22 November, 2024
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Luciano Piras, presidente dell'Assogal e del Gal Sulcis Iglesiente.

Luciano Piras, presidente dell’AssoGAL e del GAL Sulcis Iglesiente.

I rappresentanti dell’AssoGAL Sardegna, l’associazione che comprende i GAL, Gruppi di Azione Locale della Sardegna, sono stati sentiti questa mattina dalla Quinta commissione presieduta da Luigi Lotto (PD).

L’AssoGAL ha chiesto maggior coordinamento tra i vari soggetti istituzionali nella programmazione dei fondi europei, meno burocrazia nelle gestione delle pratiche per i finanziamenti delle iniziative private e dei progetti pilota per lo sviluppo locale.

Il presidente dell’AssoGAL, Luciano Piras, che è anche presidente del GAL Sulcis Iglesiente, ha illustrato al parlamentino delle Attività Produttive le criticità che hanno ostacolato l’azione dei GAL nella programmazione 2007-2013 e avanzato alcune proposte perché vengano rimosse e superate nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020.

Dei 159 milioni di euro messi a disposizione per gli assi 3 e 4 del Psr 2007-2013 (ridotti poi a 105 milioni per far fronte alle alluvioni e altre calamità naturali) solo 18 sono stati rendicontati dai GAL. «La spendita delle risorse purtroppo non dipende da noi – ha spiegato Luciano Piras – i GAL hanno il compito di programmare e mettere a bando i fondi disponibili, il pagamento è però in capo all’Agea».

Piras ha denunciato i pesanti ritardi accumulati nell’erogazione delle risorse ai privati: «Le procedure sono troppo lunghe – ha proseguito il presidente dell’AssoGAL – agli ostacoli burocratici si aggiungono le enormi difficoltà delle imprese a reperire dalle banche il restante 50% dei fondi per finanziare le iniziative».

I problemi  riguardano anche la gestione dei GAL e dei progetti pilota. In questo caso, i Gruppi di azione locale e i Comuni si vedono costretti ad anticipare risorse senza nessuna certezza sui tempi e le modalità di restituzione delle somme impegnate. «La soluzione passa attraverso la creazione di un fondo di rotazione – ha affermato Piras – non si può aspettare 10 mesi per ottenere l’accreditamento dei finanziamenti pubblici».

Il consigliere Pier Mario Manca (Partito dei Sardi), condividendo le preoccupazioni dei rappresentanti dei GAL sulle modalità di erogazione delle risorse ha rimarcato la necessità di individuare nuove formule perché gli errori non si ripetano nella nuova programmazione del PSR: «Purtroppo saremo costretti a restituire a Bruxelles oltre l’80% delle risorse stanziate per la programmazione 2007-2013 – ha detto Manca – è una cifra imponente che la Sardegna non può permettersi di perdere. Serve un nuovo modello di gestione che consenta di mandare avanti una programmazione virtuosa».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Area popolare sarda) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dai GAL e manifestato l’auspicio che “il patrimonio di esperienze non venga disperso”. Sulle difficoltà dell’ente pagatore Agea, Rubiu ha espresso preoccupazione anche per la presenza delle imprese sarde all’Expo di Milano. «Le aziende che hanno anticipato i soldi per partecipare alla kermesse avranno grosse difficoltà ad incassare i rimborsi».

Cesare Moriconi (Pd) ha invece avanzato una proposta operativa chiedendo una seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Attività Produttive per valutare nel dettaglio le problematiche relative alla programmazione 2007-2013 ed individuare un nuovo percorso per la spendita delle risorse messe a disposizione dal PSR 2014-2020.

Al termine dell’audizione, il presidente della Commissione Luigi Lotto ha chiesto ai rappresentanti dei GAL la presentazione di un documento dettagliato sul lavoro fatto e sulle difficoltà incontrate. «Questo ci permetterà di avviare un confronto serrato con la Giunta regionale per accelerare la spendita delle risorse del vecchio PSR e programmare al meglio il Piano 2014-2020».

Da domani 30 aprile al 10 maggio, l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari organizza “San Giovanni di Dio – Non solo un monumento” per festeggiare i 171 anni del San Giovanni di Dio: la posa della prima pietra dell’opera del Cima, progettata nel 1842, è infatti del 1844.

«Abbiamo organizzato un programma fitto di eventi – spiega il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino – visite guidate al monumento e ai suggestivi sotterranei, dove i cagliaritani hanno trovato riparo e salvezza durante i tragici bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre sono previsti concerti, mostre, dibattiti e spazi riservati ai bambini e ai ragazzi. L’idea è quella di rendere sempre più fruibile, anche dal punto di vista culturale quello che è davvero un tesoro della città di Cagliari.» 

Le visite guidate e l’organizzazione dell’evento sono a cura dell’Associazione dei dipendenti “Mariposa”. Nei giorni di Monumenti aperti le visite ai sotterranei saranno coordinate del Gruppo speleo-archeologico “Giovanni Spano” di Cagliari.

L’evento sarà inaugurato domani, giovedì 30 aprile, alle 10.30 nella hall principale del San Giovanni di Dio in via Ospedale, dal commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino, dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, dal sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, dal rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo e dalle altre autorità nella hall principale del San Giovanni di Dio in via Ospedale.

Ospedale Civile di Cagliari

Ospedale Brotzu Cagliari 4

I Riformatori sardi hanno presentato una proposta di legge per l’introduzione del “codice ictus” nel sistema sanitario regionale.

«L’introduzione del codice ictus – ha detto il consigliere regionale Luigi Crisponi – è una proposta importantissima che potrebbe salvare molte vite; già 5 Regioni hanno introdotto questa nuova procedura nei rispettivi servizi sanitari e deve farlo anche la Sardegna. Con questa proposta di legge i Riformatori sardi intendono dare una risposta più appropriata ed efficace ai 3200 casi di ictus che si verificano in Sardegna e che, finora, vengono trattati presso i punti di Pronto Soccorso mentre sarebbe necessario attivare, attraverso l’introduzione del nuovo codice, una corsia preferenziale.»

Il potenziamento delle 3 Stroke Units (i centri specialistici) presenti sul territorio regionale al Brotzu di Cagliari, al San Francesco di Nuoro ed al Santissima Annunziata di Sassari sarebbe inoltre, secondo il presidente del Centro studi dei Riformatori Franco Meloni, «fondamentale non solo per ridurre ove possibile i casi di morte ma anche per prevenire le gravissime invalidità che accompagnano le fasi successive all’ictus; nella sanità moderna si va affermando un modello di trattamento orizzontale dell’ictus in cui gli specialisti delle Stroke Units operano al fianco di quelli che seguono le varie tipologie di riabilitazione».

«Si tratta – ha sottolineato il consigliere regionale Michele Cossa – di dare una risposta nuova a esigenze particolarmente complesse, intervenendo sia sulla sopravvivenza che sulla riabilitazione; non molto tempo fa il Consiglio regionale ha approvato l’introduzione del codice rosa con effetti pratici molto modesti e, onestamente, la  proposta che sottoponiamo all’attenzione del Consiglio regionale ci pare  molto più concreta. La nostra idea è quella di trasformare questa proposta di legge in un emendamento alla prossima riforma sanitaria che speriamo arrivi in Aula al più presto.»

«Nel quadro di un ragionamento più ampio sulla sanità in Sardegna – ha concluso il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni – crediamo sia molto più utile mettere al centro i problemi dei cittadini-utenti piuttosto, come in questo caso, che proseguire con i commissariamenti; la politica è in grave ritardo ed il sistema sanitario sardo ha bisogno di interventi radicali, di risposte vere e serie in grado di restituire funzionalità ad un servizio essenziale per la comunità regionale.»

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Un nuovo appello accorato per aiutare i 940.000 bambini nepalesi che l’Unicef dichiara in grave pericolo arriva su Firmiamo.it (link: http://goo.gl/JWEU23). Il calcolo delle vittime di ogni età è in costante crescita e si teme che le oltre 5.000 morti accertate – tra cui 4 italiani – possano arrivare a superare le 10.000 anime. Intanto, grazie alle scosse, la capitale Kathmandu si è spostata di ben 3 metri verso a sud e decine di villaggi sono stati rasi al suolo.

In questo straziante scenario di morte, vittime tra le vittime sono i bambini coinvolti nella distruzione che il cataclisma ha disseminato, tutti bisognosi di urgente assistenza umanitaria. I pericoli non riguardano solo i crolli, ma anche la mancanza di acqua potabile che aumenta a dismisura il rischio di malattie e epidemie, i problemi medico-sanitari e il fatto che molti si sono ritrovati orfani o separati dalle famiglie. Anche i piccoli messi in salvo non sono in situazioni ottimali, ma spaventati e intrappolati al freddo e al gelo: in tutto il Nepal manca l’elettricità e non ci sono abbastanza tetti sicuri per coprire e scaldare i bisognosi.

L’Unicef è già attivo sul territorio con il suo staff per coprire le necessità più impellenti con tonnellate di aiuti umanitari che comprendono materiale medico ed ospedaliero, tende, coperte e molto altro. Ma non è ancora abbastanza per affrontare l’emergenza. 

L’iniziativa aperta su Firmiamo.it al link http://goo.gl/JWEU23 racconta la tragica situazione dei 940mila piccoli a rischio e chiede a tutti di dare un contributo, seppur piccolo: «Tutti dobbiamo fare la nostra parte mandando aiuti secondo le nostre disponibilità, non possiamo trascurare il dovere morale di sostenere chi si trova in mezzo a questa grande catastrofe che non riguarda solo il Nepal, ma tutta l’umanità!».

Ex Carcere di Buoncammino 2

Sono stati 30.000 i sardi che, il 21 e 22 marzo scorsi, hanno visitato il “gigante” che dal colle di San Lorenzo guarda gli stagni, il mare, il Campidano, i Sette Fratelli, i monti delle Barbagie. Cittadini e cittadine che, grazie al Fondo Ambiente Italiano e alla sua XXIII edizione delle Giornate FAI di Primavera, hanno partecipato ad un grande evento di restituzione di un luogo da sempre fulcro di Cagliari.

Il monumento (di ciò si tratta) sfiora l’ettaro e mezzo di superficie ed è il complesso architettonico più vasto della città. Il Fondo Ambiente Italiano contribuisce con le sue attività, idee, iniziative, a restituire alle comunità i luoghi che ne hanno costruito le geografie esistenziali, paesaggistiche, estetiche, proponendo con il coinvolgimento della cittadinanza modelli di recupero e rifunzionalizzazione. Le pregiate architetture civili e militari in via di dismissione che abitano le nostre città devono diventare protagoniste di un nuovo modello di sviluppo.

A tal fine, la Presidenza FAI Sardegna, la Delegazione FAI di Cagliari, il FAI Giovani Cagliari hanno organizzato con l’Amministrazione penitenziaria la riapertura dell’ex Carcere di Buoncammino, per dare la possibilità sabato 2 e domenica 3 maggio a chiunque abbia la volontà, il desiderio o la curiosità di capire con gli occhi cosa custodiscano quelle alte mura. I visitatori, per due giorni, dalle 10.00 alle 20.00, potranno seguire un percorso che si snoda lungo il braccio destro della struttura e avranno a disposizione, oltre agli studenti e ai volontari, una mappa con legenda per potersi orientare che riproduce i percorsi dei detenuti attraverso la struttura.

La formula è la stessa delle Giornate FAI di Primavera: l’ingresso è libero, non vi sono biglietti, ma chi vorrà potrà lasciare una piccola donazione e collaborare alle attività e alla missione del FAI. Chiunque si potrà iscrivere e partecipare dall’interno alle tante attività del Fondo Ambiente Italiano.

Durante l’apertura il 2 maggio nell’ambito del Progetto Il Primo Miglio nel Reparto Destro di Buoncammino, ci saranno eventi inerenti la vita carceraria e il ruolo delle grandi fabbriche architettoniche detentive. Al mattino alle 9.30, Michel Foucault: Istituzioni totali e comunità ospitanti; nel secondo pomeriggio, alle 18.00, Progetti di inserimento e recupero. Verranno allestiti stand dove sarà possibile acquistare i prodotti delle colonie penali dell’isola. Nel cortile ci sarà anche un box Nuove strade per Buoncammino in cui chi vorrà potrà lasciare la sua idea sull’utilizzo futuro della struttura.

A causa delle condizioni meteorologiche durante Giornate FAI di Primavera il 21- 22 marzo non è stato possibile sviluppare al meglio le performance degli artisti che si esibiranno il 2 e il 3 maggio in Viale Buoncammino, dalle 17.00 alle 20.00.

Claudia Firino 84

L’assessore regionale della Cultura, Claudia Firino, ha partecipato ieri in audizione, alla riunione degli uffici di presidenza delle Commissioni 1ª e 3ª del Senato, sotto la presidenza di Pierferdinando Casini, nell’ambito dei lavori tesi all’approvazione del disegno di legge 560 per la ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, aperta alla firma degli Stati nel 1992 e sottoscritta dall’Italia nel 2000.

«Nell’importante giorno di Sa Die de sa Sardigna, festa di tutti i sardi – ha detto Claudia Firino -, chiediamo fortemente che la lingua sarda riceva la massima tutela e valorizzazione perché è lo strumento attraverso cui si esprime l’anima e la cultura del popolo sardo.»

«Sono quindici anni che questo strumento attende la ratifica del Parlamento – ha aggiunto l’assessore regionale della Cultura -. Nel frattempo lo Stato si è dotato della legge 482 del 1999 e la Regione Sardegna della legge 26 del 1997, che copre alcuni degli ambiti della Carta.»

«Tuttavia, molto deve ancora essere fatto» ha aggiunto l’esponente della Giunta regionale specificando che il sardo è lingua viva nelle comunità della Sardegna e che numerose espressioni artistiche anche contemporanee, legate a tradizioni secolari, costituiscono un unicum assoluto e ricevono riconoscimenti internazionali. «Ciò nonostante, il sardo non è ancora una lingua interamente tutelata e altre lingue regionali godono di tutela più ampia. Noi vogliamo raggiungere quei medesimi, massimi livelli di tutela, a cominciare dall’istruzione. Le nuove generazioni hanno il diritto di potersi appropriare o riappropriare, quando quel filo è stato spezzato, della cultura dalla quale provengono, e questa riappropriazione avviene attraverso la lingua e il suo insegnamento anche nelle scuole».

L’assessore Firino ha concluso richiamando l’attenzione dei senatori sull’importanza di dare piena rappresentatività alle minoranze linguistiche negli organi istituzionali. «E’ un tema trasversale, tra la ratifica della Carta e le riforme costituzionali, di cui sono in corso i lavori, ma è fondamentale, poiché anche da quello dipende la qualità della democrazia in cui viviamo».

Lunedì 4 maggio, a Roma, in Via Frangipane 40 rione Monti (metro Cavour o Colosseo) si terrà la 1ª Festa del Ballo Sardo, organizzata dall’associazione culturale Caffè d’Autore Dance, in collaborazione con il gruppo di Ballo sardo “Sos Continentales”. Nel corso della serata, in omaggio ai partecipanti, verrà spiegato un ballo della tradizione isolana. L’ingresso è gratuito. L’inizio è previsto alle 19.30.

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Giovedì 30 aprile 2015, vigilia della memoria di San Giuseppe lavoratore, alle ore 20.00, presso la chiesa parrocchiale di San Tarcisio, in località Is Corrias, Via Gallura, Selargius, si terrà un incontro di preghiera per il lavoro promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro e dal Centro studi sociali Paolo VI. Il tema della veglia è tratto dal messaggio della Commissione episcopale della Cei per il 1° maggio 2015: «Nella speranza, la dignità del pane».

All’incontro di preghiera interverrà l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio.

manifesto incontro preghiera lavoro 2015

Consiglio regionale 42 copia

Nella seduta di Sa Die De Sa Sardigna il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno unitario contro il deposito delle le scorie nucleari.

I lavori sono iniziati con l’esame dell’ordine del giorno comprendente comunicazioni del presidente del Consiglio su “Sa die de sa Sardigna” e le mozioni n. 111 (Rubiu e più) “Sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 121 (Cappellacci e più) “Sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane”, 122 (Dedoni e più) “Sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 130 (Pizzuto e più) “Sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane” e 133 (Cocco Pietro e più) “Sulla contrarietà ad ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità”.

Nel suo intervento introduttivo, il presidente Ganau ha ripercorso i passaggi storici della Festa nazionale dei sardi, istituita nel 1993 per ricordare la cacciata dall’Isola dei piemontesi nel 1794 una sollevazione popolare dovuta a molte cause, dall’oppressione fiscale al costo della vita, dalla corruzione alle mancate risposte alle istanze di compartecipazione alla vita pubblica. Sono cinque domande, ha aggiunto il presidente, «formulate dagli stamenti cioè dai parlamenti sardi, momento centrale di vero e proprio atto rivoluzionario oggi diventato simbolo dell’orgoglio sardo inserito in un percorso non ancora compiuto che dovrà portare alla sovranità ed all’autodeterminazione della Sardegna».

Molte di quelle condizioni che furono allora alla base della proteste sono valide ancora oggi, ha sostenuto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau: «La Sardegna è stata colpita più di altre Regioni dagli effetti devastanti della crisi, dall’emersione di nuove povertà, dal tentativo di limitare l’autonomia regionale, in un clima di crescente sfiducia verso le classi dirigenti e di grave disagio per l’aumento delle disuguaglianze sociali». «Tutti questi problemi – ha sintetizzato il presidente del Consiglio – richiedono chiarezza e rapidità di risposte».

Dopo l’istituzione de “Sa Die”, ha continuato il presidente, «il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 26 sulla tutela e la valorizzazione della cultura e della lingua sarda, provvedimento di grande valore anche dal punto di vista identitario, consolidando un percorso ancora in itinere che, partendo dal nostro interno, deve portarci a costruire una società complessa e dinamica, in cui lo sviluppo della conoscenza sia ancorato alle risorse locali».

«Dobbiamo quindi avere il coraggio – ha sostenuto ancora il presidente dell’Assemblea sarda – il coraggio di rilanciare la questione linguistica ed identitaria auspicando sotto questo profilo che il Governo proceda in tempi brevi dopo la recente approvazione della commissione paritetica del provvedimento con cui, su impulso della Giunta regionale, si trasferiscono alla Sardegna le risorse per dare attuazione alla normativa di settore».

«Oggi – ha detto ancora il presidente – siamo di fronte ad una riforma della Repubblica di una riforma istituzionale di forte impianto centralista che cancella ogni speranza di federalismo così come si era affermato dal 2001, una riforma che indebolisce ruolo e funzioni di tutte le autonomie regionali, anche di quelle ordinarie che, sbagliando, ritengono di essere agevolate dal ridimensionamento delle autonomie speciali». «Ci occuperemo a fondo di questi temi – ha continuato Ganau – in una riunione di tutti i presidenti delle Regioni autonome che si terrà il prossimo mese a Cagliari, da cui rilanceremo il confronto a tutto campo con lo Stato, per ribadire che la specialità rappresenta il perno centrale di un sistema differenziato e che, come Sardegna, non siamo disposti a fare nessun passo indietro sulle ragioni della nostra specialità».

«Vogliamo anzi – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – rilanciare la vertenza Sardegna aprendo una fase nuova, concentrando la nostra azione sul gap infrastrutturale, sulla questione energetica e sulle politiche identitarie e culturali: impegnarsi per affrontare e vincere questa sfida significa proprio dare il più alto significato ad una celebrazione come Sa Die, con cui vogliamo riaffermare la nostra unità di popolo».

In questa occasione, ha concluso il presidente, «sentiamo il dovere di riaffermare il diritto di scegliere liberamente il migliore utilizzo per il nostro territorio e di concentrare tutti i nostri sforzi per garantire alla Sardegna un futuro in cui non ci sia spazio per le scorie nucleari». «Su questi temi – ha aggiunto Ganau rivolto al presidente della Regione Pigliaru – ci sarà sempre l’unità e la compattezza di tutto il Consiglio».

Concluso il suo intervento, il presidente del Consiglio; Gianfranco Ganau, ha concesso la parole al consigliere Gianluigi Rubiu (Aps)  per l’illustrazione della mozione n.111, sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi.

Il capogruppo Rubiu ha ricordato, in apertura del suo intervento, il significato storico della festa di “Sa Die” e ha sottolineato che ricorre il 221° anniversario di una grande vittoria popolare. «La storia della negazione dei diritti dei sardi – ha spiegato l’esponente della minoranza – sembra ripetersi con il rischio delle scorie nell’Isola ed ha quindi auspicato un nuovo protagonismo della politica e della società sarda per scongiurare il rischio».

Il consigliere Rubiu ha quindi sottolineato che l’Isola è inserita tra le aree idonee per realizzare il deposito unico delle scorie radioattive prodotte in Italia ma ha anche dichiarato di avere fiducia nelle dichiarazioni rese di recente a Cagliari dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha assicurato che senza il consenso della popolazioni interessate non potrà realizzarsi alcun deposito nucleare.

L’onorevole di Aps ha inoltre ribadito i numeri delle scorie (90mila metri cubi) a cui si sommano i milioni di metri cubi di terreni inquinati nelle zone industriali e nelle aree minerarie dell’Isola e a cui si aggiungono i milioni di ettari vincolati dalle servitù e dai poligoni militari.

«Il deposito nucleare sarebbe una scelta scellerata – ha dichiarato Rubiu – che contrasta con le volontà espresse dai sardi nel referendum del maggio 2011. Risvegliamo l’orgoglio del popolo sardo e contrastiamo unitariamente qualunque ipotesi che veda la Sardegna deposito delle scorie radioattive».

Il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 121 (sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane) ed ha espresso forti perplessità sulle recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente in ordine al percorso “trasparente e partecipato” per l’individuazione del deposito unico per le scorie nucleari. «Non fosse altro – ha spiegato l’esponente della minoranza – perché l’intero procedimento adottato dal governo per l’individuazione del sito è caratterizzato da poca trasparenza ed è assai fumoso». «Credo sia risibile – ha proseguito l’ex governatore – l’affermazione che sarà un percorso partecipato perché tutto fa intendere che la decisione sul deposito per le scorie sarà un’altra decisione calata dall’alto». Cappellacci ha quindi domandato con tono polemico quale percorso può essere più partecipato di quello che ha portato i sardi a pronunciarsi contro il nucleare in un referendum popolare che ha visto il 97% dei sardi esprimersi contro all’ipotesi del nucleare nell’Isola. «La Sardegna ha già dato – ha spiegato il consigliere di Fi – abbiamo un’idea diversa dello sviluppo, vogliamo puntare sulla green economy, la cultura, la valorizzazione dell’ambiente, il turismo». Cappellacci ha in conclusione rivolto critiche alla Giunta per la risposta fornita ad una recente interrogazione del consigliere Marco Tedde sull’argomento: «Avete risposto con un copia e incolla dalle dichiarazioni rese in Aula quasi un anno fa dall’assessore degli Affari Generali, Demuro».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 122 (sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi). L’esponente della minoranza ha manifestato la volontà di scongiurare le polemiche e di dedicarsi esclusivamente alle celebrazioni di “Sa Die”. Dedoni ha quindi dichiarato piena condivisione per la decisione assunta dalla conferenza dei capigruppo e dal presidente del Consiglio per celebrare la festa del popolo sardo con la discussione delle mozioni sul tema delle scorie. Dedoni ha ricordato con enfasi la volontà espressa dai sardi col referendum del 2001 contro la realizzazione in Sardegna del deposito unico delle scorie nucleari. «Nessuno può permettersi di disattendere la volontà popolare per fare della Sardegna una pattumiera». Dedoni ha quindi espresso dubbi sul fatto che la Sardegna possa dirsi area a rischio sismico zero ed ha ricordato il sisma che nel 1948 interessò la città di Tempio in Gallura.

Ha quindi preso la parola il consigliere di Sel Luca Pizzuto per l’illustrazione della mozione n. 130 «sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane».

«Poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa». Luca Pizzuto ha iniziato il suo intervento citando il celebre passo della Città Futura di Antonio Gramsci di cui ieri ricorreva l’anniversario della morte.

«Cito Gramsci, ha detto Pizzuto, perché oggi si discute di un tema che richiama il concetto focalizzato dal pensatore sardo nel suo scritto. Parlare di deposito di scorie nucleari può sembrare un argomento di natura ambientale e di salute pubblica, in realtà questo tema nasconde ben altri tipi di pericoli. Dietro c’è il ricatto di chi dice che la presenza di un deposito può creare lavoro, questa scelta ha similitudini profonde con quella per cui migliaia di cittadini salgono sui barconi per cercare speranza altrove».

Secondo Pizzuto, su temi come questi «si determina la vera applicazione della democrazia o invece si attua una forma di totalitarismo. Individuare in Sardegna un sito per il deposito di scorie nucleari senza il consenso del popolo sarebbe un atto totalitario. E’ un problema profondo e di cultura: come è possibile che il Governo decida senza il consenso delle popolazioni? Bisogna opporsi in modo strategico, serve l’impegno collettivo per rivendicare la sovranità in modo pratico, è necessario fare fronte comune per dare autorevolezza alle istituzioni che rappresentiamo».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco per l’illustrazione dell’ultima mozione all’ordine del giorno, la n. 133, firmata da tutto il centrosinistra, «sulla contrarietà a ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

«C’è un senso di forte preoccupazione per l’Isola e per i suoi abitanti – ha esordito Cocco – la discussione di queste mozioni nel giorno delle celebrazioni de “Sa Die” ha un valore fortemente simbolico». Cocco ha poi ricordato che la battaglia per l’autodeterminazione del popolo sardo è una battaglia storica del centrosinistra. «Continuiamo a farla, anche se oggi c’è un governo amico – ha detto il capogruppo del PD – la Sardegna ha già dato, sappiamo che facciamo parte di un progetto complessivo, ma siamo una regione a Statuto speciale, vogliamo decidere in casa nostra la programmazione del nostro futuro».

Cocco ha infine ricordato il prezzo altissimo pagato dalla Sardegna in termini di porzioni di territorio in uso alle forze armate. «La Sardegna cede 35mila ettari dati alle servitù militari, non ci si può chiedere di dare ancora. La nostra non è una battaglia di retroguardia, dobbiamo credere di più nella forza che il Consiglio può esprimere. Questa è l’occasione per ribadire il nostro diritto all’autodeterminazione».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sulle mozioni.

Mario Tendas (Pd)  ha ricordato come nella cacciata dei piemontesi del 1794 e la battaglia contro il deposito di scorie nucleari ci sia più di una similitudine: «Allora fu una festa di liberazione – ha detto Tendas – oggi nella contrarietà allo stoccaggio delle scorie radioattive riemerge la dignità e la fierezza del popolo sardo».

Tendas ha poi sottolineato che «sulla Sardegna grava il 60% delle servitù, l’Isola ospita i tre poligoni più grandi d’Europa e altre infrastrutture al servizio delle forze armate nazionali e internazionali. Anche questa è una partita aperta per la quale è necessario individuare misure di riequilibrio». Dal consigliere del Pd, infine, un invito a ribadire l’indicazione data dai sardi con il referendum del maggio 2011.

Secondo Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), la celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna” deve far nascere la consapevolezza che uno Stato sardo è possibile.

Cherchi ha espresso il timore che la procedura per l’individuazione del sito non sia trasparente «Cosa succede se si presenta qualche volontario? – ha chiesto Cherchi – se penso alla procedura adottata dalla Sogin le preoccupazioni crescono. L’amministratore delegato Casale parla di procedura partecipata. In Sardegna il popolo ha già espresso la sua netta contrarietà con un referendum, non è necessaria una nuova consultazione. Abbiamo in mente uno sviluppo diverso. Il nostro è un no fermo, convinto e deciso».

Per il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta «il popolo sardo vuole un modello di autodeterminazione più forte. L’indipendenza si può avere con uno Stato che batte moneta, oppure con una capacità di decidere sulle grandi questioni in casa propria. L’autonomia è fallita su tutta la linea: 35mila ettari di servitù (il 60% del totale delle servitù italiane), l’industrializzazione ha distrutto il nostro sistema economico, sono fallite le ferrovie e tutto il sistema dei trasporti, siamo stati traditi nella cultura: non c’è un testo che parli della nostra storia. Ora è necessario guardare al futuro partendo da chi rappresenta il popolo sardo. Il consiglio regionale deve farsi carico delle istanze dei cittadini e affermare il diritto di oltre 800mila sardi che hanno detto no alle scorie nucleari».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha espresso apprezzamento per l decisione del presidente del Consiglio «di approfittare della giornata di Sa Die per rafforzare significato della dignità e dell’impegno del Consiglio; oggi come allora vogliamo dire un No chiaro a qualcuno che pensa di utilizzare la Sardegna come pattumiera, al presidente del Consiglio dei Ministri, a qualche ministro e a qualche rappresentante distratto di questa Regione». «La Sardegna – ha sostenuto ancora Pittalis – si è già pronunciata con il referendum svoltosi nel 2011, unita come forse non è mai stata, vorremmo perciò che su questa vicenda non ci siano aperture di fiducia verso un Governo centrale che sta dimostrando di muoversi secondo interessi funzionali solo a logiche centraliste». «Abbiamo già vissuto – ha ricordato il consigliere di Forza Italia – lo sbarco dei rifiuti campani quando nonostante ripetute assicurazioni e promesse ci siamo trovati la sorpresa dentro casa ed oggi non ci faremo sorprendere; ben venga quindi l’ordine del giorno di sintesi ma non vorremmo che, come accaduto per le servitù militari, ritrovarsi con le scorie in Sardegna, è necessario dunque che il presidente Pigliaru difenda da protagonista gli interessi della Sardegna che è fermamente contraria a questa ipotesi».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona franca) ha manifestato il suo plauso al presidente Ganau per associare l’occasione storica ad una vicenda attuale e centrale per il futuro del nostro popolo; allora i Sardi dimostrarono il coraggio di ribellarsi ad un invasore decidendo di cacciarlo ed occorre chiedersi se i sardi avessero ancora l’orgoglio di cacciare il governo italiano se decidesse di collocare le scorie nucleari in Sardegna senza ascoltare il popolo. «Questa posizione – ha affermato – va stimolata e conquistata, noi ci candidiamo come piattaforma culturale del Mediterraneo, per svolgervi un ruolo economico e di unione fra i popoli dell’area; questo è il futuro che immaginiamo e vogliamo per i nostri figli». «Queste – ha proseguito Fenu – non devono essere battaglie di parte; col referendum i sardi hanno rafforzato la posizione del presidente di allora, oggi i sardi devono fare altrettanto, sostenendo le giuste ragioni dell’autodeterminazione dell’Isola».

La consigliera Anna Maria Busia (Centro democratico), dopo aver ringraziato il presidente Ganau per aver portato all’attenzione dell’Aula una riflessione storica che proietta i suoi effetti sull’attualità, ha affermato che il problema delle scorie riguarda non solo i sardi ma tutta la comunità nazionale. «Infatti – ha osservato – ci sono troppe ombra sulle procedure di smaltimento delle scorie, gestite dalla Sogin in maniera poco trasparente; è importante quindi far sentire la voce della Sardegna anche su questo punto, perché è vero che il 2 gennaio scorso è stata consegnata la mappa dei siti idonei e che si conoscono i territorio potenzialmente idonei, però si è deciso di rinviare tutte le procedure perché di mezzo ci sono le elezioni regionali e qui sta la mancanza di trasparenza». Il presidente Pigliaru, secondo la Busia, «deve sicuramente ribadire quanto è già chiaro, cioè che occorre la condivisione, ma anche sottolineare l’obbligo di eliminare ogni opacità nel comportamento di una società come Sogin, interamente dello Stato».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, illustrando la posizione della Giunta e ribadendo la ferma contrarietà della Sardegna ad accogliere sul suo territorio le scorie nucleari, ha affermato che il dibattito del Consiglio sul problema delle scorie attribuisce un particolare spessore istituzionale alle celebrazioni di Sa Die, perché «assumersi con coraggio le proprie responsabilità è stata ed è la scelta del governo regionale che richiede con forza a tutti i livelli di governo la partecipazione alle decisioni che ci riguardano». «Oggi – ha sostenuto – siamo chiamati ad attuare questo principio così come facciamo in tutte le questioni aperte con lo Stato, attraverso una leale collaborazione che ha consentito di raggiungere risultati: sulla vertenza entrate abbiamo ottenuto risorse rilevanti, su altri temi proseguiamo il confronto ed il dialogo mostrando lo stesso coraggio che oggi celebriamo». «Il confronto – ha poi precisato il presidente della Regione – proseguirà anche sulle servitù militari, con l’obiettivo di riequilibrare una presenza certamente eccessiva rispetto ad altre Regioni; per queste ragioni abbiamo negato la firma dell’intesa nel giugno scorso, attivando tavoli negoziali finalizzati ad una dismissione progressiva ed introducendo misure di mitigazione come quelle antincendio ma anche trasparenza, consapevoli che è ancora pochissimo rispetto a ciò che rivendichiamo». «Vogliamo disporre del nostro territorio e di un territorio sano –  ha aggiunto Pigliaru – perché la nostra ricchezza è il nostro ambiente e in questo quadro è chiaro che l’imposizione del deposito delle scorie nucleari in Sardegna sarebbe una nuova servitù; in attesa del riequilibrio delle servitù militari non ci può essere dunque nessuno spazio per questa ipotesi, non ci sono compensazioni che tengano perché il nostro patrimonio ambientale e naturale dovrà essere il volano del nostro sviluppo, non ne facciamo solo una questione economica perché abbiamo imparato a dare valore al paesaggio e per noi ci sono cose non negoziabili». «Il ministro dell’Ambiente – ha ricordato il presidente Pigliaru – conosce bene la nostra posizione, egli stesso ha parlato di trasparenza e condivisione e noi vogliamo crederci, tenendo presente però che il 97% dei sardi si è già espresso con un referendum e che la Sardegna, Regione generosa che più di tutti ha partecipato alla difesa nazionale, vuole ridurre i gravami sul suo territorio nell’arco della legislatura e non ne può accettare altri: come 221 anni fa dimostreremo lo stesso coraggio facendo per intero la nostra parte».

Il segretario d’Aula, Daniela Forma (Pd), ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario, sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio «sulla totale indisponibilità alla dislocazione nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

Il documento si conclude con l’impegno per il presidente della Regione.

«a) a proseguire nell’azione intrapresa ponendo in essere tutte le azioni istituzionali, ed eventualmente anche amministrative e giudiziarie, che verranno ritenute opportune e necessarie per avviare un confronto con il Governo affinché sia rispettata la volontà sovranamente espressa dal popolo sardo in occasione del referendum consultivo del maggio 2011, di non volere nel proprio territorio installazioni di depositi e stoccaggio di scorie nucleari, evitando, pertanto, che la Sardegna venga individuata quale sede idonea ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi;

b) a promuovere un’azione congiunta con i parlamentari sardi per scongiurare il pericolo della costruzione del deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna;

c) a difendere in ogni sede e ambito la specialità dell’Isola, così come stabilito e riconosciuto nello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna».

Il consigliere di Area popolare sarda (Aps), Giorgio Oppi, ha dichiarato il voto di astensione perché – a suo giudizio – l’impegno contenuto nell’ordine del giorno deve essere rivolto a tutte le forze politiche presenti in Consiglio e a tutti i consiglieri prima ancora che al presidente della Giunta.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarata aperta la votazione sull’ordine del giorno unitario (Cocco Pietro e più) ed ha conclusione dello scrutinio palese elettronico ne ha proclamato l’approvazione con 47 voti favorevoli su 47 votanti e 49 presenti in Aula.

Il presidente del Consiglio Ganau ha annunciato il secondo punto all’ordine dei lavori dell’Aula, riguardante la nomina di tre componenti la Consulta dell’emigrazione.

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha quindi chiesto e ottenuto la parola sull’ordine dei lavori ed ha chiesto conferma al presidente del Consiglio riguardo l’indisponibilità dei capogruppo della minoranza a procedere con la discussione e l’approvazione della proposta di legge n. 126 (Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 maggio 2013, n. 12 “Norme per la formazione specialistica medica, medico-veterinaria e non medica dell’area sanitaria”). «Se così fosse – ha concluso l’esponente del centrosinistra – sarà chiaro a tutti chi non ci dà la possibilità di salvaguardare i diritti degli studenti sardi». Il capogruppo Desini ha quindi annunciato la volontà di abbandonare l’Aula in segno di protesta.

Il presidente del Consiglio Ganau ha sottolineato che per quanto attiene l’inserimento dei punti aggiuntivi all’ordine del giorno dell’Aula è necessario che si convenga unitariamente sulla loro iscrizione all’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo proprio sull’ordine dei lavori, ha replicato con fermezza a quanto affermato dal consigliere Desini ed ha ricordato che il provvedimento in questione è stato esitato all’unanimità nella Sesta commissione nella riunione del 23 aprile 2015 e la prevista relazione è pervenuta soltanto ieri (27 aprile 2015). «Alcuni gruppi – ha spiegato Pittalis – hanno chiesto il tempo necessario per compiere alcune valutazioni così da confermare il favore espresso sai componenti la Sesta commissione».

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, che non ha iniziato il suo intervento per le proteste del consigliere Desini.

Il presidente Ganau ha quindi invitato il capogruppo del Centro democratico a consentire il regolare svolgimento dei lavori ma l’onorevole Desini ha proseguito nella protesta e così dopo due richiami formali da parte del presidente del Consiglio è stato espulso dall’Aula. 

Il capogruppo Psd’Az, Angelo Carta ha quindi rinunciato all’intervento e il presidente del Consiglio ha annunciato la discussione dell’ordine del giorno che ai sensi dell’articolo 25 della legge regionale 15 gennaio 1991, n. 7, stabilisce la nomina, su proposta della Giunta, di tre esperti in materia di emigrazione nella consulta regionale dell’emigrazione. Nel documento si propongono al voto dell’Aula  Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha annunciato l’astensione dei gruppi della minoranza perché – così ha spiegato – si tratta solo di rettificare una decisione assunta dalla Giunta e perché il provvedimento è arrivato all’attenzione dell’Aula pochi minuti prima della messa in votazione in Consiglio.  

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che tra gli indicati dalla Giunta come componenti la consulta per l’emigrazione non figura alcuna donna ed ha quindi invitato il presidente della Giunta a ritirare il provvedimento ed a modificarlo così da rispettare il principio della parità di genere e delle pari opportunità.  

L’assessore del Lavoro, Virginia Mura, nel ribadire che la Giunta «ha a cuore» la parità di genere ha affermato che i tre componenti indicati nella deliberazione n. 45/5 dell’11 novembre 2015 andranno a far parte di organismo in cui sono presenti numerose donne.

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha ribadito l’invito alla Giunta a modificare le indicazione contenute nell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio, ha prontamente accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha messo in votazione il documento n. 5 che è stato approvato dall’Aula: Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis saranno i tre rappresentanti del Consiglio regionale in seno alla consulta dell’emigrazione.

Chiusa la votazione, il presidente ha dichiarato chiusi i lavori. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Domani, mercoledì 29 aprile, sarà una giornata di lavoro intenso per le commissioni consiliari. La prima commissione (Autonomia), presieduta dall’on. Francesco Agus (Sel) si riunirà alle 10.30 per esaminare  la normativa contrattuale relativa agli appalti per la vigilanza degli immobili della Regione. Sempre alle 10.30 la seconda commissione (Lavoro), presieduta dall’on. Gavino Manca (Pd) ascolterà l’assessore del Lavoro, Virginia Mura, che riferirà sullo stato delle vertenze Unilever e Geo Parco e sulle problematiche della formazione professionale e dei cosiddetti lavoratori “in utilizzo”. Successivamente la commissione si occuperà della Pl n.36 (Insegnamento della storia, della cultura e della letteratura della Sardegna nelle scuole) e della Pl n. 167 (Norme volte ad incentivare l’insegnamento della lingua Sarda nelle scuole di ogni ordine e grado. Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 26/77 sulla “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”).

Ancora alle 10.30, la quinta commissione (Attività produttive), presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd) ascolterà i rappresentanti regionali di Assogal Sardegna sulle problematiche relative ai Gal ed allo sviluppo locale. All’attenzione della commissione anche il Testo unificato della proposte di legge nn. 45 e 61 in materia di apicoltura.

Nel pomeriggio, alle 16.00, sarà la volta della quarta commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd). All’ordine del giorno l’esame del Dl 198 (Continuità territoriale marittima tra la Sardegna e le isole minori. Autorizzazione all’individuazione di un soggetto idoneo allo svolgimento dell’attività di supporto tecnico, economico finanziario e legale alle correlate procedure di gara) e del Dl 150 (Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale). Inoltre la commissione dovrà esaminare due proposte di legge di iniziativa popolare riguardanti il servizio idrico: la n. 2 (norme in materia di istituzione del servizio idrico integrato, individuazione ed organizzazione degli ambiti territoriali ed ottimali in attuazione della legge 36/94) e la n. 6 (norme in materia di gestione da parte dei Comuni della Sardegna del servizio idrico integrato).