19 November, 2024
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Il Consiglio regionale ha respinto le mozioni del centrodestra che chiedevano alla Giunta il ritiro del Piano di dimensionamento scolastico.

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Il Consiglio regionale ha respinto le mozioni del centrodestra che chiedevano alla Giunta il ritiro del Piano di dimensionamento scolastico.

Il Consiglio ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con le mozioni n°114 e 118 (Pittalis e più-Dedoni e più) “sul piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche”.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Area Popolare Gianluigi Rubiu ha protestato per l’assenza dall’ordine del giorno della mozione n° 92 “sugli aggiornamento relativi al nuovo Refresh da parte dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), «un fatto grave», ha dichiarato, «che dimostra la lontananza della Giunta dai problemi dell’agricoltura».

Il presidente Ganau ha ricordato che, nella seduta di ieri, il dibattito sulle mozioni si è prolungato ed oggi, non essendoci la disponibilità dell’assessore compete, si è deciso di dare priorità alle mozioni sul dimensionamento scolastico.

Sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, perché a causa di una manifestazione, alcuni consiglieri hanno segnalato la difficoltà di raggiungere per tempo l’Aula.

Il presidente Ganau non ha accolto la richiesta, precisando che la seduta è già iniziata in ritardo di mezz’ora, e dando la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, primo firmatario di una delle mozioni sul dimensionamento scolastico.

Pittalis ha espresso grande preoccupazione per la situazione della scuola sarda, rivolgendo un appello alla Giunta «per rimediare urgentemente al disastro, provocato da una scelta d’autorità espressione del più bieco centralismo regionale, senza la sensibilità di coinvolgere i comuni interessati e, cosa ancora più grave, cambiando le regole in corsa; nella prima bozza, infatti, c’erano una quarantina di comuni che poi sono diventati 29, selezionando i comuni forse a seconda della casacca di quella amministrazione comunale». Avete detto, ha ricordato Pittalis, «che l’istruzione era il primo punto del vostro programma, avete detto che sulla scuola potevamo esercitare la nostra sovranità mentre oggi fate marcia indietro su tutto e fate piombare la scuola nel caos». Chiediamo il ritiro del piano o almeno una moratoria per un anno per concertarlo con le comunità locali, ha proposto il capogruppo di Forza Italia, sostenendo che «il Consiglio deve avere un sussulto di dignità dando un diverso indirizzo alla Giunta regionale, anche per venire incontro alle esigenze di quelle realtà più piccole dove lo Stato sta eliminando la sua presenza; la Regione non può comportarsi nello stesso modo centralista, consumando un disastro che colpisce soprattutto i più deboli ed i giovani».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, ha affermato che «il Consiglio deve occuparsi della situazione della scuola sarda perché quando si fanno certe scelte dopo aver detto che l’istruzione aveva una precisa priorità nel programma di governo della Giunta non si può accettare una decisione che va in senso contrario». Non si è capito il ruolo della scuola in certe zone della Sardegna, ha sostenuto, «una storia che inizia negli anni ’70, quando allora anche i sindacati non si accorsero di quello che stavano avallando con l’aumento degli alunni all’interno delle classi; poi iniziò un processo di restrizione che continua ai giorni nostri però non si può accettare sempre tutto». Se avessimo le unioni dei comuni, ha aggiunto Dedoni, «avremmo un punto di riferimento ma questi organismi oggi non ci sono, così come non ci sono le risorse per un sistema di trasporto efficiente e diffuso, un problema di ieri che abbiamo di fronte anche oggi». Il dibattito su questo grande tema, ha detto ancora il capogruppo dei Riformatori, «non si può esaurire all’interno della commissione; lo Stato, in passato, ha operato prendendo spunto da situazioni dove molti paesi molto popolati non hanno soluzione di continuità ma noi dobbiamo operare in Sardegna, dove ci sono problemi completamente diversi per densità di popolazione, viabilità e trasporti, un contesto dove non è pensabile realizzare un certo tipo di aggregazioni». Concludendo, Dedoni ha invitato il Consiglio ad un «ripensamento serio, cerchiamo le soluzioni negoziando con lo Stato, altrimenti svenderemo per l’ennesima volta la nostra autonomia, non c’è solo la vertenza entrate ma un problema più complessivo all’interno del quale la scuola occupa un posto di primo piano».

Il capogruppo di “Area popolare Sardegna”, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato in apertura del suo intervento “la solitudine” dell’assessore tra i banchi riservati alla Giunta ed ha accusato l’esecutivo di fare ricorso solo agli slogan anche su un tema cruciale quale è quello dell’istruzione. «Avete promesso risparmi e efficienza – ha dichiarato il consigliere della minoranza – ma in realtà avete messo nel mirino i servizi essenziali per i cittadini».

Rubiu ha quindi sottolineato come non si tengano nella dovuta considerazione i disagi che le scelte della Giunta causano nella Sanità come nella scuola. In particolare, a giudizio di Rubiu, il piano di dimensionamento approvato dall’esecutivo crea fori disequilibri e non tiene nella dovuta considerazione l’alto tasso di dispersione scolastica che si registra in Sardegna. Rubiu ha confermato di voler difendere le pluriclassi che il piano della Giunta vuole invece cancellare nelle aree interne dell’Isola che patiscono il fenomeno dello spopolamento. A questo proposito il capogruppo centrista ha ricordato le preoccupazioni e le critiche di sindaci, amministratori, studenti, famiglie e insegnanti. «Il piano non accontenta nessuno – ha dichiarato Rubiu – fa crescere i costi a carico della Regione e colpisce il sistema scuola come avete già colpito l’Università».

Il consigliere del Pd, Cesare Moriconi, ha ricordato il ruolo centrale dell’istruzione e della suo organizzazione nei territori ed ha ricordato come si assiste all’inesorabile chiusura di una serie di servizi nei piccoli e medi centri, dalle banche, alle poste, dagli ospedali alle scuole. «Le nuove tecnologie – ha affermato Moriconi – modificano sempre più anche la didattica e il sistema scuola e il mercato elettronico contribuirà a svuotare i nostri Comuni in misura maggiore di quanto non lo faccia una scuola che chiude». «Non è quindi lo Stato che arretra – ha spiegato il consigliere della maggioranza – ma la società che cambia».

Nel merito della mozione l’esponente del Pd ha invitato tutti a evitare le politiche del campanile ed ha dichiarato che la mozione in discussione “è identica a quelle del passato fatta a parti invertite”. «Il problema – ha proseguito il consigliere – è che nel corso degli anni non si sono date risposte adeguate ed efficaci».

Il consigliere Moriconi ha concluso con la proposta di dedicare una sessione di lavori della Seconda commissione, da tenersi prima della pausa estiva, interamente dedicata alla scuola e alla proposizione di una legge sulla scuola sarda.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha difeso il lavoro fatto nella Seconda commissione ed ha ricordato come dallo scorso novembre il tema del dimensionamento scolastico è stato dibattuto ed approfondito. In particolare, ha spiegato Locci, ci si è occupati del problema della soppressione di alcune pluriclassi anche attraverso un fitto calendario di audizione che ha coinvolto tutti i soggetti interessati dal problema. Il consigliere della minoranza ha concluso evidenziando che in alcune parti del piano di dimensionamento emergano posizionamenti di tipo ideologico ed ha palesato perplessità sui criteri adottati per decidere le chiusure di alcune pluriclassi piuttosto che altre.

Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha definito la scuola “l’elemento cardine dello sviluppo di una comunità” e ne ha ribadito la centralità politica. «Affrontiamo il tema della scuola con la politica», ha dichiarato il consigliere democratico, «perché in tutti questi anni è mancata proprio una politica per la scuola l’istruzione in Sardegna». Comandini ha dunque ricordato l’elevato tasso di dispersione scolastica (24%) per evidenziare “le politiche errate degli ultimi anni”. «E’ questo il punto da cui ripartire», ha spiegato l’esponente della maggioranza, «perché il centrosinistra ha già incominciato a dare risposte efficaci». Comandini ha quindi ricordato i 30 milioni di euro stanziati dalla Giunta per la sicurezza degli istituti scolastici e i 43 milioni di finanziamenti garantiti dal governo Renzi. Il consigliere Pd ha proseguito ricordando l’impegno della Seconda commissione nell’affrontare il tema del dimensionamento scolastico ed ha assicurato che nel parere che sarò espresso dalla commissione saranno tenute nella dovuta considerazione le osservazioni pervenute nel corso delle audizioni. Piero Comandini ha concluso dichiarando condivisione per la proposta avanzata dal suo collega di gruppo e di partito Cesare Moriconi.

Ha quindi preso la parola Angelo Carta (Psd’Az) che ha parlato di mancato rispetto degli impegni assunti dall’attuale maggioranza in campagna elettorale. «Tra le promesse fatte dal centrosinistra – ha ricordato Carta – c’era  quella di dare un ruolo più forte ai comuni e concertare con loro le linee dello sviluppo. Dopo un anno di governo della Regione,  i comuni possono ritenersi a pieno titolo insoddisfatti. Le promesse non sono state mantenute, le amministrazioni comunali sono ridotte a semplici comparse».

L’esponente sardista ha ricordato all’Aula i tagli subiti dai comuni, il definanziamento delle opere pubbliche, la mancata proroga del piano casa, il mancato coinvolgimento degli enti locali sulle questioni più importanti all’attenzione della Giunta regionale. «Ora si arriva al dimensionamento scolastico, partita nella quale viene fuori il dirigismo e il neocentralismo della Giunta. Questo Governo si dimostra forte con i deboli e debole con i forti. Se il neocentralismo fosse stato applicato nei rapporti dello Stato, oggi la situazione della Sardegna sarebbe diversa».

Carta ha poi contestato le dichiarazioni dell’assessore all’Istruzione sulla necessità di cancellare le pluriclassi. «Le famiglie hanno un’opinione diversa – ha sottolineato Carta – per loro è peggio sradicare i bambini dalle loro comunità, modificare le loro abitudini e sconvolgere i loro rapporti interpersonali».

Al termine del suo intervento, il consigliere di minoranza ha auspicato un maggiore coinvolgimento delle comunità locali e suggerito un passo indietro alla Giunta: «L’esecutivo trovi una soluzione condivisa con i comuni, si annulli questo dimensionamento per averne uno che risponda a tutto tondo alle esigenze dei bambini».

Per Eugenio Lai (Sel) le affermazioni fatte in Aula dai rappresentanti dell’opposizione sono “demagogiche e strumentali”. «Sono in una situazione di imbarazzo – ha detto Lai – se non fossi stato eletto sindaco cinque anni fa avrei pensato che il centrodestra è il baluardo della scuola pubblica, purtroppo non è così. Ho vissuto la stagione del dimensionamento dell’assessore Milia e della Giunta Cappellacci. E’ assurdo oggi attaccare l’assessore Firino dopo aver costretto i piccoli comuni a subire decisioni calate dall’alto».

Lai ha poi ricordato quanto accaduto in Sarcidano e Barbagia di Seulo negli anni scorsi con l’avvio di alcuni piani di collaborazione tra comuni vicini per far fronte ai tagli al sistema dell’istruzione. «Mi auguro che in Sardegna si arrivi a una legge sulla scuola e che si sfruttino finalmente le nostre prerogative autonomistiche».

Il vicepresidente del Consiglio ha poi difeso il Piano di dimensionamento, nato da un lungo lavoro della Commissione, da un confronto tra l’assessore e l’Anci, da un percorso già avviato dalle province. «Per evitare lo spopolamento dei piccoli paesi – ha concluso Lai – serve una visione complessiva delle zone interne. Non basta parlare di scuola, occorre affrontare anche le questioni relative alla viabilità e al lavoro».

Ignazio Tatti (Area Popolare) ha espresso sconcerto per l’andamento dei lavori in Aula e in Commissione. «La decisione di sopprimere i punti di servizio (Pes) è stata presa dal direttore generale della Pubblica Istruzione senza sentire la Commissione Cultura – ha detto Tatti – il riordino dei plessi scolastici è necessario ma deve essere concertato, in molti comuni la scuola è l’unica presenza dello Stato».

Tatti ha poi contestato alcuni criteri adottati dalla Giunta per attuare il Piano di dimensionamento scolastico: «La distanza chilometrica e la previsione di incremento della popolazione scolastica non sono sufficienti. Pochi chilometri nei paesi montani diventano grandi distanze – ha detto Tatti – così come non si può decidere se tenere aperta una scuola o chiuderla sulla base di aspettative di natalità basate su freddi dati».

Rossella Pinna (Pd) ha invece difeso il Piano di dimensionamento della Giunta. «Nella mozione presentata dall’on. Dedoni – ha detto Pinna – il centrodestra fa un autogol.  Gli indicatori della qualità dell’istruzione e dell’abbandono scolastico attestano l’incapacità del nostro sistema, imputare questi risultati alla maggioranza fa sorridere. Se oltre agli indicatori della qualità dell’istruzione andassimo ad esaminare anche i casi di analfabetismo di ritorno la situazione sarebbe probabilmente più grave».

Secondo il consigliere del Partito democratico, «i sindaci hanno sottovalutato i contenuti delle linee guida sul dimensionamento scolastico e per questo si sono ritrovati a dover subire una decisione. In Commissione è emersa in modo chiaro la conflittualità tra sindaci e tra territori a scapito della volontà di cooperare».

Pinna, infine, ha contestato le affermazioni di alcuni esponenti del centrodestra che hanno parlato di deportazione dei bambini, spostati dalle scuole dei loro comuni in quelle di centri vicini. «Non è così – ha concluso Pinna – ai ragazzi si dà la possibilità di allargare i propri orizzonti. Cambiare ambiente, aprirsi al mondo, modificare le proprie abitudini non è pericoloso. Rappresenta invece un’opportunità, è ciò che chiede una società dinamica in continuo cambiamento». 

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sottolineato che il tema dell’istruzione «è fondamentale per il futuro dell’Isola perché dall’istruzione dipende anche il livello di qualità della classe dirigente; lo stesso presidente  Pigliaru ha parlato di scuola più aperta, innovativa ed interconnessa e non si può eludere il tema accusando chi ha governato in passato lasciando le cose come stanno perché la situazione è molto più complessa». A tutto il Consiglio regionale, ha detto ancora Truzzu, «non piace il piano di dimensionamento scolastico e se quello di una scuola migliore è obiettivo di tutti non si può ragionare solo in termini di numeri trascurando la qualità e proprio sotto questo profilo il piano ha molte lacune». Rischiamo, ha proseguito il consigliere, «di avere scuole belle sicure e nuove ma chiuse, dato molte risorse sono destinate ad edifici che non ci saranno più». Qui nessuno difende le pluriclassi che sono un falso problema, ha osservato Truzzu, «e devono essere superate con la logica del buon senso, con piani di programmi di programmazione territoriale in grado di ridisegnare la mappa della presenza della scuola sul territorio ma questo va innestato nel riordino delle autonomie locali; ecco perché ha senso la moratoria, riorganizziamo tutta le rete scolastica dopo la riforma degli enti locali, altrimenti sul problema della scuola ci dovremo tornare costringendo magari alunni e docenti a cambiare scuola per due volte in poco tempo».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato che «alle due mozioni va riconosciuto il merito di aver portato il problema della scuola all’attenzione del Consiglio ed è vero che il numero ristretto dei componenti della commissione non ha aiutato ad individuare le soluzioni migliori». Storicamente, ha ricordato Tendas, «la procedura stabilita dalla legge per i piani di dimensionamento individua un ruolo centrale per gli enti intermedi, cioè le province, ma sappiamo tutti in quale situazione si trovano in questo momento, è un dato di fatto che ci pone di fronte la necessità di riavviare un percorso capace di ridefinire l’intera materia». L’esponente del Pd ha poi auspicato che dal confronto di oggi possa emergere «la consapevolezza di sfruttare appieno le possibilità della nostra autonomia perché l’istruzione deve essere raccordata con la formazione ed il lavoro nell’ambito di un progetto organico; facciamo tesoro del lavoro serio svolto dalla commissione cui ha partecipato con impegno anche l’assessore, è un patrimonio che non va disperso perché alcune di quelle proposte migliorative vanno esaminate con attenzione, mentre sullo sfondo occorre superare una carenza normativa che la Sardegna ha perché la legge 31 ha quarant’anni e va cambiata».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), ha affermato che «le pluriclassi non sono il miglior modello didattico ma chiudere le scuole è un rimedio peggiore del male». C’è un problema enorme, secondo Peru, «nato da decisioni calate dall’alto su molti territori dell’Isola, senza confronto con i sindaci che vedono le scuole chiuse e lo sanno magari dai giornali, con una prova di forza con territori più deboli che è il contrario di quello che serve alla società sarda». Bisogna fermarsi un attimo, ha proposto Peru, «e confrontarsi con tutte le componenti della scuola e della società sarda perchè l’assessore che chiude le scuole è come il responsabile delle poste che chiude gli uffici o come il direttore della banca che chiude le filiali; le chiusure aumentano solo la sfiducia e la rabbia di tanti territori che hanno invece bisogno di fiducia, solidarietà e speranza». In chiusura Peru ha invitato la Giunta a «fermarsi per ascoltare tutti e preparare nuovo piano condiviso che eviti la beffa della scuole prima ristrutturate e dopo chiuse».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha respinto in apertura l’interpretazione di «un piano scritto a tavolino ma non è così, questi provvedimenti sono stati studiati ed anzi si sta facendo un profondo lavoro di ricognizione, negarlo ci porta lontano da una valutazione oggettiva del problema e serve un allargamento del dibattito per rivolgere l’attenzione di tutto il Consiglio sulla materia scolastica». Facciamo un passo avanti, ha esortato Deriu, «verso il riconoscimento dei diritti di persone che sono bambini di oggi ed oggi hanno diritto ad una scuola di qualità, avviamo un dibattito che non si fermi alla cronaca e sotto questo profilo va dato valore al parere formulato dalla commissione che deve rappresentare la base del lavoro da fare in futuro». Serve una legge sarda, ha sintetizzato il consigliere del Pd, «indispensabile per avere a disposizione una scuola di qualità, pensata e realizzata per la Sardegna e penso che l’assessore possa fare sotto questo profilo una proposta per realizzare ciò che la Sardegna attende da troppi anni».

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia) ha valutato positivamente la presentazione delle mozioni «perché ci permettono di affrontare un problema di grande importanza per la Sardegna visto il modello di scuola che abbiamo in Sardegna non funziona; siamo gli ultimi posti nelle graduatorie nazionale e dobbiamo impegnarci per correggerlo in modo radicale, partendo dal superamento delle pluriclassi che sono la negazione della cultura e possono rappresentare solo una emergenza che non può diventare un sistema». Il problema, ha spiegato Manca, «non è solo quello delle pluriclassi ma c’è dell’altro, l’accorpamento degli istituti che deve essere fatto tenendo conto delle indicazioni degli enti locali, gli istituti globali che vanno rivalutati perché non sono negativi ma più una questione di organizzazione interna». Il consigliere del Partito dei Sardi, infine, ha proposto di rivedere la situazione complessiva della scuola con una legge organica sull’istruzione «perché la Sardegna non ha le stesse problematiche del resto d’Italia e servono soluzioni completamente diverse».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto al presidente del Consiglio di adoperarsi presso la Giunta «per rendere consultabile la delibera sul ritiro del ricorsi contro lo Stato in materia di entrate».

Sulla mozione in esame, lo stesso Dedoni ha affermato che la questione di cui si sta occupando il Consiglio non riguarda l’operato dell’assessore, ma «è necessario vedere il problema in prospettiva non solo sul dimensionamento ma per la qualità della nostra istruzione e la realtà dice che, dopo un anno, non c’è una sola proposta della maggioranza in materia di scuola; anzi c’è una mia proposta di legge che la commissione non ha nemmeno cominciato a discutere, nonostante lo preveda il regolamento». Scuola, formazione e lavoro, ha concluso Dedoni, «vanno di pari passo, questa è una idea che permette di costruire un sistema nuovo dando spazio anche ad autonomie locali e famiglie ed ecco le ragioni della deroga che sollecitiamo, chiedendo anche l’integrazione della commissione su una materia di grande interesse comune». Se poi la maggioranza, ha avvertito, «sceglie di andare avanti comunque non sta dando risposte ai Sardi».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, intervenendo in luogo del capogruppo Daniele Cocco, ha espresso soddisfazione per lo svolgersi del dibattito in Aula “sulla scuola che costruiremo nei prossimi cinque anni”.

Agus ha affermato di considerare incompatibili le dichiarazioni di condanna alla pluriclassi con quelle che chiedono la presenza delle scuole in tutti i comuni della Sardegna. «Dobbiamo scegliere quale modello vogliamo adottare», ha dichiarato l’esponente della maggioranza, «e la scelta esplicitata nel piano di dimensionamento scolastico non deriva da politiche di riduzione dei costi ma da una politica che punta alla qualità dell’istruzione». Il presidente della Prima commissione ha quindi citato casi di positiva collaborazione tra comuni per garantire la presenza degli istituti scolastici. «Il vero problema – ha proseguito Agus – non è il trasporto dei bimbi con gli scuolabus ma il fatto che, per molti giovani sardi, dopo la scuola non c’è prospettiva di vita e lavoro in quest’Isola». Francesco Agus ha concluso esprimendo favore alla proposta avanzata dal consigliere Moriconi (Pd) e ha auspicato l’approvazione di una legge sulla scuola sarda.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha elencato in apertura del suo intervento i paesi che vedranno le scuole chiudere per affetto del piano di dimensionamento approvato dalla Giunta Pigliaru ed ha salutato la presenza in Aula del presidente della Regione Francesco Pigliaru, al quale ha rivolto l’invito a rendere consultabili sul sito internet della Regione sarda la delibera con la quale si è deciso il ritiro dei ricorsi pendenti con lo Stato in materia di entrate e quella che ha corretto alcune parti del piano di dimensionamento.

Il capogruppo della minoranza ha quindi accusato l’esecutivo di aver approvato il piano oggetto della mozione “infischiandosene del parere dei sindaci e del Consiglio regionale” ed ha evidenziato le critiche rivolte dal segretario regionale del Pd, Renato Soru. «L’ex presidente Soru – ha dichiarato Pittalis – vi ha bacchettato proprio sul piano di dimensionamento che si è trasformato in una battaglia interna al Pd». Il capogruppo Fi si è quindi rivolto direttamente al consigliere Eugenio Lai (Sel) evidenziando come nel paese di cui è sindaco (Escolca) la scuola non sia stata chiusa. «Così – ha aggiunto Pittalis – si creano disparità e distinzioni tra i territori che dimostrano come siano sbagliati metodo e contenuti del piano voluto dal presidente Pigliaru e dall’assessore Firino».

Il capogruppo di Forza Italia ha concluso con l’invito alla Giunta e alla maggioranza perché sospendano il piano ed ha ricordato precedenti pronunciamenti del tribunale amministrativo sulla controversa materia.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino che ha affermato di cogliere l’opportunità offerta dal dibattito della mozioni in Aula per svolgere alcuni chiarimenti in ordine al percorso che ha portato all’approvazione del piano di dimensionamento scolastico.

L’assessore ha denunciato il venir meno del ruolo di mediatore svolto in precedenza dalle amministrazioni provinciali nei diversi territori dell’Isola ed ha spiegato che la Regione si è spesso dovuta sostituire alle Province nel confronto con gli amministratori locali. «In ogni circostanza – ha dichiarato la Firino – abbiamo tenuto conto delle linee guida del piano, approvate all’unanimità nella Seconda commissione del Consiglio regionale, ed abbiamo invitato sindaci e amministratori a ricercare forme efficaci di collaborazione tra i diversi Comuni». La delegata alla Pubblica Istruzione ha quindi ricordato come nel “tavolo interassessoriale” siano rappresentate le Province, l’Anci, l’Ups e i presidi e che l’assessorato dell’Istruzione ha partecipato a tutte le riunione che a vario titolo si sono svolte a partire dall’11 settembre fino alla fine dello scorso gennaio.

Sulla questione delle pluriclassi, la cui cancellazione (così ha specificato l’assessore) era contenuta nelle linee guida che hanno avuto il sì unanime nella Seconda commissione, la Firino ha detto di “non comprendere” le ragioni di un rinvio delle decisioni. «Vogliamo investire subito su una scuola di prospettiva e non aspettare ulteriore tempo per lavorare ad una scuola di qualità», ha aggiunto l’assessore della Pubblica Istruzione, «e serve una scelta coraggiosa e di cambiamento». Proseguendo sul tema delle pluriclassi che è stata al centro della polemica con i sindaci e con le forze della minoranza in Consiglio, Claudia Firino ha citato il dato secondo il quale il 15% degli studenti che hanno frequentato in una pluriclasse risulta bocciato all’esame della terza media, contro il 5% della media di respinti complessivamente in Sardegna.

L’assessore ha quindi invitato i consiglieri a considerare il piano di dimensionamento scolastico come una delle azioni che la Giunta metterà in campo per migliorare i livelli di istruzione nell’Isola ed ha annunciato la presentazione di un piano ad hoc contro la dispersione scolastica che prevede stanziamenti per 50 milioni di euro.

L’assessore ha quindi ricordato l’attenzione al tema della scuola dimostrata in occasione della Finanziaria: «abbiamo stanziato un milione di euro per il trasporto degli alunni; un milione per il trasporto degli studenti con disabilità; abbiamo rifinanziato il capitolo sull’autonomia scolastica e abbiamo portato dal 45% al 70% la percentuali degli studenti universitari aventi diritto che usufruiscono delle borse di studio». «Dimostriamo cioè nei fatti – ha dichiarato l’assessore – che la scuola è una priorità della Giunta Pigliaru».

La Firino ha concluso sottolineando come il dibattito sul piano di dimensionamento avrebbe avuto maggiore efficacia se fatto in sede di discussione delle linee guida ed ha invitato il Consiglio regionale e i sindaci dell’Isola a lavorare per una scuola di prospettiva e ad essere capaci di compiere scelte coraggiosa per offrire ai giovani opportunità migliori di quelle che sono state offerte nel recente passato».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola ai presentatori delle due mozioni per le repliche.

Pietro Pittalis (FI), primo firmatario della mozione n. 114, ha definito “insoddisfacenti” le argomentazioni dell’assessore Firino sul Piano di dimensionamento scolastico. «Dal suo intervento non ho capito qual è il disegno complessivo della Giunta in materia di scuola e di istruzione – ha detto Pittalis rivolgendosi all’esponente dell’esecutivo – in  un anno abbiamo visto solo provvedimenti occasionali,  i 30 milioni per l’edilizia scolastica sono stati ridotti a 14 milioni, c’è qualcosa che non funziona in assessorato sui dati che vi mettono a disposizione».

Secondo il capogruppo di Forza Italia, la Giunta non può parlare di scuola di qualità: «La qualità si ha quando la scuola rimane nei territori e nei piccoli comuni – ha affermato Pittalis – il risultato definitivo è che si stanno chiudendo le scuole. La Giunta non capisce che le famiglie di Belvì hanno lo stesso diritto di chi vive in città. E’ questo il problema che vi sfugge. Si fa una classifica dei territori e si crea una grave discriminazione. Non è nelle vostre intenzioni, ma è il risultato concreto dell’azione che portate avanti».

Pittalis ha quindi invitato l’esecutivo a una seria riflessione. «Il Piano è stato in parte rivisto, da 40 comuni si è passati a 29. Occorre trovare una soluzione anche per i comuni che non sono stati coinvolti. E’ una questione di metodo che diventa però di sostanza». Dall’esponente della minoranza, infine, un suggerimento alla maggioranza: «Ascoltate quanto dice il segretario regionale del PD che ha richiamato la Giunta a un dovere solidaristico. Se non lo fate state sfiduciando Soru e confermando la vostra tendenza al neocentralismo e a non considerare il sistema delle realtà territoriali. E’ un problema vostro – ha concluso Pittalis – noi non abbiamo i numeri per ribaltare la situazione ma continueremo a portare avanti la nostra battaglia».

Giudizio negativo anche da parte di Attilio Dedoni (Riformatori), primo firmatario della mozione n.118, che ha chiesto un approfondimento sul Piano di dimensionamento scolastico. «I sindaci dei piccoli comuni non possono essere trascurati perché rappresentano esigenze, aspirazioni, desideri – ha detto Dedoni – rimango contrario alle pluriclassi ma il Piano deve essere rivisto».

Il capogruppo dei riformatori ha quindi auspicato un nuovo approccio al tema dell’istruzione. «Serve un atteggiamento diverso, nessuno finora ha preso in considerazione i dati sulla dispersione scolastica e i risultati delle Università sarde. Abbiamo una bassa percentuale di laureati rispetto ad altre regioni italiane. Più istruzione vuole dire più sviluppo».

Da Dedoni, infine, è arrivato l’invito a riformare anche il sistema della formazione professionale. «Deve essere strettamente collegata al mondo del lavoro. Un agricoltore con laurea in agraria è meglio di uno con la quinta elementare. La scuola deve avere come punto di riferimento le vocazioni territoriali e il tessuto imprenditoriale dei paesi e delle città in cui opera».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha posto in votazione le due mozioni. La prima (Pittalis e più) è stata respinta con 27 voti contrari e 22 a favore. La seconda (Dedoni e più) è stata invece bocciata con 27 voti contrari e 23 a favore.

Il presidente ha quindi chiuso i lavori e aggiornato la seduta a questo pomeriggio alle 16.00.

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