23 December, 2024
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Il punteruolo rosso

Lunedì 27 aprile, dalle ore 10.00, l’aula magna del Dipartimento di Agraria, a Sassari, ospiterà l’incontro tecnico sul tema della “Lotta al punteruolo rosso delle palme”.
L’incontro organizzato dall’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e dalla Provincia dell’Ogliastra nell’ambito del Programma regionale di lotta al punteruolo rosso della palma, prevede le seguenti comunicazioni:
– notizie sulla biologia e la diffusione di Rhynchophorus ferrugineus (a cura di Pietro Luciano, Arturo Cocco e Gavino Delrio, Università di Sassari)
– la lotta chimica applicata in Sardegna per il contenimento del punteruolo rosso delle palme (a cura di Giorgio Falchi e Paolo Mura, Provincia dell’Ogliastra)
– prospettive di lotta biologica al punteruolo rosso delle palme (a cura di Eustachio Tarasco, Università di Bari).
A conclusione dell’incontro si terrà una dimostrazione pratica di un intervento di endoterapia.
L’incontro è aperto ai tecnici delle Amministrazioni pubbliche e agli operatori impegnati nella salvaguardia del verde pubblico e dei giardini privati.

Emilio Usula copia

Il consigliere di Emilio Usula, esponente del gruppo Soberania-Indipendentzia, ha illustrato in una conferenza stampa i contenuti di un’interpellanza, sottoscritta da 18 consiglieri di maggioranza, sulla situazione dei vertici dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari.

«Se vogliamo che la Sardegna sia una terra indenne da epidemie e malattie che mettono in pericolo la sopravvivenza del nostro settore zootecnico – ha detto Usula -, dobbiamo restituire piena efficienza a tutti gli strumenti di intervento della Regione, a cominciare dall’Istituto Zooprofilattico. Non vogliamo puntare il dito contro nessuno ma chiediamo chiarezza”, ha precisato Usula, “perché su alcune vicende che hanno riguardato il vertice dell’Istituto, dall’indagine sui vaccini adulterati contro l’epidemia della lingua blu che ha coinvolto il rappresentante del Ministero della salute nel cda Romano Marabelli al suo attuale ruolo effettivo nell’organo di governo, dalla possibile illegittimità delle delibere fin qui adottate alla stessa reputazione dell’ente presso il mondo delle campagne, esistono secondo noi alcune anomalie sulle quali occorre fare piena luce.»

«L’ultima riunione del Cda dello Zooprofilattico – ha ricordato Usula – risale al novembre del 2014 e, in quella sede, Marabelli è stato considerato assente giustificato nonostante avesse presentato le dimissioni fin dal mese di luglio; proprio in quella riunione, inoltre, venne deliberata l’assegnazione delle premialità a tutto il personale per gli anni 2012 e 2013 e perfino per il 2014 ancora in corso, tutte circostanze che alimentano dubbi e perplessità”».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha inoltre osservato che «il Consiglio regionale ha già indicato dal dicembre scorso i due componenti del Cda di sua competenza mentre il ministero della Salute non ha ancora espresso il suo rappresentante, avallando di fatto una situazione di stallo resa ancora più grave dal fatto che, per ricostituire l’intera catena di comando dell’Istituto in base alla riforma nazionale, vanno designati il nuovo direttore generale ed i vertici dei settori sanitario ed amministrativo». C’è di più, ha proseguito Cocco: «Recentemente non è stato rinnovato il contratto ad un gruppo di lavoratori con motivazioni contraddittorie; esiste insomma una situazione di inefficienza complessiva dell’ente che bisogna risolvere al più presto anche per il ruolo dello Zooprofilattico nel campo della salute animale come soggetto di coordinamento delle unità di crisi per il contrasto alle epidemie».

Il consigliere del Centro democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità che i problemi dell’Istituto “emergano” in tutta la loro complessità, rivendicando anche attraverso l’interpellanza «l ruolo di controllo del Consiglio sugli atti dell’amministrazione regionale».

Per il consigliere dell’Irs Gavino Sale «il settore dell’agroalimentare, caratterizzato positivamente da una presenza giovanile cresciuta del 19%, è strategico nell’azione di governo della maggioranza; di qui l’urgenza di poter disporre di un Istituto Zooprofilattico nella pienezza delle sue funzioni invertendo radicalmente la tendenza che vede la Sardegna con una facoltà di veterinaria fra le più importanti d’Italia mentre, nello stesso tempo, l’Isola è la Regione con gli animali più ammalati, spesso a causa di epidemie importate dall’esterno».

Secondo Paolo Zedda, consigliere di Soberania-Indipendentzia, «occorre intervenire sia sulla sostanza che sull’immagine dell’agricoltura sarda, che deve essere messa nelle condizioni di esprimere le potenzialità di una terra di produzione genuine e di alta qualità; per questo è indispensabile la piena efficienza di tutte le strutture che la Regione può mettere in campo e l’Istituto Zooprofilattico è certamente fra queste».

Primavera Sulcitana 5

Il porchetto sardo, dopo la firma dello specifico protocollo tra Regione  e Ministero in deroga alle normative vigenti in materia di peste suina africana, può prendere la strada di EXPO 2015, ma è un risultato soltanto a metà. «Copagri Sardegna prende atto dell’impegno profuso dagli assessori della Sanità e Agricoltura e da alcuni parlamentari sardi -commenta l’associazione agricola -, ma il risultato è senz’altro deludente».

Dal protocollo si capisce che mezza Sardegna resta esclusa e che il porchetto avrà diritto di cittadinanza solo entro il recinto di EXPO: sono infatti vietate «la vendita e la commercializzazione all’esterno». Il porchetto quindi potrà semplicemente essere presentato, ma quale ricaduta economica può avere l’azione promozionale per i produttori e per le aziende di trasformazione sardi se i consumatori non potranno trovarlo da nessuna parte fuori della Sardegna? Il prodotto non utilizzato dovrà essere smaltito come prodotto in categoria 1 secondo la normativa comunitaria, come se fosse materiale altamente pericoloso.

«Ora chiediamo – afferma Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri – per l’ennesima volta: se il prodotto termizzato alle condizioni imposte dall’Unione Europea, non può più trasmettere la peste suina, non ha alcuna importanza da dove proviene e quindi ha poco senso escludere alcune aree della Sardegna, perché non può essere venduto regolarmente? Il protocollo, inoltre, non fa riferimento ai prodotti stagionati per almeno 190 giorni – incalza Cirronis – parliamo dei prosciutti che dopo tale periodo non presentano più tracce di peste suina.Vanno bene le restrizioni, ma quando si esagera, si esagera».

Rincara la dose Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri: «Non è con le soluzioni punitive che si conquista la fiducia degli allevatori per la lotta alla peste suina. Certo, siamo pienamente convinti anche noi, non solo il Ministero o la Regione, che va data priorità all’attuazione del  piano regionale di eradicazione, che contiene elementi innovativi, ma si registra già qualche ritardo nella sua attuazione. Da circa due mesi attendiamo dal responsabile dell’Unità di Progetto i chiarimenti e un giudizio sulle proposte avanzate in relazione all’ordinanza di febbraio, e aspettiamo anche notizie in merito alla predisposizione dei calendari comunali per la regolarizzazione degli allevamenti abusivi onde poter svolgere le necessarie azioni di sensibilizzazione e convinzione».

Copagri chiede inoltre che si mettano a disposizione le risorse già programmate per l’ammodernamento delle strutture di allevamento e si provveda a programmare le risorse (10 milioni di euro) messe a disposizione del comparto dalla legge di assestamento del bilancio 2014.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Proseguono, in Consiglio regionale, le audizioni sulla riforma degli Enti locali. La 1ª commissione (Autonomia) ha sentito in mattinata i sindacati autonomi (Usb – pubblico impiego) e, successivamente, in seduta congiunta con la 2ª commissione (Lavoro), i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Le Unioni Sindacali di Base hanno espresso forte preoccupazione per l’impostazione del DL n. 176 presentato dalla Giunta. Luca Locci (Usb) ha evidenziato il rischio che la riforma porti a un taglio pesante dei livelli occupazionali e a un conseguente abbassamento della qualità dei servizi offerti. «C’è il pericolo concreto che gran parte del personale vada in esubero – ha detto Locci – serve un’attenta analisi delle funzioni per capire quali potranno essere gestite dalle unioni e quali riportate in capo alla Regione». S€econdo il rappresentante dell’Usb, alcuni servizi dovranno essere necessariamente regionalizzati o gestiti da un ente intermedio: «Impensabile trasferire ai comuni le competenze in materia di ambiente, strade e servizi per l’impiego».  

Enrico Rubiu (Usb) ha ricordato che l’abolizione delle province è stata una scelta della politica italiana in controtendenza rispetto al resto d’Europa. «Tutti gli altri paesi del Vecchio Continente continuano a mantenere i livelli istituzionali intermedi e a dotarli delle risorse necessarie per lo svolgimento delle loro funzioni – ha detto Rubiu – non è solo un problema di costi ma di efficientamento dei servizi». Perplessità da parte di Rubiu anche sulle Città Metropolitane che «potrebbero portare alla desertificazione amministrativa dei territori».

Il presidente della Prima Commissione, Francesco Agus, ha ricordato che il disegno di legge della Giunta è stato approvato lo scorso 15 gennaio, prima del via libera da parte del Governo alla legge di stabilità. «L’esecutivo Renzi, con quel provvedimento, ha tolto l’acqua ai pesci – ha detto Agus – sottraendo importanti risorse per la riqualificazione del personale. La Commissione proporrà delle modifiche al DL 176 che tengano conto delle novità introdotte dalla legge di stabilità. C’è il massimo impegno da parte nostra perché vengano assicurati i livelli occupazionali e garantiti i servizi finora erogati dalla province».   

Subito dopo l’audizione dei sindacati, la Prima e la Seconda Commissione hanno sentito, in seduta congiunta, i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Ignazio Ganga (segreteria regionale Cisl) ha chiesto un’integrazione del Dl 176 che permetta di risolvere la situazione dei dipendenti: «I contratti sono differenti, serve una soluzione che tuteli i l’occupazione».

Pierfranco Piredda (Fisascat-Cisl) ha indicato due priorità: il reperimento delle risorse necessarie per tutto il 2015 e la creazione di una società regionale in house che inglobi quelle provinciali. «Dal 1° luglio non ci sarà più alcune copertura finanziaria. La procedura di licenziamento avviata dalla Multiss di Sassari per 97 dipendenti deve essere fermata. L’accentramento dei servizi consentirebbe un risparmio di alcuni milioni di euro».

Per Caterina Cocco (Filcams-Cgil) «deve essere chiaro quali funzioni verranno trasferite ai comuni e quali alla Regione. Altrimenti si rischia il caos e a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i lavoratori».

Sergio Codonesu (Filcams-Cgil) ha evidenziato la necessità di trovare una soluzione per tutte le società: «Non serve operare per singoli casi, la situazione è drammatica per tutti. La vertenza è complessa, occorre riflettere bene sul provvedimento che si andrà ad approvare».

Concetto condiviso dai rappresentanti della Uiltucs Andrea Lai e Giampiero Manai che hanno auspicato una soluzione definitiva per i lavoratori. «Basta con i provvedimenti tampone. La fase transitoria del passaggio del personale dalle province ai comuni è la più delicata, occorre garantire il lavoro e i servizi».

Vincenzo Monaco (Css) ha sollecitato un’approvazione in tempi rapidi del Disegno di legge di riforma: «Il via libera deve arrivare entro giugno, altrimenti si perderanno definitivamente i posti di lavoro».

Stessa preoccupazione da parte di Giusy Pittalis (Filcams-Cgil), secondo la quale «c’è il pericolo concreto che i privati mettano gli occhi su alcuni servizi finora garantiti dalle società in house».

I consiglieri del Pd Roberto Deriu e Pietro Comandini hanno chiesto ai sindacati indicazioni precise sulle risorse necessarie per garantire il servizi per tutto il 2015 e suggerimenti sulle funzioni da affidare ai comuni o da riservare a un ente superiore.

I sindacati hanno ribadito la convinzione che un accentramento delle competenze potrà garantire un risparmio dei costi e un miglioramento dei servizi senza però indicare cifre precise sulla dotazione finanziaria necessaria alle attività del 2015.

Franco Sabatini (presidente della Commissione Bilancio) ha ribadito l’esigenza di definire un quadro economico preciso per individuare le risorse indispensabili a tenere in piedi le società. «In ogni caso non sarà possibile assorbire i dipendenti nel ruolo unico regionale».

Antonello Peru, a nome del gruppo di Forza Italia, ha annunciato la presentazione di una proposta di legge per promuovere la collaborazione tra le diverse società. «In questo provvedimento – ha detto Peru – ci sono le soluzioni per garantire un futuro sereno ai lavoratori».

Secondo Roberto Desini (Cd) «non è pensabile delegare alcune funzioni ai comuni. Meglio pensare a un ente di secondo livello».

Daniele Cocco (Sel) ha invece ricordato gli impegni assunti in campagna elettorale per la salvaguardia di tutte le buste paga dei lavoratori in house. «La prima cosa da fare è risolvere le emergenze a partire dal pagamento della cassa integrazione del 2014 e del 2015».

Per Salvatore Demontis (Pd) la soluzione di un’unica società regionale non è auspicabile ma, per tutelare lavoratori e garantire qualità dei servizi, occorrerà pensare a un livello di gestione superiore rispetto a quello comunale».

Il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca (Pd), dopo aver ricordato la drammatica situazione della Multiss di Sassari, ha chiesto notizie sullo stato finanziario delle altre società provinciali.

I sindacati hanno chiarito che la partita riguarda tutte le realtà in house. «Il lavoro sarà assicurato ancora per poche settimane. Dal primo luglio – hanno detto i sindacalisti – le società non avranno nessuna copertura».

L’assessorato dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale ha pubblicato il bando di concorso per l’ammissione al corso triennale di formazione specifica in medicina generale 2015-2018.  Al corso saranno ammessi 30 laureati in medicina e chirurgia, abilitati all’esercizio professionale, ai quali sarà richiesta la frequenza a tempo pieno.
Le domande di ammissione, secondo il modulo appositamente predisposto, dovranno essere inviate tramite raccomandata con ricevuta di ritorno entro il 21 maggio 2015 all’assessorato dell’Igiene e sanità e della assistenza sociale, in via Roma 223, a Cagliari.

Sono state avviate in commissione Salute e politiche sociali, le audizioni con i rappresentanti dei territori per capire quali siano le criticità delle singole realtà in materia di assistenza sanitaria. Il sindaco di Quartu, Mauro Contini, ha chiesto di capire quali siano le intenzioni della Regione, della Asl in particolare, per quanto riguarda il Poliambulatorio di via Turati. Il primo cittadino ha ricordato che una volta completato sarebbe dovuto diventare una Casa della Salute in grado di decongestionare gli ospedali di Cagliari e servire un bacino di utenza di circa 130mila abitanti, comprendendo una parte dell’Area vasta. Allo stato attuale il Poliambulatorio è completato soltanto al 70 per cento, e nella struttura, ha spiegato Contini lavorano 400 persone dipendenti della Asl. La Commissione e il presidente Perra hanno assicurato che sentiranno tutti i commissari delle Asl, al più presto, per fare il punto su quattro mesi di attività.

La Commissione ha poi affrontato il problema dell’ospedale San Marcellino di Muravera, sentendo in audizione una delegazione dei sindaci dell’Unione dei comuni del Sarrabus Gerrei. La richiesta è stata  unanime: non chiudete il San Marcellino, anzi deve essere potenziato. A supporto di queste richieste i sindaci hanno spiegato che il presidio si trova in un punto strategico che copre una popolazione che, per arrivare a Cagliari, dovrebbe impiegare circa un’ora. Assolutamente inaccettabile, per i sindaci, nell’ottica del diritto alla salute e all’assistenza: «Le distanze sono tali da non garantire l’emergenza-urgenza», hanno spiegato. L’area del Sarrabus Gerrei è tra l’altro la più importante del sud Sardegna per presenze turistiche. Nel periodo estivo agli abitanti, 23mila circa, si sommano i 2 milioni di vacanzieri. Per i rappresentanti dei territori nell’ospedale non può mancare il pronto soccorso (6mila accessi l’anno), la chirurgia, il reparto di Medicina, l’Oncologia che è passata da 50 a 2.500 accessi l’anno, la Dialisi, ma anche l’Ortopedia. Il sindaco di Escalaplano, Marco Lampis, ha reso noto alla Commissione che, a causa delle distanze, in tanti, soprattutto anziani e pensionati al minino stanno rinunciando a farsi curare.

I componenti della Commissione hanno ascoltato con attenzione le relazioni degli auditi e hanno chiesto loro di fornire il maggior numero di dati sulla situazione del San Marcellino.

E’ stato poi audito il sindaco di Tempio, Romeo Frediani, sul riordino delle Asl e della rete ospedaliera. L’ospedale di Tempio deve essere potenziato: il piano presentato dal commissario della Asl è stato respinto all’unanimità dai 26 sindaci che ricadono nel territorio all’azienda. Secondo il sindaco le scelte sono state fatte tenendo conto di un bacino di utenza minimo di circa 30-35mila persone, mentre è di circa 55mile visto che si rivolgono all’ospedale di Tempio anche Erula, Perfugas, Velledoria e altri comuni vicini. «Siamo consapevoli che debbano essere fatti dei sacrifici – ha spiegato il sindaco – ma devono essere distribuiti su tutti i territori». Per Marcello Doneddu, presidente della Commissione Sanità del Comune di tempi, è necessario tener conto della peculiarità del territorio e dei problemi di viabilità. Doneddu ha infine ricordato che eliminare alcuni servizi vuole dire mettere a rischio la vite delle persone.

Il presidente Raimondo Perra e tutta la Commissione si sono detti disponibili ad analizzare e approfondire i problemi dei territori e hanno annunciato a breve un sopralluogo nelle diverse strutture. «Nessun presidio sarà chiuso – ha garantito il presidente Raimondo Perra al termine delle audizioni – a tutti i cittadini sarà assicurata la necessaria assistenza, perché questa è la priorità alla base di qualunque intervento in materia sanitaria. Gli ospedali di Tempio e Muravera restano di primaria importanza per i rispettivi territori». Per quanto riguarda Quartu, Perra ha aggiunto che quel bacino di utenza è ampiamente soddisfatto per quanto riguarda la Radiologia dal presidio ospedaliero Marino e il Policlinico Sant’Elena.

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, si è detto assolutamente contrario alla chiusura e al depotenziamento sia dell’ospedale San Marcellino di Muravera sia di quello di Tempio perché bisogna garantire i livelli assistenziali nei territori, in particolari quelli dell’emergenza-urgenza

Sant'Antioco 73 copia

«Il sindaco Mario Corongiu si adoperi per porre fine al più presto all’incubo che vivono gli abitanti dei container di via Logudoro a Sant’Antioco, costretti ad alloggiare in strutture fatiscenti, umide, tra ratti e insetti, e a rischio infezioni e malanni. Da troppo tempo i residenti delle casette prefabbricate attendono una sistemazione dignitosa: era il 2010 quando, per ragioni di sicurezza, gli ex inquilini di quello che un tempo era il mattatoio cittadino vennero trasferiti in case container acquistate e sistemate per l’occasione nell’area PIP antiochense. Una sistemazione che doveva essere provvisoria e durare solo alcuni mesi. Ma invece, a distanza di 5 anni, tre famiglie continuano a fare i conti con questa situazione di estremo disagio, nonostante le rassicurazioni e le promesse del primo cittadino.»

Lo dice Ignazio Locci, consigliere regionale e consigliere comunale di Sant’Antioco, nonché portavoce di Sulky Lab-Sant’Antioco 2020.

«Di recente, dopo i sopralluoghi di Asl e Vigili del fuoco che hanno caldeggiato lo sgombero di tutti i container considerati luoghi insani e insicuri – aggiunge Locci -, alcuni nuclei familiari sono stati trasferiti in case popolari. Purtroppo, però, ne restano ancora tre (tra questi una giovane donna con un figlio) per i quali è doveroso trovare un alloggio. Del resto, se dopo le relazioni di Asl e Vigili del fuoco Mario Corongiu ha trovato una sistemazione per alcune famiglie, può fare altrettanto per le rimanenti senza attendere la “strigliata” delle autorità competenti.

«Più passa il tempo e più crescono i problemi, sia per gli inquilini dei container, sia per i cittadini, sui quali ricade l’onere di pagare cifre esorbitanti per mantenere in piedi una realtà drammatica per la quale si sarebbe dovuta scrivere la parola fine anni fa. E anche se all’immobilismo di Corongiu siamo tristemente abituati – conclude Ignazio Locci -, non possiamo fare a meno di suonare la sveglia, nella speranza che esca dal torpore.»

Gianluigi Rubiu 5 copia

Un processo di de-industrializzazione che sta portando alla desertificazione del tessuto produttivo, con le fabbriche che chiudono e gli operai che perdono il posto di lavoro. La punta dell’iceberg è diventato il territorio del Sulcis Iglesiente, con l’epilogo degli stabilimenti industriali e la fine dell’epopea mineraria che per anni hanno contrassegnato l’area. Un declino inesorabile con un dramma senza fine che si trascina da tempo per un pezzo di terra segnato da un destino beffardo. Non solo il sogno della grande industria che si è spezzato, ma anche la devastazione dell’agricoltura ormai messa in ginocchio dall’inquinamento.

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda, sollecita una scossa per arginare la crisi galoppante del territorio e con una mozione auspica un Consiglio regionale permanente per discutere dell’emergenza che ha investito il Sulcis Iglesiente: «Il Sulcis Iglesiente subisce ancora oggi i contraccolpi di una crisi che appare senza via d’uscita, a cominciare dal polo dell’alluminio. Si va dalla situazione della Portovesme Srl, con l’assegnazione degli ammortizzatori sociali a circa 700 lavoratori diretti – sottolinea Gianluigi Rubiu – alla vertenza degli operai dell’ex Ila di Portovesme. Un gruppo di lavoratori sta trascorrendo da tempo le notti in tenda, in attesa di avere risposte dalla politica sul proprio futuro, legato, come altre fabbriche del Sulcis, al costo dell’energia. Attualmente si tratta di 156 lavoratori che si trovano in mobilità: per 30 di loro è già scaduto il sussidio. Mentre per altri 90 scadrà a giugno».

Le miniere dismesse e gli stabilimenti ormai vuoti sono ferite che ancora bruciano in un’area dai tassi di disoccupazione altissimi.

«Altro esempio del declino i lavoratori della ex Rockwool che sono arrivati a scene di protesta eclatanti, asserragliandosi nella galleria Villamarina della miniera di piombo e zinco di Monteponi a Iglesias. Gli operai sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma  si sono ritrovati anche senza l’assegnazione di un minimo di sostegno economico. Senza poi tralasciare i casi della Otefal, Eurallumina e Igea, diventate ormai le scatole vuote di un sogno spezzato – conclude Rubiu -. La Regione appare inattiva sulle emergenze di questa fetta di territorio, con molte famiglie finite nel circolo delle nuove povertà a causa della mancanza di reddito. E’ necessario aprire un nuovo capitolo per porre fine a questo stato di decadenza.»

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Partendo da questo dato di fondo, Il gruppo di Sel in Consiglio regionale, primo firmatario il vice presidente dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha presentato una proposta di legge che ha lo scopo di regolamentare il turismo alternativo e itinerante come quello praticato con l’utilizzo di caravan e autocaravan, migliorando da un lato gli standard dei servizi nelle aree di sosta esistenti ed incentivando i comuni, anche in forma associata, ad attrezzare appositi spazi sul territorio con contributi finanziari fino a 50.000 euro per un singolo comune e fino a 100.000 per le iniziative realizzate in forma associata.

«Per queste strutture – ha spiegato l’on. Eugenio Lai – abbiamo previsto una buona dotazione di servizi essenziali come pozzetti di scarico autopulenti, erogatori di acqua potabile, illuminazione e contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti». «La nostra proposta – ha aggiunto Lai – tende anche ad integrare il turismo itinerante nell’offerta complessiva del sistema regionale; nelle aree di sosta riservate ai caravan i turisti potranno trovare che tutte le informazioni utili (in diverse lingue) sui luoghi che li ospitano, dai mezzi di trasporto alle piste ciclabili, dagli esercizi commerciali alle possibili destinazioni di viste ed escursioni nel territorio circostante».

«Siamo convinti – ha concluso l’on. Lai – che anche questo intervento sia molto utile allo sviluppo del turismo in Sardegna perché appare in grado di diversificare l’offerta,  allungare la stagione, creare un indotto aggiuntivo rispetto al turismo tradizionale e, aspetto non certo secondario, far emergere i piccoli centri delle nostre zone interne con tutte le loro caratteristiche naturali, storico-archeologiche, folkloristiche ed eno-gastronomiche.»

L’assessorato regionale dell’Agricoltura e riforma agro-pastorale ha pubblicato un avviso contenente le dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari.
Dopo la conclusione del regime delle quote latte terminato il 31 marzo 2015, la Commissione europea, al fine di monitorare le produzioni di latte vaccino e di prodotti lattiero-caseari, ha necessità di disporre di dati certi sull’andamento del mercato, anche al fine di porre in essere gli strumenti a sostegno del comparto lattiero-caseario.
L’avviso contiene una sintesi degli adempimenti introdotti dal decreto del ministero delle Politiche agricole e forestali del 7 aprile 2015, con particolare riferimento ai soggetti coinvolti ed ai relativi obblighi consistenti nella registrazione e trasmissione telematica dei dati di produzione acquisto e trasformazione di latte di vacca e prodotti derivanti dal suo utilizzo.