Parte alle 9.40 da Carloforte (per Calasetta) il corteo di protesta dei carlofortini contro la privatizzazione della Saremar.
Parte alle 9.40 da Carloforte (per Calasetta, a causa dell’interruzione dei collegamenti con Portovesme, per il fortissimo vento di maestrale che stamane soffia a 35 km/h) il corteo di protesta dei carlofortini contro la privatizzazione della Saremar.
La delegazione tabarchina raggiungerà Cagliari, dove scenderà in piazza con una grande manifestazione organizzata «contro l’arroganza della Regione e contro altra disoccupazione per un servizio marittimo pubblico». La FILT CGIL ha messo a disposizione due autobus in collaborazione con l’associazione turistica Pro Loco, per favorire la massima partecipazione possibile.
All’origine della protesta, com’è noto, c’è la convinzione che il progetto dell’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, non riconosca il diritto sacrosanto alla mobilità delle persone e delle merci, dimenticando che l’unica strada percorribile per i cittadini delle isole sia il mare.
Ricordiamo ancora che il Consiglio regionale, in una delle prossime sedute,affronterà l’esame della mozione n. 113 presentata da 13 consiglieri, primi firmatari Luca Pizzuto (SEL) e Pietro Cocco (PD), già calendarizzata due volte e poi rinviata per la concomitanza con l’esame del disegno di legge sul nuovo Piano Casa.
La mozione impegna il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e la Giunta regionale:
1) a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti atti ad evitare la privatizzazione totale della Saremar e/o a mantenere pubblica la proprietà maggioritaria, in particolare riconoscendo la funzione sociale del trasporto marittimo con le isole minori e la necessaria permanenza del servizio in ambito pubblico o a maggioranza pubblica;
2) ad aprire un tavolo tecnico di confronto e coordinamento per agevolare lo studio della procedura di parziale privatizzazione della Saremar, evidenziando la centralità di una soluzione che tuteli l’utenza e i lavoratori;
3) a comunicare ufficialmente gli atti di cui alla successiva deliberazione regionale al Governo e all’Unione europea, unitamente ad una relazione sulle motivazioni sociali, economiche e giuridiche che sono alla base della sua adozione.
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