda. «Siamo ancora fermi al 2000, data in cui l’Italia firmò la Carta delle lingue. Da allora non si sono fatti progressi nel riconoscimento del nostro idioma». Dedoni ha quindi sottolineato l’importanza della tutela del sardo «che ci identifica come nazione, seppur nazione senza Stato» e la necessità di riaffermare la specialità della Sardegna.
«La scuola fa poco per la tutela della cultura sarda – ha detto Dedoni – abbiamo una storia non spiegata, non è chiaro che cosa rappresenta la Sardegna nel Mediterraneo. La nostra specialità dobbiamo difenderla con le unghie. Il dirigente scolastico regionale, per giurisprudenza, è soggetto agli indirizzi politici dell’assessore regionale alla cultura».
Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione Paolo Zedda per l’illustrazione dell’ordine del giorno. Zedda ha espresso soddisfazione per l’unità d’intenti manifestata dall’Aula sul tema e ribadito i concetti già espressi nel precedente intervento.
Ganau ha poi dato la parola all’assessore alla Cultura, Claudia Firino,per il parere della Giunta.
Firino ha ricordato i passi compiuti dall’esecutivo regionale per l’ottenimento da parte dello Stato di una maggiore tutela della lingua sarda e delle sue varianti. «La tutela comunitaria è importante perché contiene gli indirizzi più avanzati in materia di promozione linguistica – ha detto l’assessore – poche settimane fa vi è stato un trasferimento dallo Stato alla Regione delle competenze per l’attuazione della legge 482. La Regione programmerà e gestirà fondi per la tutela della lingua. Ciò favorirà una messa a sistema dell’insegnamento del sardo. Uno dei criteri per considerare una lingua viva è il numero di persone che la parlano. Questi strumenti consentiranno di ampliare la platea dei parlanti».
Al termine del suo intervento, Firino ha assicurato l’impegno della Giunta perché il processo di ratifica della Carta avvenga nei tempi più brevi possibili.
Per dichiarazione di voto è poi intervenuto il consigliere sardista Christian Solinas che ha proposto un’integrazione dell’ordine del giorno per il riconoscimento insieme al sardo e al catalano delle altre parlate alloglotte (tabarchino, gallurese e sassarese).
Sulla proposta il presidente Ganau ha chiesto il parere del consigliere Zedda che ha spiegato i motivi della mancata previsione delle parlate di Carloforte, Sassari e della Gallura tra le lingue da tutelare: «La Carta Europea dice che i dialetti delle lingue non territoriali non possono essere ammessi in questa forma di tutela».
Modesto Fenu (Zona Franca) ha espresso parere favorevole per un’integrazione dell’ordine del giorno e chiesto una breve sospensione dei lavori per concordare un testo. Il presidente Ganau ha quindi sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori, il consigliere Christian Solinas ha riproposto un emendamento orale che ribadisce la valenza del tabarchino, gallurese e sassarese come riconosciuto dalla legge regionale n. 26 e ottenuto un’integrazione dell’ordine del giorno.
Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il documento che chiede al Parlamento:
a) Prevedere all’interno della Carta un innalzamento del livello di tutela in particolare nei settori dell’insegnamento e dell’informazione per garantire un’effettiva salvaguardia della lingua sarda e del catalano di Alghero;
b) Di procedere con urgenza a completare l’iter parlamentare per la ratifica da parte dell’Italia della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.
L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.
Il presidente Ganau ha comunicato che all’ordine del giorno figura la mozione 116 (Piscedda e più) sul “Piano di sviluppo dell’aeroporto di Cagliari-Elmas” ed ha quindi dato la parola al primo firmatario, il consigliere del Pd Valter Piscedda.
Nel suo intervento Valter iscedda ha spiegato che il Piano di sviluppo aeroportuale dell’aeroporto di Elmas ricade in piccolissima parte nel comune di Cagliari e prevede, invece, un ampio processo di espansione verso il centro abitato di Elmas attraverso l’esproprio oneroso di aree private. Il consigliere ha poi lamentato, citando gli articoli 117 e 118 della Costituzione che «questa vicenda non siano stati applicati il principio di sussidiarietà e leale collaborazione, anche in senso dinamico con una rete di accordi ed intese; se il Piano venisse realizzato nella versione proposta avrebbero un forte impatto su Elmas e sulla popolazione residente». «Bisogna tener conto inoltre – ha aggiunto Piscedda – che non solo i terreni a disposizione dell’Enac sono triplicati in questi anni, passando da 75 ettari a 284, ma anche del fatto che altri 160 ettari sono passati dal demanio militare a quello civile; c’è insomma una larga disponibilità di aree pubbliche e non si comprende la necessità di acquisire altre aree private».
Siamo consapevoli che sviluppo è necessario, ha concluso l’esponente del Pd, «chiediamo solo che la Regione non conceda il via libera nella prossima conferenza di servizi del 31 marzo ed avvii un tavolo di concertazione per modificare il Piano, senza oltretutto allungare nemmeno i tempi perché piano è ancora in itinere».
Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto di aver ascoltato il discorso del collega Piscedda «con attenzione e con un approccio laico ma sembra un ricorso al Tar; gli argomenti sembrano solidi ma nascoste sotto certe tecnicalità ci sono cose da approfondir perché la decisione della Giunta non riguarda solo la comunità di Elmas ma tutta la Sardegna». L’l’aeroporto, ha osservato, «sta programmando il suo sviluppo per renderlo compatibile con le previsioni di traffico che dovrebbero raddoppiare passando da 3 milioni e mezzo a 6 milioni e mezzo; meglio un confronto con le parti interessate, sentendo l’Enac e la società di gestione dell’aeroporto in commissione».
Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il problema sollevato dal collega Piscedda non è cosa da poco ma è altrettanto vero che non si può affrontare un tema così complesso con una mozione, è una di quelle operazioni di cui la politica dovrebbe occuparsi il meno possibile lasciando il campo a rigorose valutazioni tecniche, fermo restando che la cittadinanza però va difesa e tutelata». Oggi, ha continuato, Cagliari è l’aeroporto più grande delle Sardegna, è uno scalo internazionale, è al 10° posto fra i 35 grandi scali nazionali, non possiamo rinunciare ad un processo di sviluppo e a collegarci con tutto il mondo». «E’ un’operazione – ha concluso Crisponi – da prendere con le pinze e ci voglio professionisti molto attenti, altrimenti ci dovremo occupare ben presto della solita commedia all’italiana con risvolti molto drammatici».
Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha riconosciuto che «Elmas subisce molte conseguenze negative dalla presenza dell’aeroporto e ricava assai poco ma siamo in presenza di un progetto strategico di grandissima importanza per la Sardegna e ci vuole davvero un supplemento di istruttoria approfondendo il problema in tutte le sue parti».
L’assessore dei Trasporti Massimo Deiana ha dichiarato che «si tratta di un tema da tempo alla nostra attenzione e la nostra posizione è stata già espressa dalla Giunta; è vero in altre parole che si prevede una espansione del traffico ma è anche vero che il traffico non viene determinato dal progetto, perché lo scalo già oggi potrebbe sopportare un volume di traffico di 5 milioni di passeggeri». «Non c’è poi – ha assicurato Deiana – nessuna contrarietà ma si guarda anzi al progetto con grande interesse, però è stato già segnalato che lo sviluppo della struttura si può realizzare sacrificando la minor porzione di territorio possibile del comune di Elmas che, effettivamente sopporta la servitù ma non ha ritorni. Occorre quindi tutelare tutte le esigenze in gioco e su questo c’è un confronto in corso con le parti interessate, senza dimenticare che, in effetti, l’oggetto del contendere riguarda forse appena il 10% del progetto; mozione può essere perciò uno stimolo a proseguire su questa strada equilibrata, razionale e sostenibile».
Il consigliere Valter Piscedda (Pd) ha ringraziato tutti i consiglieri per gli interventi ed ha precisato che «non dobbiamo rinunciare né allo sviluppo né al Piano, ma il progetto deve essere sostenibile anche per la comunità; stiamo chiedendo non di fermarlo o rallentarlo ma solo di cambiarlo anche perché l’iter ha seguito un percorso istituzionale largamente incompleto, serve un supplemento di istruttoria per poter ragionare con tutte le carte in tavola senza posizioni preconcette, tenendo conto anche del fatto che siamo in un’area di grande pregio ambientale».
Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha chiesto ai consiglieri di iscriversi a parlare per eventuali dichiarazioni di voto.
Il consigliere Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, ha annunciato che non parteciperà alla votazione perché, ha sottolineato, «l’argomento non ha nulla di legislativo».
Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha detto che «è giusto ascoltare un amministrazione locale ed un rappresentante dello Stato che altri organi dello Stato hanno deciso di ignorare ed è necessario riflettere sulle ragioni sacrosante di tutela di una comunità, ma ci sono interessi strategici della Sardegna ma non è possibile liquidare certi argomenti con una mozione, sarebbe più utile una mediazione prima di dividersi su un voto, nel qual caso non parteciperei».
Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole. «In questa vicenda – ha affermato – non c’è niente di localistico, c’è un autorità romana che va contro gli interessi di una comunità».
Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha auspicato di non essere stato frainteso: «Tutte le parti possono avere buone ragioni e da sindaco Piscedda ha agito correttamente ma è vero che il Consiglio non ha potuto effettuare gli approfondimenti che una questione di tale importanza richiede, sentiamo in commissione le parti interessate, altrimenti non parteciperemo al voto».
Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha messo l’accento sul fatto che «Piscedda ci ha posto il problema di una comunità che ospita una delle più grande strutture della Sardegna, un problema da consiglieri regionali e da amministratori locali, ma la mozione lascia margini di intervento e di modifica sui quali si può lavorare, con riferimento ai primi due paragrafi troppo divisivi, mentre il resto è giusto e ragionevole».
Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha detto che «Piscedda va ringraziato per la passione e per l’impegno, sono favorevole sia perché è una posizione coerente con i principi di crescita sostenibile che fanno parte del programma di governo sia perché c’è tutto il tempo per rivedere accordi e procedure, l’Enac non può farla da padrone in Sardegna, impedirlo significa dare senso e significato alla parola autonomia alla quale teniamo moltissimo».
Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha definito il dibattito «un paradosso, un tema così importante viene banalizzato troppo, la Giunta ha altre materie su cui far sentire la propria voce, va riconosciuto che nello specifico Piscedda ha difeso giustamente la sua comunità ma il Consiglio ha diritto ad una sua valutazione che non può essere affrettata; non parteciperemo al voto».
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha osservato che «Piscedda ha parlato con chiarezza, il problema non è solo del sindaco di Elmas è un problema di tutta la Sardegna; stiamo discutendo di una mozione, e niente più, con cui si chiede che la Regione Sardegna possa dire la sua e confrontarsi con le altre parti interessate, niente di straordinario anzi dovrebbe essere la normalità».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 4 astenuti.
Al termine dello scrutinio il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.
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